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San Marino, Consiglio Grande e Generale: respinta la mozione di sfiducia contro Mussoni

da Redazione

Segretario alla Sanità: la maggioranza ha votato compatta per bocciare la mozione. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Con 33 voti contrari e 21 favorevoli la mozione di sfiducia di 13 consiglieri di minoranza nei confronti del segretario di Stato per la Sanità è stata respinta al termine dei lavori consiliari di ieri notte. Non sono bastati quindi i sì dei gruppi sottoscrittori della mozione, quindi Rete, C10, Su, più l’indipendente Luca Lazzari, cui si sono aggiunti quelli di Upr e Ps, per costringere il segretario Francesco Mussoni a reiterare le sue dimissioni dal congresso di Stato. La maggioranza ha infatti votato compatta per bocciare la mozione. La sua votazione è seguita a un dibattito cui hanno partecipato i capigruppo di tutte le forze consiliari, più i consiglieri indipendenti e due segretari di Stato, lo stesso Mussoni e Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze.

 

Di seguito una sintesi del dibattito in seduta notturna:

 

Mozione di sfiducia presentata da 13 Consiglieri nei confronti del segretario di Stato per la Sanità e Sicurezza Sociale, Famiglia, Previdenza e Programmazione Economica, Francesco Mussoni.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Do lettura della mozione presentata da 13 consiglieri il 6 giugno 2014. ‘Agli Eccellentissimi Capitani Reggenti, preso atto dei referendum del 25 maggio scorso che hanno visto accolte l’abrogazione delle due riforme portate avanti dalla segreteria di Stato per la Sanità, in materia di libera professione del personale medico e non medico dell’Iss e in materia di previdenza complementare, ritenuto particolarmente significativo il messaggio lanciato dai cittadini in ragione della quantità dei voti favorevoli all’abrogazione dei due atti normativi, espressa in proporzione tale da mostrare la totale e inequivocabile disapprovazione della politica condotta in questo anno e mezzo di legislatura dal segretario di Stato per la Sanità, i cui atti più salienti erano costituiti proprio dai due provvedimenti bocciati, valutato come il segretario di Stato per la Sanità si sia speso in maniera diretta per lo svolgimento della campagna per il no, utilizzando anche soldi pubblici per l’acquisto di una trasmissione autogestita e mobilitando a difesa delle sue leggi la maggioranza che lo sostiene e i propri collaboratori e diversi medici con responsabilità dirigenziali, considerato doveroso nei confronti dei cittadini e rispettoso della loro volontà, che il responsabile politico del settore della sanità e previdenza, il quale ha portato avanti e difeso due provvedimenti tanto sgraditi alla cittadinanza, dovesse prendere atto del risultato referendario e agire di conseguenza, rinunciando irrevocabilmente al suo mandato, senza limitarsi all’atto formale di presentazione delle dimissioni al congresso di Stato che, com’era naturale attendersi le ha respinte. Considerato dunque le motivazioni di cui sopra, i sottoscritti consiglieri, Roberto Ciavatta, Ivan Foschi, Luca Lazzari, Tony Margiotta, Augusto Michelotti, Francesca Michelotti, Franco Santi, Luca Santolini, Elena Tonnini, Andrea Zafferani, Grazia Zafferani, Mimma Zavoli, Gian Matteo Zeppa, presentano alle loro Eccellenze una mozione di sfiducia contro il segretario alla Sanità Francesco Mussoni. I sottoscritti consiglieri chiedono la messa ai voti della mozione di sfiducia e si appellano al Consiglio affinchè tale mozione sia accolta favorevolemente secondo la corretta interpretazione del princpio democratico affinchè il segretario per la Sanità si dimetta dal suo ruolo’. E’ un atto dovuto e istituzionale per la prima volta fatto a San Marino in quest’Aula perché l’esito referendario è stato talmente evidente nei numeri e talmente grande come volontà nel dare un input su cosa doveva fare il segretario di Stato dopo abrogazione dei provvedimenti su cui ha poggiato la sua politica. Ritenevamo assolutamente dignitosa la presa di posizione del segretario, reiterando e dando convintamente le proprie dimissioni. In Aula si è parlato di collegialità. I risultati sono stati così eclatanti, con l’80% dei sì, e i numeri sono stati tanto mostruosi che avrebbero dovuto far pensare al segretario che quella collegialità avrebbe dovuto essere rispettata. Undicimila votanti contro le sue leggi fanno dire che il colpo di spugna che sta andando avanti non ha senso in un Paese democratico. Ribadiamo la volontà di chiedere le sue dimissioni, per i numeri mostruosi che hanno bocciato le sue politiche. Che poi si voglia alleggerire la pillola dicendo che le scelte sono state collegiali, poco importa. Lei è il referente della segreteria di Stato chiamata a portare a compimento quelle due leggi e lei con le sue politiche è stato sonoramente bocciato da 11 mila persone. E’ un punto che non può essere messo in discussione. Questa sera 33 persone potranno dire che l’appoggiano, ma è altresì vero che altre 11 mila sammarinesi lo hanno di fatto sfiduciata. Stimo le persone che hanno coraggio e che ammettono anche gli errori, ma lei per me non è più un segretario di Stato”.

