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San Marino, Consiglio Grande e Generale: le Istanze d’Arengo

da Redazione

Viene respinta con 39 voti contrari, 4 favorevoli e 6 astenuti quella per l’istituzione a fini elettorali del collegio estero. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – La seduta consiliare riprende in mattinata dall’esame delle istanze d’Arengo. Viene respinta con 39 voti contrari, 4 favorevoli e 6 astenuti quella per l’istituzione a fini elettorali del collegio estero. Viene invece accolto a maggioranza un odg collegato per la creazione entro giugno di un tavolo di confronto tra governo, rappresentanze consiliari e Consulta per affrontare le problematiche ed individuare le modifiche normative da apportare.

Pollice verso anche per l’istanza che chiede l’introduzione nel sistema sammarinese del redditometro. Viene respinta con 34 voti contrari e 14 favorevoli. Infine l’Aula affronta l’esame dell’istanza d’Arengo in materia di riservatezza bancaria, che proseguirà in seduta notturna. Quella pomeridiana è infatti riservata alla nomina dei nuovi Capitani reggenti.

 

Di seguito un riassunto dei lavori

 

Istanza d’Arengo n.4 – Perché ai fini elettorali sia istituito il collegio estero, distinto in due aree, area europea ed extraeuropea, per ognuna delle quali sia nominato un solo consigliere che dovrà dichiarare ufficialmente prima del voto a quale coalizione appartenga. Respinta (39 No, 4 Sì, 6 astenuti).

 

Andrea Zafferani, Civico 10: “L’istanza d’Arengo propone una soluzione al tema del voto estero che dal nostro punto di vista può stare in piedi nella sua filosofia. Favorevoli ai due collegi, al collegio estero che elegge due consiglieri e a dare quella facilitazione elettorale che i residenti chiedono da tempo ovvero il voto a distanza senza dover tornare sul territorio. Pretendo ora una presa di posizione politica anche da parte del Governo sul tema del voto estero. Voteremo a favore dell’Istanza per dare un messaggio: alcuni punti dell’istanza possono essere scritti meglio ma siamo favorevoli allo spirito della norma”.

 

Giovanni Lonfernini, Upr: “Negli ultimi anni ho assistito a una sorta di reiterata ipocrisia ogni qualvolta ci siamo presentati davanti alla Consulta dei residenti all’estero. L’ordine del giorno è talmente condivisibile, dato che parla di tavolo di lavoro sul voto all’estero, che è difficile non essere favorevoli. Il mio auspicio è che da questo dibattito, al di là dell’ordine del giorno, i propositi si traducano in atti concreti e soprattutto coerenti”.

 

Francesca Michelotti, Su: “Il tema del voto all’estero ha infuocato il dibattito consiliare per almeno un ventennio. L’elettorato sammarinese ha una singolarità ovvero che è duplice e noi dovremmo soffermarci su questo invece di andare alla Consulta a parlare per amor di Patria. Il nostro duplice elettorato è una risorsa per questo Paese. Abbiamo perso di vista una questione che è fondamentale ovvero che gli esteri non subiscono gli effetti del loro voto e questo è un aspetto decisivo. Parliamoci fuori da ogni retorica. La scelta del voto estero ha prodotto anche una forte divisione tra residenti e non residenti. La spirale pericolosa che porta all’illegalità per ricercare il voto estero purtroppo è ancora in piedi. La proposta dell’istanza d’Arengo è interessante ma a mio avviso solleva troppe perplessità”.

