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Editoriale: San Marino, un nuovo patto sociale

da Redazione

Serve un piano strategico di sviluppo per l’intero sistema economico che stabilisca obiettivi precisi.

 

di Alessandro Carli

 

Il quadro di grande confusione che ruota attorno al sistema bancario sammarinese, e che ha ricadute molto rilevanti sull’intero tessuto economico, è un vento che da mesi ormai alimenta il fuoco della preoccupazione. Una preoccupazione che deriva dall’incertezza sullo stato reale di salute degli istituti bancari e che si ripercuote (anche) sulla capacità di attrarre nuovi investitori e di trattenere in Repubblica quelli che già operano. Notizie battute e poi “riviste” a stretto giro di posta, milioni di euro che si assommano ad altri milioni di euro, che indubbiamente spaventano. Ora, è chiaro a tutti che il sistema non goda di ottima salute. Avere la certezza dei numeri però certamente aiuta. Fatta la diagnosi, si può capire come guarire. Serve però un piano complessivo di ristrutturazione del sistema finanziario, conoscere quante risorse serviranno per completarlo. Il problema, non possiamo negarlo, ha radici profonde. Occorre “fare sistema”, trasformare queste due parole così tanto utilizzate, in fatti concreti. Per riuscire a riemergere, per poter guardare al futuro con più serenità. Serve un nuovo patto sociale che includa una riforma delle pensioni strutturata e pianificata, sostenibile. Parimenti, va messa in campo una spending review chiara che, assieme a una liberalizzazione di alcune attività oggi sulle spalle dello Stato, definisca una reale riduzione della spesa in tempi precisi e non più rimandabili, come invece è capitato in passato, a “futura memoria”. E serve un vero rilancio del Paese, condiviso e lungimirante. Un piano strategico di sviluppo per l’intero sistema economico che stabilisca obiettivi precisi. Un nuovo patto sociale quindi. Di responsabilità.

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