Alla fine la ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni da parte italiana è arrivata. La fine di un lungo incubo, il momento di tirare fuori la bottiglia buona per festeggiare.
di Loris Pironi
Alla fine la ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni da parte italiana è arrivata. La fine di un lungo incubo, il momento di tirare fuori la bottiglia buona per festeggiare. Ma questa firma è stata così attesa, auspicata, caldeggiata, reclamata, proclamata (e poi disattesa), rallentata e rinviata che il giorno dopo ci si è risvegliati con la consapevolezza… che la differenza, rispetto a prima, non si vede, ancora non è tangibile.
All’interno esaminiamo cosa prevede e cosa comporta questo accordo, che di fatto – lo diciamo per ultimi semplicemente perché l’abbiamo già ripetuto un’infinità di volte in questi anni – il vero nodo è l’uscita dalla black list del MEF. Ma è cambiato, soprattutto, l’approccio nelle relazioni bilaterali, questo va riconosciuto, e la ratifica in tal senso è la bandiera di questo mutato scenario.
Quello che non possiamo non rilevare è che ora la foglia di fico dietro cui molti, in questi anni, si sono nascosti, sta per cadere una volta per tutte. Poi non ci saranno più scusanti per nascondere le inefficienze e l’incapacità a progettare un nuovo futuro. Se prima bastava evocare lo spettro della lista nera per scusare la chiusura di imprese, la perdita di occupazione, la fuga di capitali, d’ora in avanti ci si dovrà confrontare davvero con i propri limiti, con le inefficienze, con una cultura politica e imprenditoriale chiamata a compiere un vero salto di qualità.
San Marino ha compiuto la sua scelta, facilitato dal fatto che non c’erano alternative. Una strada l’ha imboccata. Ora però va seguita fino in fondo. Se si vogliono riportare capitali nel sistema bancario, dovremo poterlo fare perché in grado di offrire servizi e prodotti migliori rispetto ai concorrenti italiani. Se vogliamo che nuove imprese si insedino sul territorio, dovremo offrire loro qualcosa di più dei semplici vantaggi fiscali (sono già qualcosa, ma San Marino non è certo l’unico Paese a poterli mettere in campo).
Nel frattempo, godiamoci per qualche ora, per qualche giorno, il sapore di questo risultato storico. Poi rimbocchiamoci le maniche per mettere a frutto le opportunità che sono legate a questa ratifica.