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Mercato del lavoro, AP bacchetta Mussoni, l’UPR gli tende la mano

da Redazione

Francesco_Mussoni_WTC

 

Così va il mondo (e la politica) sammarinese. Mentre il Segretario al Lavoro per il suo DL sul mercato del lavoro viene bacchettato dagli alleati di AP, dall’altra parte della barricata, sponda UPR, gli tendono la mano.

Francesco_MussoniSAN MARINO – Così va il mondo (e la politica) sammarinese. Capita infatti che il Segretario di Stato al Lavoro Francesco Mussoni (nella foto), con il suo Decreto Legge che ha fatto tanto discutere (ma ha ricevuto anche tanti apprezzamenti, anzi più apprezzamenti che critiche, per la verità, e critiche soprattutto per la mancata concertazione) siano arrivate le tirate d’orecchie da un partito della sua coalizione, Alleanza Popolare, e pacche sulla spalla e incitamenti da chi sta attualmente dall’altra parte della barricata. Addirittura dal partito del suo predecessore, ovvero l’Unione per la Repubblica.

Ma andiamo per ordine. Ieri AP ha convocato una conferenza stampa in cui ha ribadito le proprie critiche al provvedimento, per la mancanza di concertazione, appunto, ma anche perché ritenuto forse un po’ troppo liberista, sicuramente sbilanciato dalla parte degli industriali.

In realtà – ma su questo ci siamo già pronunciati ieri, non ci ricordiamo dov’erano i compagni (!) di Alleanza Popolare quando il Governo ha approvato una Finanziaria quella sì sbilanciata davvero in sfavore delle categorie più in difficoltà, compresa la famosa “tassa razziale” come è stata definita che non solo penalizza i lavoratori frontalieri, ma va a colpire in primo luogo quelli che hanno carichi familiari più elevati. Se la questione è di principio, insomma, forse AP poteva prendere posizione prima, sarebbe stato più coerente. Sulla questione della concertazione, ad Alleanza Popolare, il Segretario Mussoni aveva già risposto in conferenza stampa, spiegando che si è arrivati all’approvazione del Decreto in Congresso di Stato (decisione a maggioranza, dunque) dopo che il testo provvisorio era stato presentato ai membri dell’esecutivo l’11 luglio scorso: i tempi per discutere nelle rispettive sedi di partito, insomma, c’era tutto, e se qualcuno si è svegliato tardi poi non può lamentarsi.

Se AP fa capire che in Consiglio Grande e Generale non darà il suo appoggio per l’approvazione del Decreto (in realtà ci sono tre mesi di tempo per il passaggio in Consiglio, ed è il tempo necessario per testare i contenuti del DL sul campo e nel frattempo concertare la vera riforma del mercato del lavoro con le parti sociali e, chissà, magari anche con Alleanza Popolare), viceversa la Segreteria al Lavoro incassa il favore dell’Unione per la Repubblica, che per voce di Giovanni Lonfernini si è già detta pronta al confronto sul decreto, proprio partendo da una critica all’uso eccessivo dei DL. Ma le necessità incombono, e il tempo stringe, a partire dai numeri impietosi di giugno che parlano di 780 disoccupati, prevalentemente nella fascia più giovane, e quasi un -7% di imprese mese su mese rispetto al 2010. E questo l’UPR l’ha capito. Per fortuna.

 

 

 

 

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