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San Marino, Consiglio Grande e Generale: riscossione dei crediti monofase

da Redazione

Il dibattito però viene rimandato alla prossima seduta per permettere ai consiglieri, spiegano i Capitani Reggenti, Valeria Ciavatta e Luca Beccari, di prendere conoscenza della relazione. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

I lavori del Consiglio grande e generale riprendono dall’esame del progetto di legge “L’Ordinamento del notariato”, approvato con 30 voti favorevoli, tre contrari, 14 astenuti e un non voto.

Dopo una breve interruzione si passa al riferimento del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, sulla verifica delle procedure di riscossione dei crediti monofase. Il dibattito però viene rimandato alla prossima seduta per permettere ai consiglieri, spiegano i Capitani Reggenti, Valeria Ciavatta e Luca Beccari, di prendere conoscenza della relazione. Viene così proposto di passare al comma riguardante la votazione degli ordini del giorno per poi affrontare le dimissioni del segretario di Stato per il Territorio, Matteo Fiorini. La richiesta di modificare la scaletta dei lavori viene messa ai voti e incassa i due terzi necessari: sono 45 i voti favorevoli e due i contrari.

Si passa così al comma 25, l’esame degli ordini del giorno, nel corso del quale, vengono esaminati e votati i primi quattro. Approvati quelli di C10-SU per l’introduzione del metodo della raccolta domiciliare spinta denominata porta a porta e per introdurre misure volte a una maggiore presenza delle donne negli organismi istituzionali. I lavori “inciampano” all’Odg di Rete per bloccare i finanziamenti dello Stato alla Fondazione “Meeting per l’Amicizia tra i popoli”: la votazione si conclude infatti in pareggio – 26 a favore, 26 contrari e 2 astenuti- e il Consiglio non delibera. L’Odg sarà messo al voto di nuovo in una seduta successiva. Respinto infine l’ultimo testo esaminato, proposto da Rete, per la riorganizzazione dei centri estivi. La Reggenza anticipa di un quarto d’ora la conclusione dei lavori per convocare i capigruppo: dovranno decidere quando mettere al voto l’odg di Rete su cui il Consiglio no ha deliberato. I lavori riprenderanno nel pomeriggio con l’esame degli altri 12 ordini del giorno rimasti.

 

Di seguito un riassunto degli interventi

 

Progetto di legge “L’Ordinamento del notariato”

 

Dichiarazioni di voto

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “E’ una legge che crea una sorta di normativa quadro ed è difficile entrare nei suoi sottili meccanismi. Si tratta di passaggi estremamente tecnici. Ho apprezzato il nuovo spartiacque in materia di sigilli. L’Ordine ha fatto delle scelte coraggiose, tra radiazioni e sospensioni. Quello che non mi piace è avere inserito nella legge la definizione di more uxorio. E’ fuori dai tempi. Mi asterrò”.

 

Antonella Mularoni, Ap: “Esprimiamo apprezzamento per legge che colma una lacuna relativa a una professione molto delicata. E’ quanto mai opportuno questo intervento che permetterà all’Ordine di dialogare meglio con le realtà circostanti e di presentarci all’esterno con una normativa moderna. Salutiamo con grande favore il varo di questa normativa che ha visto la collaborazione di diversi soggetti ed è stata sollecitata dallo stesso Ordine. Questa legge non poteva e non doveva cambiare il diritto sostanziale: in Aula su certe problematiche ci sono sensibilità diverse, comunque il termine more uxorio ha un significato ben preciso, previsto anche in altri ordinamenti, non sarebbe stata la sede opportuna per toglierlo. E comunque va mantenuto. La legge dà strumenti più chiari sulla vigilanza”.

 

Francesca Michelotti, Su: “Su e C10 si asterranno. E’ una sostanziale adesione anche sui contenuti. Occorreva confermare l’attività notarile sammarinese ai principi applicati in altri Stati. In Italia difficilmente gli avvocati svolgono la funzione notarile. Il fatto che da noi accada connota una certa tradizione giuridica del nostro Paese che va difesa. In questo caso l’ausilio dell’Ordine a scrivere la legge è stato necessario e molto utile. Bene l’impegno sul fronte deontologico per evitare certe derive”.

