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San Marino, in Consiglio ok ai compensi per gli insegnanti impegnati con gli esami

da Redazione

SAN MARINO – Terminato l’esame degli interventi e adempimenti in ambito economico-finanziario, l’Aula è passata alla presa d’atto del superamento del periodo di prova degli allievi gendarmi, quindi alla ratifica, arrivata a maggioranza, dell’accordo tra Stato e sindacati per i compensi in favore degli insegnanti impegnati in commissioni d’esame, illustrato dal segretario di Stato per la Pubblica istruzione, Romeo Morri. Ne è scaturito un breve dibattito, di seguito riassunto.

Romeo Morri, segretario di Stato per la Pubblica istruzione: “Innanzitutto questo accordo che viene riportato di nuovo in Consiglio è stato siglato con i sindacati il 6 luglio 2009 e riguarda l’anno

scolastico 2010-2011. Riporto alcune cifre. Le cosiddette propine sono costate per l’anno 2009 92.000 euro, 138.000 nel 2010, nel 2011 125.000 euro. Questo accordo si cala in un contesto molto difficile sul piano occupazionale, sociale e economico. Dobbiamo dire che queste propine sono già state realizzate da parte del personale docente, e la funzione docente viene realizzata da parte di commissioni interne della Repubblica. Una parte fa da anni questo importante servizio. Tutte le

prove sono preparate da parte degli insegnanti con grande impegno e abnegazione. Molti di questi docenti ripetono ogni anno l’esperienza degli esami, a differenza di altri che non sono mai membri di queste commissioni di esami. In questo contesto c’è una commissione di governo che segue tutte le problematiche legate al contratto e al precariato. Questa materia, relativa ai compensi, deve essere esaminata. L’accordo di oggi tutto va a sanare tranne la parte precedente alla trattativa che è in corso”.

Vanessa Muratori, Su: “Siamo a ridosso degli esami del 2012 e gli insegnanti non sapevano nulla sull’anno precedente. L’improvvisazione non fa bene, ma è giusto onorare l’accordo. Per il futuro si vogliono realizzare dei risparmi, allora occorre evitare gli straordinari con diverse modalità d’esame”.

Mario Lazzaro Venturini, Ap: “Per il futuro occorre ragionare in base alle condizioni economiche del Paese e verificare molte voci di spesa. Dobbiamo ragionare per esempio sulle indennità, come quelle di coordinamento”.

Luigi Maza, Pdcs: “Fino a ora molte situazioni non tenevano conto dell’attuale realtà. Ora si deve cambiare, certi costi vanno chiariti. Serve una gestione più oculata in tutti i settori”.

E’ poi arrivato il turno del dibattito sulle prospettive dell’università sammarinese, compreso di ratifica del decreto delegato per l’istituzione del corso di laurea magistrale in design.

Ecco un riassunto di alcuni interventi.

Romeo Morri, segretario di Stato per la Pubblica istruzione: “Il tema è molto importante. L’università è nata a San Marino come ateneo per studiosi, ma oggi ha 600 studenti e il rettore Giorgio Petroni ha realizzato il passaggio a università di studenti. Da due anni la mia segreteria di Stato è al lavoro sulle prospettive dell’ateneo. Abbiamo guardato l’offerta formativa e le scelte economiche nelle zone confinanti, per capire quale sviluppo prendere, tra numero chiuso e test d’ingresso.

I nostri numeri sono piccoli, ma possiamo arrivare a 2.000-2.500 studenti, e lo sviluppo dell’università è importante per la formazione, per la cultura, per il turismo come per l’economia. Con l’Italia abbiamo stretto due accordi, uno di natura culturale, che comprende anche il parco scientifico-tecnologico, l’altro per l’equipollenza dei titoli di studio. Per i prossimi anni c’è la possibilità di attivare 5 corsi di laurea, oltre ai master abbinati. Il biennale per una laurea magistrale in design industriale, di cui dopo ratificheremo il decreto; il corso di laurea in ingegneria gestionale, in collaborazione con l’università di Parma, per il quale ci sono molte richieste; il biennale in marketing e digital media, in collaborazione con l’università di Bologna; poi c’è uno studio di fattibilità per la laurea in medicina e chirurgia, con test d’ingresso e corso in lingua inglese; infine il corso in international economics business per un massimo di 30 persone.

L’adozione dei decreti è il prossimo passo, poi servirà una nuova normativa in materia. Molto importanti sono il parco scientifico-tecnologico, ma anche la logistica. Oggi le due facoltà, disegno industriale e ingegneria civile, sono nel centro storico. Serve uno studio per i trasporti, gli spazi, i servizi, si tratta di una grande opportunità per un’economia pulita e per i giovani.

