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San Marino, Consiglio Grande e Generale: sviluppo del sistema bancario

da Redazione

Il dibattito è stato protagonista della seduta notturna. Il report dettagliato dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Il dibattito sullo stato e lo sviluppo del sistema bancario e finanziario è protagonista della seduta notturna. I lavori riprenderanno oggi alle 13. Di seguito un riassunto degli interventi.

 Consiglio Grande e Generale2

 

Massimo Cenci, Ns: “Ci sono molte correlazioni col dibattito appena concluso. L’industria bancaria ha sofferto questo ultimo periodo di incertezza sul nostro riconoscimento internazionale. A fine 2008 c’erano 12 banche e oltre 60 finanziarie, ora sono 6 e una quindicina, mentre la raccolta si è dimezzata. I dipendenti non sono diminuiti nello stesso numero, né le filiali. Il mercato di riferimento non basta e in alcuni casi non esiste più. La sfida è operare su nuovi mercati e attrarre nuovi operatori. Si passa a un orizzonte di lungo periodo. E il passaggio si progetta con le banche. La politica deve creare le migliori condizioni perché gli operatori possano crescere. Occorre procedere nell’adeguamento normativo e aiutare gli operatori nel percorso. Per uno sviluppo corretto è però il Paese che deve crescere, le norme non bastano: servono tecnologie, una macchina pubblica che funziona e un marchio San Marino adeguato. Il sistema finanziario deve diventare fondamentale per lo sviluppo del Paese. Il freno più grosso era l’immagine di non trasparenza e le banche ne sono consapevoli. Bcsm ha un ruolo centrale. Va aggiornata e potenziata. Bene la task force che completa il lavoro di Banca centrale. E bene che il 2014 sia l’anno del Memorandum. L’università deve sostenere gli asset strategici del nostro Paese e i nostri giovani devono far esperienze all’estero. Occorre riprogettare il futuro con le banche, con coraggio, senza perdere di vista ciò che siamo”.

 

Ivan Foschi, Su: “La relazione non è stata consegnata in tempi utili. Perché non sono state portate prima in Aula le relazioni di Bcsm? Oggi sembra ci sia una prospettiva più ottimistica per il futuro. Ieri si è impostato il ragionamento su termini quantitativi, ora occorre puntare sulla qualità e preoccuparci del tipo di raccolta che facciamo. Le cifre sono impietose: scudo fiscale, l’atteggiamento cambiato degli organismi internazionali, il segreto bancario, molte cose sono cambiate. Nella relazione 2012 il presidente Clarizia sottolinea che non c’era controllo su chi portava capitali: si è badato a fare numero, c’è stata superficialità, a volte connivenza. Anche l’ambiente politico è stato tollerante. Ci sono state connivenze. Molti nostri problemi sono dovuti alla deregulation nel mondo bancario. Ci sono stati banchieri improvvisati, in quegli istituti che sono andati nei guai. Gli organismi sono stati delegittimati e le critiche venivano da personaggi coinvolti in inchieste giudiziarie. C’è stata asimmetria nei provvedimenti di Bcsm a volte, però ci sono stato problemi grossi. Il processo di cambiamento è lenti e incontra ancora resistenze. Per rilanciare il sistema occorre studiare. Abbiamo un enorme potenziale di giovani. Ma serve una classe dirigente all’altezza per realizzare un circolo virtuoso. Il libro bianco dell’Abs è criticato dalla relazione di Bcsm, sembra che i controlli siano vessatori. Sulla trasparenza delle proprietà bancarie non si è fatto nulla e si discute sul ruolo della vigilanza. Già ci sono state ingerenze. Elementi da mettere ora al bando”.