 

Vladimiro Selva, Psd: “Dichiaro il voto favorevole del Psd a questo progetto che ha tenuto in larga considerazione le indicazioni dell’Ordine. Si riordinano le norme del notariato, un elemento importante anche per l’internazionalizzazione della nostra economia”.

 

Gian Nicola Berti, Ns: “A nome del gruppo Pdcs-Ns ribadisco l’importanza dell’iter legislativo, che è stato abbastanza lungo, partito nella scorsa legislatura. C’è stato un grosso contributo da parte di componenti politiche e sociali per un impianto normativo che non crea cose nuove rispetto alla prassi quotidiana. Le innovazioni sono limitate e di garanzia, l’elemento positivo è avere codificato alcune norme e alcune prassi. Il notaio deve prima garantire i cittadini, poi lo Stato e infine redigere un atto in modo che la sua veste professionale non possa essere messa in discussione. Negli ultimi tempi c’è stato qualche inciampo e questa legge è utile per fare il punto. Non sarebbe compromettente che tutti fossero favorevoli”.

 

Riferimento del segretario di Stato per le Finanze sulla verifica delle procedure di riscossione dei crediti monofase e successivo dibattito

 

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “La commissione è stata incaricata di verificare le procedure di riscossione della monofase per rilevare le criticità del sistema, con particolare riferimento ai crediti di dubbia e difficile riscossione, segnalare anomalie e indicare le azioni di riforma necessarie. Ha concluso l’attività rassegnando le conclusioni nel termine concesso. Per l’ammontare dei crediti monofase si farà riferimento al dato certo registrato alla chiusura del bilancio consuntivo dello Stato 2012. I crediti complessivi per imposta monofase ammontano a 366.6 milioni di euro. Così suddivisi: crediti certi, 208.8 milioni, di cui 201.7 per imposta monofase, 5.4 per imposta speciale prodotti petroliferi, 1.6 dilazionati. Crediti immobilizzati, 157.7 milioni di euro, di cui 68.9 crediti Monofase in riscossione coattiva, 23.6 crediti incerti (per Monofase), 65.2 crediti dubbia e difficile esazione. I crediti certi vengono di norma riscossi nel corso negli esercizi finanziari successivi mentre, i crediti immobilizzati sono iscritti al Fondo Svalutazione Crediti. Alla data di chiusura del bilancio consuntivo 2012 i crediti valutati di dubbia esigibilità ammontavano a 207 milioni di euro di cui 56,3.del Fondo Svalutazione Crediti per imposta monofase, 101,4 di Fondo Svalutazione crediti per rettifica rimborsi imposta sulle merci importate, 20,3 del Fondo Svalutazione Crediti per I.G.R, 9,9 del Fondo Svalutazione Crediti per ingiunzione varie, 9,1 del Fondo Svalutazione per crediti vari. Pertanto alla chiusura dei conti i crediti relativi all’imposta monofase valutati dall’Ufficio Tributario di dubbia esigibilità ammontavano complessivamente a 157.7 milioni di euro di cui 56. 3 per imposta monofase ed 101.4 per rettifica rimborsi imposta sulle merci importate. Il Fondo Svalutazione Crediti viene annualmente aumentato dall’inserimento di nuovi crediti incerti e diminuito a seguito di riscossioni o perché divenuti definitivamente inesigibili; in ogni caso l’eliminazione lascia immutata l’obbligazione del debitore nei confronti dello Stato. Qualora si voglia depurare il Bilancio dei crediti dubbi iscritti da diversi esercizi, così come suggerito anche dagli organismi internazionali e come proposto dalla segreteria di Stato, si potrebbe valutare la seguente procedura: trascorsi i termini previsti per legge per cui i residui attivi non oggetto di riscossione entro il terzo esercizio successivo alla loro iscrizione si intendono perenti, il Congresso di Stato può disporre l’eliminazione dei residui attivi dal