Home FixingEditoriali Editoriale: i veri precari sono il Bilancio dello Stato e le Riforme

Editoriale: i veri precari sono il Bilancio dello Stato e le Riforme

da Redazione

San Marino sembra vivere due situazioni parallele: quella del pubblico, che non è stato toccato dalla crisi e che pensa alle stabilizzazioni, e quella del privato, che la crisi l’ha subita, eccome, e dovrà sobbarcarsi molto probabilmente anche il peso di quelle stabilizzazioni, con il proprio gettito fiscale.

 

di Alessandro Carli

 

La liquidità dello Stato è in forte contrazione e si avvia l’emissione dei primi titoli di Stato per 40 milioni di euro (vedi San Marino Fixing numero 7 del 19 febbraio), mentre arranca la tanto sbandierata spending review che, tra le altre cose, prevede accorpamenti e razionalizzazione delle risorse umane.

Ci si aspetterebbe di trovarsi in pieno regime di austerity, e invece, se da un lato si continua a parlare di riforme che non arrivano, dall’altro la politica sembra vivere in un altro mondo.

E’ passato difatti sottotraccia l’accordo sulla stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, che di fatto andrà a ingrossare (e quindi a rendere più costoso per lo Stato) il numero dei dipendenti pubblici che, se raffrontato a quello di altri piccoli Stati, appare già oltremodo sovradimensionato.

San Marino sembra vivere due situazioni parallele: quella del pubblico, che non è stato toccato dalla crisi e che pensa alle stabilizzazioni, e quella del privato, che la crisi l’ha subita, eccome, e dovrà sobbarcarsi molto probabilmente anche il peso di quelle stabilizzazioni, con il proprio gettito fiscale. Mentre questi ultimi si rimboccano le maniche e studiano progetti per ripartire, la politica pensa a stabilizzare i precari, dimenticando gli interessi della collettività e soprattutto quei 40 milioni di debito che serviranno a pagare non un progetto di sviluppo a medio o lungo termine, bensì la spesa corrente, che comunque aumenta anche senza le stabilizzazioni annunciate.

“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” era solito affermare Giulio Andreotti, e non vorremmo che questa fosse una mossa pre-elettorale per assicurarsi voti. Ma altre spiegazioni, al momento, non ci sono. E anche se questo fosse l’obiettivo, la preoccupazione maggiore viene proprio dalle possibili elezioni anticipate, che per il mondo delle imprese rappresentano oggi un pericolo. Le elezioni porterebbero il Paese alla paralisi e tutti i cantieri aperti – Accordo con l’UE, IVA, Riforma del mercato del lavoro, eccetera – verrebbero sospesi. Salvo poi ritrovarceli, più o meno gli stessi da vent’anni, nei programmi scritti per le elezioni. Le riforme si fanno in Consiglio Grande e Generale, non in campagna elettorale. Se la smania di “stabilizzare” ha colpito la maggioranza, lo faccia con il Bilancio dello Stato e le riforme, che sono “precari” senza garanzie.

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