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San Marino, Consiglio Grande e Generale: il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità

da Redazione

Il dibattito, con 34 iscritti, prosegue fino a fine lavori e riprenderà in seduta notturna, dopo la votazione degli odg che concludono il comma sulla riscossione dei crediti monofase. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – I lavori del Consiglio grande e generale riprendono dal comma 16, concludendo il dibattito sulla verifica di riscossione dei crediti monofase. Da parte della maggioranza, il segretario del Pdcs, Marco Gatti, dà lettura di un ordine del giorno conclusivo del comma che verrà messo al voto- insieme a quello già presentato dalla minoranza in caso non si trovi convergenza tra le parti- in apertura dei lavori serali.

Quindi l’Aula affronta il comma 17 “Relazioni del Magistrato Dirigente sullo stato della giustizia anni 2011 e 2012 e successivo dibattito b) Relazione della Commissione Consiliare Permanente sul fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata e successivo dibattito”. Ad aprirlo è l’intervento di Stefano Macina, Psd, per conto della Commissione consiliare Affari di Giustizia. Segue quello di Guerrino Zanotti, Psd, con la relazione della Commissione consiliare per il Fenomeno delle infiltrazioni della Criminalità organizzata, da lui presieduta. Il dibattito, con 34 iscritti, prosegue fino a fine lavori e riprenderà in seduta notturna, dopo la votazione degli odg che concludono il comma sulla riscossione dei crediti monofase.

 

Di seguito un riassunto degli interventi

 

Comma 16. Prosecuzione del dibattito sul riferimento del segretario di Stato per le Finanze sulla verifica delle procedure di riscossione dei crediti monofase. Repliche.

 

Marco Gatti, Pdcs: “Presento l’odg per conto della maggioranza con cui si sintetizzano i vari punti del dibattito e che vogliamo confrontare con quello della minoranza su cui ci sono diversi punti che trovano convergenza e che vorremmo approfondire. Dopo il deposito dell’odg avvierei un confronto in sede di replica.

“Il Consiglio grande e generale (…) dà mandato al governo di realizzare interventi al fine di:

1) favorire la solidità patrimoniale delle imprese,anche quale tutela delle ragioni dei terzi creditori

2) predisporre in via prioritaria il decreto delegato al fine di disciplinare la revoca dei rimborsi all’esportazione, riferiti agli operatori economici segnalati dagli uffici di controllo e vigilanza nei confronti dei quali sussistano precisi e circostanziati indizi che le operazioni poste in essere con operatori esterni non siano effettive ovvero siano state artificiosamente e dolosamente poste in essere per eludere il pagamento di tributi in territorio sammarinese e/o all’estero;

3) prevedere forme opzionali di garanzie reali, es. fideiussone, per tutelare l’amministrazione finanziaria in caso di eventuali revoche di rimborsi monofase a seguito di violazioni e anomali nell’interscambio (…);

4) attivare un più completo e penetrante controllo ad opera dell’ufficio tributario sugli operatori economici in aggiunta ai controlli già effettuati (…);

5) introdurre le procedure contabili per addivenire all’eliminazione nel bilancio finanziario dello Stato dei crediti vantati dall’Erario ritenuti di dubbia e difficile esazione (…);

6) proporre una revisione dell’operatività del c.d. “visto mercvi telematico” (…);

7) prevedere in accordo con le forze di polizia un rafforzamento dei controlli sul territorio sui trasporti merci in particolare in entrata;

8) definire un protocollo operativo che garantisca la coerenza e la univocità dei dati e delle informazioni gestite con la finalità di consolidare e rafforzare la piena collaborazione fra gli uffici e servizi delle Uo dei Dipartimenti Finanze ed Economia e del Dipartimento di Esattoria di Banca centrale;

9) promuovere iniziative per specializzare ulteriormente il personale già in forza presso l’Ufficio tributario (…);

10) definire tempestivamente le procedure di concordato tuttora pendenti (circa 300 pratiche riferite al periodo antecedente al 2004);

11) valutare le attuali scadenze riferite alla riscossione dell’imposta monofase al fine di ridurre i tempi della riscossione stessa.