 

Stefano Canti, Pdcs: “Nonostante l’andamento sia positivo, c’è stato un trend discendente. L’attuale sistema è profondamente diverso dal passato, per numeri, sportelli e banche, e per le masse gestite. Il mondo è cambiato e dobbiamo trarne le conseguenze. L’anonimato societario e il segreto bancario non sono più al tempo. I mercati si basano su fiducia e reputazione. Su questi temi siamo come gli altri ci vedono, non conta quanto facciamo. La percezione è legata a eventi quali l’uscita dalla procedura rafforzata e dalla black list. E’ questa la direzione. Dobbiamo aderire alle normative internazionali, la sovranità si difende integrandosi. Serve la Centrale rischi, tenuta da Bcsm. La politica deve fare da facilitatore e da stimolo, operando nel lungo termine. Bcsm deve avere un ruolo di guida, cercando efficienza e risparmio, ma non a scapito del controllo e dei rapporti internazionali. L’entrata nel Sepa è una garanzia, anche per trovare nuovi operatori. Occorre puntare sulla formazione dei nostri giovani. E il Paese dovrebbe essere unito”.

 

Marco Podeschi, Upr: “I documenti arrivano con 2-3 anni di ritardo. E il 2010 per Bcsm è stato molto turbolento. A ottobre 2010 era stata varata una mini riforma per una maggiore autonomia. Si è perso molto tempo dall’odg respinto sempre nel 2010. In nove anni si sono dimessi tre presidenti, Valentini, Bossone e Reggia. Per molto tempo ci sono state cariche vacanti. Serve una riforma dello statuto di Bcsm. A gennaio 2012 Upr ha presentato un progetto di legge, ora è in attesa di prima lettura. Ci piacerebbe confrontarci per trovare larghe condivisioni. La governace va riorganizzata. Oggi è un ibrido. Va rivista l’autonomia dell’Aif, i vertici sono nominati dal congresso di Stato, non hanno la stessa dignità di Bcsm e Clo, per i quali nomina il Consiglio. La riforma andrebbe fatta prima del prossimo arrivo del Fmi. Servono dati sistemici, è una grave lacuna. Non ci sono analisi da parte degli organi di Stato, manca un ufficio studi che produca dati. Sono necessarie anche le audizioni in Aula. Sul futuro la relazione mi è piaciuta. Ci sono argomenti innovativi come la finanza islamica. Certo le prospettive non sono rosee e inciderà il provvedimento di rimpatrio del governo Renzi. I competitor a livello finanziario hanno elevata professionalità, i parametri sono la capacità di offrire servizi evoluti. E siamo molto indietro. Le banche hanno dato decine di milioni alla società sammarinese, serve coerenza e non urla allo scandalo. Lo Stato, purtroppo, è dovuto intervenire, come nei Paesi seri. Occorre ora riflettere sull’aspetto dimensionale delle nostre banche. Non possiamo crescere senza controllo. Spesso sfugge anche la tutela del risparmiatore. Qui la relazione è carente. Ci preme la sorta dei dipendenti del settore, circa 600: decine hanno perso il lavoro e c’è difficoltà a ricollocarli. Serve una politica di riallocazione”.

 

Antonella Mularoni, Ap: “Qualche anno fa era facile fare banca perché i soldi arrivavano senza cercarli. Oggi è più difficile. Dovremo offrire prodotti, servizi e tempi superiori ai concorrenti. Abbiamo ragazzi molto bravi e sono in Svizzera e Inghilterra. Hanno competenza e voglia. Il nostro sistema deve promuovere la possibilità per i giovani di prepararsi fuori. Le banche devono fare uno sforzo a preparare i giovani formati. Avere dei gruppi di lavoro tripartiti può essere importante, governo, Bcsm e Abs, per decidere dove andare. I costi non devono essere spropositati. Nel corpo diplomatico e negli amici del Paese ci sono esperti. Potrebbero darci una mano. Certe consulenze strapagate non ci sono servite. Alcuni settori sono stati individuati, tra cui la finanza islamica. Anche qui abbiamo amici felici di darci una mano. Ed è una finanza etica. Il fatto di fare banca tradizionale ci hanno evitato problemi maggiori. Sul coinvolgimento dell’università: o la nostra garantisce alto livello, altrimenti è meglio che i nostri ragazzi si formino fuori. Chi vuole fare carriera deve acquisire le competenze, se non va all’estero non va avanti. L’inglese è fondamentale La difficoltà che vive il Paese va gestita come una grande opportunità di cambiamento di mentalità e di formazione. Facciamo percepire ai giovani che vince la competenza. Per diventare un punto di riferimento dobbiamo essere tutti concordi”.

