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San Marino, Consiglio Grande e Generale: discussione sui rapporti con l’Unione europea

da Redazione

L’Aula ha affrontato il comma 22 sulla relazione della Commissione Europea e sulle conclusioni del Consiglio Europeo riguardo alle opzioni per la partecipazione dei Piccoli Stati al mercato interno dell’Ue. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

San Marino e l’Unione europea, alla luce della trattativa avviata per una maggiore integrazione, è stato il tema che ha impegnato il Consiglio grande e generale questa mattina e che lo impegnerà anche all’avvio dei lavori pomeridiani. L’Aula ha infatti affrontato il comma 22 sulla relazione della Commissione Europea e sulle conclusioni del Consiglio Europeo riguardo alle opzioni per la partecipazione dei Piccoli Stati al mercato interno dell’Unione Europea. Il dibattito, cui sono previsti 41 interventi, è stato aperto dal riferimento del segretario di Stato per gli Affari esteri, Pasquale Valentini e proseguirà nel pomeriggio.

 

Di seguito una sintesi:

Comma 22. a) Relazione della Commissione Europea e conclusioni del Consiglio Europeo riguardo alle opzioni per la partecipazione dei Piccoli Stati al mercato interno dell’Unione Europea. b) Ordine del giorno presentato dai Gruppi Consiliari Civico10 e Sinistra Unita per un dibattito consiliare sulla proposta operativa per raggiungere una maggiore integrazione con l’Unione Europea e per una capillare informazione nel Paese su tale proposta.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Ci tengo a fare premessa, oggi non stiamo parlando di questioni interne, le cui conseguenze restano all’interno del nostro Paese. Oggi parliamo di come il Paese intende posizionarsi nel contesto internazionale, come presenta se stesso e intende relazionarsi con le dinamiche internazionali in atto. La responsabilità con cui affrontiamo queste tematiche è particolare, non per fronti opposti, quello che riusciamo ad esprimere oggi e nei prossimi mesi è la consapevolezza che il Paese ha di sé e vuole avere nei confronti delle dinamiche degli altri Paesi e degli organismi internazionali. Ciò deve modulare il modo in cui affrontiamo il dibattito. Ci possono essere visioni diverse, ma è necessario trovare una sintesi condivisa perché l’aspetto importante è cosa esce all’esterno. Nei confronti piccoli Stati e di San Marino c’è oggi un’attenzione, una volontà di considerare le loro condizioni nel contesto dell’Unione europea senza precedenti. E’ evidente, se ripercorrete le prime relazioni relative alla necessità di trovare un approccio differente con i piccoli Stati, del 2010, fino ad arrivare alle conclusioni del Consiglio del 2012, con cui si è avviata la fase di consultazione proprio per vedere se c’erano le condizioni per dare corpo alla volontà di cercare un nuovo quadro istituzionale in cui dare un ruolo ai tre piccoli Paesi. Nella prima parte del 2013 la consultazione è stata approfondita con diversi incontri e ha portato alla compilazione di un questionario che ha coinvolto tutta l’amministrazione, quindi sono giunte le conclusione dello scorso anno in cui erano state indicate tutte le opzioni possibili. C’è quindi un momento storico particolare in cui l’Ue mostra un interesse particolare a trovare con i tre piccoli Stati un nuovo quadro istituzionali per le relazioni. Le conclusioni del Consiglio europeo recepivano la relazione: c’è subito un’affermazione importante, in cui si afferma che la negoziazione di uno o più accordi di associazione sia la strada maggiormente percorribile per le relazioni con i tre Stati. Si arriva quindi a una indicazione. Le motivazioni che hanno portato a questa opzione sono particolarmente interessanti