Potrebbe essere opportuno in apertura di seduta serale procedere alla votazione sugli ordini presentati o se si è giunto ad accordo sull’ordine del giorno”.

 

Comma 17. Relazioni del Magistrato Dirigente sullo stato della giustizia anni 2011 e 2012 e successivo dibattito b) Relazione della Commissione Consiliare Permanente sul fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata e successivo dibattito.

 

Stefano Macina, Psd, presidente Commissione consiliare per gli Affari di Giustizia: “La Commissione Affari di Giustizia, in merito alle Relazioni del magistrato dirigente per gli anni 2011 e 2012, ha attivato al proprio interno diverse occasioni di confronto anche attraverso audizioni con lo stesso dirigente del tribunale. Il confronto, fin dal suo insediamento, ha preso spunto anche da alcuni Odg approvati dal Consiglio grande e generale che la impegnavano a completare l’attuazione delle modifiche normative per contrastare la criminalità organizzata, all’analisi dei carichi d lavoro dei singoli giudici della formazione, alla esecuzione della Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale, alla professionalizzazione e specializzazione dei corpi di polizia, a favorire la collaborazione con le istituzioni di altri Paesi, e a realizzare la riorganizzazione del Tribunale. A nome della Commissione, rilevo che oggi presentiamo con un certo ritardo le relazione del 2011 e del 2012 del magistrato dirigente, non dovuto a cattiva volontà, ma piuttosto per l’interruzione della legislatura, riguardo al 2011, e impegni urgenti a livello consiliare per quella del 2012. Nel frattempo sono stati presi adottati interventi e provvedimenti sui quali la si ritiene opportuno aggiornare, con questo riferimento, il Consiglio grande e generale. La Commissione si è confrontata sulle cose da fare e proporre, partendo dalle relazioni e attingendo dalle audizioni del magistrato dirigente, la quale ha proposto una road map che elenca le disposizioni da emanare e gli interventi organizzativi e legislativi da attuare. Se ne elencano le principali: La Commissione ha caldeggiato la realizzazione costante di verifiche interne. D’ora in poi l’ordinaria Relazione annuale del magistrato dirigente sarà integrata da quella su carichi e qualità del lavoro giudiziario. La prima verrà effettuata il prossimo 30 giugno, in modo da avere un monitoraggio costante per poter effettuare poi tempestivi correttivi. (…) La dott.ssa Pierfelici ha proceduto a riorganizzazione del tribunale, ridistribuendo le competenze giudiziarie, creando il coordinamento, prevedendo rotazioni e suddivisioni come nelle rogatori, e riaffermando i punti di riferimento indispensabili per lo svolgimento delle funzioni giudiziarie, ridefinendo modalità operative interne, in modo utile. La commissione ripone fiducia in questi interventi. Con tale riorganizzazione, il tribunale non ha necessità di nuovi magistrati, ma di tre nuovi uditori, aspetto questo che per la Commissione va posto come priorità. Drammatica per gli arretrati è la situazione in cui versa l’Appello civile, criticità che possono essere superate con interventi normativi e con la nomina degli uditori. Sono poi state rilevate alcune esigenze prioritarie di intervento: tra cui, norme per la riduzione dei termini di prescrizione civilistica, 30 anni sono eccessivi; provvedimenti per snellire il carico di lavoro nell’istruttoria Penale, quindi depenalizzare il reato di emissioni a vuoto, sostituendolo con sanzioni e interdizione, riti abbreviati, conclusione del confronto sui provvedimenti del pacchetto antimafia. Il segretario giustizia ha informato commissione che sarà presentato Pdl nel mese di giugno su reati informatici, e che sono stati conferiti incarichi per la riforma della procedura civile, norme carcerarie, reati societari. Altri provvedimenti ritenuti prioritari: legge sugli enti no profit; legge sull’amministrazione di sostegno, norme di procedura penale con riferimento alla protezione dei testimoni; formazione e aggiornamento di magistrati e polizia giudiziaria, anche attraverso accordi di cooperazione siglati, poi formazione per la gestione del nuovo contenzioso tributario e reati finanziari. Uno dei temi rilevanti per la lotta alla criminalità e alla corruzione è quello sulle intercettazioni telefoniche. La Commissione si è confrontata nei giorni scorsi sul regolamento di attuazione presentato dal segretario per la Giustizia e che sarà adottato nei prossimi giorni dal congresso di Stato. (…) Queste breve considerazioni hanno lo scopo di aggiornare la relazione oggetto di confronto agli sviluppi intercorsi sull’attività della Commissione giustizia. La commissione si augura che le proposte elencate siano condivise dal Consiglio che ha oggi occasione di esprimere indirizzi politici e indicare le priorità”.

