Italia e San Marino il prossimo 13 giugno firmeranno l’accordo bilaterale contro le doppie imposizioni. Ma è una vittoria o una sconfitta? Forse tutte e due le cose assieme.
di Loris Pironi
SAN MARINO – Italia e San Marino il prossimo 13 giugno firmeranno l’accordo bilaterale contro le doppie imposizioni. Le mettessero sotto il naso un foglio bianco, il Segretario di Stato agli Affari Esteri Antonella Mularoni oggi firmerebbe probabilmente anche un foglio in bianco.
Chiariamo subito: farebbe bene, benissimo. Anzi, è l’unica cosa che oggi dovrebbe fare, per garantire un futuro più sereno al Paese. E poi il testo non si discosterà dallo standard OCSE, che l’Italia ha firmato praticamente con tutti.
Quello che vogliamo dire, molto semplicemente, è che la firma sull’accordo, a prescindere da tutto, è una vittoria del piccolo sul grande – bella forza – dell’embargo, della pressione mediatica, delle liste nere, dell’intimidazione fiscale, della crudezza delle relazioni.
Poi però è anche una vittoria della solidità statuale di San Marino, una roccia che resiste ai riflussi della storia, capace di spazzare via l’ostilità e le vanesie ambizioni dei singoli, che sia l’Alberoni o il Tremonti di turno.
Questa vittoria per San Marino è però una vittoria di tappa, perché se apre una fase nuova nelle relazioni tra i due Paesi, dobbiamo aspettare prima la doppia ratifica, poi l’uscita dalla black list, infine una normalizzazione vera dei rapporti. Ma oggi possiamo dire che è una vittoria per San Marino perché, pur pungolati dalle fiamme dell’inferno che si stava aprendo sotto i piedi, lo sforzo compiuto in questi anni per adeguarsi agli standard internazionali è stato davvero notevole. Ecco bravi, adesso però non fermatevi: il difficile comincia ora.