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Editoriale: il futuro del sistema bancario della Repubblica di San Marino

da Redazione

Saranno fondamentali anche gli accordi con Bankitalia e UE per l’apertura del mercato.

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di Alessandro Carli

 

Il dado è tratto. E ora spazio ai numeri. Dopo l’approvazione della Legge numero 102 del 14 giugno 2019 – quella che definisce gli “Strumenti di risoluzione delle crisi bancarie a tutela della stabilità del sistema finanziario”, martedì 16 luglio il Consiglio Grande e Generale ha fatto un altro importante passo in avanti. Attraverso la Legge nr. 115 (“Interventi urgenti a tutela della stabilità del sistema finanziario, garanzia dei fondi previdenziali e II variazione al bilancio di previsione dello stato per l’esercizio finanziario 2019”) è stata data attuazione a quanto contenuto nella Legge nr. 102.

In parallelo poi sono stati siglati gli accordi con il Consiglio di Previdenza sui fondi pensione (primo pilastro) e con il Fondiss per il secondo pilastro con i quali lo Stato ha preso impegno di rifondare i 103 milioni.

Ora la sfida si sposta sulla capacità che Banca CIS risolta avrà nell’attività che le verrà affidata nella gestione dei NPL: dovrà cercare di ricavare le maggiori risorse possibili per poter onorare il debito nei confronti della società veicolo in cui sono stati messi in fondi pensione. L’impegno è quello di restituire l’importo in rate semestrali – con una quota relativa al capitale e una quota di interessi – a partire dal 30 giugno 2020.

E ora cosa ci dobbiamo aspettare?

Siccome l’intero sistema bancario e finanziario della Repubblica di San Marino ha bisogno di essere messo in sicurezza, contestualmente si deve aprire un tavolo specifico dedicato alla ricerca di una soluzione sistemica e di prospettiva dove dibattere tutti gli aspetti. Occorre rilanciare il sistema e far sì che le banche tornino a svolgere la funzione di sostegno e sviluppo dell’economia sammarinese.

I temi sono tanti: dalla ristrutturazione degli istituti bancari agli eventuali accorpamenti per essere coerenti con la drastica riduzione della raccolta, passata, lo ricordiamo, da circa 14 miliardi di euro della metà anni Duemila agli attuali poco più di 5. Saranno fondamentali anche gli accordi con Bankitalia (da quanto tempo giace nei cassetti il “Memorandum of understanding”?) e UE, anche per apertura al mercato esterno e per poter attingere a nuove, preziose e indispensabili risorse. Così come era già successo per la Legge nr. 102, anche in questo caso maggioranza e opposizione si sono compattate e hanno trovato celermente una convergenza. Uno sforzo d’intenti che ha permesso alla Legge del 16 luglio di fare il passaggio in aula “nei tempi”. Ora però al varco ci aspetta la prova dei fatti: capire cioè se l’impalcatura costruita produrrà i risultati auspicati e attesi.

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