 

Paride Andreolli, Ps: “Condivido lo spirito dell’ordine del giorno. Auspico che si apra un tavolo di confronto sul tema del voto all’estero. Ogni partito o forza politica ha dietro il voto estero una posizione di comodo: c’è chi fa lotta al voto estero e temo che ci sia sempre un motivo strumentale alla base. Per me il collegio è una ‘cavolata’, una presa in giro. Poi l’istante chiede ‘che venga riconosciuto ai due consiglieri un congruo compenso’. Mi chiedo cosa significhi? In ogni caso, ben venga un gruppo di lavoro ed, in parte, vogliamo prenderci la paternità della proposta. Vorrei solo ribadire che il partito giudica negativa la proposta dell’istante di istituire un collegio estero. Non è possibile dividere i cittadini neppure sotto l’aspetto elettorale. Io credo e spero che attraverso il tavolo di confronto tra Governo e le rappresentanze consiliari insieme alla Consulta si possano individuare serenamente le proposte migliori. E’ inutile continuare a dire qui dentro una cosa e nella Consulta un’altra”.

 

Stefano Macina, Psd: “Per noi i cittadini all’estero sono cittadini punto e basta. Non condividiamo l’opinione di quanti mettono l’etichetta di “voto di scambio” sui cittadini all’estero. Questo Paese se negli anni ’70 ha avuto un notevole sviluppo lo deve anche al contributo dei sammarinesi all’estero, magari perché poi sono rientrati in Paese o magari perché hanno investito propri risparmi sul nostro territorio. Condividiamo l’ordine del giorno perché istanza giustamente pone una questione che è quella di confrontarsi tra le forze politiche. Ma la legge elettorale non si risolve con un’istanza d’Arengo. Ecco perché riteniamo opportuno istituire un tavolo di lavoro ed approvare un ordine del giorno con cui le forze politiche si riappropriano della materia”.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “L’istanza d’Arengo come questa mi portano ad affermare punti che per la Dc sono fondamentali nel rapporto con i cittadini. Noi siamo per lo ius sanguinis e prima di tutto questo dibattito va affrontato da un punto di vista culturale. Quali sono quelle iniziative che tendono a mantenere quel legame tra sammarinesi anche se sono all’estero. Il problema di fondo è se crediamo nello ius sanguinis o no? Noi ci crediamo. Io sono anche convinto dell’idea di un doppio collegio: interno ed estero. E’una proposta che ho fatto e che rifaccio all’Aula. L’ordine del giorno è positivo perché ci fa sedere intorno ad un tavolo per ragionare. Problema di fondo però ripeto è se riconosciamo la cittadinanza per ius sanguinis o ius soli. Il consigliere Michelotti, riferendosi ai due eventuali consiglieri eletti all’estero, ha detto che sembrerebbero due alieni in Aula. Io dico che ne abbiamo già diversi di alieni in aula. Che non conoscono le fondamenta del nostro ordinamento. Il voto di preferenza è diverso dal voto di lista però andiamo al confronto per verificare i problemi delle comunità sammarinesi sparse nel mondo. L’ordine del giorno accoglie un percorso di confronto. Che tutela tutti i sammarinesi, sia quelli che possono tornare a votare che quelli che non possono tornare a votare”.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “L’istanza pone un tema che ha avuto varie vicende nella storia del nostro Paese. Ci sono stati comportamenti contradditori, tra cittadinanza ed esercizio del diritto di voto. C’è una esigenza di approfondimento, il problema tocca l’identità del nostro Paese. Occorre trovare unità tra i cittadini che hanno abbandonato il Paese e quelli rimasti. La Consulta ha chiesto ripetutamente la costituzione di questo tavolo di lavoro, superando la logica partitica. L’odg cerca di dare una risposta in maniera veloce, ma dipende dalla volontà delle forze politiche. Respingiamo l’istanza, ma affrontiamo il tema accogliendo l’odg”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete, replica: “Il consigliere Mazza non ha inteso le mie parole. Ieri sera ho fatto un esempio. Non ho detto che il museo dell’Emigrante va chiuso. Si prenda le sue responsabilità senza sparare nel mucchio”.

