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Consiglio Grande e Generale, il bilancio previsionale 2013 di San Marino in prima lettura

da Redazione

In Consiglio Grande e Generale la seduta pomeridiana ha visto aprirsi il dibattito sul bilancio dello Stato per il 2011, quello previsionale 2013 e i pluriennali 2013-2015, in prima lettura.

SAN MARINO – La sessione pomeridiana del Consiglio grande e generale è ripartita dal comma dedicato alle considerazioni sulla consultazione elettorale, con l’ultimo intervento affidato a Marco Gatti del Pdcs. Si è poi passati all’esame in prima lettura del bilancio dello Stato per il 2011, quello previsionale 2013 e i pluriennali 2013-2015. Il segretario di Stato uscente per le Finanze, Pasquale Valentini, ha letto in Aula la relazione al bilancio previsionale 2013, cui è seguito il dibattito.

Di seguito un riassunto della seduta.

 

Marco Gatti, Pdcs: “I cittadini sammarinesi, con la loro partecipazione alle elezioni, hanno testimoniato di sentire il dovere di recarsi al voto, nonostante i segnali iniziali fossero contrari. Ringrazio tutti i candidati delle varie liste per essersi messi in gioco. Tanti erano giovani e questo ha aiutato. La partecipazione è stata importante, ma certi segnali, come il numero delle schede bianche e nulle, non vanno trascurati.

Per la prima volta in questi elezioni ci siamo trovati a discutere più di programmi che di coalizioni e liste civiche, è stato un elemento di novità e lo sarà in questa legislatura, in cui, in Aula avremo più di due coalizioni, ben tre, e una lista civica. Un altro elemento di novità è la presenza dei movimenti, ma non solo questo. Anche il fatto che, dopo la nomina di questo governo, ci saranno 27 consiglieri presenti in Consiglio per la prima volta. E’ un altro elemento da rilevare la richiesta di novità da parte della cittadinanza sammarinese.

Nel 2006 il Pdcs si è diviso con la nascita del movimento Noi Sammarinesi. Dopodiché, nel 2008, ci siamo ritrovati nella stessa coalizione e condiviso l’esperienza di governo in cui è iniziato un percorso che prevedeva, alla sua base, un elemento di trasformazione nel modo di far politica della Dc. E uno dei problemi da cui si è avuta l’uscita di Ns era proprio legato al metodo. Il Pdcs ha avviato così un nuovo modo di far politica, con il congresso del 2007, e da lì è iniziato un percorso, con un binario preciso, quello di un rinnovamento iniziato non oggi ma già da allora. Questo ha facilitato un percorso di aggregazione con Ns e altre forze, come A&l e qualcuno degli Eps che aveva scelto di non uscire dall’allora maggioranza. Oggi é arrivato il risultato delle elezioni, dove la nostra lista ha tenuto, dovuto al nostro coraggio. Il Pdcs si è infatti rinnovato nei metodi e poi anche nelle persone, la nostra lista si è presentata alle elezioni molto rinnovata e piena di giovani motivati.

Tanto abbiamo fatto nella precedente legislatura e tanto ancora c’è da fare. Per prima cosa, l’uscita dalla black list e il rimettere in piedi il sistema economico. I problemi veri sono infatti il lavoro e lo sviluppo economico. Si è scelta una nuova direzione, ma adesso va portata avanti e per farlo bisogna sviluppare il sistema paese. E’ sbagliato guardare indietro ma subito bisogna avviare un buon metodo di lavoro.

Ho sentito che l’opposizione vuole essere costruttiva, sono contento di questo e la nostra lista farà di tutto perché il confronto sia vero e sincero, perché gli interessi di tutti sono sopra quelli di parte. Allo stesso modo deve essere portata avanti la concertazione con le forze economiche, per far crescere il Paese senza scontro sociale. E’ importante cercare la condivisione di tutti, ogni singola categoria ha chiaramente interessi di parte, che non sono della collettività. La politica è qui per trovare un punto di equilibrio. Maggioranza e minoranza sono ruoli diversi ma bisogna trovare la giusta mediazione che è nell’interesse del Paese”.

 

 

Bilancio

 

Pasquale Valentini, Pdcs: “Il progetto di legge è stato predisposto in un periodo particolare della vita istituzionale, per cui la sua stesura è avvenuta in forma essenziale per fornire una base tecnico-contabile per garantire il finanziamento delle funzioni e dei servizi attribuiti allo Stato. Saranno il nuovo governo e il nuovo Consiglio ad arricchire il progetto di legge. Comunque l’impostazione del bilancio di previsione non poteva allontanarsi dall’obiettivo primario di contenimento del deficit.

