Home NotizieAttualità Giulio Tremonti: “Nel 2010 Pil all’1%”

Giulio Tremonti: “Nel 2010 Pil all’1%”

da Redazione

Per il Ministro italiano Giulio Tremonti la riforma fiscale si farà entro fine legislatura, ma occorre "Rispettare i vincoli di bilancio". E ipotizza che il prodotto interno lordo possa tornare, nel giro di 12 mesi, con il segno positivo.

Arriva nell’hangar Alitalia in ritardo, costringendo Emma Marcegaglia, il cui intervento avrebbe dovuto essere quello di chiusura, a parlare prima di lui. Si siede a fianco di Gianni Letta, che aveva appena finito di elogiare di fronte agli industriali romani la linea del rigore finanziario fin qui tenuta. Quando Giulio Tremonti prende la parola è per ribadire che finché ci sarà lui il percorso non cambia: “Non ci sono ricette magiche. C’è un tempo per gestire la crisi e un tempo per fare qualcosa di più e di diverso. Entro la fine della legislatura faremo la riforma fiscale. Oggi si deve ancora pensare alla gestione della crisi”. L’anno prossimo il prodotto interno lordo “potrebbe chiudere con un segno positivo: 1% o di più. Il punto è che partiamo dai sei punti percentuali persi in due anni; se abbiamo perso 80 miliardi di euro di ricchezza, lo Stato ha incassato 40 miliardi in meno”. Tremonti parla agli imprenditori, al Paese e alla sua maggioranza: oggi inizia la battaglia finale sulla legge Finanziaria alla Camera. La Lega, ma soprattutto il Pdl, hanno pronto un pacchetto corposo di emendamenti. Il Carroccio chiede di spostare parte delle risorse accantonate per il contratto degli statali per finanziare uno sgravio Irap, la revisione di Basilea 2 e nuovi fondi per l’agricoltura. E ancora: cedolare secca sugli affitti, più soldi per giustizia, sicurezza, Roma capitale. Il partito di Tremonti, per rimarcare le intenzioni, ha annunciato che presenterà gli emendamenti con la firma del relatore e di tutti i deputati del gruppo. Tremonti non gradisce il pressing, e lo ribadirà in un vertice serale ad Arcore con Berlusconi e Bossi. La battaglia nella maggioranza inizia oggi con la prima riunione della consulta economica del partito guidata dallo stesso Tremonti. Il ministro dell’Economia dovrà affrontare i capigruppo Cicchitto, Gasparri, Bocchino e Quagliariello. Le sue intenzioni restano quelle note: al netto del gettito dello scudo fiscale – poco meno di quattro miliardi – per lui non ci sono spazi di manovra. Di fronte agli industriali della capitale e al presidente Aurelio Regina, Tremonti lo ribadisce con velata ironia: nonostante "il dissesto in mezza Italia", un Paese che tagliasse la sanità “non avrebbe futuro”. La proposta di Mario Baldassarri di tagliare i trasferimenti alle imprese? “Sono in gran parte fondi per Poste, Ferrovie, o per finanziare crediti d’imposta. Ho provato a fare qualche piccolo taglio, senza successo. Andate a dire agli autotrasportatori che gli tagliamo gli sgravi". Insomma, “quel che c’è di privato in quei fondi è sostegno sano all’impresa privata”. Abolire le Province? “A Roma forse se ne può fare a meno, a Sondrio no. C’è chi dice che abolendole si risparmierebbero otto miliardi. La verità è che il costo politico non supera i 200-300 milioni. Comunque per la Finanziaria stiamo studiando una norma molto forte, malthusiana, sul numero di assessori e consiglieri, provinciali e comunali”. Toni distanti da quelli della Marcegaglia, che poco prima di lui aveva invitato il Paese a “stringersi unito per uno sforzo corale”, a “cambiare marcia”, perché “stare fermi in una logica di inerzia non è una soluzione per il Paese”. La leader degli industriali aveva formulato anche alcune richieste: dalla revisione di Basilea 2 alla istituzione del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. In pubblico Tremonti aprirà solo su un punto: “Vi daremo i crediti d’imposta sulla ricerca, ma poi li gestite voi, così evitiamo il meccanismo scriteriato del click day”.

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