 

Guerrino Zanotti, Psd, legge la Relazione della Commissione consiliare per il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata, di cui presidente. Parte conclusiva: “‘Analisi delle criticità e delle vulnerabilità del sistema. Nonostante le efficaci iniziative di contrasto poste in essere negli ultimi anni, fra cui l’istituzione dell’ufficio di Controllo delle Attività economiche e del Nucleo antifrode, dalla cui attività sono scaturiti anche provvedimenti di revoca delle licenze di alcuni operatori economici, per esempio quelli su alcuni autonoleggi, il rischio di infiltrazione malavitosa attraverso il tessuto imprenditoriale rimane consistente, anche per effetto di criticità la cui risoluzione richiede, al di là dei fondamentali interventi normativi effettuati, l’implementazione di procedure operative e di controllo efficaci nel tempo. Il rischio della costruzione di frodi tributarie si è ridotto grazie alle nuove norme sulla trasparenza degli assetti societari, a quelle in materia di licenze e in ambito sanzionatorio tributario (fra le quali la legge che introduce il reato di falsa fatturazione e le nuove norme sanzionatorie contenute nella riforma tributaria), tuttavia permangono alcune criticità nel meccanismo di riscossione della monofase unitamente alle procedure di visto telematico delle merci importate, le quali non consentono un adeguato controllo sulle merci in entrata e uscita dal nostro Paese. Tale vulnerabilità assieme ad alcune carenze nei controlli preventivi sulle compagini sociali e sugli esponenti aziendali delle società, potrebbero facilitare lo stabilimento di imprese senza alcun progetto imprenditoriale o di soggetti senza alcuna capacità economica-gestionale. Parimenti una pubblica amministrazione burocratica ma non dialogante ed efficiente finisce per ostacolare le azioni di controllo preventivo e sull’operatività; professionisti in crisi per la riduzione delle occasioni di lavoro o che non hanno compreso l’ineluttabilità del cammino verso la trasparenza, continuano a rimanere vincolati a un sistema ormai superato e stentano a impiegare una nuova e più efficiente metodologia di selezione della clientela. Alcuni professionisti che hanno il primo contatto con il cliente, dovrebbero svolgere un’analisi più accurata dello stesso non accontentandosi anche in sede di adeguata verifica di un approccio formale-burocratico che li ponga al riparo dalle sanzioni per la violazione della normativa antiriciclaggio. Si osserva che solo con la partecipazione attiva dei professionisti, anche eventualmente con la creazione di una banca dati gestita con gli ordini professionali, sarebbe possibile sradicare la perniciosa prassi del ricorso a prestanome, che ad oggi non pare del tutto cessata. A parte le caratteristiche sistemiche come la monofase e il visto telematico, ciò che è entrato definitivamente in crisi è un modello di sviluppo economico incompatibile con la trasparenza, crisi che non è accompagnata da una parallela evoluzione degli operatori e della pubblica amministrazione. Quanto riferito dalla sezione Visto Merci della Guardia di Rocca e dall’ufficio di controllo sulle attività economiche è emblematico: soggetti presenti in società revocate sono riusciti ad aprire nuove società, magari in altri settori ma con le stesse modalità operative e sempre attraverso prestanome. Anche la pubblica amministrazione è rimasta legata a vecchie logiche e non ha assecondato il percorso verso la trasparenza: gli approcci burocratici e formali consentono agli uffici di continuare a lavorare in maniera settoriale onde evitare di essere coinvolti in problematiche che potrebbero richiedere assunzioni di responsabilità alla quale non sono abituati. Anche le procedure amministrative per la costituzione di attività economiche, almeno sino alla recentissima riforma di cui alla Legge 40/2014, potevano favorire la penetrazione di soggetti criminalità. La legge 40/2014 ha razionalizzato il procedimento amministrativo e ridotto le vulnerabilità, restano tuttavia da implementare banche dati che permettano di individuare gli indici di anomalia, in modo da indirizzare l’azione di accertamento e monitoraggio. (…) Per quanto riguarda il sistema bancario e finanziario, l’analisi svolta da Banca centrale evidenzia le emergenze riscontrate in questi anni. I tentativi di penetrazione di esponenti della criminalità organizzata negli assetti proprietari delle società stesse sono stati contrastati a partire dal 2008, attraverso normative e controlli più intensi, favoriti anche dalla riduzione del numero degli operatori, (…). Proposte operative e normative. Le considerazioni fin qui svolte mettono in luce l’esigenza di intervenire su più livelli, in primo luogo andando a colmare le lacune sin qui evidenziatesi. Tale urgenza non nasce solo dalla necessità di affrontare in maniera adeguata le infiltrazioni della criminalità organizzata, ma si pone come elemento di vitale importanza per riaffermare l’efficacia del sistema investigativo sammarinese e quindi per assicurare una buona riuscita alla indagini dando alle forze