Home NotizieAttualità Sindaci “salva” crocifisso: da nord a sud, eccoli

Sindaci “salva” crocifisso: da nord a sud, eccoli

da Redazione

Guai a chi toglie il crocifisso dalle aule scolastiche. Stavolta i sindaci “sceriffi” sono scesi in campo per difendere i simboli del cristianesimo. Anzi, secondo alcuni di loro, le radici cristiane della cultura italiana, che l’Europa vorrebbe negare per non offendere chi non crede in Gesù e nel Vangelo.

I soliti, rigidissimi, primi cittadini del Carroccio, commenterà qualcuno. Macché: alla “crociata”, adesso, partecipano anche i dirigenti e i bravi amministratori di sinistra. Una Sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (la prima in assoluto in questa materia), infatti, la scorsa settimana ha dato ragione a un ricorso presentato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto a un istituto statale di Abano Terme (Padova), dove aveva iscritto i suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. La presenza nelle aule scolastiche di questo simbolo, argomenta la Corte di Bruxelles, costituisce “una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. Vanno tolti, quindi. Ma la reazione dell’Italia non si è fatta attendere. Il Governo presenterà ricorso (ha tre mesi di tempo, perché la sentenza non è definitiva). Durissimo il premier Silvio Berlusconi: “Per noi è una sentenza assolutamente inaccettabile. Che l’Italia sia un paese che ha nel cristianesimo la sua stessa storia, lo sappiamo da sempre”. Ironico, stavolta, quanto esplicito nei toni, il commento del leader leghista Umberto Bossi, che ha definito la scelta di Bruxelles letteralmente “una stronzata”. “L’Europa va bene per l’economia, forse, ma per tante altre cose non va molto bene”, sentenza il Senatùr. Il Vaticano critica una “sentenza miope e sbagliata” e si dice “stupito e rammaricato”, mentre la Cei parla di una “visione parziale e ideologica”. Più cauto il presidente della Camera, Gianfranco Fini: “Mi auguro non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del cristianesimo nella società e nell’identità italiana”. Sulla stessa linea il neo-segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, secondo cui “un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno”. Ma la risposta più dura è venuta, ancora una volta, da chi amministra il territorio tutti i giorni in mezzo alla gente e non dai palazzi (di Roma o di Bruxelles). Le ordinanze dei sindaci “sceriffi”, insomma, non si sono fatti attendere. Stavolta, poi, non solo nelle regioni del Nord governate dal Pdl e Lega, dove i problemi connessi a un’alta presenza di immigrati sono più evidenti che nelle altre regioni italiane, ma anche nelle cosiddette regioni “rosse” del Centro Italia. E da giunte di tutti gli schieramenti (Pd, Pdl e Udc). È successo in tre piccoli paesi, in particolare, due dei quali in Toscana e nelle Marche. Per la precisione, Scarlino (Grosseto), Ostra Vetere (Ancona) e Galzignano Terme (Padova). La mossa dei tre primi cittadini contro Bruxelles? Cinquecento euro di multa a chi toglierà il crocifisso dall’aula e dagli uffici pubblici. Come ha stabilito, appunto, in un’ordinanza il sindaco di centrosinistra di Scarlino, Maurizio Bizzarri, eletto nelle liste del Pd. L’ordinanza in questione stabilisce “di mantenere il crocifisso nelle aule delle scuole del Comune come espressione dei fondamentali valori civili e culturali del Paese, perlomeno fino all’esito del ricorso alla Corte europea presentato dallo Stato italiano”.

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