Cari signori italiani, venderemo cara la pelle!
SAN MARINO – Una sfida in tivù, o dovunque vogliano i frontalieri. Mi va benissimo. Possono venire anche tutti e seimila, non mi sentirò mai in minoranza. Prima di essere un Consigliere della Repubblica, Consigliere semplice tengo a precisare (cosa che mi riempie di orgoglio), sono un cittadino di questa Repubblica. E tanti cittadini hanno espresso consenso e soddisfazione per quello che ho scritto. Senza nessun impeto d’ira (come hanno commentato i giornali, che evidentemente non mi conoscono e non mi hanno neppure interpellato). Semplice constatazione, da molti condivisa “perché finalmente qualcuno dice le cose come stanno”.
Già, ci sono troppo cose che non si dicono perché considerate politicamente non corrette.
E allora io, che non sono affatto politicamente corretta, dico quello che penso.
Penso che San Marino sia in un momento di grandissima difficoltà e che per uscirne abbia bisogno di tutti i suoi cittadini. A cominciare dal sindacato, che da mesi sta facendo di tutto per fare danno al Paese. In una stagione contrattuale a costo zero, è in cerca di nuovi ruoli, per questo si è addentrato nella politica, e vuol far cadere il governo. In questo trova l’appoggio incondizionato dei partiti di opposizione, che da soli non ce la fanno, e quindi si affiancano a tutto ciò che crea destabilizzazione, disordine, protesta.
Ma il sindacato dovrebbe fare altro, prima di tutto tutelare i lavoratori. E la prima tutela da sostenere è il posto di lavoro.
Facciamo un ragionamento assurdo, ma possibile. Se San Marino dovesse andare in default: addio fabbriche, addio commercio, addio pubblica amministrazione, addio posti di lavoro. Per i frontalieri e per i sammarinesi. Tanta ricchezza che si riversa fuori confine, anche adesso che c’è la crisi perché comunque San Marino deve comprare tutto fuori, a cominciare dall’acqua, e poi tutto il resto, finirebbe improvvisamente. Chiuderebbe la più grande azienda del comprensorio romagnolo marchigiano. E’ questo che vogliono i frontalieri?
Non se ne stanno accorgendo, ma stanno dando una grossa mano al loro Ministro dell’Economia, che questo Monte lo vorrebbe spianare…
Se è vero che si sentono così trattati male dai sammarinese, perché non se ne tornano a lavorare in Italia? Ci sono tanti marocchini, tunisini, libanesi, egiziani che farebbero carte false per poter avere la stessa busta paga…
Il falso pietismo sollevato dai giornali non mi tocca: San Marino è un paese accogliente e ospitale, lo è sempre stato: ha sempre dato paghe più alte, sanità, servizi, nella più totale deregulation… Adesso, finalmente, sta mettendo delle regole.
Ancora è molto difficile da percepire, ma il lavoro normativo e di adeguamento agli standard internazionali portato avanti dal governo, sta portando i primi risultati. Lo dimostra il fatto che il sistema, nella sua globalità ha retto, nonostante i colpi della crisi, quelli venuti dall’Italia, quelli venuti dal processo mediatico, e quelli (forse ancor più pesanti) che continuano a venire dall’interno.
Nel 2010 hanno chiuso 1500 aziende (poco più, poco meno), ma i lavoratori in meno sono appena 160, mentre la contribuzione è addirittura aumentata. Sono dati ISS, il sindacato può verificare. Tante aziende che avevano minacciato di andarsene fuori confine, adesso se ne guardano bene e tengono duro perché San Marino, con la sua nuova dimensione di trasparenza, offre ancora grandi possibilità.
Io non so se riusciremo a firmare l’accordo con l’Italia (bisogna volerlo in due), il che aiuterebbe non poco a ripristinare situazioni di normalità in tutti i settori. Ma sono anche certa che, stante le difficoltà attuali, venderemo cara la pelle, e faremo di tutto perché la Repubblica torni al suo antico splendore. Con o senza l’aiuto di tutti coloro che qui hanno trovato accoglienza e un posto di lavoro.
Angela Venturini
Unione dei Moderati