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San Marino, Consiglio Grande e Generale: costi per l’uso di sale e sedi pubbliche

da Redazione

All’articolo 5″Entità del contributo” il governo concorda con Su un emendamento per introdurre la percentuale del contributo per eventi organizzati da organizzazioni senza scopo di lucro. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Nel pomeriggio i lavori consiliari riprendono dall’esame del decreto delegato n. 27 “Regolamento per la concessione di contributi a privati per eventi e manifestazioni di interesse turistico, culturale, sportivo. Norme in materia di apertura serale degli esercizi commerciali del Centro Storico della Capitale e disposizioni sui costi per l’uso di sale e sedi pubbliche e per servizi connessi alla realizzazione di eventi e manifestazioni da parte dei privati” che viene infine ratificato con 27 voti a favore, 15 contrari e un astenuto.

All’articolo 5″Entità del contributo” il governo concorda con Su un emendamento per introdurre la percentuale del contributo per eventi organizzati da organizzazioni senza scopo di lucro.

All’articolo 8,”Programmazione degli eventi”, viene approvato a maggioranza, con parere favorevole del governo, l’emendamento di C10 in favore del coinvolgimento delle associazioni di categoria nella pianificazione degli eventi.

All’articolo 9 “Obbligo di apertura serale per le attività commerciali del Centro Storico”viene accolto l’emendamento di C10 in favore dell’introduzione di sgravi fiscali dell’80% per l’occupazione di sammarinesi o residenti assunti nella forma di lavoro saltuario od occasionale per le aperture serali.

All’articolo 11 “Pagamento prestazioni A.A.S.L.P. e A.A.S.S.” viene accolto l’emendamento al comma 2 di Rete, che cancella l definizione ‘igiene urbana’ dal testo.

Alla fine dell’esame dell’articolato, l’Aula ratifica il decreto con 27 voti a favore.

Si passa quindi al comma 16, “Prosecuzione dibattito sul riferimento del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, sulla verifica delle procedure di riscossione dei crediti monofase” cui sono previsti 34 interventi. Il dibattito proseguirà in seduta notturna.

Di seguito una sintesi degli interventi al Comma 16, “Prosecuzione dibattito sul riferimento del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, sulla verifica delle procedure di riscossione dei crediti monofase”.

 

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Confido che il dibattito possa portare un contributo di chiarezza. Capire i fatti del passato per trarre spunti e lezioni per il futuro. Stiamo già lavorando in tal senso per l’elaborazione del nuovo sistema di imposte indirette. Nel momento in cui chiediamo una razionalizzazione della spesa, una partita come questa deve avere una soluzione condivisa. Ascolterò con interesse i contributi dei consiglieri riservandomi di intervenire alla fine”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Dobbiamo porci la domanda di come recuperare risorse. Sappiamo che l’ammontare di crediti di difficile esigibilità (157 milioni di euro circa) deriva da un’economia fittizia in cui San Marino fungeva da intermediario di operazioni truffaldine con il beneplacito dei governi sammarinesi. All’ordine del giorno erano operazioni spesso inesistenti di importazione ed esportazione di beni dove San Marino fungeva da intermediario per le evasioni tributarie transnazionali. Un sistema che è terminato grazie alle pressioni esterne che però ha creato parecchi danni perché a guadagnarci erano in tanti. L’unico che ci perdeva notevolmente era lo Stato la cui immagine è stata fortemente compromessa. Questa è la storia: una storia su cui tutti noi dovremmo interrogarci per evitare che si ripeta. Concludiamo questo dibattito con un’alternativa che permetta allo Stato di recuperare questi crediti e garantire i cittadini sul fatto che lavoreremo per recuperare tali crediti”.

