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San Marino, Consiglio Grande e Generale: implementazione del rapporto con l’Italia

da Redazione

Completamento del nuovo quadro normativo di riferimento entro cui attivare ogni iniziativa bilaterale utile ad ampliare le collaborazioni sia sul piano economico che politico. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Con l’approvazione a larga maggioranza e a voto palese dell’ordine del giorno della maggioranza per l’implementazione del percorso di normalizzazione del rapporto con l’Italia si conclude la due giorni di dibattito consiliare sullo stato delle relazioni bilaterali. L’ordine del giorno, che ha incassato il favore anche di larga parte della minoranza e l’astensione di C10 e Rete, nel dettaglio impegna il governo e l’amministrazione ad imprimere un efficace impulso all’implementazione, in particolare, dell’accordo contro le doppie imposizioni, dell’accordo di cooperazione economica e di quello di collaborazione in materia finanziaria, a completamento del nuovo quadro normativo di riferimento entro cui attivare ogni iniziativa bilaterale utile ad ampliare le collaborazioni sia sul piano economico che politico”.

Licenziato il comma 13, i lavori proseguono con il riferimento del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, sullo stato e lo sviluppo del sistema bancario e finanziario. Il dibattito, in cui si prevedono 41 interventi, proseguirà in seduta notturna.

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Di seguito un riassunto del dibattito dei lavori.

 

Comma 13. Riferimento sullo stato delle relazioni con l’Italia con particolare riguardo al completamento del percorso di normalizzazione e successivo dibattito.

 

Antonella Mularoni, Ap: “Grazie a coloro che mi hanno ringraziato per il lavoro svolto nella passata legislatura, anche se all’epoca non mancarono gli attacchi alla mia persona. Forse ci si è resi conto che il lavoro fatto qualche frutto l’ha prodotto. Prima era motivo di vanto per i politici che segreto bancario e anonimato societario fossero due dei capisaldi dell’economia sammarinese. Ora invece abbiamo cambiato passo. Certe riforme però in passato sarebbero state molto più difficili, perché gran parte della classe politica e dei poteri forti non volevano che San Marino cambiasse il suo modello di sviluppo. Il G-20 di Londra nel 2009 ha dato un’accelerazione in tal senso. Non posso dimenticare quanto male hanno fatto al Paese le critiche che da certa classe politica e dai media piovevano su San Marino. E questo ci ha fatto malissimo. Vorrei evitare che gli errori del passato si ripetessero nel futuro. Adeguarsi agli standard internazionali significa collaborare con gli altri paesi e non essere più considerati uno Stato canaglia. Per amore di verità devo dire qualcosa sull’allontanamento dei vertici di Banca Centrale. Noi allontanammo il Capo di Vigilanza, gli altri vertici si allontanarono di propria iniziativa. Quei vertici di Banca Centrale c’erano quando San Marino finì in procedura rafforzata. Io devo pensare che sia solo colpa della classe politica, oppure anche da parte di chi avrebbe dovuto monitorare c’è stata una sottovalutazione del problema?”.

 

Luca Lazzari, Su: “L’uscita dalla black list è sicuramente un fatto positivo. Dovremmo però smettere di parlare di politica estera, che non è quella di cui dovrebbe parlare un piccolo Stato. Dovremmo parlare invece di politica internazionale, che è la politica del cosmopolitismo e della pace. Inoltre impostare la politica economica nella subordinazione ai capitali esteri significa non credere nella forza del Paese e nella sua capacità intrinseca di uscire dalla crisi economica”.

 

Paride Andreoli, Ps: “Il dibattito sui rapporti con la Repubblica italiana era una richiesta che il Partito socialista aveva fatto da tempo. Ho ascoltato la relazione del segretario Valentini, ma mi aspettavo contenuti maggiori. Ci aspettiamo da ogni singolo segretario di Stato, in particolare da quello delle Finanze, la volontà di ridisegnare il sistema economico del Paese. Occorre iniziare il tragitto post black list e non si può prendere a esempio il vecchio modello di sviluppo. A me quello che interessa oggi non è fare i retroscena o animare rimpianti, ma dire solo che da ora, giorno in cui termina un ciclo con l’uscita dalla black list, il governo non ha più alibi nell’affrontare le insidie che la Repubblica di San Marino ha davanti a sé. Non penso che tutte le notti si potesse pensare solo a “quando” e “come” uscire dalla lista nera. Ci si doveva preparare anche a una nuova progettazione per il futuro del nostro Paese. Il governo affronti con priorità, coraggio e determinazione le scelte future del Paese. Il punto di partenza sarà il dibattito che si terrà dopo quello odierno sui giochi e sul sistema bancario-finanziario sammarinese”.

 

Pier Marino Mularoni, Upr: “A me non interessa guardare nello specchietto retrovisore, si rischia di sbattere. Nel 2006, quando io stesso ero uno dei fautori della firma con l’Italia, purtroppo la politica è stata debole, ha ceduto ai poteri forti della finanza, dell’industria immobiliare e manifatturiera che volevano ancora ricavare profitti dal sistema precedente. Oggi sento i fautori della sovranità e trasparenza molti dei quali erano dei critici a quella firma, che allora avrebbe evitato black list e gogna mediatica. Non va bene il gioco al massacro, dire che quello che è stato è tutto da buttare, sarà la storia a dare il giudizio definitivo, ma le scelte politiche fatte nel tempo vanno giudicate nel loro contesto. Devo esprimere apprezzamento perché l’obiettivo era quello di uscire dalla black list, ma posso criticare che ci abbiamo messo troppo tempo. Posso criticare l’atteggiamento di alcuni che non sono riusciti a tenere un rapporto corretto con l’opposizione e che al Paese non hanno saputo spiegare quali erano le questioni da affrontare. Non metto in discussione sul piano personale chi ha ricoperto gli incarichi di segretario di Stato agli Esteri in questi anni. Riconosco al consigliere Antonella Mularoni le capacità e l’impegno, ma posso criticare l’atteggiamento avuto con l’opposizione. Oggi dobbiamo guardare oltre. Siamo tutti cittadini di San Marino quando ci sono migliaia di disoccupati e l’economia va indietro. Una volta usciti dalla black list e stabilito che i meriti se li prende il governo, dobbiamo anche dire che l’opposizione su certi argomenti è stata collaborativa. E’ nei fatti. Oggi dobbiamo andare a dire qual’è il progetto di sviluppo futuro. Bisogna rieducare una parte della cittadinanza a un’economia diversa che si basi più sulle capacità delle persone e non veda più la Pa come ammortizzatore sociale. Le banche devono essere un motore dell’economia moderna, senza non si supportano le imprese. Bisogna affrontare come si sostengono turismo e commercio, come far sì che l’uscita dalla black list sia un punto di partenza nuovo. Su questo sono disponibile a partecipare alla corsa. Una corsa che consentirà alla politica di mettersi in gioco per fare a gara a chi ha un progetto migliore, non a chi ha un voto in più. Evitiamo di stare qui giorni a dibattere ancora su chi è stato più bravo. Così rischia di perderci il Paese. Ho apprezzato il ragionamento del segretario Felici che ha dato almeno uno spunto”.

 