bilancio finanziario e l’iscrizione in una apposita voce. Conseguentemente il Fondo svalutazione crediti verrebbe diminuito dell’importo dei residui eliminati; non ci saranno pertanto incidenze sul risultato di bilancio dell’anno in cui avviene l’operazione. Questa procedura non interromperebbe il processo di riscossione. I crediti si riferiscono a un arco temporale molto ampio. Fino al 2004 le disposizioni in materia di rimborso monofase erano incentrate sulla procedura dei “concordati monofase”. Dal 2005 entra in vigore il nuovo sistema di autoliquidazione del rimborso monofase calcolato sulla base di una dichiarazione annuale controllata dall’Ufficio Tributario. I controlli sulle denunce annuali monofase (annualmente vengono presentate circa 1.400 denunce) si sviluppano mediamente in tre anni, tempi che potrebbero aggravare il rischio di recupero dei crediti. Dunque occorre potenziare e specializzare il personale dell’Ufficio. Manca ancora un sistema di accertamento a sorteggio, mentre il controllo in via ordinaria a distanza non è pienamente confacente all’imposta sulle importazioni e la previsione della soglia minima di 5.000 euro per il visto telematico potrebbe rappresentare terreno fertile per il proliferare di fenomeni distorsi. I crediti più significativi degli elenchi dei debitori monofase si riferiscono a società che risultano aver effettuato cessioni nei confronti di operatori italiani in violazione delle norme. Si riferiscono altresì agli operatori economici cui il governo ha revocato la licenza. Si tratta di imprese prive di struttura. In questi casi il recupero dei crediti è fortemente compromesso. La commissione propone una serie di interventi per una più efficace azione di recupero: rafforzare, anche sul piano penale, le disposizioni sulla solidità e integrità del capitale sociale e la tutela delle ragioni dei terzi creditori delle società; predisporre, in via prioritaria, il decreto delegato che disciplina la revoca dei rimborsi all’esportazione, riferiti agli operatori economici segnalati dall’Ufficio Centrale di Collegamento; prevedere per i settori a rischio forme opzionali di garanzie e predisporre un’attività di controllo puntuale; attivare un più completo e penetrante controllo a opera dell’Ufficio Tributario; introdurre, al fine di rendere il dato finanziario più vicino alla situazione reale, le procedure contabili per l’eliminazione dal bilancio dei crediti ritenuti di dubbia e difficile esazione; proporre una revisione dell’operatività del “visto merci telematico”; prevedere in accordo con le forze di polizia un rafforzamento dei controlli sul territorio sui trasporti di merci in particolare in entrata; definire un protocollo operativo che garantisca la coerenza e la univocità dei dati e delle informazioni rispettivamente gestite con la finalità di consolidare e rafforzare la piena collaborazione fra gli uffici; promuovere iniziative per specializzare il personale dell’Ufficio Tributario; definire tempestivamente le procedure di concordato tuttora pendenti (circa 300 pratiche riferite al periodo antecedente al 2004); valutare le attuali scadenze riferite alla riscossione dell’imposta monofase per ridurne. Queste proposte mirano ad ottimizzare le condizioni normative ed operative per garantire un’efficace, efficiente e incisiva gestione dell’azione di recupero dei crediti vantati dall’erario”.

 

Comma 25. Votazione ordini del giorno

 

a) Ordine del giorno presentato dai Gruppi Consiliari Civico10 e Sinistra Unita per l’introduzione del metodo della raccolta domiciliare spinta denominata porta a porta. Ordine del giorno approvato a maggioranza con modifica del termine. Non più entro metà del 2015 ma entro la fine del 2015.