 

Luigi Mazza, replica: “Parlavo delle forze politiche che chiedevano la chiusura del museo e voi non eravate in Consiglio”

 

Istanza d’Arengo n.11 – Per l’introduzione dello strumento del redditometro sul modello Usa/Italia al fine di consentire agli uffici pubblici preposti al controllo tributario di acquisire dati o effettuare rilevazioni utili alla stima delle capacità reddituali di ogni cittadino. Respinta (34 No, 14 Sì).

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “L’istanza è stata formulata prima che il Consiglio approvasse la riforma fiscale che prevede una serie di strumenti per acquisire dati su beni mobili e immobili. C’è inoltre l’obbligo di dichiarare la disponibilità di beni di lusso o detenuti all’estero e di specificare il pattuito per il loro acquisto. I contribuenti devono inoltre comunicare tutti i redditi percepiti. L’Ufficio tributario potrà confrontare redditi e dati. Sulle persone giuridiche la situazione è molto parcellizzata e non si giustifica l’introduzione del redditometro. Dunque l’indicazione è di respingere l’istanza”.

 

Luca Beccari, Pdcs: “L’impianto della riforma fiscale raccoglie nei fatti gli intendimenti degli istanti. Ci sono strumenti di accertamento induttivo, c’è un sistema riformato di controlli. C’è l’esigenza di una normativa espressiva della realtà sammarinese, che non ricalchi istituti di altri Paesi. Ancorare l’accertamento tributario a parametri rigidi è controproducente, non abbiamo la massa critica necessaria. Non deve però limitarsi alla veridicità della dichiarazione, servono strumenti per una verifica più ampia. E nella riforma ci sono. Attendiamo un anno i risultati delle nuove norme per poi apportare eventuali correttivi”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Si dà la prima prova che le norme della riforma fiscale fallano. Le nostre norme prevedono che con una partecipazione societaria detenuta tramite fiduciaria, questa deve dichiarare il fiduciante. Non vale la stessa cosa però per i beni posseduti in via fiduciaria. Si può dunque bypassare la norma. Inoltre per i beni posseduti all’estero ci si affida alla buona volontà del contribuente, l’obbligo di dichiarazione vale in teoria, non nella pratica. I dati in possesso di banche e finanziarie sono accessibili all’ufficio Tributario solo dopo una lunga procedura di validazione. Nella riforma ci sono lacune evidenti che andrebbero corrette. Voteremo a favore dell’istanza”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “E’ stato detto che l’istanza va respinta perché la discussione viene fatta dopo la riforma tributaria. E’ molto puerile. Siamo favorevoli a questa istanza. Che non ci siano accertamenti su certe categorie di persone porta per loro una facilitazione. Se c’era la cultura di consentire che i redditi fossero palesi, non ci sarebbe stato bisogno della riforma. L’istanza pone l’accento sui controlli ed è molto chiara. Ma anche scomoda. Infatti è stata portata in Aula all’ultimo. Tuttavia dà degli spunti assolutamente positivi. Siamo a favore”.

 

Denise Bronzetti, indip.: “La corretta trasparenza ci viene richiesta anche dagli organismi internazionali e credo che su questo fronte un ulteriore sforzo vada fatto. Nonostante dubbi espressi in fase di varo della riforma fiscale io credo che appena possibile sarà indispensabile vedere gli effetti di questa riforma per capire quanto valore aggiunto rispetto alla capacità reddituale e alla trasparenza dei redditi è riuscita a portare alla comunità sammarinese”.

 

Nicola Renzi, Ap: “Ampiamente condivisibile tutto il preambolo previsto dagli istanti. La riforma fiscale realizzata probabilmente non è la migliore possibile ma è il tentativo a mio avviso riuscito di contemperare diverse esigenze. E soprattutto si è deciso di affrontare questa riforma condividendola con tutte forze politiche e sociali. La riforma necessità di tanti decreti attuativi per andare a pieno regime e spero che l’esecutivo voglia fare lo sforzo di attuarli il prima possibile con sforzo sinergico e di sistema. Ap ha sempre sostenuto che riforma fiscale era strumento indispensabile per far partire controlli efficaci. Il mondo migliore per far vedere che riforma è stata positiva è dare idea che questi controlli saranno d’ora in poi fatti in modo efficace e oculato. Proprio per fare in modo che quanto richiesto dagli istanti nel preambolo trovi piena attuazione”.