Le collaborazioni con le realtà limitrofe sono già in atto, non vogliamo fare nessuna guerra, ma costruire qualcosa con umiltà e senza scelte al ribasso. Dobbiamo andare avanti, ma sono disponibile ad accogliere idee e proposte”.

Assunta Meloni, Ap: “Dopo 25 anni di vita, è giusto fare il punto sulla situazione e interrogarsi sul futuro. L’università è un’opportunità di sviluppo culturale ed economico. Le prospettive illustrate sono molto ambiziose. L’ateneo non è di una maggioranza, è parte integrante del Paese. Per cui, per un vero sviluppo, occorre che tutti se ne facciano carico. Ampliare l’offerta abbraccia molte problematiche, per cui non deve allargarsi solo per i sammarinesi”.

Silvia Cecchetti, Psrs: “Si deve dare atto a chi, più di 20 anni fa, ha avuto lungimiranza, a quei politici che hanno visto in lontananza e hanno capito che era il momento, anche per San Marino, di investire nello sviluppo delle competenze. Purtroppo all’inizio l’università sammarinese non é stata capita anche dagli stessi sammarinesi. Oggi prendiamo atto della crisi, l’università è quella istituzione che ha fornito visibilità e di cui possiamo andare fieri. Oggi parliamo del ruolo strategico dell’università, sono d’accordo con delle precisazioni: non deve essere snaturato. Il suo ruolo è quello di fare formazione, è secondario implementare economie. L’università non é un’impresa con scopo di lucro, ma può portare a una contaminazione positiva. Anche solo creando corsi di laurea è assodato che l’economia e la società crescono, sono effetti che concorrono in maniera indiretta a far crescere il nuovo tessuto sociale. Poi l’università ha il ruolo di indirizzare la politica. Oggi trattiamo provvedimenti complessi, tecnici, perché non sfruttare meglio le competenze nate nell’università? E’ opportuno poi un riferimento alla possibilità di creare in territorio sammarinese un parco scientifico e tecnologico, in collaborazione con i ricercatori dell’università”.

Vanessa Muratori, Su: “Temo che con questa approssimazione, senza avere la necessaria collaborazione, rischiamo di far sì che la moria di un Paese dei suoi settori economici si trasmetta anche al settore culturale, finora nostro punto di forza e vanto. Se facciamo un’università di medicina fasulla, magari per eludere il numero chiuso italiano. Allora chiedo al segretario di Stato di potenziare gli studi storici e la scuola che già c’è, di aprire l’asilo pubblico di Falciano, di

comprare lavande multimediali in tutte le scuole. Non si improvvisa un’università di Medicina, si potenzi l’esistente”.

Pier Marino Menicucci, Upr: “L’Upr ha sempre creduto nel contributo che l’università può dare al nostro Paese. E’ un contributo duplice, alla crescita culturale e a quella economica. Non potremo mai competere con università come Bologna, ma dobbiamo riuscire a proporre corsi di laurea sostenibili, di nicchia: sono per certi versi d’accordo con Muratori, una università che possa basarsi su numeri non enormi credo sia già estremamente importante ed attrattiva. La capacità di poter interloquire direttamente con il professore è importante. Sulla facoltà di Medicina vorrei raccomandare al segretario di Stato, lo dico senza alcuna polemica, di evitare quello che tutti hanno temuto. Che si facesse la facoltà di Medicina per chi non riesce a superare il numero chiuso in Italia. E sarebbe un motivo di grande preoccupazione. Se proponiamo studi universitari di medicina dobbiamo farlo con caratteristiche identiche a quelle italiane, come il numero chiuso. E’ molto importante poi che l’università faccia riferimento alle esigenze del nostro Paese e si propongano dei corsi di laurea attinenti”.

Massimo Cenci, Nps: “Per certi versi l’università oggi è università delle occasioni mancate. Molto spesso chi studia in una città ci torna. Chi studierà qui sarà sempre gente pronta ad aiutare e sentirsi vicina a San Marino, pensate poi quanto aiuterebbe avere centinaia di universitari nel nostro centro storico, riaprirebbero molte attività”.

Mauro Chiaruzzi, Psd: “Non dobbiamo tarpare le ali a un progetto ambizioso. Credo si debbano mettere in piedi iniziative per dare continuità alla scelta del 1985. L’investimento fatto a suo tempo non può che essere considerato positivo, siamo stati capaci di creare una nostra nicchia senza infastidire i vicini. Passo a parlare del progetto incriminato che mi pare acerbo. Il segretario ci ha proposto un documento di intenti. Il problema è piuttosto l’inserimento sul mercato del lavoro. Non si mette in discussione il riconoscimento del titolo, ma quello dell’entrata dal mondo del lavoro tutelato da numeri definiti all’entrata del corso. La proposta di autofinanziamento, viste le cifre, farebbe accorrere asini di lusso e non studenti capaci, ci sentiamo quindi di criticarla. Ci pare molto prematura la proposta, non può essere la sola chimera dei 5 milioni dichiarati che può convincerci bontà del progetto. Non capisco poi l’ostracismo verso il rettore non ancora portata in Aula per la necessaria ratifica”.