di polizia e al tribunale gli strumenti più appropriati per l’esercizio dell’intera loro attività. L’evoluzione dei fenomeni criminali impone un aggiornamento continuo, non solo sulle modalità investigative, ma anche nell’utilizzo di strumenti tecnologici più evoluti. Non è più pensabile lo svolgimento di una seria ed efficace azione di investigazione senza lo strumento delle intercettazioni telefoniche e telematiche, con particolare riferimento al perseguimento di reati come quelli finanziari. In questo senso la Commissione ha accolto con favore la nota con cui la segreteria di Stato per gli Affari interni e Giustizia informa della avvenuta predisposizione logistica di mezzi e spazi da utilizzare per l’attività di intercettazione. Non di minore importanza sono altri dispositivi tecnologici quali rilevatori di posizione, microspie, etc. L’esperienza ha infatti mostrato come il nostro territorio sia stato ripetutamente interessato da fenomeni solo apparentemente minori quali evasione e frode fiscale, triangolazioni, truffe che, contrariamente alle apparenze, utilizzavano soggetti privi di qualunque capacità di impresa i quali fungevano da prestanome da soggetti legati alle organizzazioni criminali. Di fatto, andando oltre i singoli episodi, si sarebbe potuto scorgere un quadro ben più preoccupante, in cui i reati così detti fiscali, integravano l’ipotesi di reato ben più grave, quale quello di riciclaggio di denaro sporco. Tutto questo sta a significare l’estrema importanza dell’aggiornamento continuo del quadro normativo, quello che potrebbe sembrare un appesantimento strutturale in termini di disposizioni e organismi di controllo, in realtà costituisce un fondamentale meccanismo di salvaguardia dell’economia sana, che va in primo luogo a tutelare gli operatori economici seri. Se da un lato occorre quindi implementare e rendere accessibile l’utilizzo degli strumenti tecnologici, dall’altro occorre modificare la legislazione vigente per recepire quelle disposizioni che consentono di aumentare l’azione di contrasto alle varie forme criminali. (…) Nel nostro ordinamento mancano tecniche investigative speciali, tra cui le operazioni sotto copertura e la figura dell’agente provocatore che consentirebbero agli inquirenti di intervenire più prontamente (…). Parallelamente dovranno essere intrapresi gli opportuni percorsi di formazione del personale specializzato alla gestione e all’utilizzo delle operazioni e dei dati da essi ricavati, stante la sensibilità di questi e le garanzie che devono in ogni caso essere applicate nelle varie fasi dei procedimenti. Questi interventi rappresentano una priorità nell’ambito di una riforma complessiva della procedura penale, nonostante da ormai tantissimo tempo tutte le forze politiche abbiano manifestato la necessità di adottare un nuovo Codice di procedura penale, che sia in grado di dare risposte definitive al problema introducendo un meccanismo più confacente alle esigenze attuali rispetto al vecchio modello istituito del 1878. Il fatto che l’intera attività istruttoria gravi esclusivamente sulle spalle di un unico giudice inquirente non è certo un elemento di aiuto (…). Allo stesso tempo, in considerazione delle particolarità di determinate indagini, specialmente quelle in materia di criminalità organizzata, ove diventa essenziale la collaborazione di privati cittadini, viene evidenziata la mancanza di norme efficaci alla protezione di questi soggetti In quest’ottica si rende necessaria l’introduzione di una normativa di legge specifica nel più breve tempo possibile. Nel 2011 sono state presentate ufficialmente una serie di misure note come “pacchetto antimafia”. Si tratta di alcuni progetti di legge elaborate dalla Fondazione Antonino Caponnetto che contengono un quadro di provvedimenti che vanno dalla ridefinizione della legislazione antimafia, alla istituzione di nuovi organismi dedicati all’attività di intelligence e di indagine. (…)La Commissione auspica che questi provvedimenti possano al più presto essere portati all’attenzione del Consiglio grande e generale per svolgere gli opportuni approfondimenti ed arrivare quanto prima ad intervenire per colmare le lacune finora esposte. (…) Occorre mantenere viva la sensibilità su questi temi da parte delle Istituzioni, rendendo noti i rischi derivanti dall’intraprendere affari o attività economiche di qualunque tipo con personaggi di dubbia provenienza, o anche solo dal prestare il proprio nome a garanzia di attività di cui non si conosce la reale finalità, in quanto si tratta sempre di finalità illegali che in molti casi producono gravi conseguenze anche sul sammarinese che più o meno ignaro ha dato il suo consenso. (…) La legalità deve quindi essere assunta a valore essenziale per la difesa dell’indipendenza e della sovranità della Repubblica, oltre che come regola basilare della convivenza civile e democratica; deve essere insegnata dalla scuola e trasmessa alle giovani generazioni come patrimonio comune e come assicurazione per il futuro di tutti’. Spero questo contributo sia accolto e dia i risultati sperati”.