 

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Il redditometro non l’abbiamo introdotto perché non crediamo nel redditometro. Il redditometro in realtà piccola come quella sammarinese non può funzionare. Gli istanti richiamano esperienza italiana dove è stato introdotto nel 2010 però proprio la Corte dei Conti italiana nel parere espresso il 3 giugno 2013 dice che è “strumento inefficace, ondivago, favorisce il nero e il calo dei consumi”. Tra 2010 e 2013 abbiamo visto infatti che incasso per lo Stato italiano è stato inferiore di 680 milioni perché gente andava fuori a effettuare propri consumi. Redditometro non è soluzione. Non vogliamo impaurire contribuente ma vogliamo stimolarlo affinché sia spinto a dichiarare redditi perché ha serie di detrazioni a suo favore. Proprio la strada che abbiamo intrapreso nella nostra riforma tributaria e fiscale. Il redditometro in Paese piccolo come il nostro sarebbe fallimento della politica. Strumento estremamente negativo che manderebbe in crisi intero sistema: minor raccolta bancaria e minor consumi sul territorio”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “Ci sono impostazioni diverse che abbiamo già manifestato. Negli accertamenti si parla anche di quelli induttivi, qualcosa di molto simile a quanto chiede l’istanza. Che chiede di intervenire perché c’è l’impressione, da me condivisa, che si inasprisce la tassazione per i redditi certi, mentre per chi non ce li ha si va verso una riduzione. Pretendiamo che tutti diano il loro contributo, questo è lo spirito dell’istanza. Siamo di fronte a degli auspici che si pone la riforma e l’istanza va nella stessa direzione, lasciando ampio margine di libertà per la politica di intervenire. Non capisco perché la si rigetti, sarebbe uno stimolo in più. Non ci possiamo più permettere dell’elusione”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Ritorna la vemenza delle notti legate alla riforma fiscale e al bilancio. A livello personale sono contrario al redditometro e il sistema fiscale italiano non può essere preso come esempio. I due modelli proposti dall’istanza sono molto distanti tra loro. E molto dipende dall’approccio del contribuente. Ogni cittadino deve contribuire in modo equilibrato e non nascondere i proventi. Ci riempiamo la bocca di controlli, ma andrebbero concretizzati. Per farli serve personale e ancora non si sa chi farà il direttore dell’ufficio Tributario. Il problema è di natura etica e da questo punto di vista le istituzioni fanno poco, occorre infondere la cultura della legalità. Si parla poco anche dei capitali detenuti all’estero”.

 

Ivan Foschi, Su: “Il segretario di Stato ci ha detto che il redditometro non è necessario perché ci sono già strumenti adeguati per i controlli. Altri in maggioranza hanno detto che la riforma potrebbe essere migliorata. Altri ancora hanno negato la necessità del redditometro. D’altronde la Dc ai tempi della legge antiriciclaggio e del Clo parlava di stato di polizia. Ma deve avere paura chi fa evasione fiscale. San Marino ha problemi legati all’evasione, per cui i controlli non sono sufficienti. Ma non c’è la volontà di andar fino in fondo. Servono tutti gli strumenti, da potere accedere agli istituti bancari allo scambio automatico di informazioni, per tutelare chi le tassa le paga veramente. Il redditometro è uno degli strumenti a disposizione da far valere fino in fondo”.

