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ISS, costi aumentati del 21% in 10 anni: serve un’inversione

da Daniele Bartolucci

Occhi puntati sull’ISS e sul settore Sanità, sia come centro di costo, ma anche come asset strategico per lo sviluppo, oltre che “pilastro” fondamentale per lo Stato e per tutti i sammarinesi. Anche se ovviamente, visti i tempi di ristrettezze economiche, nel mirino ci finiscono i numeri del bilancio, che sono stati ben esplicitati dal Direttore Generale Alessandra Bruschi, che ha tracciato lo storico degli ultimi dieci anni, spiegando come si sia passati dai 301 mln complessivi di costi a “un 2020 che vede spese per 365 mln di euro, per un incremento di 63 mln di euro complessivi, pari al 21% in 10 anni”. Mentre il trend delle entrate, ovvero i ricavi dell’ISS non sono migliorati a compensare le uscite: erano 10 mln nel 2010, sono 19 mln nel 2020: “E’ chiaro che la parte dei ricavi in 10 anni non è un’attività su cui si è registrato sviluppo”. Su questi dati si è focalizzata la Commissione consiliare Sanità, che ha anche ascoltato (in seduta segreta, però) i membri del Comitato esecutivo dell’Iss relazionare insieme al Segretario alla Sanità, Roberto Ciavatta, sulla Relazione del Gruppo Audit dell’I.S.S.

GLI AUMENTI: PREVIDENZA E PARTE SOCIO-SANITARIA

Come detto, il Direttore Generale Alessandra Bruschi ha illustrato non solo il bilancio 2020 (che ancora non è concluso, ma c’è una previsione di chiusura), bensì anche un’analisi dell’ultimo decennio, analizzando “il trend complessivo dei costi ISS nella sua complessità e nella sue grandi componenti: per la parte complessiva abbiamo un 2010 con 301 mln complessivi di costi e un 2020 che vede spese per 365 mln di euro, per un incremento di 63 mln di euro complessivi, pari al 21% in 10 anni. L’incremento complessivo”, ha spiegato il DG, “ha due grandi componenti: la previdenza che passa da 218 mln di euro a 258 mln di euro, parliamo di 39 mln di euro in più, pari al 18%; la parte sanitaria e socio sanitaria che passa nel 2010 da 83 mln di euro a 107 mln al 2020,  un incremento di 24 mln di euro in più, ovvero il 28% in più. Gli assistiti sono passati  da 32.800 nel 2010 a 34.400 nel 2020, un + 4%. Ma oltre al numero assoluto c’è un tema epidemiologico, le persone sono invecchiate, si vive di più e la croniscità aumenta e va da sé che le spese aumentano. Se andiamo a vedere l’ultimo dato: la spesa pro capite, nel 2010 si spendeva in termini di spesa sanitaria e socio sanitaria circa 2.500 euro a utente, oggi si spendono 3.100 euro a utente”. Inoltre, “in questi dieci anni è aumentata la popolazione assistitam, ma non in proporzione ai costi”, per cui “queste dinamiche si devono spiegare con altri fattori”.

Sul capitolo previdenza è intervenuto per un approfondimento anche il Direttore amministrativo ISS, Marcello Forcellini: “L’ambito della previdenza ha avuto un aumento di costi molto importante, siamo arrivati  toccare i 258 mln di euro. Questo è un valore lordo. Questo trend è destinato ad aumentare nel tempo, ad un livello difficilmente sostenibile, soprattutto nel breve termine. Questo significa trasferimenti da parte dello Stato. Stiamo toccando nel 2019-2020 circa 50 mln di euro all’anno”. Nel merito, “nell’ambito delle prestazioni economiche vitalizie siamo passati da 182 ml a 208 mln di euro. Rappresenta un aumento di circa 10 mln di euro all’anno, un valore rilevante, se si considera la parte relativa ai contributi. Ad oggi il grosso problema è che dal 2018 anche il concorso dello Stato, in aggiunta al gettito contributivo, non è sufficiente a far fronte alle uscite pensionistiche, al che si crea un disavanzo che deve essere chiuso. E l’anno scorso lo abbiamo fatto dal prelievo dai fondi pensione del primo pilastro”. Va detto poi che “nel 2019 la parte sostanziale del concorso dello Stato è stata iscritta a bilancio ma non liquidata: è stato introdotto un articolo in Finanziaria che ha previsto la ripartizione in 10 anni. Il concorso dello Stato lo abbiamo a bilancio ma a livello finanziario ci entrano 2,4 mln di euro nel 2020”.

Da qui l’urgenza di “una riforma previdenziale che permetta di raggiungere un equilibrio graduale, nel tempo, della previdenza, non possiamo immaginare un sistema che garantisca subito equilibrio, non sarebbe possibile. L’approccio potrebbe essere quello di utilizzare accantonamenti degli anni buoni per accompagnare una riforma previdenziale che deve essere graduale nel tempo.  Come ISS”, ha spiegato Forcellini, “stiamo supportando la Segreteria di Stato in ambito della riforma previdenziale”.

INVERTITO IL TREND DEL COSTO DEL PERSONALE

All’attenzione della DG Bruschi c’è poi il costo del personale: “Negli ultimi 5 anni  è aumentato del +14%, +7% quello convenzionato, farmaci + 26%, le manutenzione sono passate da 1 mln a 3 mln di euro, + 69%.  Se andiamo a vedere i macrocosti dell’Iss le due voci più importanti sono 2: il personale è più del 50% dei costi dell’Iss, negli ultimi 5 anni è aumentato da 47 mln a 53,8 mln di euro; i farmaci sono passati da 18 mln a 23 mln di euro”. Mentre   nel 2020 “le voci del personale si riducono di circa 500 mila euro dal 2019, passato da 57 mln di euro a 56,4 mln di euro, sostenendo anche la componente di costo legate a stabilizzazioni e quota premio. Questo è quanto meno una stabilizzazione della spesa”, ha commentato la DG. Nel dettaglio, ha spiegato il Segretario di Stato Roberto Ciavatta, si tratta di “una stabilizzazione costata 500-600 mila euro e un premio per la dirigenza medica che veniva pagato per la prima volta e che ha avuto impatto di 850 mila euro. Se sottraessimo questo ulteriore 1,5 mln di euro sarebbe un ulteriore risultato”.

L’altro elemento è la voce farmaci e dispositivi “che nel 2020 è una voce impattante (23 mln di euro), si è vissuto con il covid, ma c’è anche l’incremento sui costi dei farmaci per oncologie ed ematologia: un aumento che dal 2019 al 2020 è  di 1,4 mln di euro.  Qui ci sono anche ciò che è relativo a reagenti e diagnostica. Queste voci”, ha avvertito, “impattano sul bilancio”. Come del resto i servizi che sono incrementati di più come La Fiorina Casa di Riposo che è passata da 3,1 mln a 4,2 mln di euro e su cui pesa quindi la scelta di averla fatta tornare pubblica.

Da qui la domanda: “Si deve fare economia nella sanità attraverso il taglio costo del personale?” si chiede Ciavatta. “No, ma attraverso tagli degli sprechi, sì. Cosa ha fatto l’ISS? Ha ripreso in mano tutte le consulenze, per rivedere importi e riallinearle. Mi auguro sia l’inizio di un trend confermato nei prossimi anni. Necessità è di vedere ridotte le spese anno dopo anno attraverso anche appropriatezza cure e nel modo in cui ci si approccia con il paziente, tendendo alla deospedalizzazione e in favore delle cure territoriali.

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