 

Marco Gatti, Pdcs: “L’intervento di Zafferani è in contraddizione con altri interventi che ho sentito in passato. La monofase è un’imposta indiretta che colpisce il consumatore (in Italia si chiama Iva). Il problema dell’evasione delle imposte indirette riguarda tutti gli Stati: si chiami essa monofase o Iva. Delle cose sono state fatte e il Tribunale le sta facendo. Ma tutto ciò non era sufficiente perché molte società si aprono, si chiudono, anzi a volte neppure si chiudono perché a quel punto l’amministrazione inizia ad andare a vedere. San Marino è l’unica parte del mondo dove per i settori sensibili è richiesto il nulla osta del Congresso di Stato. Io concordo sul fatto che bisogna obbligare alla capitalizzazione le aziende, ma ricordo che fuori di qui ci sono srl che si costituiscono con un capitale sociale di 10 mila euro mentre noi ne richiediamo più del doppio ovvero 25 mila euro”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Il riferimento di questa commissione è piaciuto perché è puntuale e preciso. Vengono messi in evidenza alcuni aspetti che richiederanno una serie di interventi normativi. A me farebbe piacere capire in prospettiva quanto il governo è disposto a mettere sul piatto in materia di investimenti tecnologici perché dei famosi database se ne parla da anni. In un Paese delle nostre dimensioni sarebbe semplicissimo rintracciare una serie di informazioni per capire cosa fanno gli operatori economici. E allora perché non sono stati fatti questi investimenti sui database? E’ una domanda che penso sia legittimo farsi a questo punto. Ci sono una serie di interventi normali semplici che però non sono stati fatti. Io spero che su questi aspetti ci siano risposte celeri in termini operativi. Andrebbero fatti interventi più moderni, dando la possibilità alle forze di polizia di utilizzare strumenti telematici. Serve una soluzione condivisa. E visto che questa iniziativa è partita da un documento molto forte dell’opposizione, spero si possa arrivare a una soluzione condivisa da tutte le forze politiche. Resta l’amarezza nel vedere un importo così elevato di somme che dovevano essere riscosse dall’Erario pubblico che però non verranno mai recuperate. Un’amara lezione a tutto il sistema politico-istituzionale della Pubblica Amministrazione”.

 

Marino Riccardi, Psd: “Quando si parla di crediti non riscossi derivanti dalla monofase si innesta un dibattito per cui tutto sembra sia riconducibile ad una manchevolezza degli uffici e a una volontà politica. La realtà è ben diversa. Questi crediti risalgono agli anni ’90 quando c’è stato il boom delle concessionarie. La verità è che di questi 157 milioni di euro, l’80% dei crediti non era neppure dovuto perché se da una parte non ti riconosco il rimborso, non posso chiederti anche di pagare. Il credito vantato sarà di 40/50 milioni di euro e non di 157 milioni. Quello che emerge è che gli Uffici, Tributario e di Ragioneria, hanno avuto un comportamento corretto nei confronti degli operatori e dell’amministrazione per il ruolo che gli competeva. Ora cerchiamo di capire se si riesce a riscuotere qualche cosa. Lo Stato non deve lasciare nulla di intentato, ma rendiamoci conto di cosa stiamo parlando e non illudiamoci di incassare 157 milioni di euro perché non è così. Se riusciamo a recuperarne 15/20 milioni di euro dovremmo già essere soddisfatti. Io non voglio dire che dobbiamo essere contenti di aver perso dei soldi, però voglio chiarire che non dobbiamo né essere così disfattisti, né criticare gli uffici della pubblica amministrazione. Davanti a una condizione economica difficile come quella che sta attraversando il nostro Paese parlare di 157 milioni di euro non riscossi sicuramente crea rabbia e sofferenza nei confronti di chi ha governato questo Paese. Ma facciamo capire che non è quella la reale cifra che dovremmo esigere”.