 

Luca Lazzari, Su: “La mozione di sfiducia al segretario alla Sanità va intesa come mozione di sfiducia all’intero governo. Certo ci sono responsabilità specifiche che la riguardano in modo diretto, l’aver forzato la mano su un provvedimento parziale e inopportuno in assenza di un piano sanitario complessivo, così come aver agito fuori da ogni mandato elettorale sulla previdenza. Ricordo che da 10 anni i sammarinesi sono impegnati a scacciare le mani di banchieri e assicuratori dal frutto del loro lavoro. Il voto del 25 maggio scorso è un voto a difesa dello stato sociale, ma anche, insieme all’irruzione in Consiglio dei movimenti civici e allo storico sciopero con 6 mila persone sul Pianello, uno dei segnali della forte domanda di cambiamento presente nel Paese. Bisogna che la politica ascolti questa domanda, con attenzione. E’ compito della politica trasformare un malessere indefinito in un progetto di ristrutturazione della Repubblica. I sammarinesi vogliono lasciarsi alle spalle un sistema ingannevole che neghi libertà e futuro e rompere il vincolo dell’obbedienza in cambio del favore che da sempre li sottomette ai governanti di turno. Il Paese sa che la politica in tutti questi anni lo ha asservito a vantaggio di gruppi di potere, un giorno in lotta e in un altro in combutta tra loro. Ora che la ricchezza si ritrae e le tutele sociali sono oggetti di speculazione, San Marino si svela quella che è. Eppure l’uscita dalle difficoltà e dallo sconforto è lì a pochi metri soltanto, bisogna reinventare la democrazia. Una delle tante soluzioni è l’istituzione di un arengo permanente, è una proposta tutta da ragionare, ma la direzione della democrazia diretta è quella giusta e gli strumenti per realizzarla non mancano. La politica va portata fuori dal Palazzo”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “Maggioranza e governo devono riflettere sulla condivisione. Il referendum, ultimo segnale in ordine di tempo, deve essere considerato a fondo, questo non significa che un governo e una maggioranza non si debbano far carico della responsabilità di governare e proporre leggi, decreti e ordini del giorno. Ma non può pensare di farlo solo in virtù di un mandato ricevuto, ancorché democraticamente. E’ stata una disfatta elettorale, anche se riguarda un referendum e non aver condiviso provvedimenti con incidenza diretta sulla vita delle persone è stato un errore che va riconosciuto e che deve insegnarci come procedere. Abbiamo sbagliato in termini di comunicazione perché valeva la pena di spiegare che all’Iss erano già entrati diversi soldi, una somma non trascurabile, dopo poche settimane di entrata in vigore della legge sulla libera professione e che la libera professione non regolamentata tre quarti dei medici la facevano già. Al segretario: non sono solita spingere il bottone di nascosto, mi rendo responsabile degli atti che faccio e non mi piace quando si gioca sulle posizioni delle persone politicamente scomode. Non sono neanche così ingenua da farmi trovare impreparata nel momento di spingere il bottone. Vorrei non vedere più in discussione in quest’Aula certe situazioni, non mi fa piacere questo modo di procedere. Il Paese ha bisogno di soluzioni