Gli imprenditori si sono rimboccati le maniche e hanno accettato il cambiamento per ripartire. A questa nuova era però manca un attore molto importante: la politica.
di Alessandro Carli
E’ sotto gli occhi di tutti la fase di cambiamento che San Marino sta attraversando. Dal 2008, anno di inizio della crisi, le imprese del territorio hanno dovuto fare i conti con chiusure forzate e ristrutturazioni, che a pioggia hanno avuto una ricaduta sui lavoratori e sull’intera economia. Le certezze del passato – i mercati, i prodotti e i sistemi di produzione – non sono più le stesse. Gli imprenditori si sono rimboccati le maniche e hanno accettato il cambiamento per ripartire. A questa nuova era però manca un attore molto importante: la politica. Diamo atto alle maggioranze che si sono succedute di aver messo in piedi alcune azioni concrete. Ma non basta. Nei partiti prevale ancora chi cerca di conservare quel che resta del recente passato e si ostina a ritardare l’inarrestabile il processo di rinnovamento, perseguendo un modo di far politica fuori dal tempo e dalla realtà. Occorre cambiare e ripartire. Se davvero la politica non vuole cambiare gli uomini – passaggio di consegne ormai necessario ma a quanto sembra ancora ignorato -, perlomeno muti l’approccio e acceleri sulle richieste che il Paese da tempo sostiene: il pacchetto di riforme che devono rimettere in equilibrio il bilancio dello Stato, la semplificazione del lavoro delle imprese, un concreto appoggio alla loro crescita, il loro posizionamento sui mercati internazionali. Le relazioni internazionali e le questione economiche interne hanno bisogno di uomini capaci, integerrimi e coraggiosi sui quali porre la nostra fiducia. L’empasse può essere superata solamente se tutti, forze politiche e sociali, si mettono a ricercare soluzioni nuove, con coraggio. Il coraggio di prendere delle decisioni, anche forti.