 

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni e Giustizia: “Il mio va ringraziamento ai magistrati che danno apporto e disponibilità per risolvere le problematiche di giustizia, ai componenti della Commissione Affari giustizia e quella per il contrasto alle infiltrazioni Antimafia. Si condivide quanto espresso dalla relazione e dall’intervento del presidente della Commissione Affari Giustizia sulla necessità di colmare le lacune. Eventuali criticità non possono essere l’alibi per la rassegnazione, è necessario tutti contribuiscano. L’attività del Tribunale ha subito negli ultimi anni un incremento che ha portato anche a una nuova geografia giudiziaria per una distribuzione più razionale degli incarichi di lavoro e al coordinamento di magistrati, in particolare per i procedimenti più complessi. Con delibera del congresso di Stato sull’attività di prevenzione e contrasto al riciclaggio e al terrorismo si è aperto percorso volto al coordinamento delle forze di polizia e alla costituzione e formazione di un gruppo specializzato. Con la legge n. 100 del 2013, il governo ha messo in campo iniziative per contrastare la criminalità organizzata e per adeguarsi alle osservazioni di Moneyval e Ocse, introducendo il reato di auto-riciclaggio. La riformata disciplina della confisca e il superamento dello schermo sulle intestazioni fittizie per eludere tale misura, nonché la revisione del sequestro, sono in grado di incidere su un’ampia rete di rapporti finanziari su cui si basano i reati criminali. E’ stata riformata la disciplina della persona giuridica, mentre circa un mese fa quest’Aula ha approvato tre progetti di legge con alta condivisione, tra cui norme in materia di estradizione e la riforma dell’istituto penale. In questa sessione è stato presentato il codice di condotta agenti pubblici. Sul fronte normativo molto si può e si deve fare, è stata presa posizione sull’introduzione della normativa sui cyber crimes. E’ stato già disposto l’incarico al prof. Lucio Monaco per elaborare un progetto di legge in tempi brevi. Il congresso ha incaricato un gruppo tecnico per elaborare il pdl sul nuovo codice di procedura penale”.

