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Editoriale: erga omnes, un nodo troppo stretto

da Redazione

Sarebbe stato tutto molto più semplice se la politica, che si è rivelata intempestiva, avesse risolto il problema a suo tempo: con regole certe, non ci sarebbero stati dubbi.

 

di Alessandro Carli

 

Si parla di rinnovo dei contratti nazionali dei singoli settori e non si può pensare subito al tema (molto caldo) dell’erga omnes. Dopo la sottoscrizione di quello dei servizi di inizio 2015, a breve partiranno i tavoli per gli altri comparti. Per evitare quello che è accaduto nel 2012 – che deve rimanere un caso isolato in quanto ha “rappresentato una pagina poco dignitosa -, è necessario fare chiarezza. Chiarezza che oggi è un elemento di attrattività sia per le aziende già presenti nel territorio sia per quelle che guardano al Titano come luogo in cui fare impresa. Sul tema della rappresentatività – che dovrebbe essere presente anche nella riforma del mercato del lavoro, – le bocce sono ancora ferme: il governo sembra aver redatto una bozza del provvedimento ma, viste le tempistiche (il rinnovo dei contratti è abbastanza imminente), potrebbe essere messo in campo quando i giochi saranno già fatti. Ergo, il pericolo è che il “chi rappresenta chi” possa essere interpretato con grande (forse troppa) libertà. Sappiamo che il dialogo informale è aperto e tutti desiderano superare il problema del 2012 e condividere nuove regole sulla rappresentanza. ANIS e CSU, si sono confrontate sulla materia hanno sottoscritto un accordo che fissa alcune linee-guida, adottando un metodo democratico, che misura la rappresentatività in base ai numeri reali. Ci sembra del tutto logico che la minoranza non possa decidere per la maggioranza, come riteniamo fondamentale il mantenimento del valore che ha che la rappresentatività: un contratto collettivo ha efficacia erga omnes solo se è maggiormente rappresentativo per la ‘categoria’ alla quale viene stipulato, ovvero quando coinvolge il 51% dei lavoratori occupati in quella categoria o settore merceologico.

Allo stato attuale delle cose quindi le parti si dovranno autodisciplinare, con tutte le frizioni che immaginiamo. Sarebbe stato tutto molto più semplice se la politica, che si è rivelata intempestiva, avesse risolto il problema a suo tempo: con regole certe, non ci sarebbero stati dubbi. Il futuro si conquista anche riformando il mercato del lavoro.

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