Andrea Belluzzi, Psd: “Stiamo volgendo alla conclusione del dibattito. Se su un tema così importante, quello del rapporto con l’Italia, continua a prevalere il commento su quello che è successo e si continua a ripetere l’analisi sul passato e non si vede un nuovo modo di rapportarsi, che sia propositivo, cadiamo in un gravissimo errore. Invece un segnale importante deve essere l’assunzione di responsabilità da parte di tutti, smettere di guardare allo specchietto e avere una prospettiva davanti a sé. Ringrazio tutti i sammarinesi indistintamente per l’uscita dalla black list, tutti hanno portato il fardello. Quello che ci ha portato qui oggi non è stata una riduzione di sovranità. La sovranità si esercita negli accordi bilaterali e non è una sua limitazione. Quando si interviene sulla propria fiscalità e si riconosce l’evasione fiscale come rilevante ai fini penali si conferma la propria sovranità. Ognuno avrà la sua visione, maggioranza e opposizione, ognuno ha le sue priorità nel rapporto con l’Italia. Credo che prioritaria debba essere l’attrazione di nuove imprese e per la prima volta è insieme all’Italia che si possono trovare e costruire opportunità. In questo senso bisogna ridisegnare il rapporto con Roma e il circondario con cui fare sistema. Nei prossimi mesi due sono i momenti importanti: l’inizio del semestre europeo italiano e la visita del presidente Napolitano. E’ un’occasione unica per approfittare dell’implementazione di rapporti con l’Italia, c’è una coincidenza di eventi estremamente positiva e come Psd noi per questo pensiamo sia necessario accelerare il percorso di integrazione europea. Non servano più alibi, ci sono opportunità da cogliere. Se questa maggioranza non sarà in grado di farlo ne risponderemo al Paese”.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “La richiesta di dimissioni al segretario Valentini, come due anni fa quelle chieste all’ex segretario Mularoni, sono indice di incapacità di valutare un percorso e le sue difficoltà. Oggi dal consigliere Michelotti sentiamo che i ritardi sono dovuti alla Dc. Bisogna invece prendere atto che il percorso era difficile perché dovevamo dimostrare nei fatti la svolta compiuta, che fosse reale. Ho letto il comunicato del 12 febbraio di tutta l’opposizione, esclusa Rete. Nessuno dall’opposizione chiederà scusa per gli attacchi subiti. Lo dico a Mularoni e a Valentini, da cui non si aspettavano, per il suo carattere, una reazione. Pensate la sfortuna, l’opposizione aveva fatto uscire un comunicato e la sera stessa San Marino è uscita dalla black list. Il lungo lavoro compiuto dal decreto incentivi in poi ha messo in discussione la nostra sovranità, ma noi tutti in quest’Aula abbiamo detto no all’idea che San Marino diventasse un protettorato, eppure in alcuni ambiti dei ministeri era un’idea forte. Chi ha avuto la brillante idea di dire che questo accordo fa venire meno la sovranità? Questo accordo afferma la nostra sovranità, l’avremmo persa se non avremmo resistito alla permanenza in black list, se avessimo capitolato e fossimo stati costretti a diventare un protettorato. L’uscita dalla black list non è un armistizio tra due Paesi in guerra, voglio vederlo come inizio dell’attuazione degli accordi del 2009 di cooperazione economica nei campi che possono dimostrare che San Marino è occasione di sviluppo per entrambi i Paesi. Nel contesto Emilia Romagna e Marche, San Marino è stato uno dei più grandi datori di lavoro, ma l’Italia ha chiesto controlli efficaci. Queste sono le premesse per creare nuove condizioni economiche di sviluppo, questa è la black list. Lo scambio di ruoli tra Valentini e Felici fatto dall’opposizione mi ha fatto piacere. Prima con riforma fiscale, doveva andare a casa lui. Oggi Felici è bravo, Valentini ha dato fastidio con il suo intervento. Il collega capogruppo Andreoli ha detto in comma comunicazioni che non crede ai mezzucci e che solo con la politica si può andare al governo. Se questo è l’auspicio ben venga, in politica sui contenuti si fanno accordi, sviluppo e si pensa al Paese. Presentiamo un odg che credo possa raccogliere il consenso di tutta l’Aula ed è aperto al confronto. Il Consiglio grande e generale, alla luce del riferimento del segretario di Stato per gli Affari esteri sullo stato delle relazioni con l’Italia con particolare riguardo al completamento del percorso di normalizzazione, esprime viva soddisfazione per il risultato raggiunto che attesta il forte impegno delle istituzioni e dell’intero Paese nel lungo percorso di trasformazione e che sancisce la piena normalizzazione del rapporto economico-finanziario fra la Repubblica di San Marino e la Repubblica italiana nella valorizzazione della reciproca sovranità; riconosce altresì che questa favorevole circostanza ha creato le condizioni per il completamento e il consolidamento della collaborazione fra i due Paesi, sancita sin dal 2009 dall’Accordo di cooperazione economica, che si esplica in un contesto esteso a innumerevoli aspetti- da quello turistico- culturale a quello sanitario, da quello della ricerca e della formazione, a quello dei trasporti e della viabilità, da quello dell’ambiente a quello delle politiche energetiche così come nello sviluppo dell’aeroporto internazionale Rimini/San Marino e nella realizzazione del Parco scientifico e tecnologico; che attraverso apposite intese, si sono già prodotte sinergie positive in materia di reciproca assistenza e collaborazione fra le forze di polizia, le autorità giudiziarie e le banche centrali; impegna infine il governo e l’amministrazione ad imprimere un efficace impulso all’implementazione, in particolare, dell’accordo contro le doppie imposizioni, dell’accordo di cooperazione economica e di quello di collaborazione in materia finanziaria, a completamento del nuovo quadro normativo di riferimento entro cui attivare ogni iniziativa bilaterale utile ad ampliare, in termini di opportunità condivise, le collaborazioni sia sul piano economico che politico già in essere e quelle che in questo rinnovato clima di cooperazione potranno essere avviate”.

 

Repliche.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “Non si può non ringraziare per il coinvolgimento che c’è stato nel dibattito e l’odg appena letto riassume tante delle considerazioni fatte. E’ giusto raccogliere i punti principali. Credo che tutto il Paese con l’uscita dalla black list ha tirato un sospiro di sollievo. Per alcune persone ha significato un innesto di fiducia nelle istituzioni. In alcuni interventi sembrava che l’uscita dalla black list sia stato un danno al Paese e non si può rispondere solo che non bisognava entrare. C’è un realismo che esige una capacità di risposta sul fatto. Non possiamo essere ambigui. Questo è un fatto, o lo si riconosce o lo si continua a pensare che non esista. Crediamo sia un valore l’uscita o no? Ritengo realisticamente sia un immenso valore. Secondo, dire che era scontato che il Paese uscisse non corrisponde alla tensione che si era creata. Non era affatto scontato. Quando nel 2008 abbiamo dato vita alla coalizione il cui collante era andare incontro all’esigenza del Paese, ovvero con la consapevolezza che la trasformazione andava operata. Il lavoro fatto non è di uno, non è solo con la politica estera che si fa questo. L’uscita dalla black list è una promozione importantissima. E’ un passaggio che legittima tutto il percorso fatto. Il problema è che ora le performance compiute in emergenza devono diventare prassi con cui amministriamo il Paese. Dobbiamo rendere permanente questo discorso. Se non avessimo dato corso al cambiamento non avremmo avuto futuro. Seconda questione. Credo che in questo processo di trasformazione non è esente la politica. Non possiamo pensare sia sempre quella di anni fa e dei metodi che non debbano cambiare, non è accettabile. Il problema non è il mio sassolino, ma il macigno che abbiamo tutti, che la politica sia adeguata al cambiamento. Bisogna portare esempi positivi per poter dire quella è la direzione. Non saranno gli altri a dirci su cosa costruire un nuovo modello della nostra economia, ma dobbiamo essere chiari noi stessi. L’Fmi ci ha scritto che siamo avviati a una costruzione su una nuova base dell’economia, è una costruzione difficile e richiede risorse. Qui nessuno può realizzarla senza mettere in conto un lavoro che è già in atto e che da questa vicenda acquista maggiore chiarezza”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “E’ un bene o è un male essere usciti dalla black list? Direi che sarebbe difficile sostenere che è un male. Ma io oggi non ho visto spunti sulle opportunità che dovrebbero esserci domani. Ora la sfida è tra chi è realista oppure chi non è realista. Se ci si comporta come ci viene chiesto siamo realisti, altrimenti stiamo facendo una campagna elettorale. Questa però è una prospettiva sbagliata. Noi siamo stati criticati in campagna elettorale perché il nostro programma era molto incentrato sulla politica interna e difettava in politica estera. Ma dal punto di vista della maggioranza è invece logico perché dicono “se vogliamo stare al mondo dobbiamo fare di tutto, anche peggiorare le condizioni di vita dei nostri cittadini, per adeguarci a quello che ci chiede la comunità internazionale”. Ma non è così: la stessa Unione Europea ci lascia margini di manovra. Serve una struttura collegiale per creare un progetto per far si che la cittadinanza possa sentirsi vicino ad un obiettivo e unita da un’ideale. Se la politica si concentra solo sull’amministrazione non è in grado di progettare quello che qualcuno chiamava il “sogno”. Non voglio essere stritolato da un sistema internazionale”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Nel secondo intervento il segretario Valentini ha avuto un approccio molto più serio. Per me adesione agli standard internazionali significa scambio di informazioni finanziarie o altre misure volte a combattere la corruzione e a garantire la trasparenza e non certo mettere sotto tutela la nostra fiscalità, che al contrario rappresenta uno degli elementi centrali della sovranità di un Paese. E alla luce di quanto scrive il Mef nel suo comunicato con cui spiega motivazioni dell’uscita dalla black list, potremo d’ora in poi avere completa autonomia sulla fiscalità, oppure dovremo adeguarci alla fiscalità italiana mantenendo un piccolo differenziale?”.

 

Matteo Zeppa, Rete: “Si parla di campi di sviluppo (Turismo, Tecnologie e Commercio) e si parla di Parco Scientifico e Tecnologico quando non sappiamo neppure cosa ci mettiamo dentro. Altrettanto dicasi dell’aeroporto, siamo pronti a investire risorse pur non sapendo quale sarà il suo futuro. In quest’Aula aleggia del revisionismo storico. Io ribadisco di essere come San Tommaso e ribadisco che Rete appoggerà e sosterrà progetti sostanziali mentre qui la maggioranza sta ancora parlando di aria fritta. Il Governo parta, non precludo nulla ma sono come San Tommaso”.

 

Ivan Foschi, Su: “Se vogliamo guardare avanti cercando di iniziare a pensare in maniera nuova dobbiamo mettere da parte le logiche del passato che hanno provocato tutti questi danni al Paese. Conoscere i nostri problemi è primo passo per affrontarli, segnale di maturità e credibilità. Non possiamo fare finta che il problema non ci sia. Al collega Mazza vorrei dire una cosa, ovvero che occorre chiedere scusa alla gente per i tre anni e mezzo trascorsi nella black list che hanno messo in ginocchio l’economia sammarinese. Non si può solo festeggiare l’uscita”.

 

Claudio Felici, segretario di Stato alle Finanze: “Preciso solo che è stato un atto di cortesia istituzionale quello di rendere noto all’Italia il punto della situazione sulla riforma tributaria”.

 

Dichiarazioni di voto su Odg maggioranza.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “Dall’incontro con tutti i gruppi consiliari rilevo ampia disponibilità ad esaminare gli elementi dell’odg sull’implementazione degli accordi sottoscritti”.

 

Giovanni Lonfernini, Upr: “La maggioranza ha sottoposto alle forze di minoranza una proposta di odg, può essere condivisibile o meno il contenuto, ma dato il tenore del confronto di questi due giorni, siamo chiamati ad esprimere una posizione. Ho ascoltato il dibattito e sono rimasto sorpreso rispetto due interventi. Il primo quello del capogruppo di Ap, Mario Venturini ha detto che questo risultato è frutto della politica. Ma di politica ne vedo poca purtroppo e mi chiedo: se nei prossimi mesi si vuole essere aderenti rispetto ai punti dell’odg, quale tipo di politica il Consiglio avrà intenzione di intraprendere? Altro intervento è quello di Luigi Mazza, che ha fissato un punto, il verificare il futuro in relazione alle scelte da fare sui contenuti. E’ impensabile affrontare ciò che ci aspetta prescindendo proprio dai contenuti degli accordi che impattano sulla nostra economia. Occorre che ci diciamo che oggi, raggiunto l’adeguamento agli standard internazionali, tutto questo non assicurerà il riavvio per San Marino della crescita economica assicurata in passato. Mi piacerebbe che a conclusone del dibattito si uscisse con il messaggio che l’adeguamento agli standard internazionali senza linee di sviluppo determineranno regresso economico e difficoltà nella tenuta sociale. I contenuti fissati nell’odg sono noti, ma non risolvono il problema della messa in sicurezza del Bilancio dello Stato, come evitare la deriva dell’indebitamento e come affrontare il problema dell’occupazione. Possiamo accettare di buon grado i contenuti dell’odg, ma non bastano”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Riconosciamo in questa fase la necessità di dare un messaggio di unità sul percorso da intraprendere. Per questo ci asterremo sulla votazione finale dell’odg, in cui mancano linee precise di sviluppo e di attuazione degli accordi. Siamo pronti a confrontarci apertamente su quali saranno le linee di sviluppo da porre in essere”.

 

Paride Andreoli, Ps: “Rispetto l’odg deve trovare spazio non solo il consenso da parte delle forze di opposizione, ma anche il consenso per un confronto costruttivo tra maggioranza, opposizione e governo. Questo al di là delle considerazioni interessanti inserite in questo contesto, per potersi confrontare in maniera serena, allontanando gli scontri e per far sì che oggi ogni forza politica possa mettere a disposizione un contributo per definire le regole del gioco. Pertanto dobbiamo cominciare a parlare in maniera aperta delle situazioni attuali e come si possono cambiare. E’ con questo spirito che abbiamo affrontato il dibattito sul rapporto con l’Italia nel post black list. Con questo auspicio valutiamo positivamente l’odg, sapendo bene che questo rappresenta l’inizio e non la fine e che allo scritto bisogna aggiungerci contenuti più importanti”.

 

Elena Tonnini, Rete: “Per ribadire la nostra posizione sull’odg che sicuramente, da parte del nostro movimento, non viene interpretato come una bocciatura. Tutti i punti su cui il governo si intende impegnare sono importanti, ma rientrano pienamente in quelli che sono già i suoi compiti, indipendentemente da questo odg. L’implementazione degli accordi è importante ma fa già parte degli impegni presi. Ribadiamo la nostra astensione per questi motivi”.

 

Stefano Macina, Psd: “E’ fuori dubbio che questo Odg rispecchia il tema del dibattito di oggi. Abbiamo ritenuto opportuno che in questa occasione occorresse valorizzare le intese raggiunte e anche l’importante risultato. Fuori dubbio, anche i consiglieri di maggioranza lo hanno detto, il fatto che gli accordi sottoscritti creano le condizioni per nuove opportunità di sviluppo. Non partiamo dall’anno zero, c’è una legge sullo sviluppo che si sta implementando, c’è una legge sulle licenze, c’è stato un dibattito sul turismo e ci sarà sul settore bancario. La maggioranza intende attuare il confronto su questi temi interessando anche il tavolo per lo sviluppo, in cui forze politiche, sociali ed economiche possono portare i loro contributi. La maggioranza intende sostenere l’odg”.

 

Comma 14. Riferimento del Congresso di Stato sullo stato e sviluppo del sistema bancario e finanziario e successivo dibattito

 

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Il sistema economico è stato colpito dalla crisi finanziaria che a partire dal 2008 ha coinvolto tutti i settori dell’economia: il sistema bancario e quello produttivo ne hanno risentito maggiormente. I due sistemi sono intimamente connessi, legati da un equilibrio dinamico tale che l’esistenza di uno determina la sopravvivenza e lo sviluppo dell’altro. Il sistema produttivo attinge risorse dal sistema bancario e le impiega congiuntamente con gli altri fattori produttivi al fine di creare valore. A sua volta, il sistema bancario raccoglie risorse a breve termine dalla clientela e attraverso la trasformazione delle scadenze e dei rischi le presta a lungo termine alle imprese che compongono il tessuto produttivo dello Stato. Affinché le imprese possano creare valore nell’economia è necessario che il sistema bancario sia nelle condizioni di svolgere al meglio la sua attività: il sistema produttivo trova sviluppo se supportato da un solido sistema bancario. È dunque una priorità del Governo garantire che il sistema bancario riavvii un processo di crescita che possa sostenere agilmente le esigenze produttive sammarinesi e creare posti di lavoro. Nell’economia di un paese moderno un solido sistema bancario è condizione necessaria, ma non sufficiente, per garantire lo sviluppo economico. Un comparto, il nostro, in un passato anche recente ingiustamente e genericamente demonizzato all’interno da strumentalizzazioni spesso ampiamente autolesionistiche. La Segreteria di Stato per le Finanze e il Governo stanno seguendo la direttrice che identifica nel settore bancario l’insostituibile supporto in grado di consentire sia lo sviluppo produttivo sia lo sviluppo finanziario sammarinese. Una leva di sistema, non fine a se stessa, non limitata alla definizione superata di piazza finanziaria, ma centrale pilastro per la crescita economica sana ed equilibrata della nostra economia. La crisi economica internazionale del 2008 si è generata da uno squilibrio del debito rapportato alla crescita: i cittadini, le imprese, le banche e gli Stati hanno incentivato la crescita gonfiando il debito drogando l’economia, senza trascurare il ruolo dell’ingegneria finanziaria estrema. Le cause che hanno partecipato a creare una crisi economica globale che trova confronto storico solo con quella del ’29 sono innumerevoli, ma solo alcune di queste cause hanno inciso maggiormente sul settore bancario di San Marino. Va riconosciuto che le banche sammarinesi hanno svolto un’attività bancaria piuttosto tradizionale mostrando una implicita avversione al rischio. Tuttavia sebbene da un lato il sistema bancario sammarinese non abbia esplorato tutte le possibili vie di business bancario, dall’altro gli ha permesso di evitare ricadute inimmaginabili su tutta la collettività. Nonostante ciò gli intermediari finanziari hanno sperimentato alcune sofferenze legate alle garanzie dei beni immobili come accaduto in molte altre economie che pur non entrando direttamente nei bilanci hanno inciso sulla disponibilità a erogare il prestito. Nella fase in cui la crescita economica è stata in grado di sostenere il valore di mercato dei beni immobili posti a garanzia, le banche hanno concesso prestiti; successivamente, a crisi economica inoltrata, l’eccessiva offerta ha fatto si che il mercato stabilizzasse l’equilibrio economico sancito dall’intersezione delle funzioni della domanda e dell’offerta, con una riduzione del valore dei beni immobili che ha pesato sulle banche ed i loro bilanci. Un ulteriore problema è rappresentato dall’erosione della fiducia. La fiducia è l’asset più importante, che permette di garantire la crescita e la liquidità della banca basando proprio sulla fiducia il rapporto fra gli intermediari e i clienti e fra gli stessi intermediari. Le banche sammarinesi, a seguito dello scudo fiscale italiano e degli attacchi mediatici, spesso ingiustificati o fuori proporzione, hanno visto ridursi questo grado di fiducia nei loro confronti. Ciò ha pesato sui margini bancari e ha contribuito nel contempo a giustificare il processo di aggregazione avviato negli ultimi anni. Purtroppo come sappiamo la riduzione di profittabilità si è ripercossa sensibilmente anche sul gettito erariale. Per capire gli effetti che le contingenze internazionali hanno causato sul sistema bancario sammarinese e le contromisure attuate dal Governo e dalle Autorità Finanziarie sammarinesi preposte, bisogna ragionare sull’attivo e sul passivo del bilancio delle banche. Dal lato del passivo le banche hanno affrontato i problemi legati alla liquidità, ai debiti ed al patrimonio netto. La liquidità è stata ridotta a causa dello scudo fiscale e dalla graduale riduzione del segreto bancario senza trascurare la delicata questione Cassa di Risparmio/Delta. Le banche a causa delle incertezze dovute alle nuove regolamentazioni e gli attacchi mediatici hanno assistito ad una crisi di fiducia che ne ha ridotto la possibilità di indebitamento a vista e a più lungo termine internamente ed esternamente e quindi hanno dovuto operare con minori risorse. Il risultato finale della perdita di denaro e delle svalutazioni è stato l’assottigliamento dei mezzi propri che a sua volta ha avuto ripercussioni sul rispetto dei requisiti patrimoniali regolamentari. Dal lato dell’attivo le banche: hanno assistito ad un aumentato delle sofferenze determinate dall’aumentato degli incagli e delle probabilità di default delle controparti dovuta al deterioramento dell’economia. Hanno assistito a una svalutazione dei portafogli titoli dovuto alla crisi dei mercati finanziari ed a una riduzione del loro ammontare a seguito dello scudo fiscale. Hanno assistito a problemi relativi al trading in ragione alla riduzione del valore delle posizioni non collocate. Hanno visto ridursi i valori dei propri beni immobili, in aggiunta al problema delle garanzie pur non essendo inscritte a bilancio. Hanno dovuto correggere il valore delle partecipazioni necessitate dai processi di acquisizione e fusione. Con riferimento al comparto delle società finanziarie/fiduciarie la forte riduzione del numero degli operatori è stata indotta, da un lato, dalle azioni di rigore dell’autorità di vigilanza a seguito delle gravi irregolarità gestionali e dai marcati squilibri tecnici riscontrati nelle attività di verifica sui soggetti ispezionati e, dall’altro, dalle numerosi liquidazioni volontarie conseguenti alla impossibilità di proseguire l’attività a condizioni profittevoli, specie nel comparto fiduciario. In questo scenario di indubbia difficoltà negli ultimi anni il Governo congiuntamente con le Autorità di Vigilanza ha attuato alcune operazioni volte a sostenere il sistema bancario in linea con le politiche condotte dagli altri Stati che in parte sono ancora in corso. In primo luogo, nonostante la crisi legata alla liquidità, i prestiti concessi sul mercato interbancario sammarinese hanno permesso di mantenere un livello di liquidità che garantisse l’ordinaria operatività bancaria ed il rispetto degli indici. Pochi altri sistemi sarebbero stati in grado di affrontare una situazione come questa, senza un periodo transitorio non difficoltoso. In aggiunta la supervisione che l’autorità di controllo ha prestato al sistema ha evitato che le situazioni più critiche ricadessero sui correntisti che avrebbe minato irrimediabilmente la fiducia. La banca pur essendo un’impresa tenuta a rispettare il principio dell’economicità, racchiude gli interessi d’innumerevoli soggetti che partono dai singoli, che passano per le famiglie e che arrivano fino alle imprese. Per cui in tutte le economie sono presenti delle operazioni straordinarie, che ammettono persino l’intervento governativo diretto a livello privato, per evitare che i cittadini rischino i risparmi di una vita. Gli interessi coinvolti nel sistema bancario impongono una serie di interventi che non sono paragonabili a quelli di nessun altro settore economico. Questo ragionamento spiega per quale motivo i Governi negli ultimi anni hanno ritenuto necessario intervenire su alcune situazioni che avrebbero destabilizzato il sistema stesso. La ricapitalizzazione di Cassa di Risparmio è rappresentativa di questo ragionamento: l’operazione non solo riuscirà a rilanciare l’operato di Cassa di Risparmio, ma è riuscita a trasformare un possibile altissimo costo in un investimento ad alto potenziale reddituale per lo Stato. Questa operazione, se da un lato determinerà il rilancio di un intermediario finanziario fondamentale per il sistema sammarinese, dall’altro ha compartecipato a generare un ulteriore indebitamento dello Stato nel breve periodo. Ma sta proprio nella definizione di investimento privarsi di alcune risorse oggi per averne di più domani. In questo senso necessariamente si attende da questa operazione una profittabilità per lo Stato nel lungo periodo. In aggiunta a ciò, il Governo e le Autorità di Vigilanza hanno accompagnato gli istituti bancari, esposti in operazioni di fusione e acquisizione, oltre che impegnate in operazioni di salvataggio, affinché si costituissero forme di veicoli finanziari a cui fossero destinati crediti di dubbia esigibilità al fine di ridurre l’effetto contagio nel sistema. A questo proposito è intenzione del Governo di nominare celermente la figura di un Osservatore per la verifica del recupero crediti nelle operazioni in cui lo Stato è intervenuto a supporto delle crisi. E’ da notare che i debiti in alcuni Stati sono quasi raddoppiati a causa di situazioni simili a quelle sammarinesi. L’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia sono alcuni degli Stati che la crisi economica ha colpito pesantemente. Solo l’Italia ha visto aumentare il proprio debito sul Pil dal 103.3% del 2007 al 127% del 2012. La Grecia ha visto aumentare il proprio debito sul Pil dal 107.4% del 2007 al 156,9% del 2012 con un picco al 170,6% nel 2011. La Spagna ha visto raddoppiare il proprio debito sul Pil dal 36.3% del 2007 all’86% del 2012.Anche il Lussemburgo ha visto triplicare il suo debito sul Pil passando dal 6.7% del 2007 al 21.7% del 2012. Stando alle recenti pronunce del FMI e dell’agenzia Fitch, San Marino nonostante la ristrutturazione interna ha visto aumentare il proprio debito fino al 19.6 % sul Pil del 2012: tale trend non solo risulta in linea con l’andamento europeo, ma da un’analisi relativa appare persino incoraggiante, pur nella consapevolezza del necessario mantenimento del rigore nella tenuta dei conti pubblici. In sintesi il sistema bancario sammarinese ha subito, in aggiunta agli effetti esterni di una crisi economica senza precedenti, gli effetti di una crisi tutta interna che fonda le sue origini nel deterioramento dei rapporti con la Repubblica Italiana. Tali rapporti si sono risaldati e stabilizzati grazie alle nuove norme approvate dal Consiglio Grande e Generale con il supporto degli organi di vigilanza. A livello istituzionale dunque sono stati adottati provvedimenti di rilevo che hanno comportato una revisione del modello di business economico mediante l’attenuazione del segreto bancario, l’abolizione dell’anonimato societario, l’allineamento agli standard internazionali in materia di cooperazione e trasparenza anche in materia fiscale e amministrativa. Queste nuove coordinate del sistema bancario dovranno garantire futuri bacini di utenza per le banche sammarinesi aprendole a nuovi scenari di crescita. Indubbiamente, l’uscita dalla black list italiana rappresenta la certificazione che San Marino non è più considerato a nessun livello un sistema off-shore; con la firma del Ministro Saccomanni apposta il 12 febbraio 2014, la Repubblica di San Marino può concretamente realizzare oggi una serie di opportunità di crescita e sviluppo ed una ripresa economica che non era possibile considerare. La premessa descrive una situazione economica che presenta grosse difficoltà anche se alcuni segnali di ripresa si intravvedono sia nell’antico che nel nuovo continente: nel nuovo continente la Federal Reserve americana ha iniziato a ridurre gli stimoli monetari all’economia e sono stati pubblicati dati incoraggianti sulla fiducia dei consumatori; in Europa la ripresa appare più lenta, ma ci sono dati positivi, tra questi l’andamento dello spread dei titoli di Stato italiani, che si è stabilizzato sui 200 bps indicando una ritrovata fiducia nella Repubblica Italiana. In questo contesto il sistema bancario sammarinese risente ovviamente degli effetti della congiuntura internazionale e sebbene la situazione interna resti difficile, i dati generali sono marginalmente positivi: l’intensità dei differenziali negativi è inferiore rispetto all’anno precedente. Questa considerazione è ravvisabile nel portafoglio titoli che ha registrato un calo di 12.6% nel 2012 contro la riduzione del 25% dell’anno precedente. Anche i crediti dubbi sono diminuiti leggermente rispetto all’anno precedente di circa l’1%. Sul sistema hanno inoltre influito i riassetti proprietari che hanno ridotto il numero di intermediari finanziari operativi. La spinta aggregativa del settore bancario congiuntamente con la situazione economica avversa hanno partecipato a ridurre i mezzi patrimoniali che sono diminuiti da 645 milioni del 2011 a 500 milioni del 2012. L’effetto dell’aggregazione bancaria è anche ravvisabile nei dati della raccolta interbancaria che da 315 milioni nel 2011 è passata a 161 milioni nel 2012. Infatti al 31 dicembre 2012 il sistema finanziario sammarinese risultava composto da 11 banche, di cui due non più operative, 20 società finanziarie/fiduciarie, 1 impresa di investimento, 2 società di gestione e 2 imprese di assicurazione. La riduzione degli operatori è chiaramente il risultato della contrazione del comparto che però ha permesso il consolidamento delle entità esistenti. Tuttavia, se si considera l’attività bancaria, la raccolta totale si è mantenuta sostanzialmente stabile, compensando la flessione della raccolta diretta, con l’aumento della raccolta indiretta. Dal 2011 al 2012 la raccolta diretta è passata da 5.156 a 4.988 miliardi mentre l’indiretta è passata da 2.199 a 2.312 miliardi. Questo identifica che la contrazione strutturale del sistema è sostanzialmente finita. A ragion del vero, sebbene il livello d’intermediazione risulta essere positivo (dato dalla somma della raccolta diretta e indiretta) il trade-off sulle raccolte può risultare non propriamente positivo visto che l’aumento totale non risulta da un aumento di nuove risorse monetarie (i.e. raccolta diretta), ma dalla negoziazione di passività emesse da altre entità economiche. Come verrà descritto successivamente, si deve considerare che la raccolta indiretta include il risparmio amministrato (deposito titoli a custodia e a garanzia), il risparmio gestito e i prodotti assicurativi: attività che possono essere considerate come vie percorribili di sviluppo a breve termine. Dando seguito all’impulso di rinnovamento che il Governo vuole indurre al sistema bancario sammarinese, è auspicabile che le banche avviino un processo di trasformazione per cui la profittabilità si sposti dai “business tradizionali” non più congruenti con le nuove “regole del gioco”, che avevano forti ricadute sulla raccolta diretta, (conti correnti, certificati di deposito, obbligazioni, etc.) a business diversi magari caratterizzati da prodotti più ricercati come le polizze assicurative o all’attività di gestione del patrimonio (che ricadono nella raccolta indiretta). Tutto ciò in attesa che alle banche si aprano le concrete possibilità di espandere i propri confini di operatività su mercati più ampi, e garantire un equilibrio fra le due tipologie di raccolta. In conclusione, l’andamento reddituale negativo di alcuni intermediari ha generato una flessione dei mezzi patrimoniali con una contrazione del rapporto patrimonio netto/totale attivo sceso da 9.6% del 2011 a 8.2% del 2012. Il coefficiente di solvibilità di sistema del 2012 si è attestato a 8.8%. Tuttavia, nonostante le criticità reddituali e patrimoniali, il sistema bancario ha proceduto alla progressiva ricostruzione delle riserve di liquidità erose nel triennio 2009-2011 a seguito del processo di disintermediazione innescato dallo scudo fiscale. Questo andamento positivo è proseguito anche durante il primo trimestre 2013 che ha registrato un ulteriore innalzamento delle riserve liquide in linea con la stabilizzazione bancaria contrariamente alle possibili ricadute del processo di aggregazione del settore bancario. L’allineamento agli standards internazionali in materia di antiriciclaggio, vigilanza e stabilità finanziaria segue un percorso avviato già da tempo ed è un obiettivo conseguente ai precisi impegni sammarinesi nei confronti della comunità internazionale. Il processo di convergenza deve tuttavia essere governato con atteggiamenti propositivi e non “subito” passivamente sotto la pressione dei Paesi forti in grado di determinare un vero e proprio embargo finanziario, specie nei confronti di micro-Stati come San Marino. La capacità di accelerare tale processo, nei limiti del possibile, costituisce una variabile importante in quanto consente di anticipare gli effetti di una regolamentazione equivalente al fine di ottenere una sorta “naturalizzazione” del sistema sammarinese rispetto a quello comunitario. Ogni possibile forma di integrazione al mercato finanziario europeo passa infatti attraverso l’imprescindibile presupposto dell’equivalenza normativa atta a garantire il c.d. level playing field. Parimenti, l’attrattività del sistema sammarinese nei confronti di investitori esteri qualificati è condizionata dalla presenza di un sistema di regole basate sulle migliori pratiche: difficilmente oggi un investitore residente in paesi con regolamentazioni conformi agli standards può permettersi operatività in paesi ritenuti non equivalenti. Oltre a costituire un importate ed imprescindibile presupposto al fine dell’internazionalizzazione del sistema, non deve essere trascurata la rilevanza interna e sistemica dell’intero processo. In un’ottica di sviluppo e quindi nell’ambito di un percorso atto ad incentivare la crescita del settore finanziario, San Marino non potrà permettersi gli errori del passato risultati poi fatali per il sistema stesso: lo sviluppo deve avvenire in un contesto di regole atte a garantire la stabilità del sistema ed il contrasto a fenomeni distorsivi. L’efficace presidio del settore è nell’interesse di tutti i soggetti che si relazionano con il sistema finanziario (famiglie, imprese, Stato) e ne accresce il livello reputazionale. Paradossalmente, rispetto al passato, il processo di allineamento normativo può essere letto oggi come asset per San Marino, un luogo di eccellenza normativa e delle prassi istituzionali, obiettivo da conseguire e mantenere tutelando e al tempo stesso accompagnando gli operatori esistenti affinché affrontino la sfida, anche della trasparenza, senza temere per la propria stabilità. Nell’ottica di una progressiva equivalenza normativa del sistema bancario sammarinese, il 12 dicembre 2013 l’assemblea plenaria dello European Payments Council (EPC) ha approvato l’inclusione della Repubblica di San Marino a pieno titolo tra i paesi aderenti alla Single Euro Payments Area (SEPA) a decorrere dal 1 febbraio 2014. Questo risultato rappresenta indubbiamente un importante riconoscimento dei progressi normativi fatti da San Marino a livello europeo. L’accesso alla SEPA, da un lato consente alle famiglie, alle imprese e alla pubblica amministrazione di usufruire di servizi di pagamento efficienti e allineati agli standard europei, dall’altro consente ai clienti delle banche sammarinesi di operare su un unico mercato integrato superando i confini del mercato domestico. L’adesione alla SEPA consentirà, quindi, agli operatori sammarinesi di essere competitivi per costi e tempistica su un sistema molto più ampio ma che porrà alle banche sammarinesi e all’intero sistema la questione di sviluppare le adeguate infrastrutture di base. Infrastrutture che nel frattempo vengono assicurate per continuità dall’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (ICBPI), anche se ciò non deve escludere che San Marino possa dotarsi di una piattaforma autonoma nel più breve tempo possibile. In merito ai progressi normativi, il Governo e la Banca Centrale non hanno solo collaborato al fine sanare le lacune normative vigenti, ma hanno anche collaborato al fine di garantire la stabilità del sistema finanziario senza rischi di ricadute sui clienti sammarinesi e non. L’adeguamento normativo è stato una necessità che San Marino ha dovuto affrontare tempestivamente negli ultimi anni: l’inerzia del sistema nell’adeguamento delle norme e delle prassi in materia di antiriciclaggio agli standard internazionali ha penalizzato San Marino nelle relazioni finanziarie con l’estero, concorrendo all’attuale condizione d’isolamento del mercato domestico. Il grande sviluppo bancario del decennio 1998-2008 è stato caratterizzato dai grandi volumi raccolti che la regolamentazione in materia bancaria consentiva anche in relazione alla provenienza dei capitali. Quel tipo di sviluppo dunque non è stato accompagnato da un proporzionale e parallelo rafforzamento dei presidi di controllo e di salvaguardia. Quando San Marino si è trovato nelle condizioni di dover modificare il proprio modello di business, le istituzioni hanno avviato una stagione riformatrice che ha portato da un lato ad alcune operazioni di concentrazione e di assorbimento degli attivi e passivi degli istituti in crisi, dall’altro al supporto del sistema attraverso il meccanismo del credito d’imposta e alla salvaguardia dei depositanti scongiurando il pericolo dell’effetto contagio. In sostanza San Marino oltre che a garantire internamente i clienti del sistema bancario, mantiene gli impegni che si è assunto nei confronti della comunità internazionale anche se i tempi necessari per modificare l’apparato normativo di uno Stato sono difformi da quelli richiesti per trasformare il modello economico. Per questa ragione parte dei ritardi imputati a San Marino nascono dall’esigenza di poter dare il tempo necessario al sistema di assestarsi gradualmente. L’apparato normativo deve definire i percorsi per il costante adeguamento agli standard internazionali, ma al tempo stesso deve garantire gli elementi necessari a sorreggere un corrispondente percorso di stabilità e crescita. Occorre chiaramente preparare le basi normative per lo sviluppo di questo comparto nel Paese. È chiaro che le nuove regole costituiscono per le banche nuovi oneri, per cui risulta necessario offrire agli intermediari finanziari nuove opportunità che possano bilanciare tali imposizioni. In questo senso impegni prioritario su cui il Governo e Banca Centrale saranno concentrati sarà determinare le reali possibilità di aprire alle banche sammarinesi il mercato italiano e quello europeo. In conclusione l’equilibrio normativo costo-opportunità può essere raggiunto considerando due possibili strategie: nel caso in cui sia richiesta una armonizzazione massima, come nel caso delle disposizioni comunitarie previste dalla Convenzione Monetaria, il processo di implementazione si accompagna alla richiesta del riconoscimento di equivalenza che favorisca l’operatività transfrontaliera dei nostri operatori. L’ultimo esempio più evidente in questo senso è la già richiamata istanza di adesione alla SEPA da parte di San Marino, che ha ottenuto come già evidenziato il pieno riconoscimento dello European Payments Council del 12 dicembre 2013 che ha definito l’adesione di San Marino a pieno titolo alla SEPA. Ove possibile mediante la ricerca di soluzioni che tengano conto del principio di proporzionalità. Gli standard internazionali da implementare nell’ordinamento sammarinese sono state pensate e concepite per giurisdizioni e contesti economici molto diversi per storia e dimensioni da quello sammarinese e la difficoltà maggiore risiede nell’adattare alla nostra realtà tali disposizioni. Questi aspetti sono richiamati in occasione dei confronti con gli organismi internazionali affinché siano adottati criteri di valutazione commisurati alle peculiarità del paese (ad esempio, in termini di statistiche e numero di casi – necessariamente molto limitati – utilizzati per accertare il grado di effettività delle norme introdotte). Evidentemente l’evoluzione del quadro normativo internazionale non riguarda solo gli intermediari finanziari, ma anche la clientela che deve avvalersi del sistema bancario ottimizzando la propria funzione di utilità subordinata agli interessi collettivi dello Stato. Sicuramente, l’attività congiunta degli Stati e delle organizzazioni internazionali condurrà ad un controllo ferreo delle operazioni bancarie al fine di contrastare i fenomeni del riciclaggio e dell’evasione fiscale su tutte le piazze finanziarie attraverso il superamento degli elementi caratteristici del segreto bancario. In precedenza si sono trattati i costi che l’adeguamento normativo ha portato sul sistema bancario, tuttavia si devono considerare contestualmente le prospettive di crescita che esso comporta: la visione economica dell’adeguamento normativo che spesso le banche hanno deve confrontarsi anche con la visione normativa e quindi con l’opportunità che le regole generano. In altre parole l’adeguamento normativo deve procedere in parallelo con le prospettive di sviluppo e non certamente in serie. A tal proposito è di questi mesi l’intensificarsi delle attività che la Segreteria per le Finanze ed il Governo stanno affrontando in vista del negoziato per l’adeguamento della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio (ECOFIN) e più in generale dell’impostazione dei percorsi verso lo scambio automatico delle informazioni in sede Ocse e negli ambiti connessi G20 e rete di accordi FATCA. All’interno di questo panorama complesso e impegnativo San Marino può rilevare concretamente elementi contrattuali vantaggiosi per garantire l’approdo ai mercati esteri ai nostri istituti bancari. È chiaro che se da un lato si valuterà un livello maggiore di trasparenza con possibili ricadute economiche negative per le banche nel breve termine, dall’altro, le banche avranno un bacino di utenza maggiore in una chiara regolamentazione nel lungo termine che le inserirà organicamente nel tessuto competitivo internazionale. In questa ottica e a questo stadio gruppi bancari internazionali porterebbero apportare le risorse e le competenze richieste all’interno del nostro sistema interfacciato e riconosciuto. Nella nota conclusiva della recente missione del Fondo Monetario Internazionale, appare chiaro che il sistema bancario sammarinese mostra zone di vulnerabilità anche a causa della crisi che continua a impattare negativamente sugli attivi delle banche (soprattutto sui prestiti, come spiegato in premessa), ma nel complesso le banche soddisfano i requisiti patrimoniali inserite in un contesto economico di crescita a medio-lungo termine. Il nostro sistema, quindi, rappresenta un ragionevole punto di partenza per avviare il rilancio del comparto bancario. La riorganizzazione del sistema già descritta avvenuta nel sistema bancario negli ultimi implica necessariamente una riflessione rispetto ad una corrispondente riorganizzazione delle Autorità di Vigilanza, assodato che i due elementi debbano realizzare una complementarietà di sistema. E’ noto che nel corso degli ultimi anni più volte il ruolo della Banca Centrale è stato oggetto di accese discussioni e critiche, fino ad arrivare a veri e propri atti di accusa nei confronti del suo management quando, a fronte del forte ridimensionamento del comparto bancario e finanziario, in molti hanno sollecitato l’autorità di vigilanza a svolgere un ruolo proattivo, a sostegno e supporto dello sviluppo del sistema. Al riguardo, è bene chiarire subito come il primo obiettivo condiviso è che la Banca Centrale svolga un ruolo attivo nel creare i presupposti per l’internazionalizzazione del sistema. Il processo di accreditamento internazionale è tuttavia complesso e richiede uno sforzo congiunto di tutte le parti coinvolte (Autorità, industria finanziaria, media), che dovrebbero essere armonizzate e coordinate in un serio progetto di piazza finanziaria sammarinese. Tuttavia, attacchi alle Autorità di controllo sono estremamente dannosi in quanto confondono gli osservatori esterni, che assistono alla messa in discussione dei fondamenti della civiltà finanziaria dei Paesi economicamente avanzati, senza capirne le ragioni. Il confronto, anche acceso, sul ruolo dell’Autorità di vigilanza è doveroso, ma va ricondotto sui canali ufficiali della dialettica istituzionale, nell’ambito della quale deve essere valutata anche la modalità di esercizio delle proprie funzioni da parte dell’Autorità di vigilanza, in conformità ai principi di accountability. Solo in questo corretto contesto può essere affrontato il riassetto della Banca Centrale affinché la stessa autorità possa assolvere al meglio le sue funzioni in un quadro armonico ed esclusivo anche con le altre Autorità di Vigilanza. Lo stesso nota FMI evidenzia l’importanza del lavoro svolto da Banca Centrale, ma una riorganizzazione che comporti un efficiente impiego delle risorse non potrà che irrobustire ulteriormente il suo status. Sebbene sia d’indubbia importanza la funzione di vigilanza che Banca Centrale svolge al fine di “promuovere la stabilità del sistema finanziario e tutelare il risparmio”, tuttavia superata la prima fase di emergenza normativa, Banca Centrale dovrà essere accompagnata da risorse qualificate e in grado di generare gli impulsi necessari per assolvere le “funzioni di stimolo ed orientamento” fornendo “un adeguato sostegno al sistema finanziario della Repubblica di San Marino” e in modo particolare garantire l’ampiezza di visione, di autorevolezza e di riconoscibilità necessarie per disegnare i nuovi orizzonti dello sviluppo del comparto bancario e finanziario sammarinese. Banca Centrale è oggi ben strutturata sul livello dei controlli che certificano verso l’esterno lo stato delle operazioni finanziarie, ma il Governo dovrà operare per potenziare le funzioni di sviluppo e supporto ad essa afferenti. Quanto detto non deve essere uno stimolo solo a Banca Centrale, alle altre Autorità di Vigilanza e allo stesso Governo, ma deve riguardare il sistema nel suo complesso che deve riconoscere il merito alle Autorità di Vigilanza di aver garantito l’ordinario funzionamento del sistema bancario in situazioni molto difficili: in un periodo molto breve Banca Centrale ha assolto a una serie di mancanze procedurali che hanno salvaguardato gli interessi della clientela delle banche, soprattutto degli investitore definiti non istituzionali, permettendo nel contempo l’adeguamento normativo del paese e garantendo l’ordinaria attività delle banche. Le banche oggi devono attenersi alle nuove leggi che lasciano spazio al cammino dello sviluppo, ma dentro i confini delle regole, delle prassi e degli standard internazionali. Il contesto di crisi e le vulnerabilità del sistema finanziario richiedono pertanto l’attuazione di un piano strategico atto a favorire lo sviluppo del sistema finanziario, premettendo fin da subito che ciò non vuole significare disegnare “a tavolino” obiettivi irraggiungibili, ma delineare le condizioni di base affinché l’iniziativa imprenditoriale degli operatori e dei nuovi investitori possa rilanciare il settore. All’interno di questa prospettiva, allo scopo di valorizzare, potenziare e coinvolgere l’intero sistema, per il quale sarà fondamentale la gestione e la governance del progetto di rilancio è essenziale che si costituisca una task force di esperti indipendenti, di espressione internazionale, con un forte incentivo al successo, che sia nel contempo autonoma da influssi politici ed istituzionali, ma “accountable” per le proprie analisi e raccomandazioni, e che abbia un ruolo chiave anche nell’esecuzione del progetto stesso e delle sue varie componenti. Uno strumento di progetto al quale l’intero sistema potrebbe ricorrere per il sostegno e dal quale trarre gli elementi della prospettiva di rilancio. Questione fondamentale per la realizzazione del progetto di rilancio è la disponibilità delle risorse professionali tecniche e gestionali per sostanziare le gambe del progetto. L’obiettivo è quella di usufruire di risorse sane per creare un futuro ai giovani sammarinesi e più in generale al nostro paese. Infatti, l’internazionalizzazione nell’ottica di una maggiore integrazione, la diversificazione dei rischi, la differenziazione degli operatori e dei servizi, l’attrattività per gli operatori extra-UE e le possibilità che il network sammarinese offre, rappresentano una serie di assets unici e d’indiscutibile valore sul panorama finanziario internazionale che San Marino può utilizzare per rilanciare uno sviluppo sano e duraturo. Lo slancio deve scaturire innanzitutto internamente individuando strumenti che consentano al sistema di veicolare nei luoghi della conoscenza e della competenza i nostri giovani e conseguentemente permetterne il ritorno al fine della costituzione di una nuova classe dirigente e professionale. A tal proposito le banche potranno essere coinvolte con fondi e borse di studio messe a disposizione ai giovani sammarinesi promettenti che dimostrano capacità e volontà. In una logica di prospettiva lo sviluppo del sistema dovrebbe essere accompagnato anche da un adeguato sviluppo di programmi formativi su più livelli. L’Università di San Marino rappresenta sotto questo aspetto un importante opportunità, anche attraverso il contributo dell’industria finanziaria sammarinese, e potrebbe avviare corsi specialistici (lauree di secondo livello, oppure master) in materia finanziaria, i quali, oltre fornire i presidi formativi per studenti sammarinesi orientati al modo bancario finanziario, potrebbe rappresentare, attraverso l’opera del personale docente, una prima forma embrionale di “centro studi nazionale” in materia finanziaria che possa fungere da propulsore per lo sviluppo di nuove iniziative e nuovi modelli di business. In particolare l’attrazione di docenti provenienti da diverse realtà a livello internazionale potrebbe apportare contributi in termini di idee e know-how di ampio respiro favorendo lo sviluppo di un sistema non necessariamente “al traino” delle dinamiche evolutive italiane o europee. Teniamo conto che l’attuale crisi del sistema finanziario ha determinato, fra le altre cose, la generazione di esuberi nel personale dipendente del settore. Tali esuberi si concretizzano oggi con una contrazione, rispetto al 2010, pari a circa il 20% della forza lavoro impiegata nel settore, corrispondente a circa 200 unità delle quali una larga parte versa in stato di disoccupazione. Tenuto conto degli importanti adeguamenti strutturali che derivano dalla convenzione monetaria, il personale oggi in esubero potrebbe essere opportunamente addestrato mediante un programma di riqualificazione che veda in sinergia Stato e Imprese del Settore. Il personale, che già ha una formazione di base in materia finanziaria ed esperienza operativa, potrebbe essere addestrato nelle funzioni chiave che derivano dall’adozione delle nuove normative in un ottica di ricollocazione funzionale alle implementazioni da effettuare. In particolare lo Stato convertirebbe parte dell’onere che deriva dagli ammortizzatori sociali in un onere formativo a beneficio del sistema e le Banche nel sostenere l’occupazione assumerebbero figure professionali delle quali necessitano. Nell’ottica di creare un sistema più integrato, è prioritario e improrogabile l’istituzione la Centrale Rischi al fine di generare, mediante questo sistema informativo in grado di raccogliere e distribuire nel sistema le informazioni sulle posizioni delle garanzie e degli affidamenti, una migliore efficienza operativa dell’intero sistema. L’assenza di una Centrale dei Rischi sammarinese in grado di integrarsi con quelle estere, limita oggi fortemente la possibilità di una compiuta valutazione del merito creditizio della clientela, specialmente dei soggetti non residenti.

 

La creazione di questo presidio permetterebbe di:

 

 migliorare il processo di valutazione del merito di credito della clientela.

 

 innalzare la qualità del credito concesso dagli intermediari.

 

 rafforzare la stabilità finanziaria del sistema creditizio.

 

 favorire l’accesso al credito per la clientela “meritevole” interno ed estero.

 

L’integrazione non potrà riguardare solo il sistema interno, ma dovrà completarsi anche esternamente attraverso accordi diretti fra le centrali rischi della Banca Centrale di San Marino e di una rete di centrali estere ad iniziare, evidentemente, dalla Banca d’Italia.

 

Accordi tra Banche Centrali


A tal proposito resta obiettivo strategico il Memorandum of Understandig fra le due banche centrali da tempo atteso e anch’esso non più prorogabile, tale per cui il 2014 potrebbe essere definito “l’anno del memorandum”, accordo che dovrà definire non solo la questione relativa alla centrale rischi, ma tutto il tema degli elementi necessari ad una ampia condivisione di regole per l’apertura al mercato italiano delle banche sammarinesi. Ad oggi il contesto per un rilancio del settore bancario non è ancora migliorato, ma è tornato normale. Quindi se in precedenza era più difficile pensare ad un memorandum fra Banca Centrale Banca d’Italia che non subisse l’effetto black list, oggi le Autorità di Vigilanza e il Governo si impegneranno a tutti i livelli per raggiungere questo ulteriore importante risultato con la consapevolezza di rapportarsi con interlocutori determinati e disponibili a completare il percorso. A testimonianza che il percorso indicato è già concretamente iniziato va ricordato che Banca Centrale è già riuscita a concludere un Memorandum of Understanding con la Financial Market Authority (FMA) del Liechtenstein, Questo Memorandum favorisce e consolida i legami finanziari tra i due Paesi, costituendo il presupposto tecnico-normativo sia per l’insediamento transfrontaliero (cross border) di succursali e uffici di rappresentanza di intermediari già autorizzati nei rispettivi territori, sia per la costituzione o l’acquisizione di soggetti finanziari da parte di operatori attivi nell’altro Paese. L’accordo apre nuove possibilità per tutti i soggetti autorizzati sammarinesi di avviare una progressiva internazionalizzazione. Al fine di sviluppare una collaborazione organizzata e duratura fra le imprese che offrono servizi finanziari, anche nell’ottica della costituzione della centrale rischi, si potrebbe considerare all’interno del sistema la formula del contratto di rete. Tale forma contrattuale, non presuppone necessariamente la creazione di organizzazioni ad hoc come società di servizi o consorzi. Ulteriori ambiti di collaborazione fra imprese potrebbero essere quelli di implementazione/gestione dei sistemi informativi aziendali, i servizi di trattamento ed elaborazione dati, l’aggiornamento formativo dei dipendenti, piattaforme comuni per la gestione di determinati servizi interni come le carte di debito e le carte di credito, servizi che il sistema richiede da tempo come realizzabili ed indispensabili. Proprio grazie ai risultati che Banca Centrale potrà conseguire in relazione ad accordi tra banche centrali si può ipotizzare che per le carte di credito si possa migrare dal circuito italiano attualmente utilizzato a un circuito autonomo offerto dalle società specializzate. Sempre all’interno delle sinergie allargate del sistema sono apprezzabili le capacità di confronto e di dialogo tra Banca Centrale, Associazioni Bancarie e Finanziarie, per la ricerca del migliore equilibrio nelle tematiche della liquidità, degli oneri di vigilanza, della moratoria sui mutui.

 

Le ragioni e le opportunità dell’internazionalizzazione del sistema

 

Sono almeno due le ragioni principali che motivano una convinta azione per l’ internazionalizzazione del sistema bancario sammarinese, al pari dei restanti comparti economici:

 

 la necessità di ampliare i mercati di riferimento oltre quello interno che a quello italiano sia per quanto concerne la collocazione di prodotti e servizi che per l’attrazione di investitori da un bacino più ampio;

 

 l’evoluzione del rapporto bilaterale esclusivo con l’Italia come superamento del rapporto di monodipendenza unilaterale verso un modello del rapporto bilaterale italo-sammarinese generatore di mutui vantaggi e non più di reciproche diffidenze.

 

L’internazionalizzazione del sistema dovrà passare per l’apertura del nostro mercato ai grandi investitori internazionali. E’ interesse strategico creare le opportunità per incentivare le grandi banche o i grandi fondi a investire a San Marino, attraverso il sistema bancario esistente, stabilendo una gradualità nei volumi e nei tempi d’investimento, diversificando i rapporti evitando di concentrarsi esclusivamente su singole iniziative. Questo fenomeno sarà in grado di: incentivare un aumento del valore delle banche; produrre un aumento del valore dell’avviamento degli intermediari coinvolti; importare delle conoscenze non presenti in repubblica (possibilmente con servizi rivolti verso l’estero); creare un network d’interessi che renderebbe più solido il sistema diversificando i rischi; sfruttare marchi già noti a beneficio dell’immagine di tutto il sistema. Anche i fondi d’investimento potrebbero rappresentare dei finanziatori internazionali interessanti, soprattutto quelli che investono in progetti infrastrutturali. I fondi vengono classificati generalmente nelle categorie tradizionali (aperti, chiusi, pensione, etc.) o innovativi (Fund of Funds, ETFs, Hedge Funds, etc.) a secondo della loro trasparenza, redditività e rischiosità. A grandi linee i vantaggi che gli intermediari finanziari potrebbero ricevere e i risultati prospettati sono i medesimi che quelli bancari. Le istituzioni politiche e di vigilanza sono impegnate nel rendere concreta e possibile l’auspicata apertura del mercato italiano ed europeo alle banche sammarinesi, in condizioni tali da rendere possibile una effettiva competizione con le banche dell’area euro. I recenti e positivi risultati raggiunti anche in sede OCSE con il riconoscimento di un rating complessivo analogo a quello di Italia, Germania e Stati Uniti permette oggi di proporre il sistema sammarinese con determinazione all’attenzione degli investitori istituzionali. In questo contesto è necessario facilitare l’acquisizione della residenza per gli individui e per le grandi banche interessate, prevedendo benefici fiscali mirati (aliquote di imposta societaria ridotte, l’esclusione delle remunerazioni variabili dei dirigenti dalle capital gains taxes, etc.). Un esempio virtuoso in tal senso è la recente esperienza dell’isola di Jersey, che è riuscita ad attrarre sul proprio territorio, grazie al trattamento fiscale favorevole, ai meccanismi rapidi per l’acquisto dell’autorizzazione e servizi efficienti, numerosi quartier generali dell’industria mineraria internazionale. Si potrebbe ipotizzare di replicare la medesima esperienza nel settore bancario a San Marino.

 

Per cui l’internazionalizzazione del sistema bancario sammarinese deve avvenire nel rispetto di tre pilastri:

 

 il rispetto delle norme internazionali.

 

 incentivare gli investitori a operare in San Marino.

 

 incentivare i clienti a credere in San Marino.

 

Nell’ottica dell’internazionalizzazione si potrebbe anche valutare un corretto grado di diversificazione stringendo sinergie con alcuni mercati emergenti (le cui pratiche siano conformi agli standard internazionali). Infatti, in questi mercati, i segmenti degli investitori con grandi disponibilità economiche si presentano molto più redditizi per le banche che la clientela retail. Innumerevoli intermediari finanziari di primo piano a livello mondiale hanno optato per questa strategia. Inoltre, le banche sammarinesi potrebbero proporsi offrendo prodotti finanziari tailored (fatti su misura) cercando di distinguersi dal trend di standardizzazione internazionale che le banche hanno intrapreso al fine di ridurre i loro costi. Quindi il potenziamento dei settori come il wealth management, il private banking, i family offices, etc. potrebbero divenire business importanti del tessuto bancario sammarinese.

 

Fiscalità


Inoltre, la presenza di vantaggi fiscali, in termini di deducibilità, livello delle aliquote, esenzioni, nei distretti finanziari rimane una delle leve di maggiore attrattiva. Anche se la leva fiscale incide maggiormente sugli individui e sulle imprese piuttosto che sulle banche bisogna tenere presente che:

 

 per gli individui, la possibilità di abbattere l’imposta di successione e sui patrimoni ha portato a una rapida espansione dell’attività di gestione di fondi off-shore, tramite l’uso di veicoli di investimento come fiduciarie e società private.

 

 per le aziende industriali e commerciali l’utilizzo di centri off-shore ha permesso di ridurre il peso della fiscalità sul bilancio conteggiando i profitti in centri con un trattamento fiscale vantaggioso.

 

Considerando che San Marino non ha più nulla a che spartire con i centri off-shore, ma vuole ispirarsi all’idea di una distretto finanziario competitivo rispettando le norme internazionali, deve mantenere una fiscalità agevolata e favorevole anche per il settore finanziario, in merito alla tassazione delle plusvalenze e al regime di successione, ispirandosi ai modelli delle Channel Islands Inglesi, Irlanda, Malta, etc. cioè centri che hanno attirato una notevole quantità di fondi. Quindi, una fiscalità super-competitiva, una sburocratizzazione ed un aumento degli investimenti nelle infrastrutture tecnologiche dovranno essere garantiti per assicurare la sovranità e la sicurezza del nostro sistema, senza tralasciare il ramo dell’ Information Technology (IT) in campo finanziario.

 

Moneta (transazioni) elettronica


le transazioni elettroniche e lo sviluppo di mezzi di pagamento elettronici sta diventando una delle attività più frequenti sul Web. Attualmente su Internet si scambiano molteplici nuove forme di contante elettronico, cibernetico o digitale, che permettono di alimentare il commercio elettronico e gli acquisti effettuati attraverso Internet prevedono un pagamento elettronico.

 

Finanza Islamica


Un altro mercato emergente particolarmente interessante che potrebbe diventare una peculiarità sammarinese potrebbe essere quello della finanza islamica. Si consideri che gli assets finanziari “islamici” entro la fine del 2013 potrebbero sfiorare i 2000 miliardi di dollari, cioè a circa l’1,5 per cento del totale delle attività finanziarie globali, con un tasso di crescita annuale nel passato decennio10-15 per cento. Attrarre l’intermediazione di strumenti di finanza islamica, come i certificati finanziari islamici sukuk (l’equivalente delle nostre obbligazioni, comprese quelle pubbliche), che però, poiché la Sharia, la legge religiosa islamica, non consente il pagamento di interessi su un prestito, sono strutturati giuridicamente come titoli di proprietà di un attivo che genera flussi finanziari. Oppure sviluppare un’industria assicurativa internazionale di prodotti takaful, che è una forma elaborata di mutua assicurativa, legata ad un patto che garantisce ciascun individuo appartenente ad un gruppo contro i danni e le perdite subiti.

 

Assicurazioni/Riassicurazioni


Molte compagnie assicurative vita e danni, ma soprattutto di riassicurazione, hanno stabilito la propria sede nei distretti finanziari, per il trattamento di rischi di natura globale, ovvero che non emergono sul suolo nazionale della società madre. I motivi spingono queste società a scegliere i distretti finanziari (come la Svizzera, le isole Caraibiche, le Channel Islands, il Lussemburgo, etc.) per la riassicurazione sono:

 

 un sistema di regolamentazione e controllo favorevoli e più leggeri.

 

 criteri di solvibilità e contabili favorevoli.

 

 vantaggi fiscali.

 

 flessibilità negli investimenti, che generalmente non sottostanno alle numerose restrizioni per categoria e classe di attivi.

 

 una valutazione più favorevole delle riserve.

 

 regole favorevoli di certificazione attuariale.

 

Ovviamente questi fattori permettono alle società di assicurazione/riassicurazione di offrire condizioni più competitive alla clientela globale. Nel caso di San Marino, la creazione di un hub per la riassicurazione, rivolto anche a mercati emergenti, beneficerebbe peraltro del basso livello di concorrenza/efficienza dell’industria assicurativa Europea e Italiana.

