Home NotizieAttualità Emergency, i tre operatori verso l’Italia Frattini: nessuna contropartita

Emergency, i tre operatori verso l’Italia Frattini: nessuna contropartita

da Redazione

Cosa è stato offerto dal Governo italiano a quello afgano in cambio della liberazione dei tre operatori di Emergency? Niente, assolutamente niente, ribadisce il Ministro degli Esteri Franco Frattini. Anche perché, forse giova ricordarlo, i tre erano stati arrestati dall’intelligence afgana – con motivazioni più o meno plausibili – non erano stati sequestrati da terroristi. I tre operatori sono già partiti da Kabul verso Roma.

L’Italia non ha corrisposto all’Afghanistan nessuna contropartita per la liberazione dei tre operatori di Emergency – il chirurgo Marco Garatti, l’infermiere Matteo dell’Aira e il tecnico Matteo Pagani – accusati insieme ad altre sei persone di aver ordito un complotto terroristico contro Goulab Mengal, governatore di Lashkar-Gah, nella provincia meridionale afghana di Helmand.

Intanto i tre operatori Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani sono attualmente in volo verso l’Italia. Sono partiti questa mattina da Kabul verso Roma, via Dubai. Si sono imbarcati su un volo della compagnia afghana Safi, mentre la Ong di Gino Strada scansa le polemiche e smentisce che sia stato scelto un volo normale e non uno di Stato per il rimpatrio in contrapposizione al Governo.
Una volta rientrati dovranno recarsi, poi, in Procura a Roma per essere ascoltati dal magistrato incaricato delle indagini sul loro vicenda.
Tornando alle dichiarazioni del Ministro Frattini, nel corso della trasmissione ”Mattino Cinque”, in una conversazione con Paolo del Debbio: "Non abbiamo ottenuto nessuna richiesta di contropartita – ha affermato il Ministro – d’altronde, lo dico con grande chiarezza, noi diamo non una contropartita ma un contributo costante, quotidiano, all’Afghanistan da molto tempo". "Abbiamo tremila soldati, abbiamo ospedali, abbiamo attività di cooperazione – ha proseguito Frattini – insomma l’Afghanistan ci considera giustamente un paese amico e ad un paese amico non si chiedono contropartite, quindi abbiamo apprezzato anche questo ed ecco perché abbiamo detto di aver fatto bene a non avvicinarci all’Afghanistan con quell’approccio colonialista, che poi è strano quando vi sono persone che si proclamano pacifiste e poi invocano l’azione di forza, questo apre qualche contraddizione”.
E a questo punto vale anche la pena ricordare che, appunto, i tre erano stati arrestati dall’intelligence afgana – con motivazioni più o meno plausibili – non erano stati sequestrati da terroristi.

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