La proposta di bilancio prevede un deficit di 43,8 milioni di euro, ottenuto considerando la previsione di entrata, che vede tra l’altro una diminuzione significative dell’Igr e dell’imposta di registro, e operando una significativa riduzione della spesa che, pur non compromettendo lo stato sociale, sacrifica finanziamenti in conto capitale.

Il risultato non è pienamente soddisfacente nell’ottica di un pareggio di bilancio entro il 2014. Le entrate nette diminuiscono del 10%, circa 33 milioni, rispetto all’assestato 2012. La riduzione è dovuta principalmente all’incidenza dell’imposta straordinaria sugli immobili sull’esercizio 2012, circa 20 milioni. Inoltre, le principali imposte dirette e indirette, Igr e monofase, subiranno un calo notevolmente ridotto rispetto alle tendenze degli anni passati, denotando un sostanziale assestamento del gettito. Per le uscite la riduzione è di 32 milioni di euro e i comparti di maggiore contrazione sono i trasferimenti correnti, -15%, gli acquisti di beni e servizi, -14%.

Nelle politiche di contenimento della spesa vanno coinvolti direttamente anche gli enti pubblici, serve un’azione di spending review. Grande importanza ha anche la programmazione strategica degli interventi.

Questo progetto di legge è un punto di partenza per il confronto sull’impostazione di bilancio e dovrà essere arricchito con provvedimenti essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo di sostenere la ripresa economica del nostro Paese. Auspico che il confronto politico possa portare il necessario contributo allo sviluppo del provvedimento”.

 

Andrea Zafferani, C10: “La Commissione di controllo della finanza pubblica ci dà elementi di valutazione di bilancio. Secondo quanto riportato dalla relazione sul Consuntivo 2011, il disavanzo è di 15,8 milioni di euro per il 2011, mentre per il 2012 la previsione è di 102,6 milioni di deficit. Inoltre va sottolineato l’aumento dell’88% nel 2011 di garanzie pubbliche (240mln), rispetto al 2010. Diversamente, le entrate calano del 13% e sono pari nel 2011 a 504 milioni: molte entrate sono inferiori a quanto stimato nel bilancio previsionale, imponendosi quindi una più attenta previsione in sede di previsionale per il 2013. La stessa monofase vede entrate inferiori del 6% rispetto alle previsioni (-15 mln).

Cala fortemente l’attivo circolante e “la spesa è stata autofinanziata dai depositi di tesoreria”: così la liquidità dello Stato, che ammontava a 257 milioni circa nel 2009, nel 2011 è a 154 milioni, con un calo di oltre 100 milioni in soli 2 anni e una previsione di una consistenza di soli 96,5 milioni nel 2012. Siamo di fronte a un tracollo della liquidità, che da un lato mette a rischio il pagamento delle obbligazioni dello Stato e dall’altro imporrà di contrarre debito pubblico, a meno di non compiere scelte veramente forti e necessarie. Nessun debito è stato per ora contratto, ma ci siamo mangiati del tutto i risparmi perché da tempo spendiamo più di quanto incassiamo. La Commissione di controllo sottolinea che il disavanzo di amministrazione è stato di 15 milioni contro i 36 del 2010 e che rappresenta l’1% circa del Pil. Ma rimarca anche che “a tale risultato si è pervenuti mediante una rettifica dei residui per circa 45 milioni, rilevando che al netto di tale intervento il disavanzo che si sarebbe prodotto sulla parte in conto competenza sarebbe stato di 60,9 milioni”. Fa poi rilevare che qualora non si potesse ulteriormente intervenire sui residui, in assenza di una forte contrazione della spesa unitamente a un percorso di incremento delle entrate, il disavanzo sulla parte in conto competenza, rispetto al Pil, ammonterebbe a percentuali superiori al 3%, portando entro pochi esercizi a un debito pubblico di rilevante ammontare. La Commissione spiega come il contenimento del disavanzo sia stato fatto, almeno per quest’anno, attraverso artifici contabili quali sono i residui.

Sul fronte delle uscite, la relazione evidenzia il dato complessivo di 565 milioni, di cui 25 milioni destinati al Fondo svalutazione crediti. E questa è una buona cosa. Purtroppo però la spesa corrente è ancora al 91,6%, e solo il 6,5% è in conto capitale, con tra l’altro una continua erosione di questa voce.

