Home FixingEditoriali Editoriale: i cani sciolti non vanno in paradiso

Editoriale: i cani sciolti non vanno in paradiso

da Redazione

confine

 

Il malumore dei lavoratori frontalieri cresce, assieme alla protesta. Ma è come un fiume senza letto, fuori controllo, senza una direzione precisa. E alla fine il rischio è che, passata l’ondata di piena, tutto rientri lasciando di sé appena qualche sporadico danno e nessun risultato utile.

di Loris Pironi

 

Il malumore dei lavoratori frontalieri cresce, assieme alla protesta. Ma è come un fiume senza letto, fuori controllo, senza una direzione precisa. E alla fine il rischio è che, passata l’ondata di piena, tutto rientri lasciando di sé appena qualche sporadico danno e nessun risultato utile. Lo diciamo subito: non ci piacciono iniziative come lo sciopero dei consumi che qualche singolo frontaliere ha lanciato (si sono visti i cartelli, scritti a mano, all’ingresso del Titano, ma anche l’Usot ha evidenziato che diversi frontalieri italiani, singolarmente, evitano di spendere in Repubblica). Le riteniamo utili solo a danneggiare gli operatori sammarinesi, già provati dalla crisi, e gli stessi lavoratori italiani. Oggi purtroppo non si può lasciare che sia la rabbia a guidare le nostre azioni. Servono controllo e razionalità. Detto questo, comprendiamo invece sin troppo bene la rabbia e la preoccupazione dei frontalieri. Fixing è al loro fianco. Però evidenziamo ancor a una volta che hanno bisogno di una guida, di un riferimento. Il sindacato non sembra riuscire a ricoprire questo ruolo, mentre i frontalieri “gemellati” di Ventimiglia fanno presente che a San Marino non si riesce neanche a fare una raccolta firme. Purtroppo il mondo funziona così: i cani sciolti non vanno in paradiso.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento