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San Marino, in consiglio il Bilancio di Previsione. La spending review? Strano, piace a tutti…

da Redazione

Il riassunto degli interventi in Consiglio Grande e Generale nel corso della seduta di ieri pomeriggio. Tiene banco ancora il dibattito sul Bilancio di previsione 2013. La seduta è stata poi sospesa alle 18.30 per l’audizione con il gruppo Efta.

SAN MARINO – Il riassunto degli interventi in Consiglio Grande e Generale nel corso della seduta di ieri pomeriggio. Tiene banco ancora il dibattito sul Bilancio di previsione 2013. La seduta è stata poi sospesa alle 18.30 per l’audizione con il gruppo Efta.

 

Mirco Tomassoni, Psd: “In qualche intervento dell’opposizione si sono attribuite colpe a destra e a manca. Ma noi oggi dobbiamo guardare avanti. E il segretario di Stato Felici ha deciso di affrontare le difficoltà con piena disponibilità al confronto e dicendo la verità. Questa è la maniera più efficace per uscire dalla crisi. Questa è l’ora delle scelte, anche impopolari, il Paese ha bisogno di un cambio culturale. E’ per esempio difficile individuare uno strumento di accertamento delle ricchezze, ma dobbiamo trovarlo. Inoltre la vera trasparenza negli atti darebbe maggiore fiducia anche a noi che lavoriamo in Aula. Dunque raccomando la chiarezza.

Questa è una legge di bilancio work in progress. La black list sta affossando l’economia e il lavoro, servono allora vari interventi, dal collocamento alla flessibilità, fino agli incentivi. Il momento è grave e giustizia e sicurezza sono molto importanti, tra indagini, mafia cinese e furti. Non dobbiamo abbassare la guardia e spero ci siano segnali chiari nella finanziaria di primavera”.

 

Luca Beccari, Pdcs: “La legge che esaminiamo oggi non risolte tutte le criticità, è un punto di partenza per affrontare la nuova realtà economica con una serie di interventi propedeutici agli altri. Fare la spending review ad inizio legislatura è un elemento importante per poter basare gli elementi successivi. Non vogliamo introdurre tassazioni se prima non abbiamo fatto risparmi per evitarle. Il concetto di spending review però non vogliamo lasciarlo ai dirigenti ma intendiamo portarlo in quest’Aula e su quello vogliamo confrontarci perché non è irrilevante scegliere dove tagliare. Per esempio le esternalizzazioni: sono una leva per ridurre le spese dell’amministrazione, ma poi ci sono delle valutazioni da fare se un servizio fa esternalizzato o meno. Alcuni interventi che ho ascoltato in Aula mi hanno colpito perché trovo delle convergenze: Ciavatta ha parlato di part time, può essere un modo di contenere i costi e aumentare efficienza dei servizi. Poi sono d’accordo sul fatto che i tagli non possono essere indiscriminati. Ma sulla Pa non possiamo non guardare i numeri. Il 30% di bilancio per gli stipendi vi sembra poco? Non creiamo degli alibi, il problema è che abbiamo una Pa sovradimensionata, che è stato un grande ammortizzatore sociale del nostro Stato negli anni ’90. Oggi tutti siamo bravi a dire che è aumentata la disoccupazione, ma quando, negli anni ’90, si creavano problemi di occupazione si interveniva da un lato defiscalizzazioni le aziende, dall’altra con le assunzioni della Pa. Oggi quindi dobbiamo intervenire non sui numeri, ma razionalizzando la spesa. E’ vero che ci vuole coraggio nel fare gli interventi senza rischiare di perdere consensi, noi la faccia ce l’abbiamo messa per ogni tassa. Il problema è quello di capire che il nostro Paese ha una fiscalità estremamente bassa e vantaggiosa. Noi abbiamo introdotto tassazioni non gradite ma che hanno consentito di limitare la deriva di bilancio. Ora la riforma tributaria avrebbe fatto superare queste forme di tassazioni straordinarie, abbiamo perso un’occasione. Il nostro sistema tributario risale a 27 anni fa, a un contesto economico diverso. Oggi dobbiamo competere con il contesto internazionale. L’equità è concetto cui è difficile dare una forma, non è concetto assoluto, richiede il rispetto del principio ‘uguale tassazione per uguale capacità retributiva’. Si dice che la patrimoniale è iniqua, non capisco come può esserlo una tassazione indiretta che colpisce un bene. Di trasparenza parliamo sempre, ma ci dimentichiamo di dire a volte che é la precondizione per poter parlare di sviluppo in questo Paese. Le premesse di sviluppo passano attraverso gli interventi di cui ho parlato, se non lavoriamo dandoci priorità, allora continuiamo a costruire su sabbie mobili. Mi richiamo infine al tavolo tecnico della associazioni di categoria: sarà un’occasione importante per ascoltare imprese e categorie sociali, capire i bisogni e tradurli in interventi. Ma non facciamolo diventare qualcosa di diverso. Non deve essere il luogo in cui si va a barattare e mediare, ma una seria sede di confronto per noi che siamo chiamati a legiferare per creare le premesse di sviluppo economico”.