 

Ivan Foschi, Su: “Il riferimento del segretario contiene dati attendibili. Sono condivisibili anche le proposte operative di intervento, nutro solo un dubbio a riguardo. La relazione è carente nella parte delle cause che hanno determinato il fenomeno. Se il governo è costretto a riferire sulle dimensioni spropositate della monofase non pagata è perché la certezza del diritto non esiste, 158 mln sono irrecuperabili, il 45% del totale, una percentuale che non può essere spacciata per fisiologica. Sinistra unita rigetta la demagogia, ma non si può far finta di niente e mettere la testa sotto la sabbia. Non solo quindi bisogna sapere quanto è quello che manca, ma interessa sapere chi ha fatto il furbo e chi ha garantito protezione a questi signori. L’elenco dei furbetti è stato distribuito, vi erano anche operatori che hanno avuto problemi reali, ma anche i veri e propri furbi che l’hanno sempre fatta franca. Chi sono stati i responsabili delle segreterie di Stato interessate negli anni cui risalgono i crediti, fino al 2004, lo sappiamo. Sono Galassi, Stolfi etc.. Ci sono situazioni in cui il segretario di Stato alle finanze ha garantito la dilazione dei debiti in ben 99 anni. Anche per tutto quello che è stato, nutro forti dubbi perché le proposte della relazione siano effettuate”.

 

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Tutti stanno parlando al passato remoto, senza analizzare la situazione attuale. La legislatura è iniziata un anno e mezzo fa e tanto si è detto sui crediti monofase. Maggioranza e opposizione, il 7 di maggio 2013, hanno dato mandato al governo e oggi discutiamo la relazione del segretario Felici. Ma perché deve esplodere questa situazione solo oggi e solo oggi ci chiediamo cosa ha portato tutto questo? Questi 157 mln si devono andare a spalmare dal 1972, quando entra in vigore la monofase e i debiti si creano a partire dagli anni ’80, a seguito di un’economia sotto tanti aspetti definita malsana. Di 2,4 miliardi di euro, 157 mln non sono stati riscossi. Purtroppo ci sono persone disoneste e per questo si è creato questo buco? Vogliamo non prenderci più nessun rischio e non fare economia per evitarlo? Non bisogna prendere in giro la gente, ci impegneremo per prendere il più possibile, ma molto è perso e non recuperabile. Nella legge sullo sviluppo, per non cadere nello stesso errore in futuro, abbiamo messo paletti per garanzie particolari nei confronti dell’Eccellentissima Camera. A chi dall’opposizione incolpa la maggioranza ricordo che molti di loro sono stati al governo in passato e il problema lo conoscono bene. Il vero problema oggi è dare lavoro a giovani e disoccupati”.

 

Massimo Cenci, Ns: “Non tutti quelli che devono dare soldi allo Stato sono delinquenti e trattati come tali, esiste il rischio di impresa che purtroppo fa nascere determinate situazioni. La relazione affronta una parte tecnica corposa che sorvolo, ma ci fa capire che nel corso degli anni una serie di comportamenti si sono stratificati nel tempo e hanno consentito una certa leggerezza nei confronti di società, queste sì, di delinquenti. Nel 2004 ci sono stati dei cambiamenti importanti, la riforma del regolamento dei rimborsi monofase e delle procedure di riscossione. Questo è un punto di demarcazione fra un passato e un presente più controllabile. L’esigenza dei controlli è comprensibile, ma invito a non appesantiamo gli operatori di nuovi impegni perché in questo momento abbiamo bisogno esattamente dell’opposto”.

 