 

Il sistema finanziario a sostegno dell’impresa


In un contesto di normalizzazione dei rapporti commerciali tra San Marino ed Italia e soprattutto di maggiore integrazione nel mercato unico Europeo gli operatori del sistema finanziario sammarinese potranno ritrovare una tradizionale vocazione, forse nel tempo un po’ sfumata, di sostegno allo sviluppo del tessuto imprenditoriale, e più in particolare, di sostegno al ciclo acquisiti-trasformazione-vendite delle imprese soprattutto quando questo comporta transazioni con controparti estere.

A tale riguardo quattro settori che potrebbero diventare attrattivi e rappresentativi di un distretto finanziario super-evoluto sarebbero:

 

Finance Trading


San Marino è al momento considerato da potenziali investitori extra – UE come potenziale punto di accesso per il loro business nell’area europea. Il sistema finanziario potrebbe in prospettiva supportare lo sviluppo di relazioni commerciali Extra-UE – RSM – UE e viceversa attraverso servizi di finance trading (lettere di credito, operazioni di countertrade, assicurazioni del credito, factoring, forfaiting, etc.).

 

Corporate Lending


Imprese coinvolte in processi di internazionalizzazione o già operanti sui mercati internazionali che decidano di basarsi a San Marino potrebbero avere necessità di forme di finanziamento volti a supportare investimenti internazionali. Accanto alle forme tradizionali di finanziamento già ampiamente sviluppate a San Marino (mutui, leasing, sconto, etc.) potrebbero essere sviluppati in modo particolare strumenti di credito non monetari a copertura dei rischi derivanti dall’investimento estero o dal business con controparti estere (credito documentato, confirming e il rilascio di garanzie bancarie internazionali).

Venture Capital e Private Banking Lo sviluppo di un parco scientifico e tecnologico ha l’obiettivo di attrarre a San Marino imprese nella ricerca di condizioni fiscali ed economiche ideali per favorire la ricerca e lo sviluppo, una fase delicata del ciclo di vita del prodotto, fortemente condizionata da costi elevati e risultati incerti. In questo contesto il settore finanziario potrebbe sostenere l’attività di Ricerca e Sviluppo nonché di start-up di nuove imprese che intendono operare in maniera innovativa nell’ambito del parco, mediante l’apporto di capitale attraverso fondi comuni costituiti ad hoc che possano raccogliere finanziamenti sammarinesi ed esteri. Tale prodotti, consentirebbero – da un lato – di attrarre investitori istituzionali già esperti nel settore e – dall’altro – di diversificare le opportunità di impegno per i risparmiatori.

 

Investment Banking

Numerosi studi di settore elaborati in tempi lontani dall’attuale contesto di crisi, hanno posto l’accento su come l’industria finanziaria sammarinese avrebbe dovuto cercare di evolversi attraverso lo sviluppo di prodotti e servizi finalizzati al soddisfacimento di esigenze finanziarie complesse della clientela. Tali prodotti sono comunemente ricondotti nella più ampia definizione di Investment Banking che comprende servizi di risk management come attività di controllo, servizi di corporate finance, consulenza strategica, finanza mobiliare, project financing, etc. Lo sviluppo di questo particolare settore di business ha tempi lunghi e si basa fortemente sulla capacità degli operatori finanziari di mettere a disposizione della clientela elevate professionalità con competenze fortemente specialistiche sia in termini settoriali (acquisizioni, fusioni, joint venture, emissioni titoli, etc.) sia territoriali o di mercato (aree geografiche o mercati di riferimento). Fermo restando quanto precede, e quindi mantenendo un approccio realistico, non si deve escludere l’opportunità per le banche sammarinesi di iniziare tali servizi a realtà imprenditoriali basate a San Marino, o intenzionate a basarsi a San Marino e che, da qui, intendano sviluppare relazioni economiche con controparti europee. Gruppi di investitori extra-europei potrebbero trovare a San Marino oltre a condizioni fiscali ottimali per lo viluppo del loro business anche servizi di Invetsment Banking da parte delle banche locali in grado di assistere il cliente fornendo servizi diversi da quelli a contenuto tipicamente creditizio. In un secondo stadio del processo di sviluppo di tali servizi l’esperienza nel tempo con imprenditori esteri potrebbe generare un meccanismo inverso per cui le banche sammarinesi forti di tali expertise potrebbero offrire i medesimi servizi a imprese europee interessate a investire in paesi extra-europei.

Questi servizi offerti, particolarmente importanti, richiedono indubbiamente un grado di sviluppo e un bacino di utenza che potranno rappresentare dei businesses percorribili in un periodo di lungo termine quando il sistema economico sammarinese, bancario e non, sarà sviluppato e internazionalizzato. Ma nulla vieta che i servizi basilari possano essere sviluppati con un certo grado di profittabilità anche nel breve periodo.

 

Conclusioni

Il sistema sammarinese si trova in una fase di ristrutturazione e riorganizzazione dovuto ad un cambiamento sostanziale del suo business model. Questa situazione già complessa in condizioni di “gestione ordinaria” è aggravata da una crisi economica molto pesante che ha colpito la popolazione. I risultati descritti dalle relazioni pubblicate dalle istituzioni interne ed internazionali, per ultimo quella del FMI, erano attese. Tuttavia in una situazione così difficile, ci sono segnali di ripresa molto incoraggianti perché i numeri testimoniano che la “caduta libera” frena invertendo per certi aspetti il loro trend. Tutte le organizzazioni internazionali hanno riconosciuto i progressi compiuti nel recepimento delle normative sull’antiriciclaggio di denaro e sul contrasto all’evasione fiscale. La trasformazione in atto come descritto in precedenza non è esclusiva per San Marino, ma ha riguardato tutti i distretti finanziari dell’UE e non.

In questo contesto ed in questa fase storica la visione concreta di sviluppo intimamente connessa con il mantenimento costante degli standard riconosciuti non può consentire rallentamenti provocati dalla paura del cambiamento: la paura è un fardello non rappresentativo di una società protratta al futuro, una società che sappia rispettare e valorizzare il ruolo delle Istituzioni, alle quali va mostrato un duplice sostegno:

 

 l’apprezzamento dei risultati, raggiunti da coloro che hanno profuso il loro impegno

 

 la capacità di ragionare in prospettiva, in sostanza: produrre sviluppo.

 

A tal proposito le riforme attuate, l’adeguamento normativo già sviluppato e il suo rispetto da parte degli operatori, potranno essere l’architrave che supporti, consolidi e indirizzi lo sviluppo del sistema finanziario.

Oggi le problematiche sono molto più concrete e sono state presentate a grandi linee in precedenza.

Il Governo intende da subito proseguire nell’impegno già illustrato al Tavolo per lo Sviluppo per definire un provvedimento omogeneo specifico per supportare lo sviluppo del sistema bancario, che affronti le problematiche ancora non definite, come la legge sul leasing ed altri provvedimenti specifici necessari già evidenziati.

Il 2013 ha visto coinvolta la Segreteria alle Finanze e Bilancio nella messa in sicurezza dei conti pubblici, nella riforma sull’IGR, nell’attuazione dei decreti complementari alla legge sullo sviluppo, nel potenziamento della San Marino Card.

Il 2014 vedrà il Governo impegnata nell’introduzione dell’IVA e nel rilancio del comparto finanziario che in questa prima fase sarà coinvolto nella negoziato dell’adeguamenti della direttiva dei redditi da risparmio (Ecofin), nei percorsi (OCSE, FATCA) verso lo scambio automatico delle informazioni, e nel porre le basi per l’internazionalizzazione e la riorganizzazione del sistema bancario e finanziario.

Certamente saranno percorsi complessi, faticosi, certamente il sistema verrà messo in condizione di dimostrare la sua capacità di crescita e di cambiamento. E le istituzioni e la politica dovranno accompagnare e sorreggere questa trasformazione, perché è compito della politica considerare e soprattutto realizzare anche percorsi che sembrano ad oggi impossibili”.

 

Luigi Mazza (Pdcs Ns): Parere molto positivo sulla relazione del segretario Felici. Se gli ultimi anni hanno segnato il graduale passaggio da una crisi del sistema bancario ad una crisi degli Stati noi dobbiamo rilevare che il nostro contesto bancario-finanziario è diverso. Il nostro sistema bancario ha seguito di pari passo il nostro sistema economico e se non ha subito una crisi così pesante come in altri paesi è solo perché la finanza dei titoli non è stata una parte preminente della nostra economia. Le nostre banche sono andate in difficoltà per altri fattori legati alla crisi dei settori economici. Il sistema in sé ha retto nonostante difficoltà. La relazione indica molti settori su cui dovrà puntare il nostro sistema finanziario: creare a San Marino una piattaforma per fare investimenti finanziari (penso per esempio a funzioni di asset managment oppure nel settore riassicurativo) grazie a capacità e professionalità che però oggi mancano nel nostro Paese. Le nostre strutture bancarie infatti oggi non sono in grado di fare questo tipo di attività. Serve un consolidamento del nostro sistema bancario e finanziario secondo gli standard internazionali ed inoltre occorre coinvolgere Banca Centrale nella vigilanza (serve operatività internazionale) e nell’orientamento (adegui proprie strutture ad una attività che fino adesso non aveva fatto). Si crei una task force per garantire una formazione internazionale agli operatori di Banca Centrale. Si facciano partire anche dei corsi universitari o post universitari: una bellissima idea. E’una sfida molto importante e il riconoscimento dei nostri standard a livello internazionale ci indica che la strada è percorribile. Occorre coinvolgere operatori finanziari perché è un percorso che richiede investimenti costosi in formazione. Ma è una speranza che dobbiamo dare al nostro modello di sviluppo. Per il nostro sistema bancario-finanziario occorre guardare anche oltre i confini italiani”.

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