Alla fine di una lunga nottata la Manovrina fiscale di San Marino (usiamo sempre il diminutivo, e siamo sempre più convinti del fatto che sia appropriato alla fragilità del provvedimento) è stata approvata dal Consiglio Grande e Generale. Le varie posizioni.
Alla fine di una lunga nottata la Manovrina fiscale di San Marino (usiamo sempre il diminutivo, e siamo sempre più convinti del fatto che sia appropriato alla fragilità del provvedimento) è stata approvata dal Consiglio Grande e Generale.
Il primo decreto, sugli incentivi fiscali, ha visto prevalere i sì per 32 a 26 (un voto perso per il Patto). Il secondo invece, che riguardava la risoluzione dei contenziosi fiscali, è finito 33 a 25, con l’opposizione sulle barricate. Sul primo decreto il Patto per San Marino ha accolto positivamente alcune istanze della minoranza andando a modificare alcuni articoli. Il contenzioso fiscale invece – in particolare la decisione di riferire gli accertamenti anche al 2007 – ha scaldato gli animi: il centrosinistra l’ha infatti letto come un provvedimento per favorire i “soliti nomi”.
Il Consiglio Grande e Generale riparte martedì prossimo: sul tavolo l’andamento del sistema bancario-finanziario e Banca Centrale in particolare.
IL DIBATTITO CONSILIARE
Il dibattito sulla manovrina ha offerto parecchi spunti interessanti. Più fumo che arrosto per la verità, comunque il confronto-scontro è stato serrato. "Servono banche eccellenti nella prestazione di servizi, strutture più robuste e capitalizzate", ha spiegato ai colleghi consiglieri Marco Gatti (Pdcs). Gabriele Gatti, dal canto suo, ha segnalato la necessità di vari interventi per evitare che il previsionale 2011 presenti un deficit da 70-80-90 milioni di euro: "Sarebbe impossibile gestire il bilancio". Dunque occorre "reperire risorse e rilanciare l’economia, dobbiamo recuperare 70-80 milioni di euro". Per cui "tra 10-20 giorni servono proposte per introiti veri, non chiacchiere". "Con l’Italia – dice ancora Gatti- non c’è rapporto, non abbiamo firmato il padre di tutte le intese. Allora potremmo provare a firmare con Bruxelles quello sulle doppie imposizioni".
Proposte concrete arrivano da Mario Lazzaro Venturini di Alleanza popolare, che prima critica chi parla di giochi che non sono nella manovra: "Quando una frangia della maggioranza – è la frecciatina – si alleerà con il Psrs, allora potranno fare le due case da gioco previste da Mc Kinsey". Quello che invece è certo, sottolinea, è che "la legge di bilancio 2011 dovrà essere profondamente diversa da quella del 2010", magari con l’introduzione di un tetto sulle pensioni di Stato, con un controllo su residenze e benefici che ne derivano, con un "prelievo straordinario sui dipendenti pubblici e la regolamentazione dell’attività provata dei medici". Purtroppo, conclude "in aula l’opposizione dice tutto e il contrario di tutto, c’è qualche parolaio di troppo che ha evidentemente messo troppo mistral nel caffè della mattina". E, rivolto anche alla maggioranza, sottolinea che i conti si faranno alla fine.
Critiche, anche a esponenti di maggioranza, arrivano pure da Maria Luisa Berti, Lista della libertà: "Chi inneggia allo sfacelo, anche tra le file della maggioranza, si è arricchito a dismisura negli ultimi 20 anni e ora ha paura di perdere il timone". Dubbi sulla manovra li esprime Pier Marino Menicucci degli Europopolari, il non-allineato per antonomasia delle ultime settimane: "manca un disegno di prospettiva", stigmatizza, ribadendo come la situazione economico-finanziaria sia "pesantissima". Occorre "investire molto su università e turismo culturale" e stringere i rapporti con l’Europa e soprattutto normalizzare quelli con l’Italia".
Sul fronte opposto, per Gian Carlo Capicchioni del Psd è "vergognoso il condono per i palazzinari", mentre Stefano Macina, attacca senza badare alla forma: "Rimaniamo con il culo per terra ed emergono le mille contraddizioni della maggioranza e le sue difficoltà a rendere concreto qualsiasi intervento. È una manovra debole, al Paese serve molto di piu’". Fiorenzo Stolfi, sempre Psd, sottolinea invece come "il problema dei problemi sia l’Italia e sistemare le cose e’ un’illusione". Il socialista riformista Paride Andreoli la definisce una "manovrina, che non incide sul bilancio 2010", mentre il collega di partito Federico Pedini Amati chiede nuovamente uno "stop agli inciuci" che caratterizzano da tempo la politica sammarinese. Alessandro Mancini, sempre Psrs, stigmatizza invece la mancanza di risposte per le imprese: "La riduzione di monofase è un’incognita- aggiunge e mancano progetti e indirizzi forti". Vanessa Muratori di Sinistra Unita punta il dito contro l’"indebitamento dello Stato per salvare le banche: si smantellano stato sociale e diritti dei lavoratori, non si fanno pagare le tasse sui dividendi azionari". Insomma una sorta di "etica alla rovescia" ben esplicata dalla mancata stabilizzazione dei precari per "una scelta simbolica legata a una fantomatica equità sociale". Per questo il partito, spiega la collega Francesca Michelotti, presenta una serie di emendamenti per ripristinare "i principi di efficienza e legalità. Siamo contrari ai condoni, dalle tasse sui grossi patrimoni a quelle sui macchinoni, fino alla riforma fiscale, le nostre sono risposte serie e concrete, una sfida al governo".
E nulla è stato fatto, attacca il capogruppo Su Alessandro Rossi, "contro le triangolazioni su cui sappiamo tutto, nomi compresi, e per tassare gli immobili sfitti". Altro che equità sociale. Anche "alcuni stipendi della Pa fanno gridare vendetta". Decisamente critico, infine, anche Pier Marino Mularoni dei Democratici di centro: la manovra e’ un "compromesso al ribasso, basta agli interventi tampone occorre una politica concordata di emergenza".