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La figura di Craxi divide in due l’Italia

da Redazione

Continua a spaccare in due l’Italia la figura di Bettino Craxi. Sono passati 10 anni dalla morte ad Hammamet del leader socialista ma il Belpaese rimane diviso e contrapposto sul giudizio morale e politico su Craxi. Dopo la cerimonia in Tunisia il senato italiano ha commemorato il socialista più famoso e controverso della politica tricolore, sollevando critiche ma anche elogi da più parti.

Bettino grande statista o grande corruttore? Ricorre in questi giorni il decennale della morte di Bettino Craxi e l’Italia si divide in due fronti. Da una parte c’è chi lo considera un grande uomo politico e chi invece lo descrive come un disonesto e corruttore. Ad Hammamet, dove Craxi visse in latitanza gli ultimi anni della sua esistenza, i familiari, rappresentanti del governo tunisino, i ministri Frattini, Sacconi e Brunetta ed esponenti storici del Psi, su tutti Pillitteri e De MIchelis hanno partecipato alla commemorazione di Craxi. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto rendere omaggio e ricordare lo statista con una lettera inviata alla signora Anna, vedova dell’ex presidente del consiglio. Inoltre il Senato italiano ha reso omaggio al leader socialista più famoso e controverso della politica tricolore con una commemorazione a Palazzo Madama a cui hanno partecipato i figli Stefania e Bobo Craxi, Schifani, Berlusconi e altri esponenti dell’attuale governo di maggioranza. Del fronte pro Bettino sicuramente fa parte il Presidente del Senato Renato Schifani che vede la condanna penale del leader socialista come capro espiratorio e vittima sacrificale di una classe politica praticamente tutta marcia e corrotta. Anche la figlia Stefania Craxi, sempre in prima linea per difendere l’onorabilità della figura paterna, vede positivamente il nuovo clima che si respira sulla vicenda del padre “sono contenta che questo decennale pone finalmente un punto fermo: la figura di Craxi appartiene a pieno titolo alla storia positiva dell’Italia Repubblicana e questo nessuno lo può negare”.
Diametralmente opposta la visione e lettura dei fatti di Felice Bellisario, capogruppo dell’Idv al Senato “è davvero una vergogna la beatificazione di un pregiudicato in una sede istituzionale. Di cattivi maestri e di una informazione distorta – continua Belisario – l’Italia non ha proprio bisogno, ne è consentito assolvere un latitante per assolvere un sistema politico degenerato ancora oggi e che cerca di cambiare le leggi facendo passare i ladri per guardie e le guardie per delinquenti”.
Comunque la si voglia vedere gli atti giudiziari parlano chiaro condannando in via definitiva Craxi a nove anni di reclusione per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Inoltre sotto i suoi governi ci fu un’ampia commistione tra affari pubblici e privati, il debito statale crebbe in maniera esponenziale e dilagò il sistema delle tangenti. Non va trascurato il fatto che gran parte della classe politica tricolore si sporcò le mani in quegli anni ma di condanne ce ne furono ben poche. E’ altresì improbabile che Craxi agì da solo e tutti gli altri erano puliti. Ma è anche vero che se tutti rubano, nel caso in cui qualcuno viene beccato non lo si può assolvere perché tanto lo facevano tutti.
Naturalmente Bettino fu anche un grande riformatore e innovatore della politica italiana e riuscì a collocare l’Italia sul palcoscenico internazionale con un ruolo di primo ordine.


BREVE STORIA DI BETTINO CRAXI
 

Benedetto Craxi, detto Bettino, nacque a Milano il 24 febbraio del 1934 e morì ad Hammet, in Tunisia, il 19 gennaio del 2000. Alla giovane età di diciannove anni entrò a far parte della federazione milanese del Partito Socialista e quattro anni dopo fu eletto nel comitato centrale del partito. Alla fine degli anni sessanta riuscì a farsi eleggere in Parlamento. Nel 1970 ottenne la carica di vicesegretario nazionale del partito. A metà degli anni settanta, e più precisamente nel ’76. venne eletto come segretario generale del Psi. Craxi mostrò subito le sue doti politiche, dimostrando di essere tutt’altro che un semplice “segretario di transizione”. Nominò suoi collaboratori personalità nuove, alcune molto giovani, tanto da dare inizio a quella che sarà chiamata la “rivoluzione dei quarantenni”. Bettino si muove con determinazione ed energia, puntando al rilancio del partito.
L’azione di Craxi trascina il partito all’ottimo risultato raggiunto alle elezioni del 1983 in seguito a cui chiede e ottiene la presidenza del consiglio, il primo socialista che ci riesce. Il governo Craxi è sostenuto dal cosiddetto pentapartito, composto da Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli. L’anno seguente firma il nuovo concordato con il Vaticano, in cui venne istituito l’8 per mille in favore della varie religioni l’insegnamento facoltativo della religione a scuola. Abolì la scala mobile e introdusse l’uso dei registratori di cassa e l’obbligo di emettere scontrini per combattere l’evasione. Riuscì a far scendere l’inflazione dal 16% al 4% e portò l’economia italiana al quinto posto nella classifica mondiale. Fu anche molto attivo su più fronti nella politica internazionale. A coronamento delle sue attività diplomatiche nel 1989 ottenne importanti ruoli all’Onu: fu rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite per i problemi dell’indebitamento dei paesi in via di sviluppo e successivamente svolse l’incarico di consigliere speciale per i problemi dello sviluppo e del consolidamento della pace e della sicurezza. Il 15 dicembre 1992 Craxi riceve il primo degli avvisi di garanzia della Procura di Milano. L’anno dopo ne riceve ben undici. Infatti a febbraio del 1993 è costretto a rassegnare le dimissioni come segretario del partito e il successivo aprile la Camera dei Deputati negò l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti provocando l’ira dell’opinione pubblica. Il Psi è travolto dalle inchieste, la sua dirigenza è letteralmente decimata, Craxi stesso cumula una ventina d’avvisi di garanzia. L’anno seguente gli venne ritirato il passaporto per pericolo di fuga ma fu tutto inutile perché si trovava già ad Hammamet in Tunisia. Dalla latitanza nel paese nordafricano con fax e lettere Craxi continuò a commentare le vicende della politica italiana, perseverando nelle accuse rivolte al Pds e ai giudici di Mani Pulite. Dopo alcuni anni vissuti in esilio Bettino Craxi morì il 19 gennanio 2000 per un arresto cardiaco.
 

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