per noi: apertura al mercato interno, una flessibilità per tenere conto delle esigenze dell’Ue e dei piccoli Paesi per un quadro istituzionale nuovo, che possa fornire un modello per altri accordi. Cosa significa questo accordo di associazione? La prima questione da affrontare è quali sono per noi i settori che vogliamo che entrino dentro l’accordo. Per l’Ue il punto di riferimento è l’aquis comunitario, ma dipenderà dalla nostra scelta quali settori vogliamo facciano parte di quest’accordo. Secondo: quali deroghe e condizioni particolari vogliamo ci siano riconosciute. Questo è un altro problema delicato. Quindi rientrano in questo discorso le quattro libertà fondamenta: sulla circolazione delle persone e dei lavoratori avremo bisogno di deroghe, non possiamo pensare che lo Stato non possa porre delle condizioni sull’insediamento delle persone sul territorio e sulla circolazione dei lavoratori. Quindi la circolazione delle merci: dobbiamo superare le condizioni dell’accordo doganale, ma la comunità europea vuole reciprocità. Si tratterà di trovare l’equilibrio sostenibile e questo riguarderà anche la libera circolazione dei capitali, come può inserirsi il sistema bancario in questo contesto, come il nostro sistema possa entrare nel mercato europeo e cosa potrà accedere nel nostro. Poi gli appalti: ci auguriamo che le nostre imprese possano avere piena libertà di muoversi nel contesto europeo, ma quali particolarità dobbiamo chiedere per salvaguardare la reciprocità?. Sono questi gli aspetti più sensibili su cui dovremo confrontarci nelle prossime settimane. Ci verrà posto subito se optare per un accordo quadro per accordi diversi per singoli Stati. Non si può rispondere astrattamente ma alla luce di quelli che riteniamo essere i contenuti dell’accordo e che possano coincidere con gli altri due Stati, per cui ci possa essere una base comune. Con un nota bene: nel 2013 aver tenuto insieme le posizioni dei tre stati ha rafforzato la capacità negoziale. Il mandato definitivo che sarà dato in aprile partirà da una consultazione fatta con tutti e tre gli Stati su questa opzione. Altro punto, le condizioni per il negoziato: al punto 3, la Commissione ha dato un giudizio positivo sulla capacità amministrativa dei tre piccoli Stati, però con altrettanto realismo dice anche che sono pochi gli ambiti in cui i tre Stati sono conformi all’acquis comunitario. Ci fanno capire che per avviare il percorso bisogna adeguatamente prepararsi, mettere in campo risorse umane, competenze e anche risorse finanziarie. La ristrutturazione non può poi essere temporanea, importante sarà anche la fase di implementazione. In tutte le fasi del negoziato il coinvolgimento deve essere messo in atto per portare velocità decisionale, siamo di fronte a un passaggio decisivo per il Paese, nel creare le condizioni per quello che può essere il futuro che ci attente. Nel momento in cui cerchiamo condizioni nuove di sviluppo e lavoro per l’economia, è impensabile farlo senza un nuovo quadro di relazioni con l’Ue. Non ci sono aspetti della nostra vita interna che non abbiano bisogno di implicazione internazionale. Non basta più il rapporto bilaterale e sistemare le questioni con l’Italia, molte questioni non si decidono a Roma. E’ evidente che resta il primo Paese con cui rapportarsi. E’ paradossale che ci mettiamo al tavolo per accordi con l’Europa e poi che per il Paese di riferimento siamo in black list. E’ una vicenda non compatibile, lo sforzo di prepararci a questo negoziato per una maggiore integrazione europea è un segnale molto forte per l’Italia: occorre avviare una nuova fase in cui non possiamo non sentire l’Italia come partner principale e disponibile a sostenere il percorso che stiamo facendo”.

 