 

Simone Celli, Ps: “Mi riconosco completamente nel riferimento del presidente Macina. C’è stato un clima di dialogo e collaborazione in commissione Affari giustizia. Abbiamo affrontato passaggi delicati come le dimissioni di due commissari della legge, tenendo presente l’interesse generale e il buon funzionamento del tribunale. Non è frutto del caso che le decisioni siano state adottate all’unanimità, anche in questa occasione la posizione è largamente condivisa. R4ingrazio il magistrati dirigente e i membri della commissione Antimafia per gli elementi messi a disposizione. Le relazioni sono strettamente correlate, giusto allora portarle insieme alla discussione. Dobbiamo ragionare sulle criticità messe in evidenza e sull’atteggiamento della politica per superarle. Anche perché i temi ricorrono negli anni. E’ stato fatto un percorso in questi anni, ci sono stati aggiustamenti importanti sulla giustizia e sulla lotta alle mafie. Ma alcune questioni vanno concretizzate. Dobbiamo individuare delle priorità su cui intervenire. Il primo tema è la riorganizzazione dei corpi di polizia e il potenziamento della polizia giudiziaria. Uno strumento importante è l’accordo di collaborazione con l’Italia. Ci sono poi gli interventi di riordino sulla procedura penale. Serve un salto di qualità negli strumenti a disposizione dell’autorità giudiziaria. Un tema molto caro al Ps è quello del pacchetto Antimafia. Spero sia recuperato”.

 

Filippo Tamagnini, Pdcs: “La commissione Affari di giustizia ha una funzione nel Consiglio giudiziario plenario, dunque il luogo dove si incontrano le esigenze della magistratura e il supporto della politica. Intercetta le esigenze del tribunale. La commissione Antimafia ha un punto di vista particolare, della preparazione degli strumenti per la repressione della criminalità organizzata. Dalle relazioni emergono nuovi rilievi, mentre altri sono solo richiamati. Questo è un elemento preoccupante, alcuni problemi continuano a ripresentarsi. L’intervento del segretario di Stato per la Giustizia dà la misura dell’impegno messo in campo. Ognuno deve dare il suo contributo, senza temere minacce. La commissione Antimafia deve proporre delle modifiche legislative”.

 

Andrea Belluzzi, Psd: “Ringrazio la commissione Antimafia per il lavoro fatto. Traspare la volontà di dare continuità alla sua azione. E mette in luce il percorso fatto da San Marino. Uno sforzo eccezionale che ha visto impegnate tutte le istituzioni. Occorre costruire e sviluppare una maggiore integrazione tra le istituzioni, gli operatori, i cittadini, le aziende. Su questo aspetto, come sulla organizzazione delle polizie, occorre lavorare. Solo tramite la collaborazione si può impedire l’ingresso di soggetti indesiderati. C’è il metodo del warning, una diffida, un approccio utile per permettere agli operatori di vedere l’istituzione come un punto di appoggio. Il tribunale è un punto fondamentale del Paese. Va fatto un grande investimento, sia nel penale che nel civile, per risolvere i problemi segnalati nelle relazioni del magistrato dirigente. Una forte emergenza riguarda l’ufficio del procuratore del Fisco, vi lavora solo una persona. Occorre sviluppare l’accordo di collaborazione con l’Italia e serve un nuovo codice di procedura penale che potenzi gli strumenti a disposizione”.