 

Massimo Cenci, Pdcs: “Il problema da risolvere è serio, per combatterlo bisogna conoscerlo e guardare alle soluzioni. Non è un modo vincente né della maggioranza, né dell’opposizione, ma del Paese. Da qualche intervento mi è sembrato di sentire qualcuno che si volta a guardare un po’ troppo indietro. C’è chi dice che l’attuale situazione è colpa del governo precedente, che ha sperperato le risorse del Paese. Ma deve essere chiaro che stiamo pagando il costo di un sistema economico che non possiamo più mantenere e un modello pubblico che si è rivelato inadeguato. Mi chiedo altrimenti come si possano trovare soluzioni condivise. Non è oggi che non ci possiamo permettere di sperperare denaro pubblico né ieri, né oggi, né in futuro. Se non lo avessimo sprecato, le riserve del Paese ci avrebbero consentito di superare la crisi con un filo di gas, perché tante sono le risorse che avremmo avuto a disposizione. Sono d’accordo sulla revisione della spesa, che la facciano persone competenti, ma mi piacerebbe che il controllo fosse costante, non solo una tantum. Ritengo che dobbiamo guardare avanti con dati precisi, che non abbiamo, per prendere in tempo reale le decisioni. La riforma fiscale dovremo farla presto per una questione di dati. Oggi guardando la nostra dichiarazione dei redditi è impossibile dire chi è ricco e chi no, rischiamo di dare aiuti a chi non ne ha bisogno”.

 

Vladimiro Selva, Psd: “Questa è un’alleanza anomala, ma siamo convinti che in questo momento occorre mettere da parte le caratterizzazioni. La nostra comunità ha visto andare in crisi una serie di valori, è prevalso l’egoismo alimentato da una ricchezza effimera. Si è insinuata la cultura delle soluzioni e dei soldi facili. Il territorio è una fotografia di come sono state utilizzate le risorse pubbliche, è stato deturpato in nome del business. E chiunque ha avuto soldi facili ha una parte di responsabilità.

Oggi la classe politica deve riscoprire una nuova confidenza con le soluzioni complesse, trovare un nuovo equilibrio tra gli interessi legittimi presenti nel Paese.. ci vuole un punto di equilibrio spostato in avanti. Sulla direzione non ci sono dubbi, i nuovi capisaldi sono la trasparenza, l’intelligenza, la formazione, la cultura e l’impegno, per produrre una ricchezza virtuosa. Servono un quadro attrattivo per nuove economie sane, certezza del diritto, controlli efficienti, fiscalità semplice, leggera e graduale, infrastrutture adeguate. Dobbiamo coinvolgere i dipendenti nella ricerca degli sprechi nella Pa, magari trattenendo una quota delle loro indennità per restituirla se la spending review è riuscita. Dobbiamo puntare sull’efficienza energetica, bruciamo ogni anno 43 milioni di euro, sulla Smac, caricando alcuni rimborsi e incentivi. Ci sono tanti interventi da fare, non c’è una panacea”.

 

Gian Carlo Capicchioni, Psd: “I numeri sono da estrema emergenza, la consistenza della cassa si è ridotta del 25%, le entrate si sono dimezzate e il bilancio è in profondo rosso. E’ inutile ricercare ora le responsabilità: Felici non ha la delega alla Magia, ma dobbiamo provarci e questo bilancio è un punto di partenza per la ripresa. Non è più il tempo di balletti, ma delle idee e dei progetti. La politica deve ascoltare e decidere. La barca sta affondando e ora dobbiamo riparare la falla.

In questa legge non era possibile inserire interventi strutturali, rimandati ai prossimi mesi, come la riforma fiscale, il passaggio all’Iva, la burocrazia, le norme per attirare investitori, la riforma del bilancio e della contabilità. Dobbiamo rivedere gli stipendi nella Pa, le esternalizzazioni e serve una revisione anche nel sistema bancario. Dobbiamo inoltre contrastare la malavita e la corruzione e agire per uscire dalla black list”.