e non vengono così. Ho deciso di rimanere in maggioranza e avendo sostenuto le leggi votando, spingendo la tastiera, ho scelto di sostenere responsabilmente quello che la maggioranza porta avanti. Varrebbe la pena che i segretari di Stato- e lei in particolare- mettessero più fiducia nei colleghi di maggioranza, soprattutto per chi ha sempre manifestato lealtà e fiducia. I passaggi che non ho condiviso li ho detti pubblicamente, quando le cose non sono portate avanti nel modo che ritengo in modo congruo, io l’ho sempre esternato e continuerò a farlo. Stare in maggioranza non significa a priori che si è sempre d’accordo. Prendiamo atto dell’esito referendario e di qui ripartiamo perchè ci siano provvedimenti che si sostengano, che possano essere fatti nell’interesse del cittadino e per questo pongo fiducia ancora a lei e alla maggioranza. Qualora venissero a mancare queste prerogative, saprò fare altre scelte”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “Rilevo che in chiusura del comma ci sono gli interventi di due capogruppo di maggioranza e di due Segretari. Forse uno dei due deve intervenire per riparare le uscite di Mussoni. Al di là delle differenti posizioni che dobbiamo tenere per obbligo di fedeltà, ciascuno di noi in Aula, in maggioranza e in opposizione, è persuaso che Mussoni non sia all’altezza del suo ruolo. Non ho trovato nessuno fuori dai microfoni dire che Mussoni è un bravo segretario, tutti a dire che è un arrogante, che non si confronta neppure con la maggioranza. Viene ripetuto che è autoreferenziale e non condivide i suoi progetti di legge. Lo ‘stile Mussoni’ è quello che porta il decreto in Aula e ormai non si può modificare. Tutti voi lo sapete. In questa specifica situazione ci siamo ritrovati una serie di sconfinamenti di Francesco Mussoni, che fino a fine legislatura non chiamerò più segretario di Stato. Mussoni ha speso soldi pubblici per una trasmissione su Smrtv. Ha speso e spende un mucchio di soldi per il suo staff, per dare consulenze alla sua compagna. Poi c’è il direttore sanitario dell’Iss che entra in prima persona in campagna referendaria durante il giorno di silenzio. Non ci fosse stato Mussoni e il direttore, i ‘no’ sarebbero stati molti di più. La maggioranza deve chiedersi che senso ha tenere sul battello una persona che d’ora in poi sarà una palla al piede. L’operato del governo e dell’Iss sarebbe più credibile senza. Votare si alla mozione è nel vostro interesse. Ci è arrivata una segnalazione, faremo interpellanza, di lavoratori che hanno chiesto trasferimenti, contattati durante la campagna referendaria cui è stato detto ‘se votate no il trasferimento ve lo faremo avere’. La corruzione non è solo truffa negli appalti, ma anche corruzione morale e gestire una segreteria di Stato come fosse ‘roba mia’. Verificheremo questa situazione. In Aula dobbiamo tenere in considerazione gli undici mila voti per il si. Perché, mi chiedo, questa impostazione di forza, ‘votate tutti no alla mozione o si va tutti a casa’?. Lei continua a dire che ne è uscito rafforzato. Ma è un atto dovuto votare si per quegli undici mila voti. Ora dovete difenderlo pubblicamente e dovrete dare una spiegazione alla cittadinanza”.