Per far fronte a questa situazione si è intervenuto con soluzioni tampone ma, afferma la Commissione, le misure introdotte sul fronte delle entrate mancano del presupposto della indiscriminata applicazione, imponendosi al contrario su coloro che hanno prodotto il reddito o che presumibilmente avrebbero dovuto dichiararlo. La situazione impone di “concentrare tutta la correzione dei conti sulla spesa” anche perché “non si possono più godere i benefici di una consistente riserva di liquidità, con evidenti riflessi su accensione di mutuo a pareggio e ricorso dell’indebitamento al mercato”.

La situazione è abbastanza tragica. La liquidità dello Stato è ridotta al lumicino e quindi ulteriori deficit non potrebbero essere assorbiti se non col ricorso a qualche finanziatore esterno. Ma questi finanziamenti non farebbero altro che foraggiare una spesa che è sostanzialmente rigida e su cui, in questi anni, non si è intervenuti granché. Ci faremmo prestare i soldi per spese improduttive, senza ritorno economico e ci metteremmo quindi nelle mani dei prestatori, che diventerebbero i nostri nuovi padroni.

La soluzione sta nei tagli di spesa, anche quella più rigida. Il che non vuol dire tagliare i servizi sociali o licenziare centinaia di dipendenti: significa fare un’opera di riequilibrio delle differenze, anche salariali, fra settore pubblico e settore privato, applicandole in maniera graduale. Significa migliorare la gestione degli appalti e attuare una seria attività di spending review. Anche sul fronte delle entrate si può fare tanto, con interventi equi. Dai nostri banchi arriveranno forti proposte in tal senso in sede di seconda lettura della legge, speriamo che possano essere accolte”.

 

Paolo Crescentini, Ps: “In ottica di revisione delle spese, non si può intervenire tagliando il personale ma é indispensabile attuare riforme necessarie per equiparare pubblico e privato. Ci troviamo di fronte a un continuo aumento di borse di studio nella Pa, che diventano costantemente rinnovate. Così come la riforma della Pa non ha prodotto risultati, per quel che riguarda i risparmi prospettati. E così come per gli appalti non è stato ancora redatto un albo delle imprese. Poi ci sono gli affitti passivi, i contratti perpetuati di anno in anno con costi neanche presi in considerazione. La relazione delle Commissione di controllo sulla Finanza pubblica pone attenzione su aspetti importanti, rispetto i quali il progetto in prima lettura dovrà essere sviluppato in maniera più congrua alle necessità.

Noto il bilancio dell’Azienda dei servizi che registra perdite consistenti, chiedo a cosa sia dovuto. Alla Camera di Commercio viene erogato un contributo, ancora una volta, di 150 mila euro annui, sono spese che potrebbero essere risparmiate.

Vorrei chiedere poi perché all’articolo 22 vengono tolti, rispetto all’esercizio precedente, oltre 60 mila euro per la promozione del comparto turistico e commerciale. Al contrario, è un settore che deve essere sviluppato e che non dipende dalla black list.

Capiamo ci siano difficoltà di bilancio, i sammarinesi devono fare i necessari sacrifici, sapendo dove vengono spesi i soldi, non in consulenze e convenzioni eccessive, e che possa essere mantenuto lo stato sociale. La mia forza politica non mancherà di tenere sotto controllo l’operato del governo”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Certi frammenti della relazione della Commissione di controllo della finanza pubblica fanno impressione, come quello sugli interventi farraginosi fin qui messi in campo dal congresso di Stato. C’è difficoltà a capire certi interventi di spesa, mi aspettavo un documento più corposo. Balzano subito all’occhio la diminuzione di importo del bilancio e il deficit. E fanno molto preoccupare. Occorre valutate seriamente anche gli andamenti dei bilanci degli enti dello Stato. In particolare l’Azienda dei Servizi è uno dei pochi enti con una situazione stabile, ma ci saranno problemi nei prossimi anni perché da due anni il bilancio è retto sulla negoziazione dell’energia, che è in notevole calo.

Sono necessari passi significativi per una maggiore trasparenza e armonizzazione nel bilancio e occorre mettere al bando certi artifici contabili come la gestione dei residui. Nelle prossime settimane faremo proposte e riflessioni e valuteremo all’atteggiamento del governo. Non si può solo aumentare le imposte e applicare tagli lineari alla spesa pubblica”.

 

Giuseppe Maria Morganti, Psd: “C’è la necessità di mettere insieme i dati con le questioni macro economiche. Dal 2008 abbiamo perso 965 posti di lavoro e quindi molta ricchezza è andata in fumo. Ora due imprese importanti hanno annunciato che si trasferiranno in Italia. Dobbiamo ragionare su come va l’economia e sul contributo che può dare la spesa pubblica per il rilancio. Occorre tenere duro sul welfare, perché solo con la coesione sociale si possono fare politiche. Nella zona Euro San Marino, con la Grecia, è l’unico Paese che perde Pil da quattro anni consecutivi. Serve dunque uno sforzo collettivo, se la politica non è innovativa la partita non la vinciamo”.