Gerardo Giovagnoli, Pds: “Ribadisco l’importanza della condivisione su un orizzonte di trasformazione del Paese che durerà decine di anni, quello che ci accingiamo a discutere non è di pertinenza solo della maggioranza. La condivisione deve riguardare non solo l’Aula, ma anche le categorie economiche. A fine mese c’è in agenda un incontro con il presidente Barroso e già da allora dobbiamo presentare qualcosa di scritto, di chiaro, rispetto le esigenze del Paese. Partiamo da questioni istituzionali storiche che pongono la Repubblica di San Marino in modo diverso dall’assetto istituzionale di Andorra e Monaco. Siamo una Repubblica, abbiamo un’economia diversificata, sono elementi da evidenziare. E’ importante definire gli argomenti cui portare all’Ue e poi definire la modalità di condivisione con gli altri Paesi. Al centro c’ è l’integrazione economica: cosa ci aspettiamo dal negoziato, cosa si può cedere e cosa si può aggiungere. Le nostre aziende sono penalizzate dal non fregiarsi dal titolo di impresa dell’Ue, aderente alle 4 libertà fondamentali. All’uscita del negoziato è necessario non ci siano più problemi di integrazione e opportunità per le nostre aziende e lavoratori, la questione numero uno è metterlo nero su bianco insieme alle deroghe legate alle dimensioni del nostro Paese, rispetto alla libera circolazione di persone e lavoratori. Non possiamo immaginare un flusso migratorio oltre una certa quota, possiamo prenderla dal punto di vista delle quote o con una normativa che consenta alle istituzioni sammarinesi di decidere. Poi c’è il tema finanziario e bancario, l’Ue ci chiede di acquisire il 70% dell’acquis, è evidente e non possiamo a fronte di questo non essere riconosciuti come gli altri, le nostre banche devono essere trattate come le altre banche europee. C’è il tema della formazione, ci accingiamo a valutare la riforma universitaria, non si può non coglier e l’occasione per verificare le possibilità che il nostro Ateneo e i nostri studenti siano inseriti nei circuiti europei. Avanzo un’idea, San Marino può chiedere, forte della sua storia e neutralità, avere la sede di un’istituzione internazionale comunitaria. Abbiamo lavorato nel semestre europeo al dialogo interculturale e religioso, perché non rifarci a questi elementi. La strada intrapresa porta alla necessità di un ammodernamento della Pa: sarà necessario individuare professionalità da inserire per poter essere al pari dell’Ue. Come maggioranza auspico che si possa produrre da subito una documentazione da inviare alle istituzione europee che ci presentino all’estero come Paese, non come governo e maggioranza, che renda chiaro le esigenze economico-istituzionali e storiche, nonostante le divisioni che ci sono state nei mesi scorsi sul referendum. Oggi siamo al tavolo con l’Ue presentiamo con una voce sola e chiara”.

 

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Il nostro Paese sta vivendo una delle più grandi opportunità degli ultimi decenni, di confrontarsi con il contesto più ampio dell’Unione europea. E’ importante risolvere la problematica con l’Italia. Va fatta una valutazione politica importante, il governo incontrerà a breve il commissario Barroso, penso ci debba essere una volontà non solo della maggioranza, ma anche dell’opposizione, delle forze economiche, sindacali, di qualunque realtà rappresenti San Marino, per cogliere l’opportunità di aprirci non solo al mercato italiano, che ad oggi rappresenta l’82% della nostra bilancia commerciale, ma all’Europa. Abbiamo fatto una serie di provvedimenti per internazionalizzare l’economia, ma restano grosse difficoltà nello scambio commerciale, mi riferisco al T2 che mette in difficoltà, è un costo e una perdita di tempo per gli operatori, poi c’è anche l’anticipo dell’iva. La libera circolazione delle merci e dei capitali è necessaria per essere concorrenziali. Altro problema: nella legge di sviluppo abbiamo approvato che le normative economiche siano tradotte in inglese, ciò deve essere realizzato da subito. E’ un passaggio che ci darà la possibilità per far entrare nella Pa persone che conoscano le lingue. L’accordo associativo dovrà tenere in considerazione le nostre peculiarità. La cittadinanza si è espressa in modo chiaro lo scorso ottobre, il segnale dato è quello di non entrare in Europa, ma chiudere le porte sarebbe anacronistico. Per questo l’accordo di associazione è lo strumento necessario per dare risposte in campo economico e finanziario e di stabilità dell’impresa. Quindi la libera circolazione delle persone: facciamo in modo nelle trattative che i sammarinesi siano riconosciuti al pari di quelli comunitari. E’ un’occasione per far crescere anche il nostro Ateneo a livello internazionale”.

