Home categoriePolitica San Marino: “Dite che solo il 30% del Bilancio pubblico va negli stipendi. Ma vi sembra poco?”

San Marino: “Dite che solo il 30% del Bilancio pubblico va negli stipendi. Ma vi sembra poco?”

da Redazione

Ieri pomeriggio in Consiglio Grande Generale uno degli interventi più interessanti è stato senza ombra di dubbio quello di Luca Beccari, del Pdcs, per il momento ancora Coordinatore del Dipartimento Finanze. Che ha parlato di tagli, spending review, di quel grande ammortizzatore che è la PA…

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Ieri pomeriggio in Consiglio Grande Generale uno degli interventi più interessanti è stato senza ombra di dubbio quello di Luca Beccari, del Pdcs. Non fosse altro che si parlava di finanziaria, bilancio di previsione, tagli alle spese, spending review. E lui di fatto è ancora il Coordinatore del Dipartimento Finanze, l’unico forse in Aula, a poter parlare con cognizione di causa.

Fatto sta che al di là del giudizio sul testo che ha contribuito a scrivere (“non risolve tutte le criticità, ma è un punto di partenza per affrontare la nuova realtà economica con una serie di interventi propedeutici”), è importante l’approccio alla questione dei tagli delle spese.

“Sulla Pa non possiamo non guardare i numeri. Il 30% di bilancio per gli stipendi vi sembra poco?” la tesi di Luca Beccari nel suo intervento, che ribatte a tante affermazioni, partite da una dichiarazione della CSU e sentite in questi giorni, è in effetti raggelante. “Non creiamo degli alibi – ha proseguito il neo consigliere Pdcs – il problema è che abbiamo una Pa sovradimensionata, che è stato un grande ammortizzatore sociale del nostro Stato negli anni ’90. Oggi tutti siamo bravi a dire che è aumentata la disoccupazione, ma quando, negli anni ’90, si creavano problemi di occupazione si interveniva da un lato defiscalizzazioni le aziende, dall’altra con le assunzioni della Pa. Oggi quindi dobbiamo intervenire non sui numeri, ma razionalizzando la spesa”.

E se Beccari trova convergenze in aula su alcuni ambiti in cui possibile ridurre il costo della macchina pubblica (“Ciavatta ha parlato di part time, può essere un modo di contenere i costi e aumentare efficienza dei servizi”, ma un’altra leva per ridurre le spese è la strada delle esternalizzazioni, anche se “poi ci sono delle valutazioni da fare se un servizio fa esternalizzato o meno”), il vero problema è che tagliare per un politico significa inevitabilmente rischiare di perdere consensi.

“Ma noi la faccia ce l’abbiamo messa, per ogni tassa”, ha aggiunto Beccari. Che poi ha proseguito parlando di un altro aspetto che non viene mai sufficientemente dibattuto, ovverosia la bassissima tassazione di San Marino. Che può essere una leva, se ben sfruttata, per lo sviluppo. È che la riforma tributaria fatta inciampare sul rush finale – ma Fixing lo urla da mesi – rappresenta un’occasione persa. “Noi abbiamo introdotto tassazioni non gradite ma che hanno consentito di limitare la deriva di bilancio. Ora, la riforma tributaria avrebbe fatto superare queste forme di tassazioni straordinarie, abbiamo perso un’occasione. Il nostro sistema tributario risale a 27 anni fa, a un contesto economico diverso. Oggi dobbiamo competere con il contesto internazionale”. Altro capitolo, la patrimoniale. Che Beccari definisce non iniqua, in quanto è una “tassazione indiretta che colpisce un bene”.

“L’equità – ha aggiunto – è concetto cui è difficile dare una forma, non è concetto assoluto, richiede il rispetto del principio ‘uguale tassazione per uguale capacità retributiva’. Di trasparenza parliamo sempre, ma ci dimentichiamo di dire a volte che é la precondizione per poter parlare di sviluppo in questo Paese. Le premesse di sviluppo passano attraverso gli interventi di cui ho parlato, se non lavoriamo dandoci priorità, allora continuiamo a costruire su sabbie mobili. Mi richiamo infine al tavolo tecnico della associazioni di categoria: sarà un’occasione importante per ascoltare imprese e categorie sociali, capire i bisogni e tradurli in interventi. Ma non facciamolo diventare qualcosa di diverso. Non deve essere il luogo in cui si va a barattare e mediare, ma una seria sede di confronto per noi che siamo chiamati a legiferare per creare le premesse di sviluppo economico”.

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