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Stop al Consiglio sulla riforma tributaria. Si riparte venerdì

da Redazione

In seduta notturna il Consiglio grande e generale è ripartito dalle repliche al dibattito sulla riforma tributaria. Si è giunti all’articolo 12

SAN MARINO – In seduta notturna il Consiglio grande e generale è ripartito dalle repliche al dibattito sulla riforma tributaria. Dopodiché inizia l’esame dell’articolato che viene interrotto con la votazione dell’articolo 12 “Base imponibile”. Tutti respinti fin qui gli emendamenti presentati dall’opposizione.

I lavori riprenderanno venerdì mattina alle ore 9 dall’articolo 13 “Redditi soggetti a imposizione separata”.

 

Di seguito un riassunto dei lavori.

Repliche

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Non possiamo dire che ‘in fin dei conti siano tutti d’accordo’, come disse un celebre segretario di Stato per gli Affari interni. Ma non ho colto grandi novità rispetto i dibattiti precedenti. Ci sono posizioni da tifoseria, ma la materia è ostica. Non ci stupiamo delle aspre critiche.

Il risultato del gettito è frutto del livello di aliquote e detrazioni tali da garantire la sostenibilità. Non risolve la questione del pareggio di bilancio. Sui decreti il Collegio garante ha dato una risposta inequivocabile. Il nostro Paese non è allenato alla crisi per cui il percorso è più difficile. La mediazione deve avere un valore e il governo deve farsi carico della proposta. Sono stati creati dei punti di equilibrio e il grosso delle rappresentanze colgono il provvedimento come un passaggio da affrontare. Il governo ci ha messo responsabilità per portare a termine la riforma e i cittadini misureranno ciò che è stato prodotto. Spero vengano meno i pregiudizi”.

Rossano Fabbri, Ps: “Il mio auspicio è che il segretario di Stato dia all’opposizione le risposte mancate in commissione e che si arrivi al cuore del problema quando viene sollevato. La dinamica sui decreti delegati non può essere liquidata come una bega tra maggioranza e opposizione. La sentenza del Collegio garante ha aperto l’argomento, non l’ha chiuso. Ha sdoganato la delega in bianco: è costituzionale quando non lo è in altri Paesi. Le funzioni di controllo del Parlamento vengono annichilite. Occorre discutere se l’interpretazione dei Garanti coincide con la volontà del legislatore”.

Pier Marino Mularoni, Upr: “Una riforma fiscale è necessaria. Quella che va bene a tutti non esiste, ma dovrebbe servire al Paese. Il presupposto non deve essere solo quello di fare cassa. Il sistema deve essere premiante, capace di allargare la base imponibile e di creare occupazione. Servono strumenti operativi e nuovi sistemi di accertamento. Sono punti base che questa riforma non raggiunge. Siamo di fronte a un’occasione persa, non risolve i nodi centrali di un sistema fiscale moderno. A ogni articolo c’è il ricorso a un decreto delegato, non c’è certezza delle regole. Questo è un aggiustamento fiscale per racimolare risorse sui redditi certi, fortemente penalizzante per i redditi medi, neutro per quelli bassi e premiante per quelli alti.

Il testo è stato blindato in seguito all’accordo con la Csu. Un metodo sbagliato. E il sindacato fa oggi le assemblee. Sono varie le perplessità, sul ruolo dell’Ufficio tributario, su quello del tribunale, cui è affidato il contenzioso fiscale. Questa riforma non raggiunge gli obiettivi di bilancio, non è premiante e incentivante per lo sviluppo. Infine c’è l’inciucio fiscale del tavolo per tenere ferma la protesta”.

Andrea Zafferani, C10: “Ho detto che l’imposta sui redditi certi è triplicata. E il collega Mazza che su 27mila euro si paga il 9%. Ora si paga il 3%. Mi ha confermato. Lavoratori e pensionati, loro malgrado, se ne accorgeranno dal 1° gennaio, per altri l’effetto è più ritardato. L’obiettivo dei 10 milioni di entrate si è fermato a 5 e il bilancio 2014 sarà ancora in passivo. Mancano le politiche si spending review e di sviluppo. E accumuliamo debito pubblico”.

 

 

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