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Marcucci: “E’ crisi vera E io non mi dimetto”

da Redazione

Non si dimette, anzi ha lanciato un vero proprio grido d’allarme al Paese e all’Italia Gianmarco Marcucci nella conferenza stampa che aveva suscitato una certa attesa.
 

Calo di occupazione, le difficoltà degli imprenditori, la forte crescita del ricorso a cassa Integrazione, accordi di mobilità, ammortizzatori sociali. E le difficoltà delle giovani coppie. Il segretario di Stato Marcucci lancia un appello a Tremonti, agli organismi internazionali, a chi vuole dare all’interno del Paese il suo contributo per uscire da una crisi “drammatica”.
L’esempio più eclatante della crisi in atto sono le sette giovani coppie costrette anche a rinunciare alla prima casa: non sono più in grado di pagare le rate del mutuo. Sono partite le procedure per la revoca del finanziamento e la rivalsa sull’immobile. Hanno tutti meno di 40 anni. Altro dramma della crisi evocato da Marcucci: il numero delle richieste di credito sociale, e le pratiche a cui è stata data risposta negativa. “Sono comunque famiglie vicine alla soglia di indigenza – afferma – dobbiamo fare qualcosa tutti prendere coscienza della gravità del momento, fare passi in avanti per ricercare le soluzioni più adeguate”.
E poi si rivolge all’Italia e ai suoi ministri. A Frattini, Sacconi e naturalmente a Tremonti: “L’economia sammarinese rischia di essere strangolata, non voglio pensare che un governo che si dice liberale e liberista, come quello italiano, abbia deciso a tavolino di dichiarare la morte di un Paese che affonda le proprie radici in 1.700 anni di storia”
Prosegue ancora rivolgendosi direttamente a Tremonti: “San Marino non è un luogo di malfattori, ma di persone per bene che pur apprezzando il suo operato per rafforzare i principi di legalità, merita rispetto e attenzione. Quelli che lei individua come mascalzoni lo sono anche per me e per i miei concittadini. Combattiamoli insieme”. Marcucci poi torna sul versante nazionale: critica la finanziaria suggerendo che deve puntare su un futuro di crescita non sulla tassazione.
E poi mette un paletto decisivo per il suo futuro: “ “Non lascio la nave quando impazza la tempesta – scandisce – non fa parte della mia cultura e neppure di quella di chi, insieme a me, lavora per ricercare soluzioni”.
 

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