 

Andrea Zafferani, C10: “Con questo ordine del giorno andiamo ad impegnare il Governo affinché: si intraprendano le azioni più opportune per introdurre entro la metà del prossimo anno in tutto il territorio il porta a porta. Nella fase di passaggio organizzativo e gestionale al nuovo metodo si dovranno individuare delle soluzioni temporanee e non in contrasto con la scelta del porta a porta per rispondere all’emergenza e mettere in sicurezza il conferimento dei rifiuti presso gli impianti delle Regioni a noi limitrofe. Tale scelta permetterà al nostro Paese di allinearsi pienamente ai principi e ai contenuti di riferimento della strategia ‘Rifiuti zero’ e di perseguire obiettivi di autonomia, sostenibilità e amministrazione virtuosa, diventando punto di riferimento a livello internazionale”.

 

Vladimiro Selva, Psd: “Nell’ambito della maggioranza ci siamo confrontati su questo ordine del giorno e crediamo sia in linea con le politiche ambientali che stiamo portando avanti. Nell’ambito dell’Osservatorio costituito lo scorso luglio abbiamo riscontrato che la soluzione del porta a porta è quella più efficiente in termini economici e di raccolta differenziata. L’Osservatorio ha dato mandato all’azienda di servizi di definire un sistema di raccolta porta a porta. L’ordine del giorno può essere accolto ma a nostro avviso occorre modificare il termine: non entro metà del prossimo anno ma entro fine del 2015”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Favorevoli ‘senza se e senza ma’ all’ordine del giorno. Chiediamo che durante la negoziazione per l’associazione con l’Unione Europea il tema ambientale venga inserito nel pacchetto di questioni da affrontare con le istituzioni europee”.

 

Augusto Michelotti, Su: “Speravamo che il porta a porta potesse venire introdotto in tempi più brevi. Prendiamo atto della richiesta di posticipare il termine a fine 2015. Ci auguriamo che si riesca a fare prima ma siamo disponibili ad adeguarci alle richieste di modifica dell’ordine del giorno. Entro fine 2015 però vorremmo che tutto il territorio sia servito dal porta a porta. Favorevoli anche a questa proposta”.

 

Elena Tonnini, Rete: “Favorevoli all’ordine del giorno che promuove ancora la strategia ‘rifiuti zero’. Il porta a porta è sempre stato promosso dal nostro movimento come fase intermedia tra fase a monte e fase a valle. Effettuare il porta a porta come se fosse un comparto stagno non risolve il problema della gestione dei rifiuti: occorre fare in modo che queste tre fasi siano ben legate tra di loro. Il Piano di gestione dei rifiuti dovrebbe vedere l’Osservatorio impegnato in una sua ridefinizione”.

 

Stefano Canti, Pdcs: “Sosteniamo l’approvazione dell’ordine del giorno. Nella passata legislatura ed anche in quella attuale il tema dei rifiuti rappresenta un aspetto prioritario e, a nostro avviso, da potenziare. Dobbiamo rivedere la strategia in materia di gestione dei rifiuti individuando nella raccolta domiciliare un utile strumento per raggiungere alti livelli di differenziata. In attuazione degli obiettivi individuati dall’Osservatorio riteniamo dunque di dover accogliere questo ordine del giorno”.

 

Nicola Renzi, Ap: “Finalmente arriviamo a un momento come questo in cui discutiamo un ordine del giorno in Consiglio che ha alle spalle un lungo lavoro anche da parte della maggioranza di confronto. Positivo il fatto che su questo tema, così importante per la nostra comunità, ci sia una sorta di visione unanime pur con le dovute piccole differenze”.

 

b) Ordine del giorno presentato dai Gruppi Consiliari Civico10 e Sinistra Unita per interventi finalizzati ad una maggiore presenza delle donne e una rappresentanza più ampia delle categorie lavorative negli organismi istituzionali e per una riorganizzazione dei tempi e delle modalità di gestione dei lavori consiliari. L’ordine del giorno è approvato a maggioranza.