 

Simone Celli, Ps: “Il percorso di maggiore integrazione con l’Ue rappresenta una grande opportunità in termini di crescita per San Marino. Il dibattito che stiamo affrontando è strategico per il futuro del nostro Paese perché l’Ue consentirebbe uno sviluppo fondamentale sia in termini economici che culturali. Manca nel riferimento del Segretario agli Affari Esteri una chiara linea di indirizzo politico perché il problema della sottoscrizione dell’accordo con Unione Europea è di carattere politico e non può essere ridotto a una questione meramente tecnica. Quale è la posizione che San Marino tiene nei confronti delle istituzioni comunitarie e cosa vuole ottenere dall’accordo con l’Ue? Serve un approccio pragmatico e non una discussione basata su un’ideologia europeista. Oggi occorre uscire da quest’Aula con una posizione il più possibile condivisa. Ci sono due tipi di problematiche: di metodo e di sostanza. Per quanto riguarda il metodo, il segretario ci ha indicato due possibili strade, ovvero un accordo che coinvolga anche Monaco, Andorra e San Marino, oppure una strada ad hoc per la nostra Repubblica: in ragione delle nostre peculiarità è opportuno un negoziato bilaterale e un accordo specifico con l’Ue mantenendo un coordinamento politico con gli altri Paesi. Per ciò che concerne la sostanza, dobbiamo eliminare le barriere che impediscono alle nostre aziende e ai nostri operatori economici di accedere al mercato economico europeo ed inoltre San Marino deve assumere lo status di paese equivalente. Dal punto di vista economico-finanziario dobbiamo puntare alla massima integrazione. Inoltre l’Europa offre la possibilità di rendere più competitivo il nostro Paese, penso all’agenda digitale, l’interconnessione con i sistemi informativi e culturali europei e l’interconnessione dei finanziamenti infrastrutturali”.

 

Ivan Foschi, Su: “E’ un errore gravissimo quello di accodarsi ad altri Stati che non sono neppure a sovranità piena, bensì limitata e mi riferisco al Principato di Monaco e a quello di Andorra. La maggioranza per bocca del governo non è stato in grado di dire su quali aspetti dobbiamo impegnarci maggiormente nel rapporto con Bruxelles. Il Segretario agli Esteri sarebbe dovuto venire in Aula elencando una serie di priorità e una serie di punti su cui dovremmo andare a trattare in Europa. Non stiamo trattando dei massimi sistemi, bensì del futuro del Paese, anzi del presente, perché l’Europa può rappresentare un’occasione per uscire dalla crisi economica. Ci troviamo di fronte a un governo senza idee”.

 

Luca Beccari, Pdcs: “Avere la possibilità di operare nel mercato unico richiede l’adozione di determinate norme e strategie politiche che non siano in contrasto con quelle europee. Ad esempio: San Marino è sempre stato un Paese che ha sostenuto l’imprenditoria in particolare nei momenti di difficoltà, ma questo in regime di libera concorrenza con altre aziende europee non si potrà più fare. Dobbiamo perciò avere un approccio consapevole: ci sono grandi opportunità ma anche un passaggio di evoluzione nei rapporti con l’Ue che sarà epocale. Sarà importante anche prevedere la possibilità di tarare e modificare l’accordo d’associazione con Unione Europea per far sì che non si crei alcun gap. Chiedo all’Aula di confrontarsi su temi pratici e di sostanza e non su altre dinamiche che nulla ci porteranno in tema di rapporti con l’Europa”.

 

Giovanni Lonfernini, Upr: “Mi chiedo chi tratterà e chi affiancherà i nostri funzionari e la nostra diplomazia per definire un passaggio così delicato in futuro. Noi nella scorsa legislatura avevamo presentato una proposta di legge per definire il rapporto costante con l’Unione Europea. Oggi più che mai non credo si possa ragionare all’insegna dell’estemporaneità. Dobbiamo andare a identificare quegli obiettivi e quelle leve di sviluppo che possano andare verso un futuro di sviluppo sostenibile e di armonizzazione dei rapporti tra San Marino e l’Unione Europea. Tutto ciò passa verso il riconoscimento di paese equivalente. La Repubblica di San Marino sta andando verso la definizione di una serie di norme e comportamenti in linea con i dettati europei. Noi avanziamo alcuni punti programmatici: 1) rimozione delle barriere per favorire l’accesso al mercato unico europeo dei nostri operatori; 2) il riconoscimento di San Marino come paese equivalente; 3) politiche e proposte che vadano a garantire la competitività del nostro sistema; 4) il riconoscimento di un’autonomia sammarinese per quanto riguarda l’adozione di politiche d’ingresso per la libera circolazione delle persone”.