 

Andrea Zafferani, C10: “C’è dato politico e personale su questa vicenda. Un segretario che vede bocciata la sua linea politica con l’80% dei ‘si’ in due referendum non dovrebbe esitare a dimettersi. Non può trincerarsi dietro dichiarazioni di orgoglio, non può dire che ha fatto tutto quello che doveva e poteva. Deve prendere atto che ha perso il sostegno dei cittadini sulla sua politica. Dopo una tale sconfessione popolare non può fermarsi a portare le dimissioni ai colleghi, deve reiterarle e portarle avanti fino in fondo, è un segnale di rispetto per i cittadini. Invece il segnale politico è stato derubricato come errore di comunicazione o effetto della crisi economica. E’ offensivo per i cittadini. Ne abbiamo sentite di tutti i colori per evitare di pagare le conseguenze politiche del referendum. Ma le dimissioni porterebbero un effetto domino nella coalizione Bene comune, e ciò giustifica la difesa. Nonostante poi la legge vieti il governo a entrare nelle campagne referendarie, il segretario ha acquistato spazi televisivi per una trasmissione tv, ha poi inviato mail con indirizzi non autorizzati per pubblicizzare la trasmissione, senza parlare dell’uso del suo staff, pagato dai cittadini, per fare il porta a porta. Nei paesi civili ministri si sono dimessi per molto meno dell’utilizzo del proprio potere e dei soldi pubblici per indirizzare la volontà popolare. Possiamo accettare certi comportamenti? Pensiamo che le norme debbano essere rispettate da tutti, inclusi i segretari di Stato. Giovedì avete innalzato un vero muro di gomma a difesa del segretario e del direttore dell’Iss, ora dovrete in modo palese dire ai cittadini che non sono in grado di leggere i quesiti e capirli, che non sono in grado di giudicare le politiche sanitarie. Vi prendete le responsabilità di dire ai cittadini che la violazioni delle leggi referendarie non è poi così grave, che basta parlare del futuro e tutto finisce lì e che non ci sono responsabilità. Si chiedono le dimissioni di un segretario, non del governo, che ha sbagliato la sua politica e che ha violato la legge. La sua attività è deleteria per l’Iss. Gli errori in politica si pagano, soprattutto di fronte a questi numeri. Se non lo capirete, accentuerete la distanza tra voi e i cittadini”.

 

Francesca Michelotti, Su: “Perché 13 consiglieri di minoranza hanno deciso di proporre la mozione dopo il dibattito della scorsa settimana? Per la frustrazione di fronte alla bocciatura di tre ordini del giorno da parte di una maggioranza blindata. L’odg della maggioranza è fatto di dieci righe per dare mandato ai capigruppo per un confronto preliminare per la regolamentazione della libera professione. Nessuna parola di scuse o autocritica, nulla sul fatto che l’esito referendario presenti uno scollamento totale del segretario e del governo con i cittadini. Nulla sulla modalità con cui la legge sulla libera professione è arrivata, senza confronto con l’opposizione e senza presentazione alla cittadinanza. Solo un’ammissione di colpa, il difetto della comunicazione per la maggioranza. Piuttosto si è trattato di tirare dritto. Con gli undici mila ‘si’ e’ indubbio che il consenso sulla politica sanitaria di Mussoni sia venuto meno. E’ il suo dovere fare un passo indietro, non è vero che ne esce rafforzato, il suo potere contrattuale lo ha esaurito”.

 

Nicola Renzi, Ap: “Questo dibattito è ineccepibile dal punto di vista delle procedure, ma politicamente inutile. Ricordo gli ordini del giorno di minoranza che censuravano l’operato del segretario e del direttore Iss già votati. I consiglieri di maggioranza potrebbero proporre di rinunciare al gettone di questa seduta, io lo farò, proprio perchè inutile. Sarebbe un errore ora non rispettare l’esito della consultazione, ma anche caricarlo di altri tantissimi significati e lo abbiamo sentito. Ho sentito dire che questa è una sfiducia rivolta a Mussoni, ma anche al governo e alla maggioranza. Attenzione, questo è un travisamento delle pratiche istituzionali correnti. Di fronte a due provvedimenti impopolari avremmo potuto creare il nostro capro espiatorio, abbandonarlo e ripartire. Ma siccome queste leggi l’ho votate e ho cercato di convincere le persone sulla loro bontà, mi impegno ad essere coerente e cercherò con la gente un confronto quotidiano per spiegare quello che non ha funzionato e per cercare una condivisione possibile. Alcune accuse di un consigliere di opposizione sono gravi, gravissime, quelle accuse devono essere provate. La questione morale per noi è fondamentale e saremo prontissimi a confrontarci alla luce del sole. Ma non è questo il tema del dibattito. Lazzari ha citato il grande sciopero durante la riforma fiscale, era un momento difficile ma la maggioranza non si è nascosta dal confronto. E ha portato avanti la riforma fiscale. Che è stata un tassello fondamentale per uscire dalla black list. Sarebbe sbagliato anche dire che questo referendum non ha valenza politica, ma la risposta adatta non è la resa o far finta di niente. I cittadini ci investono della richiesta di dare risposte ai problemi del Paese. Oggi scopro che l’odg votato e passato senza un voto contrario viene descritto come qualcosa scritto all’acqua di rose e in forma sbagliata, quando la scorsa settimana dalla minoranza ho sentito tutt’altro tipo di valutazione. Cerchiamo tutti di risolvere questioni cruciali per la cittadinanza che non sono solo di pertinenza della maggioranza”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Oggi siamo chiamati a dare un giudizio sul tema della responsabilità politica, è un tema rilevante. I componenti del congresso di Stato rispondono per legge collegialmente al Consiglio. Nonostante la cocente sconfitta referendaria, la maggioranza ha letteralmente ingoiato due grossi ed indigesti rospi, dando copertura politica al segretario di Stato e al direttore sanitario dell’Iss. Non ci crede nessuno che sia tornato tutto come prima al referendum, ogni possibile paracadute è stato già utilizzato. E il Paese lo ha ben compreso”.