 

Luca Santolini, C10: “Ci troviamo a commentare il tentativo da parte del governo di fermare un treno lanciato a tutto vapore verso un baratro con degli ostacoli di cartone. Una linea politica tenuta già dallo scorso esecutivo. Ma se c’è veramente la consapevolezza di una crisi strutturale di sistema, mi chiedo come mai non ci sia anche la volontà politica di proporre delle soluzioni strutturali. Il motivo è la mancanza di tempo, si risponde. La coalizione Bene Comune si è presentata alle elezioni senza un progetto per il paese ben definito, cosa che oggi costringe il governo ad affidare la stesura di un progetto politico a un tavolo di lavoro con categorie economiche e forze sociali. A quel tavolo, si sarebbe dovuti arrivare già con un progetto politico perchè la politica deve indicare la direzione che i tecnici possono e devono integrare. La nostra Repubblica sta passando un momento difficilissimo. Vorrei essere costruttivo parlando più nello specifico della filosofia che sta dietro a qualcuna delle proposte di emendamento che Civico10 presenterà al Consiglio. Serve una efficace “spending review” affidata ai dirigenti, non a privati che non conoscono abbastanza le dinamiche interne ad ogni settore e rischierebbero di effettuare scriteriati tagli orizzontali. Fra le proposte c’è l’istituzione di un contributo di solidarietà da parte degli unici cittadini con reddito certo e mediamente più alto, i dipendenti del settore pubblico allargato, fatti salvi i redditi più bassi, con una piccola incidenza sui singoli redditi. Lo Stato però deve far si che tutti paghino quanto dovuto per legge. Per questo fra le nostre proposte c’è anche l’istituzione di una forma di redditometro non con intenti punitivi. Il redditometro sarebbe utile al fine dell’erogazione delle prestazioni di welfare, ma anche ai fini degli accertamenti fiscali”.

 

Valeria Ciavatta, Ap: “In questa seduta, più che in altre circostanze, finalmente si esamina il problema di spesa corrente sotto tutte le angolazioni. Si parla di Pa trattando non solo del tema di personale e stipendi, ma anche di appalti, affitti, convenzioni, tutte le voci della spesa corrente. Ho notato che c’è un atteggiamento abbastanza disponibile al dialogo. Ma bisogna fare delle precisazioni. Si dice che le dirigenze con la riforma della Pa sono aumentate in numero. Non è vero nulla. Sono invece diminuiti i dipartimenti e i coordinatori, con un risparmio di 200 mila euro all’anno e sono state soppresse dirigenze, per 410 mila euro all’anno di tagli. Con gli accorpamenti già previsti, si risparmierebbero inoltre 170 mila euro immediatamente. Questo risparmio è stato rafforzato dal recente rinnovo del pubblico impiego che ha introdotto novità interessanti. Su ogni cosa si potrebbe fare meglio. Per Ap, avevamo proposto un maggior numero di accorpamenti di uffici che non avrebbe comportato solo una diminuzione della spesa per eliminazione della dirigenza, ma organizzato il lavoro con più persone e reso il servizio più efficiente. La nuova consapevolezza delle difficoltà economiche del bilancio dello Stato del Paese potrebbe ora accentuare le spinte verso il risparmio strutturale già previste. Con un decreto delegato é possibile fare altri accorpamenti e ridurre le unità organizzative. La stessa attenzione per la riduzione delle unità organizzative non c’è stato per l’atto organizzativo del’Iss. Ap non era d’accordo perché di fatto ha aumentato dirigenze, dipendenti e voci retributive. Quindi, oggi, dal momento in cui il numero di dirigenze e uffici è diminuito, se si vuole fare di più con emendamenti e decreti, ci sarà l’appoggio dei consiglieri di Alleanza popolare. E ancora: su certe norme, in termini di struttura e procedure nel pubblico bisognerebbe intervenire. L’analisi dei processi e la revisioni delle procedure nella Pa era stato predisposto dal segretario delle Finanze del 2008. Il suo lavoro è stato buttato via nella precedente legislatura. Credo che quel lavoro si debba recuperare. E’ il miglior modo di fare spending review”.