 

Alessandro Mancini, Ps: “Non metto in termini negativi che non ci sia un’indicazione del governo, mi auguro che questo dibattito, a differenza di altri, possa produrre un lavoro importante in termini di idee, progetti e indicazioni. E’ questa la strada giusta per un tema che riguarda tutto il Paese. Adesso il Consiglio grande e generale ha il compito di dare indicazioni e mettere nero su bianco quelle che sono le nostre aspettative, richieste ed eventuali deroghe che dovremo avanzare all’Ue. L’accordo vede un percorso comune con altri due piccoli Stati, condivido che nei confronti dei micro Stati ci sia un’attenzione diversa, ma è altrettanto vero che abbiamo caratteristiche diverse dai due principati, abbiamo assetti istituzionali diversi, noi siamo una Repubblica, inoltre ci distinguiamo anche per il nostro sistema economico che deve essere l’elemento centrale della trattativa. Lo stato di Paese equivalente deve essere al primo posto, dobbiamo abbattere le barriere che stanno condizionando le nostre imprese e i nostri liberi professionisti che non riescono ad accedere al libero mercato. Va assolutamente condiviso un documento di indicazione che metta insieme gli argomenti da affrontare nell’accordo e come dobbiamo operare. Auspico che i lavori del dibattito siano veramente proficui e portino una volta tanto a un risultato positivo”.

 

Antonella Mularoni, Ap: “Vorrei dare anche io un contributo costruttivo, bisogna guardare avanti, il tempo inizia a stringere, questo non sarà l’anno delle chiacchiere, dobbiamo esser pronti in tempi brevissimi. L’Unione europea ha il suo acquis e dovremo fare presente quello che ci interessa e dove ci sono invece delle difficoltà. Qualche mese fa la Commissione ha ristretto il campo delle opzioni per una maggiore integrazione lavorando in maniera profonda, l’Ue ha dimostrato che è interessata a una nuova relazione con i piccoli Stati e questo ci deve confortare. C’è un interesse verso San Marino che non si è mai registrato. Si è aperta una fase nuova che dobbiamo sfruttare. Credo sarebbe un’occasione sprecata oggi dirci le cose già dette. Cosa fare a breve: è giusto coinvolgere in tempi rapidi tutte le componenti economiche e sociali sammarinesi, con l’ausilio, se serve, di un consulente giuridico, per individuare le parti dell’acquis che sono da recepire e quelle che invece rappresentano delle difficoltà. Chiedo al segretario di mettere a disposizione il questionario che è stato inviato all’Ue perché da quello si sono capite le aree più vicine o lontane della nostra normativa all’acquis. Le quattro libertà e le condizioni di salvaguardia devono essere approfondite dai tecnici nelle sedi opportune. Come politica dovremo fare un ragionamento: si tratta di capire come approcciarci all’Ue, quali meccanismi per vagliare preventivamente le modifiche all’acquis comunitario che cambiano rapidamente e, nella fase delle controversie giurisdizionali, dovremo prevedere delle possibilità tali che la voce sammarinese sia sentita con la presenza di un giudice ad hoc sammarinese. Sono scelte anche politiche, il fatto di esserci o no dà un peso a livello di garanzia di sovranità. Non concordo invece con i consiglieri del Ps quando sostengono di far valere che noi siamo diversi dagli altri e che vogliamo un accordo nostro. Per San Marino conviene prima andare nel merito, perché avere una normativa ad hoc per un singolo Paese può portare dei problemi. L’Ue non intende dire che siamo tutti uguali, questo non significa che non si possono adottare accordi di base uniforme in grado di darci più forza. Si dice sempre che non siamo pronti: i sammarinesi sono normodotati. Nella Pa Bisogna cercare i meccanismi possibili per far sì che si adegui con quanto ha, se decidiamo il prepensionamento, il 25% del turn over sia fatto di persone competenti”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Cittadinanza attiva, dopo il referendum del 20 ottobre, ha chiesto con un odg di discutere in Aula sulle prospettive dell’integrazione europea e di fare un’opera di informazione capillare. Per una volta siamo stati tempestivi. Nel rapporto del 18 novembre la Commissione ha preso un orientamento chiaro: l’accordo quadro di associazione. C’è la possibilità poi di personalizzarlo. Vorrei dei riferimenti precisi sulla volontà dell’Ue e sulle intenzioni degli altri piccoli Stati. Occorre chiarire cosa vogliamo ottenere dall’accordo. Spero il dibattito si concluda con un odg preciso. Gli obiettivi del governo non li ho sentiti, la relazione è insufficiente. Ci sarà l’ottenimento pieno delle quattro libertà fondamentali? Dobbiamo potere viaggiare senza vincoli, i nostri servizi devono essere fornibili nell’Ue, le nostre merci non devono essere aggravate da burocrazie. Il livello delle aliquote fiscali non deve entrare nell’accordo, dando disponibilità massima sulla collaborazione fiscale e sullo scambio di informazioni. Servono margini sulla libera circolazione dei cittadini nel nostro territorio, sui permessi di lavoro e di residenza e sullo stabilimento di servizi. Il modello è il Liechtenstein. Occorre inoltre mantenere i nostri accordi di unione doganale, negoziando la gestione diretta senza dipendere dall’Italia. Sul settore finanziario dobbiamo accettare un progressivo allineamento della nostra normativa e avere garantita l’equivalenza dei nostri prodotti finanziari. Sui programmi dell’Ue, non è chiaro quali siano quelli disponibili ai Paesi non membri. Vanno fatte scelte precise. Dovremmo accedere ai programmi di sviluppo sulle rinnovabili, sui rifiuti e sulle telecomunicazioni”.