 

Andrea Belluzzi, Psd: “Il nostro sistema bancario ha avuto il sistema economico al suo servizio. Invece deve essere una colonna su cui costruire il futuro del Paese. Il sistema deve trovare le sue traiettorie di sviluppo, in maniera condivisa. Non è solo un problema di risorse umane e formazione, sono necessarie anche risorse finanziarie. Il passaggio ha un costo che va coperto con le opportunità create dalla trattativa Ecofin, dalla Centrale rischi e dal Memorandum d’intesa. La formazione deve avere un respiro internazionale. Giusto individuare la task force, ma si tratta di una scelta di persone. Per cui va confrontata al tavolo di confronto”.

 

Massimo Andrea Ugolini, Pdcs: “Quando si parla di competitività le banche sono importanti. Non si può rilanciare il Paese senza accesso al credito. Le nostre banche non si sono mai sottratte, a differenza di altri sistemi fuori confine. E ora hanno coefficienti di liquidità importanti e possono sostenere la crescita. Per stabilizzare il settore ci sono stati dei costi, ma è affidabile. Chiunque ha depositi a San marino non ha mai visto sottrarsi nulla. Per il futuro gli istituti di sorveglianza dovranno avere un ruolo più incisivo. In Repubblica ci sono due gruppi di sistema, Crrsm e Bsm, che si distinguono perché destinano gli utili sul territorio. Bcsm deve accompagnare il sistema nello sviluppo, per il Sepa per esempio, una conquista molto importante. Vanno sottoscritti dei memorandum, il sistema deve uscire dal territorio. Servono la Centrale rischi e un consorzio per emettere carte di credito. Ci sono molte opportunità di business, ma servono formazione e crescita a tutti i livelli”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “La pubblicazione della relazione è avvenuta fuori tempo massimo. Spesso manca la capacità di fare rispettare le leggi. C’è stato lassismo. Ora dobbiamo pretendere da banche e finanziarie un atteggiamento che non metta a repentaglio i passi in avanti fatti. Sembra ci sia fibrillazione per lo scambio automatico nel 2015 e per il bagaglio del passato. Si prova ad aggirare l’indirizzo preso. Mi auguro, e sono rincuorato da alcuni toni di Felici, che si rimanga lungo la strada. La politica deve chiedere fermezza alla banche, anche sul rischio d’impresa. C’è sempre un occhio di riguardo per il settore. Si è garantito senza contropartite. Per cui va bene formare chi ha perduto il lavoro, ma le banche dovranno accollarsi l’onere. Le situazioni sono diverse da istituto a istituto. Mancano dati anche elementari per capire le esposizioni. Riconosco al segretario di Stato la fermezza e che la formazione è un’opportunità, ma mettendo tutti nelle stesse condizioni. Per l’università si possono prevedere degli accordi. La Centrale dei rischi è un ottimo strumento, mi stupisco non ci sia già. Se c’è la richiesta di un impegno di adeguamento al sistema daremo il nostro contributo. Il settore è importante ma non può essere il centrale”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Anche io segnalo l’impossibilità di leggere la relazione. Come per il comma successivo sui giochi. Prendo atto delle intenzioni del segretario di Stato su un comparto così importante. Anche se non è l’unico da sviluppare. Ci sono stati infiltrazioni di cosche malavitose, la piazza finanziaria è stata una delle cause per cui siamo stati additati come paradiso fiscale. La relazione pone buone basi su cui trovare collaborazione. Ma il cambiamento di mentalità ci sarà in certi ambienti? Le banche possono essere di supporto allo Stato, non viceversa. Il passato va tenuto presente per cosa non deve essere da qui in poi. Lo scambio automatico è la base per essere etici, come la Centrale dei rischi. Condivido le linee di principio, siamo disponibili al confronto. Anche il dibattito è la base per quel cambio di mentalità necessario”.