 

Elena Tonnini, Rete: “Spalmare la patrimoniale nei due anni significa sempre e comunque spalmarla sui contribuenti, non su chi ha sfruttato le opportunità esistenti nel nostro Paese e la mancanza di reale accertamento dei redditi per nascondere le proprie ricchezze. L’atteggiamento che ho ascoltato in quest’Aula dai consiglieri di maggioranza, che delega le responsabilità della crisi ad altri, mi lascia perplessa per il dubbio che possano essere poi escogitati escamotage che favoriscano una speculazione priva di scrupoli. A riguardo, cito l’intervento di un tecnico della finanza, richiesto dall’Abs, che ha redatto il libro bianco. Il suo studio non poteva che portare alla conclusione che serva la finanza come motore dell’economia sammarinese. Ma non dimentichiamo che la finanza si è sviluppata soprattutto per il segreto bancario, caposaldo sviluppato a scapito del suo ruolo di servizio. Secondo punto di riflessione sono i problemi delle piccole e medie imprese che pagano la mancanza sviluppo. Sono imprese sane che cercano di resistere con le unghie e i denti a una crisi che è anche endemica. Il nostro movimento sottolinea l’urgenza di un nuovo indirizzo per le imprese, di investimenti lungimiranti. Una proposta è l’incentivo per le imprese che fanno differenziazione e riuso dei rifiuti, per ridurre così il costo dello smaltimento. Poi le energie alternative, gli stanziamenti sono ridicoli nel bilancio. Quindi servono proposte di progetti di investimenti a misura del nostro Paese. Tra i progetti in corso d’opera c’è quello che interessa il centro storico del polo museale di Tadao Ando. Anche qui c’è un forte scollamento con la nostra realtà per gli investimenti di questa portata. Continua a sentirsi la mancanza di contatto tra la politica e chi vive nel centro storico”.

 

Franco Santi, C10: “Felici ci ha fornito dati un po’ scarni ma significativi. E ora concordiamo tutti sul grave problema di liquidità e sull’emergenza. Le disposizioni del governo tendono a rimediare nel breve periodo con provvedimenti straordinari. Ma siamo scettici sulla volontà del governo di mettere in campo le soluzioni necessarie. Il governo rimanda le riforme al tavolo di confronto, ma quali saranno gli strumenti per il rilancio? E quelli per una Pa efficiente? Si chiede tempo ma è un fattore determinante. L’obiettivo finale deve essere il lavoro e se il telaio è pronto, in gran parte imposto, stiamo aspettando il tipo di motore. Noi lo vorremmo a cuore verde, affidabile e duraturo. C10 è per scelte giuste ed eque, anche impopolari, per rompere i meccanismi di gestione del potere. La politica deve dimostrare di essere capace di fare scelte e di dare risposte.

La spending review è uno strumento strategico per mettere in sicurezza il bilancio, ma prima serve un’analisi dei processi che determinano i carichi di lavoro degli uffici. Sono poi perplesso sul posticipo nel trasferimento dei fondi previdenziali”.

 

Mario Lazzaro Venturini, Ap: “Ho sentito molti processi alle intenzioni perché manca la parte programmatica. Alcuni interventi dell’opposizione hanno riconosciuto a Felici l’attenuante del poco tempo, altri hanno sottolineato l’incapacità del nuovo governo. Sarebbe più saggio attendere i fatti concreti prima di giudicare. Anche sul richiamo alla responsabilità è poco opportuno che sia accompagnato da giudizi sul passato. Ho ascoltato anche una serie di inesattezze: che dopo la riforma i dirigenti della Pa sono aumentati è un falso clamoroso, e che i conti dello Stato sono stati occultati. Certo, la maggioranza non ha mai detto che eravamo alla canna del gas, ma non c’erano le condizioni, mentre l’opposizione avrebbe issato bandiera bianca fin dal novembre 2008.

 

Le posizioni sono diverse, nessuno ha la verità, c’è chi è a favore del debito estero e chi no, ma nessuno va demonizzato. Però il monopolio dell’onestà intellettuale non è di parte dell’opposizione e il pianto greco sulla differenza tra stipendi pubblici e privati non va fatto da chi lavora in settori che elargiscono grassi compensi mai toccati. Ci si veste di stracci quando sotto i vestiti sono griffati.

Non nascondo alcune perplessità su certi articoli: sulla trasformazione dell’Azienda numismatica in ufficio dal 2014, sul finanziamento alla Camera di commercio e sulla soluzione per i frontalieri. Sono poi necessarie alcune indicazioni sulla spending review. Alcuni interventi li avrebbe potuti fare il Patto”.

 

 

 

 

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