 

Simone Celli, Ps: “Abbiamo fatto la riforma tributaria a dicembre introducendo una serie di strumenti per far funzionare meglio il sistema di accertamento fiscale prevenendo fenomeni evasivi ed elusivi. Ancora però non c’è il dirigente dell’ufficio Tributario che ha un ruolo centrale nel nostro modello di riforma. Noi in quest’Aula possiamo discutere ed approvare le migliori legge di questo modo ma occorre poi lavorare in fase attuativa. Altrimenti non serve a nulla. Mi chiedo anche se da parte del Governo su questo argomento giungano delle risposte oggi? Voglio prima di tutto ringraziare gli istanti perché hanno permesso all’Aula di discutere di un tema importantissimo. E’ indispensabile che l’intera classe politica non abbassi l’attenzione su queste tematiche. Tuttavia ritengo che per realtà sammarinese ci siano strumenti più efficaci del redditometro. San Marino ha caratteristiche incompatibili rispetto all’introduzione del redditometro. Nostra posizione è dunque critica rispetto a questo strumento”.

 

Vladimiro Selva, Psd: “E’ ovviamente condivisibile lo spirito dell’istanza d’Arengo. Nella legge tributaria approvata però posso dire che l’elemento dell’accertamento induttivo è già stato introdotto. L’istanza d’Arengo fa riferimento al redditometro che a mio avviso non è modello condivisibile. Ribadisco però che condividiamo lo spirito di questa istanza e nella riforma tributaria abbiamo messo insieme una serie di strumenti come l’utilizzo di banche dati (per mappatura beni immobili e beni mobili di lusso, partecipazioni societarie e fiduciarie). Elementi che vanno nella direzione di combattere e contrastare l’evasione. Respingeremo l’istanza ma non perché abbiamo una diversa visione dell’equità fiscale”.

 

Marco Gatti, Pdcs: “Io credo che nell’ambito della riforma fiscale sono state prese delle scelte. Che hanno resto l’accertamento fiscale più incisivo: oggi gli uffici hanno gli strumenti. Non posso accettare elucubrazioni su come siamo messi in questo momento perché l’accertamento fiscale partirà dal prossimo anno ovvero dalla dichiarazione dei redditi 2014, che, come tutti sappiamo, viene fatta nel 2015. Oggi facciamo accertamenti solo in base alla vecchia normativa. Nella riforma fiscale è già previsto tra gli strumenti a disposizione dell’accertatore un meccanismo che permette di valutare se i redditi dichiarati corrispondono allo stile di vita tenuto: non si chiama redditometro ma è già presente. Nel nostro Paese dobbiamo far crescere la cultura dei doveri che poi si accompagna a quella dei diritti. Credo perciò che dovremmo aver fiducia nelle norme introdotte che sono durissime. Nessuno si aspettava che si introducessero reati penali fiscali e controlli così rigidi”.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “La mia indicazione di non accogliere l’istanza non è per problemi di tempistica. I contenuti indicati sono presenti nella legge tributaria. Il redditometro è stato reputato non idoneo e non si intende ritornare sulla scelta, semmai lavorare per rendere ancora più efficace quanto la legge prevede”.

 

Andrea Zafferani, C10 replica: “Si è fatta confusione con gli studi di settore, che nei Paesi piccoli sono molto difficili da fare. Il redditometro permette di giustificare se a un reddito basso corrisponde un tenore di vita congruente. E si può fare anche nei Paesi piccoli. Nella riforma ci sono regole non diversissime da questo principio, ma ci sono anche delle scappatoie che verranno sfruttate”.

 

Luca Beccari, Pdcs, replica: “Non abbiamo introdotto un redditometro, che è una sorta di studio di settore, ma un sistema induttivo. Abbiamo voluto evitare di ricondurre l’accertamento tributario a una mera misurazione di elementi oggettivi, perché le caratteristiche di un contribuente sono molteplici. Non c’è mai stata tendenza a inasprire controlli nel nostro Paese come in questa fase. Siamo il primo governo a farlo”.