 

Francesca Michelotti, Su: “E’ un nostro dovere quello di favorire la partecipazione femminile alla vita politica del nostro Paese. Così come dobbiamo permettere a maggiori categorie sociali di impegnarsi nella politica sammarinese. Noi vogliamo stare in un Paese dove vige lo stato di diritto. L’esclusione dal Consiglio di intere fasce di categorie lavorative perché impossibilitate a partecipare per un aumento delle complessità dei lavori consiliari è negativo. Dobbiamo dare possibilità a tutti di partecipare all’attività del Consiglio Grande e Generale”.

 

Mimma Zavoli, C10: “Con questo ordine del giorno chiediamo al Consiglio Grande e Generale al fine di garantire ‘una democrazia paritaria e un’effettiva rappresentanza sociale e di genere nella composizione degli organismi elettivi, la realizzazione per tutti i cittadini del diritto effettivo alla eleggibilità e all’esercizio dell’incarico istituzionale, una pluralità di voci in grado di rappresentare in ambito consiliare il più ampio ventaglio degli interessi del Paese’ di formulare un quadro di interventi per ‘favorire una maggiore presenza delle donne e una rappresentanza più ampia delle categorie lavorative negli organismi istituzionali e per sollecitare una riorganizzazione dei i tempi e delle modalità di gestione dei lavori consiliari tenendo in considerazione la reale possibilità di partecipazione di tutti i consiglieri’.Non spendo ulteriori parole perché il consigliere Michelotti ha già espresso le motivazioni che hanno portato alla stesura di questo ordine del giorno. Ringrazio solo i gruppi che hanno sostenuto questo provvedimento”.

 

Mariella Mularoni, Pdcs: “La problematica sollevata è molto sentita. Non è facile per una donna confrontarsi con i problemi legati alla difficoltà di conciliare famiglia, lavoro e un eventuale terzo impegno in Politica. E’ molto difficile per le donne partecipare alla vita politica quindi è un’urgenza da affrontare con apposita normativa. Condividiamo quanto evidenziato nell’ordine del giorno ed esprimo a nome del nostro gruppo voto favorevole”.

 

Antonella Mularoni, Ap: “Abbiamo ritenuto che l’approvazione di questo ordine del giorno potesse essere un passo in avanti nello spirito di questo Consiglio: trovare modalità condivisa per la modifica del regolamento consiliare. La scarsa presenza femminile all’interno del Parlamento e delle istituzioni è una delle questioni più volte sollevate dall’Unione interparlamentare. Problematica su cui il nostro paese non brilla particolarmente. Ribadisco dunque nostro voto favorevole”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “Ad oggi ci ritroviamo con una rappresentanza femminile in Consiglio che non brilla in termini di uguaglianza e di numeri negli organi dello Stato. Impossibile non sottolineare poi la difficoltà di alcune categorie di lavoratori di partecipare alla vita politica, dando il proprio contributo all’attività consiliare. Anche a causa dei tempi della politica e dell’organizzazione dei lavori consiliari. Si è detto all’interno di questo odg che una delle soluzioni alle problematiche segnalate potrebbe essere la riforma del regolamento consiliare: questa però è solo una parte del ragionamento. Purtroppo quando si è presi dalla routine quotidiana spesso le buone intenzioni volano via però dobbiamo continuare a perseguire l’obiettivo di favorire la partecipazione femminile”.

 

Grazia Zafferani, Rete: “Per favorire la partecipazione ci devono essere tempi che favoriscono la conciliazione di tempi lavorativi e tempi familiari. E’ mortificante stare a parlarne ancora nel 2014. Occorre anche eliminare certi stereotipi nella cultura, nella politica, nel mondo del lavoro e nella società: il vero cambiamento è culturale ed inizia da qui. Questo ordine del giorno trova tutto il nostro appoggio”.

