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L’appello al voto di Fixing: Dopo l’11 novembre apritevi al confronto

da Redazione

Le elezioni, quelle anticipate in particolar modo, rappresentano un momento di rottura nella vita democratica di un Paese. “L’appello al voto” di San Marino Fixing.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Le elezioni, quelle anticipate in particolar modo, rappresentano un momento di rottura nella vita democratica di un Paese. Sono cariche di aspettative, di ambizioni, di speranze, purtroppo – dobbiamo dirlo – non sempre ben riposte. Non vogliamo guardare troppo al passato perché non giova né al nostro né tantomeno al vostro umore, però non possiamo non ricordare come la fine anticipata della Legislatura sia stata assolutamente deleteria per le due priorità lasciate in sospeso: la normalizzazione dei rapporti con l’Italia e la riforma tributaria. Queste elezioni hanno anche costretto ad una campagna elettorale che è stata una vera rincorsa, con poche idee tirate fuori dal cilindro, comizi con la claque e polemiche sul web. Una delusione, insomma, che però avevamo subodorato da tempo.

San Marino Fixing ha seguito con grande attenzione questa campagna elettorale. Ci siamo concentrati sui programmi, abbiamo ascoltato i candidati. Abbiamo cercato di dribblare le polemiche, quelle di nessuno spessore, quelle che in realtà hanno ricevuto più enfasi dei discorsi concreti. Abbiamo fatto parlare i candidati, cercando di capire quale apporto potranno dare al Paese, sia nel caso in cui venissero eletti, sia che il verdetto delle urne sia loro negativo. La grande novità di queste settimane di febbrile campagna elettorale, per la nostra redazione, è stata rappresentata dalla possibilità offerta a tutti i candidati di far sentire la propria voce, di metterci la faccia. Sul nostro canale Youtube e sui nostri portali internet www.sanmarinofixing.com e soprattutto www.sanmarinoweb.com abbiamo pubblicato una serie di video-interviste sui temi della campagna elettorale.

Dobbiamo essere sinceri: in qualche occasione l’impressione che abbiamo ricevuto dai candidati è stata positiva, altre volte però siamo stati colpiti dalla pochezza non solo di idee ma addirittura di preparazione. Ci è parso che qualcuno non si sia preso neppure la briga di leggersi almeno il proprio programma di lista, e che non avesse troppa dimestichezza con la lettura dei giornali. Ma non vogliamo generalizzare. Le elezioni, lo abbiamo già scritto, sono una cosa seria. La politica è una cosa seria.

Il governo che sarà chiamato a guidare il Paese avrà l’obbligo morale di agire. Di prendere decisioni. Un obbligo tutt’altro che scontato, perché troppe volte in passato non è stato così. Ci sono riforme da compiere, quella tributaria e quella del mercato del lavoro soprattutto. C’è un futuro da progettare, guardando in una prospettiva molto più ampia di come è stato fatto finora. La società civile, lo raccontiamo nelle due pagine centrali, ha teso una mano alla politica. Ha deciso che è giunto finalmente il momento di voltare pagina e di porre le esigenze del Paese al di là dei singoli interessi. Ha chiesto alla politica di dotarsi di un nuovo metodo, più efficace, più imprenditoriale ci verrebbe da aggiungere. Nel rispetto dei ruoli ha chiesto di condividere le scelte: non il mantello del potere bensì il fardello della responsabilità. E oggi la politica, tutta, chi vincerà e chi sederà all’opposizione, ha il dovere di aprirsi al confronto.

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