 

Istanza d’Arengo n.10 – Affinché venga abolito il segreto e la riservatezza bancaria, anche interno alla Repubblica di San Marino, per dare la possibilità agli uffici pubblici preposti al controllo tributario ed alla magistratura di acquisire dati o effettuare rilevazioni utili alla stima delle capacità reddituali di ogni singolo cittadino.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Pur comprendendo come le motivazioni siano analoghe a quelle dell’istanza precedente qui il tema è l’abolizione del segreto e della riservatezza bancaria ma occorre chiarire che ogni soggetto che deposita denaro a San Marino è sottoposto a trattenuta alla fonte. Sul fronte dei controlli sottolineo come la Magistratura può accedere ai conti correnti presso banche sammarinese in presenza di determinate violazioni e gli accertamenti fiscali per indagini di tipo finanziario infine spettano all’Ufficio Tributario come previsto dalla riforma. Indicazione è di respingere l’istanza”.

 

Valeria Ciavatta, Ap: “Intervengo per rafforzare il concetto espresso dal segretario di Stato. La legge prevede già la possibilità di indagini finanziarie su richiesta dell’ufficio Tributario: può verificare la corrispondenza delle dichiarazioni con gli elementi in suo possesso per stabilire i redditi maturati, determinando così la capacità contributiva del soggetto. Consiglio e Commissione hanno ampiamente discusso le diverse opzioni e possibilità in loro possesso per aumentare i controlli rispetto alla legislazione precedentemente in vigore. E hanno fatto una scelta legittima. Andando avanti nel valutare lo stato d’applicazione della legge siamo disponibili a valutare la possibilità di modificare le norme sui controlli per renderle ancora più efficaci. Con la riforma abbiamo già fatto importanti passi in avanti verso l’inasprimento dei controlli e delle pene per chi commette irregolarità. Ap è contraria all’accoglimento dell’istanza”.

 

Elena Tonnini, Rete: “Nell’istanza emerge la volontà della cittadinanza di fare passi in avanti verso la trasparenza. Qualcosa con la riforma è stato fatto ma non è ancora sufficiente. In tal senso sarebbe davvero molto importante istituire la Centrale dei Rischi. Ora San Marino si sta muovendo verso percorsi di maggiore integrazione con l’Unione Europea e in tal senso l’Europa ci chiede di muoverci contro l’infedeltà bancaria. La segretezza bancaria, come si evince dall’istanza, serve a eludere il fisco. Noi però abbiamo bisogno di allargare la base imponibile perché dobbiamo pagare tutti per pagare meno”.

 

Andrea Zafferani, C10: “L’istanza tratta il tema della riservatezza in merito alla trasparenza interna per gli indici di capacità contributiva dei soggetti. Se si chiedono sacrifici ai cittadini a reddito certo, servono strumenti concreti per accertare le disponibilità di chi può mascherare i propri redditi. Il principio è fare controlli per evitare che chi paga le tasse subisca inasprimenti fiscali a causa dell’evasione. Non gridiamo sempre all’invadenza fiscale. Condivido l’approccio dell’istanza: sul fronte interno c’era il più stretto segreto, mentre verso l’esterno scambiavamo informazioni. La riforma fiscale prevede la possibilità di indagini finanziarie, ma in pratica è la politica a consentirle e hanno dei limiti. Dunque saranno difficili da attuare. L’istanza è condivisibile, va fatto un passo ulteriore sulle indagini per la totale trasparenza interna della capacità contributiva”.

 

Ivan Foschi, Su: “Si tratta di mettere in campo una forte volontà nel fare chiarezza ed esercitare le nostre prerogative di Stato sovrano. La riservatezza bancaria è garantita verso l’amministrazione sammarinese, questo è il paradosso. L’ufficio Tributario per accedere alle indagini finanziarie va autorizzato da una commissione di nomina politica. E non sempre c’è piena attuazione degli accordi firmati. Occorre superare il residuo di riservatezza interno al nostro territorio. È un principio fondamentale per tutelare gli interessi dello Stato. L’istanza è ben posta”.

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