 

Francesco Pedini Amati, Ps: “Occorre maggior buon senso rispetto all’organizzazione dei lavori consiliari. Anche per favorire la partecipazione femminile. Non vorrei però che attraverso delle norme si generasse quella impostazione tale per cui le rappresentanze del genere femminile debbano essere obbligatoriamente uguali a quelle del genere maschile. Non può essere una legge a determinare le rappresentanze di genere: svilirebbe le stesse donne. Sono assolutamente d’accordo che sulla logica del buon senso e della riorganizzazione del regolamento consiliare si debba tenere conto delle esigenze femminili, ma non impostiamolo in una logica normativa netta che imponga una parità di rappresentanze”.

 

Stefano Macina, Psd: “I tempi attuali della politica e l’impegno che stiamo portando avanti nel Consiglio diventano difficilmente compatibili con gli impegni lavorativi e professionali dei consiglieri. Siccome ritengo che dobbiamo allargare le possibilità di partecipazione al Consiglio e non restringerli penso che questo odg sia uno stimolo importante nella direzione di una modifica al regolamento consiliare”.

 

c) Ordine del giorno presentato dal Gruppo Consiliare del Movimento R.E.T.E. affinché il Congresso di Stato: – non eroghi finanziamenti alla Fondazione “Meeting per l’Amicizia tra i Popoli”; – collabori con l’Italia per appurare la regolarità dei bilanci che la fondazione ha sino ad oggi presentato al Congresso di Stato medesimo. Il Consiglio non delibera per parità di voto: 26 voti a favore, 26 contrari e 2 astenuti.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Qui non si tratta di fare una guerra ideologica, ma di rendere opportuno ed etico il modo in cui San Marino eroga sovvenzionamenti alle varie organizzazioni, si ritiene che queste debbano avere almeno bilanci chiari. Nell’ordine del giorno è spiegato lo stato dell’arte del coinvolgimento nelle indagini delle figure apicali del Meeting, crediamo che i soldi statali debbano essere investiti dove i bilanci parlino chiaro. In questo caso ci sono rinvii a giudizio, è terminata l’ora di dare a pioggia soldi statali a una platea infinita, se si fanno investimenti, si facciano con chi ha i conti chiari”.

 

Luca Santolini, C10: “Dichiaro voto favorevole di C10 a questo ordine del giorno. Il discorso Meeting è stato affrontato diverse volte in Aula, sottolineando l’opportunità a livello di promozione del Paese e la possibilità di incontrare personaggi italiani di alto livello che frequentano questa manifestazione. Credo però che l’opportunità non debba essere messa avanti all’etica, nel momento in cui i vertici della fondazione sono stati rinviati a giudizio per reati legati a questa manifestazione”.

 

Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs: “Non parliamo di ideologia, come detto, ma di opportunità. La giustizia deve fare il suo corso, ricordo solo che in udienza preliminare gli indagati hanno rifiutato qualsiasi accordo perché sicuri di dimostrare poi in dibattimento la propria estraneità ai reati mossi nei loro confronti. Sottolineo poi che la 35esima edizione del Meeting è strettamente legata all’Expo’ 2015 cui San Marino partecipa, a ulteriore motivazione per cui San Marino dovrà esserci quest’anno e in futuro. Respingiamo l’ordine del giorno a nome della lista Pdcs-Ns”.

 

Francesca Michelotti, Su: “Non sono rimasta stupita dalle disavventure giudiziarie dei vertici dell’organizzazione, senza voler criminalizzare un’associazione che ha anche note di merito. Tuttavia andare ad appoggiare iniziative di una fondazione che ha diversi punti oscuri mi pare quantomeno inopportuno da parte dello Stato. Non ho mai ritenuto indispensabile partecipare alla vetrina di Rimini per incontrare personaggi di spicco dell’economia e della politica italiana, San Marino non deve cercare quel palcoscenico per gestire quei rapporti. Siamo uno Stato sovrano, andare ad appiattire la nostra sovranità, elemosinando uno spazio così a noi vicino è deprimente. San Marino ci va poi con uno stand, come una qualsiasi altra azienda che cerca di promuoversi, senza carattere istituzionale. Dimostriamo un po’ di stile, invece di buttare via la nostra sovranità in spazi frequentatissimi, non è detto che queste frequentazioni non siano poi messe in discussione da procedimenti giudiziari. Io sono sempre stata contraria, anche per ragioni ideologiche. Le ombre di certi procedimenti non dovrebbero renderci così tolleranti, scusate”.