 

Marco Podeschi, Upr: “La relazione dell’Antimafia contiene fenomeni molto interessanti. Per la prima volta abbiamo studiato il fenomeno della criminalità organizzata, che non nasce certo in Repubblica. Non sono emerse cose sconvolgenti, ma comunque la Repubblica non può essere esente dal fenomeno per fattori geografici, culturali, sociali, istituzionali, economici. Come politici dobbiamo mettere in campo una serie di attività di prevenzione e contrasto, per tutelare la nostra sovranità. Il lavoro vero inizia oggi, partendo da questo documento. Deve partire un’opera di sensibilizzazione e proposte legislative. Alcuni elementi di criticità possono essere addebitati alla politica, come la precarietà delle forze dell’ordine e della sicurezza. La relazione dà indicazioni precise, ma c’è difficoltà a coordinarsi tra vari enti coinvolti. Ciò mi lascia perplesso. E’ mancata una visione sistemica, di prospettiva. Servono investimenti economici, lo dicono entrambe le relazioni, e interventi organizzativi. San Marino è uno Stato debole e la mafia ci guarda. Sarà tra noi in eleganti vestiti. Upr ha fatto interpellanze e comunicati, siamo molto preoccupati per lo spaccio”.

 

Ivan Foschi, Su: “C’è preoccupazione nel Paese per l’operatività del tribunale. L’ultimo caso è la prescrizione per il processo Puntoshop. E’ un problema di sistema e di procedura penale che va rivista. Occorre migliorare la qualità delle indagini. Ma spesso disattendiamo le indicazioni del magistrato dirigente. La commissione Giustizia propone un calendario di interventi, su più livelli: collaborazione tra uffici, normative obsolete. La relazione dell’Antimafia dimostra che il problema delle infiltrazioni è stato sottovalutato. E certo non nasce nel 2008 o con Fincapital. Inizia negli anni ’90 sfruttando la debolezza dei controlli e l’indifferenza generale. Si è affermato un sistema economico che non si curava della provenienza dei capitali. La sfida da vincere è andare verso un nuovo sistema che dia gli strumenti per investigare e per operare a livello preventivo e repressivo. Non si può più perdere tempo”.

 

Mimma Zavoli, C10: “Il quadro è chiaro e approfondito. C’è preoccupazione. E l’inquietudine cresce. Occorre consolidare lo stato di diritto. Ci sono sensibilità differenti in politica. Poche settimane fa c’è stata una manifestazione per la legalità, c’è molta strada da fare. Dobbiamo imparare dagli errori. Approfittare del ruolo pubblico non va fatto. La relazione Antimafia è dettagliata e comprensibile: il quadro conferma quanto ipotizzato. Si sono usate teste di legno più o meno consapevoli; le infiltrazioni ci sono. L’apparato pubblico è impreparato e frammentato. C’è però un grande assente: la malapolitica. Un fattore da considerare. Il quadro che ci dà le relazioni parla di metaformismo dei fenomeni malavitosi. Qualcosa fortunatamente per il tribunale è stato fatto, ma non basta. E infatti le richieste sono diverse. Sul personale per esempio, sugli strumenti investigativi e legislativi, sulla formazione. La giustizia è un pilastro fondamentale”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “La mafia a San Marino esiste eccome. Ma come ha fatto a venire sul Titano? Operazione Vulcano 1 e 2, Titano, Decollo Money sono il nome di alcune indagini. Casalesi, Carmine Schiavone, Francesco Vallefuoco, Vincenzo Barbieri alcuni dei nomi. Usura, estorsione, spaccio riciclaggio i reati, attraverso intimidazioni e collegamenti con personaggi sammarinesi. Le istituzioni sammarinesi non hanno avuto interesse a contrastare la mafia e noi come popolazione non abbiamo gli anticorpi giusti. Segreto bancario e anonimato societario hanno attirato la malavita. Il fortino finanziario inespugnabile. C’è stata un’applicazione scellerata mentre latita la presenza di uno Stato forte. Non c’è coordinazione tra organi di vigilanza, differenti uffici aprivano faldoni d’inchiesta all’oscuro, sperperando risorse umane e temporali. Il livello di contrasto è stato basso. C’è un quadro di ipocrisia che si fa più chiaro. Il Titano è stato un paradiso fiscale, le inchieste italiane sul Credito sammarinese lo dimostrano. Siamo stati la Repubblica della cicala e non della formica. C’è stata corruzione pubblica e tangenti nei cantieri edili della galassia Fincapital. Ora c’è una condanna e spero sia il primo segnale di una svolta. Serve certezza della pena. Certe gare di appalto fanno scalpore, alcune fondazioni giscono in maniera poco chiara. Il comune denominatore è sempre il denaro. Ci sono segnali di altri tipo di mafia, quelle che utilizzano le tratte umane per esempio, quelle che investono nei servizi, in ristoranti e nel settore del divertimento. Si sfruttano le teste di legno sammarinesi. Le mafie investono anche nell’ecologia, nei rifiuti. Abbiamo fatto interpellanze in merito e persone ai domiciliari in Italia ci hanno minacciato. Dalla relazione esce un messaggio troppo positivo, il pericolo è livido. Il tribunale non ha ancora emesso una condanna, qualcosa non funziona. Manca anche una coscienza civica. Ci sono affermazioni folli come quelle di Tagliaferro. Lancio un forte appello a tutte le parti affinché svolgano il loro ruolo”.