 

Paride Andreoli, Ps: “La mozione è l’epilogo politico della campagna referendaria, il Ps non l’ha sottoscritta per una motivazione politica emersa già nel dibattito della scorsa settimana. La vittoria del sì certifica una valutazione fortemente negativa dei cittadini dell’azione di governo e di maggioranza. Personalizzare l’esito del referendum, chiedendo le dimissioni di un solo segretario, significa ridimensionarne la portata. E’ un errore di valutazione politica. Il mio gruppo voterà favorevolmente la mozione dando un significato: per il primo partito di minoranza è diretta conseguenza dell’esito del referendum che ha reso evidente una frattura tra cittadinanza, governo e maggioranza. La maggioranza farà quadrato attorno a uno dei suoi uomini di punta, ma del referendum resta un Paese sfasciato, senza energia e privo di prospettiva. Il Ps sa che è difficile governare, ma serviva più coraggio. Si apre ora una fase complessa, il proseguimento della legislatura dipende da risultati concreti richiesti a breve a governo e maggioranza. il Ps è serio e rigoroso e chiede finisca al più presto il periodo di immobilismo. Ribadendo quindi il voto alla mozione di sfiducia del gruppo Ps”.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “La mozione indica nel segretario Mussoni il colpevole della politica sanitaria. Ho già detto che dei due provvedimenti oggetto del referendum deve rispondere l’intera maggioranza e il governo. A parte la solita distruzione e dietrologia di Ciavatta Roberto, che ha più atteggiamento da squadrista che da democratico, abbiamo parlato di sanità e scritto nel programma elettorale di valorizzare i professionisti, di trovare accordi con le Regioni limitrofe per aumentare qualità e introiti nella sanità pubblica, perciò questa è una mozione di sfiducia non rivolta a Mussoni ma al governo. Ci sono tematiche difficili da affrontare nella sanità, al di là della ricerca del consenso. Ha fatto bene Berardi a ricordare che 8 anni fa chiunque faceva carte false per farsi operare fuori territorio, oggi quasi nessuno va fuori, tutto questo non è venuto a caso. Quando si dice che oggi si torna alla legge del ’91 significa non conoscere quello che c’è in quella legge. Noi abbiamo detto che ora bisogna venire al tavolo per affrontare i problemi. Il nostro odg invitava tutti al confronto. Ho sentito Ciavatta accusare tutti, ma anche io in violazione alla legge, sull’Informazione nel giorno di silenzio ho visto pubblicato il vostro volantino. Non penso che i medici a San Marino siano di serie C, penso invece che la casistica serva a tutti. Della sanità discuteremo domani, dopodomani, perché sulla sanità siamo disposti a confrontarci, ma sappiamo che servono regole e non veniteci a dire che abbiamo sbagliato tutto. Chi rimarrà ancora a guardare i risultati dei referendum si sarà scordato che è finito e che ci sono responsabilità cui dare risposte. Confermo a nome della lista Pdcs- Ns il nostro no alla mozione, non per fedeltà alla maggioranza, ma perché la maggioranza affronta le difficoltà a testa alta”.