 

Alessandro Rossi, Su: “Di fronte alla gravità di questi numeri c’è poca voglia di scherzare. Il quadro è reale. Però non è stato assolutamente utilizzato in campagna elettorale per trovare confronto su un problema che è di tutti. Innanzitutto per analizzare questi dati serve che la chiarezza
permanga e rimanga evidente a tutti i consiglieri. La chiarezza presuppone condivisione di un protocollo di analisi dei numeri. Ma va fatto un discorso politico. E’ importante evidenziare la poca
correttezza che c’è stata nella gestione della passata maggioranza sull’imposta patrimoniale. Una riflessione che abbiamo fatto è quella che il consigliere Morganti ha riferito come scherzo. Noi crediamo che un elemento critico per avere sviluppo e finanziare politiche virtuose sia avere capacità di credito. Il mondo del sistema bancario e finanziario non è stati gestito dal Consiglio e neanche dal congresso di Stato nella scorsa legislatura. Un suggerimento che continuo a dire a livello personale è verificare di adeguare gli stipendi agli indici di ricchezza. Non si possono imporre sacrifici alla cittadinanza quando questa percepisce disparità di trattamento. Va fatto appunto importante sugli appalti pubblici. Il costo delle luminarie di Natale a 360mila euro e 300mila per Natale delle meraviglie: è un conto per cui non sono mai stati valutati i benefici”.

 

Marco Arzilli, Ns: “La trasparenza non è una questione di parole, si deve fare nei conti pubblici ma deve essere anche calata in tutto il contesto pubblico amministrativo e delle partecipate. Qui ci sono stati grossi cambiamenti. La relazione statistica è molto importante perché il nostro Paese ha una lettura più chiara rispetto al passato, grazie alla collaborazione con gli organismi internazionali, mi riferisco al nuovo modo di catalogare e raccogliere dati suggerita dall’Fmi. Ciò aiuta ad avere un quadro di prospettiva e una lettura dei dati passati.

Guardando i dati del Pil non possiamo che essere soddisfati per le previsioni di crescita del 2013, dello 0,6%, rispetto al 2,7% di decrescita della relazione economica, anche se non è un dato rassicurante.

Abbiamo potuto razionalizzare un’economia fatta di carte che falsava i dati sulla monofase e che rientra nel nostro bilancio, incidendo sul Pil. Le aziende che hanno usato le nostre peculiarità hanno pesato così in maniera grave sulle nostre finanze.

Oggi un progetto di sviluppo deve essere basato su un’economia reale e non su scorciatoie. Il ruolo di scelta spetta al governo, ma questo sarà più forte se a monte ci sarà un forte confronto con l’Aula consiliare e in primis con la popolazione cui non abbiamo e non dobbiamo nascondere niente. Anche perché, se vogliamo conservare il welfare, significa che da qualche parte ci dovranno essere dei sacrifici.

Rispondo al consigliere Crescentini: il finanziamento alla Camera di commercio può essere considerato come evitabile da qualcuno, ma per me no. Sul finanziamento alla promozione del sistema turistico, ai 35 mila euro si sono affiancate le voci del consorzio fidi, il credito agevolato e il sostegno alle imprese. Ci vedremo di nuovo sul bilancio a discutere di nuove entrate e sviluppo economico”.

 

Luca Santolini, C10:

“Il consigliere Rossi ha accennato prima alla tassa patrimoniale, brevemente. Proprio di questo volevo parlare, perché a breve voteremo il decreto attuativo di quella della scorsa legislatura. La dichiarazione dei redditi della scorsa legislatura ha evidenziato una grande incongruità di quelle di alcune professioni. Il provvedimento deve essere equo e progressivo. La riforma del catasto deve essere in linea con le novità in fatto di classificazione, come quella energetica. Iter lunghi, ma necessari, per far sì che duri sacrifici richiesti alla cittadinanza siano condivisi. Sennò saranno sempre i soliti noti a pagare e tanti patrimoni non verranno toccati. Ci auguriamo l’esenzione totale per abitazione di residenza fino a una certa metratura e che sia adeguata al numero di persone che vi abitano. Auspichiamo che l’imposta sia calcolata anche sul valore reale degli immobili e che sia a carico del proprietario del bene indipendentemente dal fatto che sia di persona fisica o giuridica”.