Elena Tonnini, Rete: “Nella relazione si fa riferimento a un arco temporale molto ampio, anche un ventennio, e anche le modalità in cui si è sviluppato il problema sono chiare. Nonostante tutto ci si chiede come mai in tutti questi anni non si è intervenuti. La mia sensazione è le procedure amministrative erano funzionali a legittimare determinate anomalie che hanno portato a un sistema quasi creato ad hoc per permettere queste distorsioni. Non affrontando il tema delle responsabilità passa un messaggio sbagliato, ovvero che lo Stato si può truffare, a rimetterci tanto sono i cittadini. E’ vergognoso limitarsi a dire che 157 mln di euro inesigibili sia solo un danno di immagine, sono un danno economico. Negare che il congresso di Stato sia responsabile del rilascio di quelle licenze colpevoli e limitarsi a parlare di problemi amministrativi è una mostruosità. Per Cardelli è un fenomeno semplicemente fisiologico. Occorre vedere invece chi partecipava in quelle società, quando politica e affari si mescolavano tanto bene. Ci auguriamo che chi ha truffato e chi lo ha permesso risponda”.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “Dopo un intervento come quello di Foschi che dice cose false, sono dovuto intervenire subito anche se ero iscritto come ultimo. Quando pensiamo al periodo e agli importi, si conosce che il differenziale fra imposta indiretta in entrata e in uscita rimasto alle casse dello Stato ammonta a 2,4 miliardi di euro, quasi 5 mila miliardi di vecchie lire. Qui parliamo di 157 mln di crediti non riscossi, un fenomeno che rientra in quei numeri. Il fenomeno va capito perché il nostro sistema ha consentito 157 mln di non pagamento a fronte di 2,4 miliardi di euro entrate in bilancio. In 30 anni, se si pensa quale è il totale delle entrate e delle uscite, si possono capire le debolezze del sistema, ma non si deve parlare di un’economia fittizia, piuttosto di un’economia che è cambiata. Si è passati da un’economia all’ingrosso ad una al consumo. Lo dico per onestà, la relazione ci indica molti aspetti, quando è nato il fenomeno, quando è stato iscritto a bilancio, il primo aspetto è come evitare che il processo si ripeta e si fanno delle proposte per rendere il meccanismo più rapito. Molto è stato fatto nel 2004, ma ancora si può intervenire. Non solo poi non è vero che non si è fatto niente, abbiamo revocato licenze, introdotto leggi per contrastare truffe. Le dodici proposte ci indicano come recuperare in tempi rapidi, oltre le procedure di esattoria, quanto dovuto, la relazione ci indica le difficoltà per il loro recupero. La richiesta iniziale di C10 ha posto un problema, non è che dietro questi crediti inesigibili c’è un buco di bilancio sconosciuto? La relazione spiega che c’è un fondo creato nel tempo che copre completamente i crediti inesigibili e tutti gli anni viene adeguato, questo va detto per evitare demagogia e strumentalizzazioni”.

 

Pier Marino Mularoni, Upr: “C’è una demarcazione, prima del 2004 e dopo il 2004, prima della scoperta del fantomatico buco di bilancio del 2001 e successivamente. Quel buco era dovuto in larga parte a crediti mai coperti da un fondo, ecco perché poi la politica si è sentita in dovere di intervenire. Il governo straordinario ha avuto la forza di intervenire in questo settore. Nel 2004 l’esattoria ha sostituito il sistema precedente della mano regia. Voglio prendere questa relazione come strumento, ed è un merito dell’opposizione averla sollecitata, ma oggi deve essere utilizzata non per fare polemica retroattiva, di cui i cittadini sono stufi. Dobbiamo pensare come intervenire per fare in modo che certi operatori malintenzionati non trovino terreno fertile a San Marino . Dobbiamo essere vigili, in modo che con una variazione di normative e di controlli si eviti questa possibilità. D’altra parte ci sono operatori in difficoltà che non riescono a pagare, bisogna trovare il sistema per capire che si è in buona fede. Dobbiamo affrancarci dal problema della triangolazione commerciale e guardare alla nuova economia, che si orienta anche su altri fattori, e cercare di impostare le norme affinché si possa in maniera più celere dare la possibilità agli uffici di incassare meglio e seguire chi è in malafede per il pagamento dei tributi. Su questo deve alzarsi il tono del confronto chiarendo chi è per una possibilità migliore di introito per lo Stato e chi vuole invece continuare con il vecchio sistema in favore dei più furbi”.

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