 

Massimo Cenci, Ns: “Occorre fare informazione su questo argomento. L’Europa dedica attenzione ai piccoli Stati. Da 20 anni non c’era un livello di questo genere. Questa è un’occasione di grande valore, da non perdere. E in Aula ce ne è consapevolezza. Occorre negoziare uno o più accordi quadro che prevedano la partecipazione dei Paesi al mercato europeo e permettano di ampliare l’integrazione ad altri settori. La questione è se fare l’accordo da soli o con altri Paesi. La relazione suggerisce di mettere in un accordo i punti comuni, per poi definire proprie peculiarità. Da tempo ci diciamo che il sistema bancario va aiutato a crescere, servirebbe un gruppo tecnico che snoccioli con precisione i vari elementi. La Pa va adeguata e stimolata. I tempi sono stretti e rigidi. Serve un calendario operativo che da subito dia i primi risultati. Importante è anche la figura del negoziatore”.

 

Andrea Belluzzi, Psd: “Dobbiamo andare a Bruxelles come Paese, dobbiamo trovare la maggiore coesione possibile. L’odg prevedeva anche altri passaggi, ma sono rimasti lettera morta. Occorre accelerare, sono le basi su cui costruire la negoziazione. E la ragione politica è stata il referendum. Ora occorre partire. Dobbiamo mettere a fuoco le scelte, evidenziare deroghe e peculiarità. Per le nostre aziende è fondamentale un accesso ai mercati paritario, così come l’accesso alle risorse e ai progetti. Siamo indietro, le scadenze non ci vedono adeguatamente preparati. Gli altri Paesi hanno già individuato la squadra per il negoziato. Dobbiamo potenziare il dipartimento Affari esteri. Dobbiamo definire quale accordo, quali temi e quale squadra. Anziché fare un accordo a due o a tre con protocolli riservati, ribaltiamo la situazione. Trattiamo un nostro accordo bilaterale e troviamo punti in comune con Andorra e Monaco. Potremmo così avere tempi di confronto più rapidi e creare un cordone di unione”.

 

