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San Marino, la nuova moda natalizia dopo la tombola lo sciopero generale

da Redazione

Come le bancarelle dei mercatini in centro storico. Come le letterine dei bambini. Come le luminarie accese nell’ovattata atmosfera dicembrina. Anche quest’anno, prima delle festività più amate, il sindacato regalerà a San Marino uno sciopero generale.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Come le bancarelle dei mercatini in centro storico. Come le letterine dei bambini. Come le luminarie accese nell’ovattata atmosfera dicembrina. Anche quest’anno, prima delle festività più amate, il sindacato regalerà al Paese uno sciopero generale. Anticipazione delle ferie, momento di ritrovo comune sul Pianello. Per scambiare slogan, non doni. Effettivamente questa potrebbe diventare una piacevole abitudine, perché no, come la tombola di Capodanno, con l’unica differenza che qui non vince nessuno.
Facile ironia a parte, sullo sciopero generale imminente vanno fatte un paio di considerazioni.
La prima è legata alle motivazioni della mobilitazione: la CSU ha bocciato integralmente le proposte contenute nella manovra finanziaria di fine anno, quella che il Governo ha preparato, proponendosi al confronto con le forze sociali tra la Prima e la Seconda Lettura. E qui dobbiamo dire che alcune delle ragioni del sindacato sono più che condivisibili. Il sindacato ha ragione anche per ciò che riguarda il modo con cui è affrontata la Finanziaria che in particolare in una realtà piccola come quella di San Marino dovrebbe essere frutto di una concertazione fatta a monte e non dovrebbe venire derubricata a riffa dell’ultimo minuto.
La seconda considerazione è legata invece a questa che riteniamo una banalizzazione dello sciopero.
Diciamolo chiaramente: nessuno deve toccare il sacrosanto diritto di scioperare. Sciopero è paradigma di democrazia.
Però ci sono tempi e motivazioni per scendere in piazza. Portare i lavoratori davanti a Palazzo Pubblico adesso, con il Pil che è crollato, con le imprese in difficoltà, con i rapporti con l’Italia ridotti al lumicino, significa una sola cosa: che il sindacato ha abdicato al proprio ruolo positivo e propositivo per lo sviluppo del Paese. Significa avanzare pretese senza essere disposti a trattare. E poiché ci troviamo alla vigilia ad una fase in cui tutti i contratti sono in scadenza, un simile atteggiamento equivale all’assunzione di una responsabilità importante. Fa correre infatti il rischio, al sindacato, di innescare gravi tensioni sociali nel peggiore momento possibile.

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