 

Ivan Foschi, Su:

“Mi pare che anche nella relazione introduttiva presentata ci siano le motivazioni di sempre a spiegare perché non si siano raggiunti gli obiettivi prefissati. Si è consolidata la tendenza al deficit. Se il primo anno ci si può aggrappare alla scusa della crisi economica, questo diventa più difficile per gli anni successivi. Continuare a tassare i cittadini anziché allargare la base imponibile non credo serva a tappare buchi. La crisi economica sarebbe potuta essere gestita come un’opportunità per il nostro Paese. Da un lato ci si interroga sull’attendibilità delle previsioni sul bilancio. L’unica cosa certa sono le allarmanti considerazioni dell’Fmi. Ci ha detto che il debito pubblico è al 18% del Pil e che di questo passo arriverà al 30% nel 2017. Da un lato occorre ridurre drasticamente le spese, ma bisogna anche cominciare a dire come. Azione necessaria imprescindibile del Governo è ricreare condizioni di appetibilità e fiducia nel nostro sistema”.

 

Federico Pedini Amati, Ps:

“A una primi analisi, tutti abbiamo dovuto constatare che il nostro Stato è in forte deficit, soprattutto per quanto riguarda le entrate. Bisogna basare una futura economia sull’assoluta trasparenza e legalità, come ricordava anche Arzilli, sulla razionalizzazione delle spese e progetti di sviluppo reali. Tutti noi ci siamo impegnati per volerci integrare nei meccanismi internazionali. Sono assolutamente d’accordo su questa strada. Negli ultimi 10 anni è un continuo calo in termini di ricchezza-Stato. Dobbiamo costruire un futuro solido per le nuove generazioni. Quello che ci chiede la cittadinanza è non aumentare il gap dell’occupazione, derivante da una non lungimiranza politica che ci ha portato a un’aumento costante della disoccupazione. All’esterno c’è la necessità di risposte. Abbiamo minori entrate sotto l’aspetto tributario e il mondo bancario e finanziario. La condizione imprescindibile è un progetto economico. Si doveva e si poteva fare molto di più. Oggi non abbiamo altri 4 anni. Se di anni ve ne servono 20 ce lo dovete dire, va detto a chiare lettere”.

 

Pasquale Valentini. Pdcs, replica: “E’ importante riconoscere la chiarezza dei conti e della relazione della Commissione di controllo della finanza pubblica, mi auguro lo stesso plauso venga anche per la Direzione della finanza pubblica. Usciamo dalla storia che le cose non sono dette con chiarezza per non affrontare il problema. E’ chiaro che stiamo vivendo sopra le nostre possibilità come Stato, le entrate sono minori delle uscite dal 2009. Dall’inizio della crisi è chiaro i nostri bilanci si sono chiusi con disavanzi che sono andati a ridursi, ma sono sempre disavanzi. E’ una dato che nessuno ha nascosto. Secondo dato é il calo di liquidità. Dal 2008 sono calati i volumi dell’attività economica. Provate a pensare cosa è successo al mondo finanziario e al settore delle imprese e dell’occupazione. Come Stato siamo arrivati a intervenire e finanziare il settore finanziario e, con il credito agevolato, le imprese per il rilancio delle loro iniziative. Tutto è stato fatto senza finanziamenti esterni. Qualcuno dice che non ci vogliono, ma la coperta è diventata sempre più stretta. Siamo arrivati a un punto limite di riduzione della liquidità. Tutti sono d’accordo che lavoro e sviluppo economico sono il modo di aumentare le entrate. Ma bisogna anche sapere che una ripresa economica va impostata e gli effetti si vedono in tre-cinque anni, mentre da qui al 2014 non si vedranno più entrate per effetto di una bacchetta magica. E non c’è un problema di pressione fiscale, piuttosto, l’Fmi ci chiede come fare a mantenere una pressione di un terzo ribassata rispetto ad altri Paesi e, allo stesso tempo, conservare un livello di stato sociale più alto rispetto ad altri Paesi. I termini della questione sono questi: la discussione che dovremmo fare per il futuro mi auguro non sia ancora su cosa nascondiamo o meno. Il problema è come interveniamo. Gli altri Stati sono intervenuti in un modo che non vogliamo fare, ad esempio con i licenziamenti nella Pa. Il primo intervento deve mirare a mettere a posto i conti dello Stato e che lo Stato non viva al di sopra delle sue possibilità”.

 

Decreti

 

Luigi Mazza, Pdcs: “In questi giorni durante la verifica dei gruppi consiliari hanno tutti condiviso la proposta a non esaminare i decreti nella seduta odierna e di porli successivamente, a nomine complete, essendo alcuni decreti di contenuto politico”.  

 

 

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