Nadia Ottaviani, A&L: “Dall’opposizione sono arrivate delle critiche, ma se non ci fosse la volontà di fare proposte la situazione sarebbe più pesante. L’università è un elemento strategico di sviluppo. Per cui è importante avere la possibilità di formare i giovani per il mercato. C’è grande attenzione soprattutto sulla laurea in medicina: qui si farebbe il triennio, e gli altri due anni in altre facoltà, anche perché non abbiamo le strutture per l’intero percorso. Occorre dunque fare tutti gli approfondimenti dovuti ma senza demagogia, e stringere accordi in cui si inseriscono anche il parco scientifico-tecnologico e la ricerca. Su come i corsi saranno presentati e realizzati ci giochiamo molto. Dobbiamo crederci”.

Nicola Selva, Upr: “Le buone idee vanno appoggiate. San Marino ha le condizioni per un maggiore sviluppo universitario, ma serve l’aiuto di tutti. L’università è un grande motore di sviluppo per il Paese, per cui occorre lavorare per potenziare l’ateneo e avviare collaborazioni importanti. Da parte nostra non c’è nessun pregiudizio sul piano di sviluppo, è un’occasione rilevante. Ma occorre acquisire tutti i dati necessari perché se l’università vuole un futuro le scelte non devono essere improvvisate”.

Federico Bartoletti, Pdcs: “L’università deve percorrere una sfida nuova, fare convergere nel nostro territorio aziende e imprese e intercettare i finanziamenti internazionali, puntando sulla ricerca e le nuove tecnologie. Bene venga il programma del segretario di Stato Morri, ho qualche obiezione sulla facoltà di medicina perché non è legata al territorio. Manca poi il tema dei fondi e della ricerca che si lega anche al parco. E pure le infrastrutture sono fondamentali”.

Giuseppe Maria Morganti, Psd: “Abbiamo messo in piedi nel 1985 una macchina da guerra con grandi potenzialità, ma continuiamo a gestire questo ente attraverso formule troppo esclusive. Sia in relazione alle assunzioni, sia per i comparti amministrativi che per quelli didattici si può parlare di piccoli carrozzoni. Per avere una dimensione giusta di quello che deve fare lo Stato, quando si investe un euro nella promozione di nuove facoltà, altrettanto deve essere la spesa sul fronte della ricerca e dello studio. L’università degli studiosi continui a essere tale. E’ un appello a muoversi con determinazione sui nuovi progetti, senza dimenticare di investire nell’università e nella ricerca che fa l’università. Ciò ci darà il segno necessario della qualità”.

Marco Gatti, Pdcs: “Non ci caratterizziamo per essere un Paese universitario, lo dobbiamo creare. Confidiamo da sempre su elementi di qualità e specializzazione e abbiamo visto che alcune cose fatte in questi anni hanno portato un valore. Su questa strada mi sembra giusto continuare. Dobbiamo credere che l’università sia un valore aggiunto su cui puntare. Aver fatto l’accordo per il riconoscimento degli studi è la dimostrazione che governo e segretario di Stato credono sia un importante settore che può essere sviluppato e dare ritorni per la Repubblica. Mi è piaciuta la proposta di fare una facoltà dove si predilige l’uso della lingua inglese, San Marino e Italia sono Paesi un po’ ignoranti da questo punto di vista. Potenziare l’università può poi incrementare il turismo e la conoscenza del Paese all’estero. Come partito saremo vicini affinché progetti importanti come questo siano condivisi e portarti a termine”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per le Finanze: “Parliamo tante volte della prospettiva del Paese e che non c’è chiarezza su questo, ma ci dimentichiamo di parlare a riguardo dell’università. E’ nel nostro Paese una grandissima occasione. L’Università porta competenza e formazione, elementi di competitività per un Paese che su questi deve basare la richiesta di rispetto ai Paesi più grandi. Il collega Morri ha parlato della facoltà di medicina che rappresenterebbe un altro salto di qualità. Per realizzarla, occorre mantenere un collegamento con Atenei di prestigio e decidere cosa fare senza entrare in competizione con le aree vicine, garantendo prodotti di indubbia eccellenza. Il giorno in cui faremo corsi ritenuti fuori poco qualificati, avremo perso quello che abbiamo già costruito. Il territorio deve metabolizzare ancora meglio la struttura universitaria, come luogo non solo dove si fa istruzione, ma dove docenti e studenti possono vivere. Bisogna fare in modo che la permanenza a San Marino sia giustificata dalla qualità dei corsi, dei servizi e delle strutture, dalla capacità di accoglienza”.

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