 

Marzo Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “La relazione è una visione del nostro futuro. Ho partecipato a tutte le situazioni che ha vissuto il sistema. E’ cambiato il mondo e abbiamo dovuto fare fronte a una difficoltà enorme. Dare linee di indirizzo è difficile. Lo Stato ha fatto la sua parte per mantenere il sistema solido, senza aiuti esterni. Ora dobbiamo dare una prospettiva. Negli ambiti internazionali ci si interroga sulle strade da prendere, sulla trasparenza e sulla stabilità. E c’è molta curiosità verso San Marino. Molti Paesi sono curiosi di sapere come abbiamo superato la crisi, lo scudo fiscale e l’isolamento internazionale. Abbiamo tenuto una lezione al Fmi con Bcsm. Abbiamo le carte in regola e dobbiamo guardare al futuro. Bcsm deve dare indirizzo al sistema, è fondamentale. Abbiamo prospettive forti: trasparenza e legalità offrono mercati enormi di investimenti trasparenti. E la relazione offre gli strumenti. Essere isolati significa l’asfissia, noi abbiamo scelto di essere competitivi nella trasparenza. Ed è la filosofia del libro banco dell’Abs. I principi della relazione riguardano la possibilità di attrarre investimenti e di creare nuovi strumenti, non solo in base alla fiscalità, per esempio anche alla transazione elettronica della moneta. Con questo documento guardiamo avanti. La finanza islamica è importante, l’Inghilterra ci ha scommesso. Alla base ci sono l’etica e la partecipazione del rischio da parte della banca. Possiamo aprire un faro di immagine e credibilità. Le riassicurazioni sono interessanti, c’è grande movimento di capitale. Il sistema bancario deve essere più vicino alle imprese. Lo è stato, ma oggi servono strumenti nuovi. Bene i fondi di venture capital per la ricerca. La strada è tracciata, ci sono grandi opportunità: dobbiamo fare una piazza finanziaria dinamica. Il confronto sarà fondamentale”.

 

Elena Tonnini, Rete: “La finanza è uno strumento importante se aiuta le imprese. A San Marino è molto sovvenzionata dalla Stato, senza un grande ritorno. E’ stata scelta come motore dell’economia e non è stata accompagnata dai necessari anticorpi. E non è stata una casualità. Dobbiamo capire quali sono stati i punti deboli. Sono elencati dalla relazione di Bcsm e dal libro bianco di Abs. Se si punta molto su una carta, si perde molto se non è quella giusta. Abs si sofferma sull’evasione e su leggi non adeguate, Bcsm sul collegamento con la mafia. Serve piena trasparenza, verso l’esterno e l’interno. Occorre trovare la giusta dimensione della finanza, va rivalutato il suo elemento trainante, trovare alternative virtuose. Occorre creare credito per le imprese e dare disponibilità di fondi per orientare la struttura produttiva verso una crescita sostenibile. Sviluppo economico e impatto sociale non devono essere sottomessi alla finanza. Ben venga l’adattamento alla nostra realtà delle richieste degli organismi internazionali. Si discute del tema di legare la finanza alla sostenibilità. Permette di gestire i fondi con minor rischio attuando un meccanismo virtuoso. La Centrale dei rischi sarà tutta sammarinese?”.

 

Giovani Francesco Ugolini, Pdcs: “Il sistema del passato dal 1990 ha fatto sviluppare ricchezza e lavoro. È stato un volano e ha creato le condizioni per lo sviluppo. Nel 2006 per la non firma si sono schierati poteri forti e parte della politica. E ci ha indebolito. La situazione internazionale e con l’Italia ha fatto il resto. Oggi però dobbiamo guardare avanti. Per essere credibili dobbiamo proporre un futuro. La collaborazione con gli organismi internazionali va proseguita, valorizzando le professioni esistenti. Dobbiamo internazionalizzare il comparto e il ritardo sul Memorandum non ci fa stare tranquilli, è un provvedimento saliente. Avevo apprezzato i capitali cinesi che poi si sono dissolti. Occorrono altri accordi, anche con enti privati per collocare il debito pubblico. Immettiamo una linea di debito sostenibile sul mercato per investitori di alto livello. Serve coraggio”.

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