Paride Andreoli, Ps: “E’ giunto il momento di prendere una linea in merito a quello che San Marino vuole fare nel contesto dell’Unione Europea. Noi rappresentiamo 33 mila abitanti per un territorio autonomo e sovrano pertanto è chiaro che dobbiamo partecipare attivamente non solo a un confronto aperto con le istituzioni europee ma anche alle scelte che ricadono sulla testa del nostro piccolo Stato. Il segretario Valentini ha esplicitato nel suo intervento una serie di considerazioni sottolineando che è terminata la fase interlocutoria. Io invito nuovamente il governo a accelerare il percorso di uscita dalla black list perché abbiamo la necessità di concordare una serie di punti normativi che devono essere definiti con l’Italia per rilanciare il sistema economico del nostro Paese. Proponiamo un ordine del giorno con cui invitiamo il Governo a avviare un negoziato autonomo con Ue pur mantenendo un coordinamento politico con i Principati di Andorra e Monaco. Nell’ordine del giorno chiediamo inoltre che vengano rimosse le barriere che impediscono l’accesso al mercato unico degli operatori sammarinesi, vorremmo inoltre aumentare la competitività di sistema e conservare autonomia e flessibilità nell’adozione delle politiche di ingresso rispetto alla circolazione delle persone. Ne do lettura: ‘Il Consiglio Grande e Generale, nella seduta del 24 gennaio 2014, preso atto della relazione della Commissione Europea e delle conclusioni del Consiglio Europeo riguardo alle opzioni per la partecipazione dei Piccoli Stati al mercato interno dell’Unione Europea; udito il relativo riferimento del Segretario di Stati per gli Affari Esteri; valutando positivamente la disponibilità dell’Unione Europea a stipulare appositi accordi quadro di associazione con i micro-Stati; confermando l’orientamento favorevole verso una maggiore integrazione con l’Unione Europea della Repubblica di San Marino;considerando l’accordo quadro di associazione con l’Unione europea una significativa opportunità per creare nuove leve di crescita e di sviluppo per la Repubblica di San Marino;invita il Governo ad avviare un negoziato autonomo con l’Unione Europea, pur mantenendo un coordinamento politico e tecnico con il Principato di Monaco e il Principato di Andorra, in ragione delle peculiari caratteristiche economiche, sociali ed istituzionali della Repubblica di San Marino; impegna il Governo a portare avanti il negoziato per la stipula dell’accordo quadro di associazione con l’Unione Europea con l’obiettivo di:

 

a) rimuovere le barriere che attualmente impediscono l’accesso al mercato unico da parte di imprese e di operatori finanziari sammarinesi, con la conseguente parificazione degli operatori economici di diritto sammarinese a quelli dell’Unione Europea;

 

b) aumentare la competitività di sistema attraverso l’agenda digitale, l’interconnessione e il collegamento dei territori, l’accesso ai sistemi culturali e formativi, l’adesione ai sistemi di certificazione UE delle merci e dei prodotti agricoli sammarinesi;

 

c) conservare autonomia e flessibilità nell’adozione delle politiche di ingresso rispetto al principio della libera circolazione delle persone’.”

 

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Il nostro sistema è attivo protagonista di un processo che mira a portarci verso l’integrazione. Dobbiamo far funzionare meglio il nostro paese togliendo gli elementi che bloccano la competitività di San Marino. Cosa serve alle imprese oggi? L’apertura a mercati più grandi perché il mercato interno non è più sufficiente ed inoltre regole leggere e chiare. C’è chi teme che non si crei un rapporto equilibrato tra le istituzioni europee, che rappresentano 400 milioni di persone ed una comunità di 33 mila abitanti, ma così non è perché attraverso un negoziato si può stabilire un mutuo bene comune che tuteli entrambe le parti. Piccole e grandi. Dobbiamo però uscire da quest’Aula con una posizione di sistema condivisa da tutte le forze politiche. Teniamo anche conto che in un negoziato si sottoscrive per mutua soddisfazione perciò, nonostante la nostra sovranità, qualcosa dovremo anche dare: chiediamo aperture dei mercati ma è ovvio che questo prevede un rapporto di reciprocità”.

 

Augusto Michelotti, Su: “Dobbiamo liberarci dalla stretta dei vari governi italiani che ci trattano come se fossimo un Comune locale. Per questo dobbiamo andare a trattare in Europa per allargare le interconnessioni e stabilire regole che determino il nostro rapporto con l’Unione Europea. L’informazione è l’unico canale per una vera integrazione di San Marino nell’Europa: cittadini vengano coinvolti nelle decisioni prese ed è questo il cambiamento che chiedo alla politica. Di avere un rapporto sempre più fitto e costante con i cittadini. L’informazione va data in maniera semplificata per creare un nuovo modo di fare politica. Personalmente sono sempre stato convinto di aderire all’Europa e credo che dovremmo andarci trattando alcuni parametri oggettivi con Andorra e Monaco, mentre alcune questioni peculiari nostre andranno trattate singolarmente”.

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