 

Massimo Cenci, Ns: “Elementi nuovi ce ne sono per fortuna pochi nella relazione dell’Antimafia. Io adoro San marino, sono parole di Raffaele Stolder, capo del suo clan di camorra che appena uscito dal carcere voleva ripartire con le sue attività criminali. A lui sono collegati i Vallefuoco. Di questa vicenda abbiamo parlato poco e male alla fine della scorsa legislatura. Questo Paese non è abituato a certi fenomeni che pensiamo ancora molto lontani e non pericolosi. Ma il nostro era un Pese ideale per Stolder e altri, tra prestanome e personaggi senza scrupoli. La relazione della scorsa legislatura, letta oggi senza nomi fornirebbe un quadro chiaro degli errori da evitare. Ma su questo argomento non si è mai a posto. Servono leggi e dobbiamo farci aiutare da chi ha più esperienza. Il riciclaggio è una necessità per la criminalità organizzata per cui deve essere un problema prioritario. E chi ha disponibilità di denaro è in vantaggio su altri imprenditori. L’antiriciclaggio è la sfida principale, che si vince con la coralità tra autorità amministrative, magistratura, forze di polizia, professionisti, banche e cittadini. Sui prestanome è ora di fare il massimo perché questa usanza finisca il prima possibile. Sui giochi occorre alzare il livello di guardia. Ma la priorità vera è la crescita nostra come cittadini”.

 

Federico Pedini Amati, Ps: “La commissione Antimafia non aveva le stesse funzioni di quella precedente, dunque un altro compito. Per la prima volta si è fatto un quadro della situazione. L’aspettativa della popolazione è molto alta, ma forse l’ambito istituzionale è improprio rispetto alla percezione vera delle infiltrazioni. Anche la politica non è preparata. La criminalità organizzata si è evoluta, anche sulla base delle nuove normative internazionali, che in parte il Titano ha fatto sue. Dunque il contrasto è fondamentale per creare anche un senso civico indispensabile. La Repubblica è stata spesso agli oneri delle cronache per inchieste sul riciclaggio, triangolazioni, spionaggio industriale, tangenti, estorsioni e molto altro. Così abbiamo perso di autorevolezza e credibilità, anche nella popolazione. L’evoluzione della malavita è stata fortemente caratterizzata dalla mancanza di norme al passo con i tempi. La prima legge è del 2008 sull’adeguata verifica. Intrecci politico-affaristici condizionano le regole democratiche. Dalle audizioni in commissione sono emerse delle criticità: carenza di personale e competenze, le intercettazioni e altri strumenti, un database comune. Ci sono impossibilità oggettivi per gli uffici e sui controlli. C’è ancora tanto da fare e le negligenze del Paese passano dalla malapolitica degli ultimi anni e dalla poca incisività a fare luce su qualsiasi situazione”.

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