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San Marino, il voto sull’Europa spacca non la maggioranza ma l’opposizione. Strali verso il Psd

da Redazione

Consiglio Grande e Generale2Il voto sull’Europa spacca non la maggioranza, ma l’opposizione. Il Psd ritiene sufficiente la timida apertura all’Ue e vota l’odg del Patto per San Marino, facendo andare su tutte le furie SU e PSRS. Bocciata l’istanza d’Arengo del Comitato promotore del fu Referendum.

Il voto sull’Europa spacca non la maggioranza, ma l’opposizione. Cose che capitano, a San Marino. Andiamo subito al dunque e parliamo delle votazioni: bocciata l’Istanza d’Arengo presentata dal Comitato promotore del Referendum (peraltro saltato per l’impegno del Governo a recepirne in sostanza le questioni avanzate nel quesito), che impegnava l’esecutivo a fare formale richiesta di adesione all’UE con 29 voti contrari e 26 favorevoli, respinto l’odg del Partito socialista Riformista (33 contrari e 22 favorevoli). E infine via libera all’odg della maggioranza con 37 voti favorevoli e 17 contrari. Tale voto favorevole ha registrato l’appoggio totale da parte del Psd che “ha votato compatto”, come ha assicurato il Capogruppo Claudio Felici, facendo arrabbiare l’opposizione, sia Sinistra Unita (“forse l’adesione che qualcuno ha in mente non è all’Ue ma ad altri progetti”) sia il PSRS (è sorprendente che ad appoggiare tale ordine del giorno sia stata proprio la forza politica che ha fatto dell’adesione all’Unione Europea una ragione esistenziale”).

Venendo al concreto, l’odg impegna il Governo a “considerare con attenzione la proposta di un accordo ad hoc con l’Unione Europea, sena rinunciare alla prospettiva dell’adesione”: un passettino avanti con non troppa convinzione che però il Psd ha ritenuto più che sufficiente.

L’odg impegna inoltre le istituzioni del Titano ad avanzare formale richiesta di adesione qualora il risultato in corso non dia risultati soddisfacenti su tutto ciò che di fatto riguarderebbe San Marino nel caso dell’adesione all’UE. La posizione del Governo, in sostanza, è quella di una sorta di stand-by attento a quanto arriva dall’Unione che – per bocca del Segretario Mularoni – sarebbe intenzionata a gestire secondo una linea comune la posizione dei Piccoli Stati.

 

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