 

Stefano Macina, Psd: “L’ordine del giorno così formulato non può trovare il nostro consenso. Negli impegni indicati per il governo ci sono due elementi dubbi: avviare un confronto e uno scambio di informazioni è infatti prerogativa della magistratura e mettere in atto una prassi diversa da quella vigente mi sembra non condivisibile. L’altra questione dubbia è la richiesta di verifica della veridicità dei bilanci. Su questo ci auguriamo la magistratura italiana lo faccia quanto prima, è un dovere cui questa deve adempiere. Sono due indicazioni che ci portano da sole a non condividere l’odg. Poi c’è una considerazione più generale, credo che l’evento sia un’opportunità per San Marino, è una vetrina che credo debba continuare ad essere frequentata. Credo San Marino ci debba essere in virtù di alcuni spazi che intende portare avanti, e non come contributo a una fondazione. Lo stand non è semplice presenza commerciale di uno Stato, è anche luogo di incontro e di relazioni per gli imprenditori stessi di San Marino, quindi per incontri di tipo politico ma anche economico. Concordo che l’impegno deve essere commisurato certamente alle nostro condizioni economiche attuali”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “E’ chiaro che trattandosi di una fiera è possibile ci sia opportunità di incontri. Noi abbiamo già detto che i soldi del Meeting dovrebbero essere piuttosto investiti in partecipazioni in altre fiere e in altre occasioni di incontro. E’ falso quanto detto dal consigliere Ugolini. In un articolo del ‘Fatto quotidiano’ si dice che il Meeting ha già restituito 88 mila euro alla provincia di Rimini, riconoscendo un debito, ora rimangono oltre 300 mila euro con cui rimborsare la Regione Emilia Romagna. Condivido ogni singola parola deò consigliere Michelotti, se San Marino confessa di aver bisogno del Meeting, confessa una sua incapacità di intessere relazioni diplomatiche e del suo corpo diplomatico. Ricordo poi alcune bruttissime figure fatte da alcuni segretari di Stato in quel contesto con l’allora ministro Giulio Tremonti. Altro che vetrina, ci sono stati momenti molto bui e imbarazzanti. In definitiva, cosa impedisce San Marino di costituirsi parte civile in un processo che sta vedendo le prime restituzioni verso un ente cui ha versato negli anni tanti soldi? Perché non deve richiedere quanto dovuto? Uno Stato sovrano deve vigilare che ciò che finanzia sia in regola e non stia truffando istituzioni italiane e anche sammarinesi”.

 

Rossano Fabbri, Ps: “Questo parlamento e questo Paese devono essere in grado di darsi una linea e delle regole valide per qualsiasi situazione penalmente rilevante, come quella presentata in questo ordine del giorno. Gli enti pubblici italiani non hanno mancato di essersi costituiti parte civile in procedimenti che coinvolgono istituti sammarinesi e anche le nostre istituzioni dovrebbero compiere una riflessione a riguardo, per tutelarsi. L’odg va preso seriamente in considerazione e va accolta l’istanza che impegna il govero a non erogare finanziamenti per l’anno in corso in attesa degli sviluppi del processo”.

 

Giovanni Francesco Ugolini, replica: “Lasciamo lavorare la giustizia. Mi spiace che il consigliere Ciavatta mi abbia accusato di aver detto falsità, ho solo riportato dei fatti e lui dice che ho detto falsità su altre cose, è il metodo Rete, o forse il metodo Ciavatta, e mi spiace veramente”.

