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Ente Cassa di Faetano, Letizia e Maria Chiara: i sorrisi giovani della maturità

da Redazione

Le due dottoresse hanno illustrato i progetti realizzati grazie al “Fondo per l’Eccellenza. Il Presidente Maurizio Zanotti: “Un investimento per il futuro di San Marino”.

Ente Cassa Faetano Fondo Eccellenza

 

 

di Alessandro Carli

 

Su Bruxelles e Londra, da qualche tempo, sventola anche la bandiera del Titano. A portare la Repubblica all’estero ci hanno pensato le dottoresse Maria Chiara Benvenuti e Letizia Cardelli, vincitrici del “Fondo per l’Eccellenza Sammarinese”, il progetto voluto da Ente Cassa di Faetano – Fondazione Banca di San Marino e che prevede un contributo a fondo perduto per sostenere, come ben spiega il titolo dell’iniziativa, le eccellenze della Repubblica.

“Nonostante il periodo difficile per l’economia – così il Presidente di Ente Cassa di Faetano, Maurizio Zanotti -, abbiamo voluto sostenere le eccellenze del nostro territorio: giovani ragazzi e ragazze che vanno all’estero per formarsi a 360 gradi. Quello del Fondo per l’Eccellenza Sammarinese è un primo supporto, è un’innovazione in investimento dal grande valore. E’ un modo per sostenere il futuro del Paese e delle persone”.

La scorsa settimana le due giovani, introdotte da Sergio Barducci di RTV, hanno presentato alla platea di Villa Manzoni le proprie esperienze.

Maria Chiara Benvenuti si è laureata in Medicina e Chirurgia ottenuta all’Università degli Studi di Pavia. “Tra l’esame di Stato e la specializzazione, della durata di cinque anni, avevo circa quattro mesi di ‘spazio’. Poiché mi interessava approfondire le mie conoscenze sulle malattie infettive, da marzo a giugno del 2015 ho fatto uno stage al Centro Ospedaliero Universitario Saint Pierre di Bruxelles, molto rinomato per le malattie infettive”. Il primo periodo Maria Chiara l’ha svolto al CETIM assieme a ginecologi, infettovologi, epatologi, eccetera. “All’estero i metodi di lavoro sono molto pratici, in Italia invece l’approccio è più teorico”. In particolar modo Bruxelles presenta casistiche molto allargate, anche per la sua anima meltin pot: lì vivono molti stranieri e con loro anche una ampia gamma di malattie: oltre all’HIV, anche la tubercolosi. Forse a causa della poca informazione che gira attorno all’HIV, “esistono terapie per questa malattia e si può vivere con l’HIV” ha spiegato al pubblico prima di proseguire nel racconto della propria esperienza in Belgio. Dopo il CETIM (“I più anziani dello staff ha visto morire di HIV le prime persone ma hanno anche sperimentato le prime terapie” ha evidenziato la dottoressa), il passaggio alla “S Clinic”, che si occupa di malattie sessuali trasmissibili. Sempre a Bruxelles poi Maria Chiara ha prestato servizio al Centro Elisa e nella “Travel clinique”, che fa prevenzione e dà informazioni a chi viaggia.

“Ogni persona è un caso clinico da capire, da decifrare” ha detto prima di illustrare l’iter medico che il paziente segue di regola: in prima battute la anamnesi, l’esame clinico, quello strumentale e quello bioumorale. Dopo questo step si arriva alla diagnosi e successivamente alla terapia. “Ho trascorso molto tempo con i pazienti. Oltre alle visite, è fondamentale riuscire a instaurare un dialogo”. Nonostante la compliance terapeutica sia gratuita, “molti pazienti non la vogliono”. Maria Chiara ha concluso la sua relazione parlando di un caso specifico, un ragazzo di 29 anni, Gregory, che poi è deceduto.

Letizia Cardelli invece si è laureata in Psicologia della Salute Clinica e di Comunità all’Università La Sapienza di Roma e sta seguendo un Master in “Terapia di coppia e familiare” presso il King’s College di Londra, “il primo al mondo per Ricerca e secondo al mondo nelle materie psichiatriche e piscologiche”. Un luogo di assoluta eccellenza: “Il DNA – ha spiegato Letizia – è stato scoperto all’interno di uno dei suoi laboratori”.

Nel corso degli ultimi 30 anni la terapia familiare “è passata da approcci più interventisti e basati sull’expertise del terapeuta a modelli che guardano ai membri della famiglia come alleati con cui co-costruire il percorso terapeutico”. L’individuo quindi visto e rapportato ad altri elementi e non più come singola persona. “L’intervento della famiglia è strategico per ottenere una migliore comprensione del problema”, ma anche per “accelerare il processo terapeutico” e per “sviluppare competenze che permettano di affrontare future problematiche”.

Letizia poi ha illustrato al pubblico i propri progetti: “Lo scopo della mia ricerca per l’anno conclusivo di specializzazione è quello di introdurre il SOFTA (un sistema trans teorico, multidimensionale e interpersonale di osservazione delle alleanze in terapia familiare, ndr) come pratica comune anche nel National Health Service (NHS), il sistema sanitario nazionale in vigore nel Regno Unito”.

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