 

Stefano Macina, Psd: “Sul referendum molto è stato detto. Voglio semplicemente dire, e non è pleonastico, che in Aula si fa confusione su metodi e ruoli, si mettono sospetti e non mi sembra un gran modo di esercitare il proprio ruolo di parlamentare, che dovrebbe essere esercitato con alta responsabilità. Mi guardo bene di dire cose senza poterle provare. Ho sentito poi diversi interventi dire ‘ Mussoni si deve dimettere perché ha le responsabilità dei due provvedimenti bocciati dai referendum’. Il segretario può proporre alla maggioranza dei provvedimenti, ma una volta che la maggioranza li discute, li fa propri. La mozione così come presentata mi sembra non corretta a livello istituzionale. Ho letto su alcuni siti che la maggioranza ignorerà l’esito referendario. Ma se questo viene letto come sconfessione di un segretario di Stato non è giusto, è nel merito che si affrontano le questioni in aula. Come maggioranza ci spetta dimostrare che abbiamo capito l’indicazione dei cittadini, quindi ci si deve attrezzare per dare loro risposte, anche attraverso il tavolo di confronto che abbiamo proposto. Se si coglie l’opportunità per avviare confronto, si poteva usare un altro strumento, non quello dello scontro e della mozione che non mi sembra quello più giusto. Come Psd sosterremo il no alla mozione perché riteniamo che, rispetto alle politiche per il paese, questa maggioranza e questa squadra di governo abbiano molto da dire ancora”.

 

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze:”Per il governo è importante ricordare la cornice in cui sta operando. Si è accettata la sfida di guidare il paese in un passaggio in condizioni inedite per la tenuta del sistema economico, per la tenuta sociale e il senso della comunità. E’ stata una scelta compiuta consapevolmente, sapendo della responsabilità che ci mettevamo sulle spalle ed eravamo certi che avremmo attraversato guadi difficili. Tra le tante misure impopolari e necessarie che servono a portare il paese da una parte all’altra del fiume, spesso si fanno sforzi per arrivare a una sintesi prima di proporre ed approvare in quest’Aula provvedimenti necessari. Quando vengono approcciati dai cittadini e non sono approvati, queste occasioni non vanno minimizzate. Ho colto con favore quando Bronzetti ha detto che in maggioranza non non si è sempre d’accordo. Governare significa essere capaci di trovare una sintesi, diversamente da chi fa l’elenco delle cose che non vanno e basta. Leggo nel risultato elettorale questa condizione, i nostri elettori e compagni possono non essere d’accordo su certi nostri provvedimenti. Proprio per questo ritengo non si possa minimizzare il risultato di un referendum. Quando ero all’opposizione i referendum li abbiamo vinti e persi e quando li abbiamo vinti non abbiamo mai chiesto le dimissioni di un segretario perché la responsabilità è collettiva. Troppo semplice è minimizzare le responsabilità restringendole al segretario di turno. Nel marzo 2011 il governo di allora perse il referendum sull’inanienabilità dei terreni pubblici e nessuno tra coloro che oggi chiedono le dimissioni, allora le chiese. La nuova sfida è cogliere la lezione del referendum, noi raccoglieremo il segnale. Qualcuno si diverte a citare le voci di corridoio, io allora dico che ho sentito dire ‘ col cavolo noi ci staremmo a governare il paese’. Questa è la differenza tra chi governa e chi no”.

 

Francesco Mussoni, segretario di Stato per la Sanità: “La mozione è stata presentata da Su, C10, Rete, che finalmente si sono firmati, parallelamente ci sono forze politiche che non l’hanno fatto. La stragrande maggioranza in Aula si è impegnata a portare avanti un dibattito serio sulla sanità e anche questo è un atteggiamento di responsabilità. Non scenderò nel piano personale, demolitivo e distruttivo, ma quando abbiamo fatto un giuramento qui dentro abbiamo giurato di non lasciarci trasportare da sentimenti di odio e amore. Ho sentito spesso sentimento di odio. Non si può valutare l’esito dele elezioni in un modo e di un referendum in un altro, il voto è voto. Abbiamo preso atto della sconfitta e che abbiamo una visione della sanità anche simile agli interventi di tutti. Il referendum ha dato un campanello di allarme alla maggioranza che deve agire con determinazione a cercare risultati in tempi brevi. Qualora in aula ci fosse fiducia, vuole dire che le istituzioni mi danno fiducia. Infine, c’è anche un tribunale e se ci sono fatti da denunciare è li che si denunciano. Chiedo ai consiglieri di manifestare il proprio voto in assoluta libertà e guai a chi si permette di tacciare di non indipendenza un consigliere dell’aula”.

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