 

Ordine del giorno presentato dal Gruppo Consiliare del Movimento R.E.T.E. affinchè il Congresso di Stato predisponga – entro il 14.04.2014 – apposito piano per la riorganizzazione dei Centri Estivi improntato al contenimento dei costi sia per lo Stato che per l’utenza e soggetto alla valutazione dell’utenza medesima tramite appositi questionari.

 

Respinto

 

Grazia Zafferani, Rete: “Ritengo che approvare questo ordine del giorno sia un primo passo per fare uno sforzo a livello politico, per andare incontro alle famiglie”

 

Mariella Mularoni, Pdcs: “E’ già prevista per legge la riorganizzazione dei servizi dei centri estivi. La scuola nel 2013 ha già fatto il proprio dovere intervenendo efficacemente nella fase della spending review senza inficiare la qualità dei servizi. Il nostro obiettivo è mantenere questi livelli. Attualmente è in corso il confronto con i sindacati per una diversa riorganizzazione dei centri estivi e di tutto l’ordine scolastico. A nome della lista Pdcs-Ns dicharo il non accoglimento dell’odg”.

 

Mimma Zavoli, C10: “Esprimo il nostro voto favorevole a questo odg dei colleghi di Rete. Prendo spunto per fare una riflessione sui rischi che stiamo correndo sulla possibilità di mantenere livello attuale dei servizi scolastici. Ci stiamo avviando a un percorso pericoloso di perdita di qualità, mentre si continua con gli sperperi senza porvi rimedio”.

 

Guerrino Zanotti, Psd: “Intervengo a nome del Psd per esprimere la posizione di non accoglimento di questo Odg. Accogliere un testo che chiede di venire con un piano di riorganizzazione entro il 14 aprile- mentre ne stiamo discutendo il 17- e di presentare un piano entro il 30 aprile, non è accoglibile neanche volendo. La segreteria di Stato sta lavorando a un piano di organizzazione, ha istituito un tavolo insieme alle organizzazioni sindacali, si è giunti a una prima definizione verso cui gli stessi sindacati hanno espresso soddisfazione”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Dichiaro il voto favorevole per la coalizione Intesa per il Paese, Ps e Upr. L’ordine del giorno è stato presentato mesi fa, la prego, consigliere Zanotti, di dire le cose come stanno. Chi ha qualche figlio piccolo- e io ne ho due- non ha potuto iscriverli ai centri estivi perché ancora non si sapeva come sarebbe stata la riorganizzazione. Va bene tutto, però Zanotti, certe cose sarebbe meglio non dirle. Questa cosa non è stata gestita in modo trasparente”.

 

Francesca Michelotti, Su: “Il fatto che i toni si stanno surriscaldando ci fa comprendere come gli asili nido siano cambiati radicalmente, i centri estivi non sono più un servizio aggiuntivo ma un servizio centrale per l’organizzazione familiare. La responsabilità educativa dello Stato non si ferma nei centri estivi, se i nuovi modelli economici ridisegnano anche il tempo della famiglia questa è politica anche della famiglia, è politica sociale. La riflessione sui centri estivi deve essere fatta perché devono rispondere a esigenze forti e mutate. Faccio un appello dalla parte dei bambini. Chiedo uno sforzo creativo affinché in estate i bambini non siano ricollocati nelle loro scuole, ma siano portati in mezzo alla natura, che possano fare sport, giocare, fare vacanza”.

 

Nicola Renzi, Ap: “Non riesco a capire l’innalzamento dei toni su questo tema. Questo odg è stato presentato prima dell’avvio della riorganizzazione dei centri estivi, esiste una discrepanza nell’assumere questo odg quando alcuni provvedimenti sono stati già presi, non è necessario fare confusione. Io sono favorevole a determinare cosa sia il sistema educativo sammarinese pubblico, poi c’è una discriminante, cosa non rientra al suo interno? Dobbiamo arrivare a determinarlo e non lasciarci andare a interpretazioni estensive perché allora tutto può diventare sistema educativo pubblico. Ciò creerebbe confusione e toglierebbe alle famiglie spazi di manovra importanti”.

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