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Quando il Premio Nobel salì a Palazzo

da Alessandro Carli

Il fascino coinvolgente della Repubblica di San Marino ha toccato anche il cuore di Rita Levi Montalcini (foto: ANSA/EPA), primo Premio Nobel chiamato nel ruolo di Oratore Ufficiale per l’insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti. Esattamente 31 anni fa – era il 1° aprile 1993 – la neurologa italiana venne invitata in occasione della nomina di Patricia Busignani e Salvatore Tonelli.

A Rita Levi Montalcini il Titano è parso esercitare un fascino coinvolgente, suscitando emozioni e suggestioni che la stessa non ha nascosto: “È più importante per me questa giornata – ha detto – di quella passata a Stoccolma”. E dire che nella capitale svedese era andata per ritirare il Nobel. Non esattamente l’ultimo dei riconoscimenti…

LE PAROLE DI RITA LEVI MONTALCINI

La Repubblica di San Marino ha preso parte attiva alla elaborazione dell’Atto di Helsinki, approvato in forma definitiva il l agosto 1975, nella Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (con la sigla CSCE), per la costituzione di un’Europa più sicura e più libera. Hanno aderito a questo atto tutti i Ministri degli Esteri dei 35 Paesi firmatari. Dalla rapida successione delle grandi trasformazioni San Marino non è rimasta assente. Anzi, pur nei limiti consentiti dalla realtà di un piccolo Stato, la Repubblica ha offerto un contributo sia con una più attenta e dinamica partecipazione al processo CSCE, sia e soprattutto nel Consiglio d’Europa, del quale è entrata a far parte il 16 novembre 1988.

La politica estera di San Marino, da sempre, è stata definita di “neutralità attiva” e cioè in base al principio di non far parte di alcun blocco politico, ma di prendere posizione volta a volta sulle varie situazioni che si creano a livello internazionale di crisi, di guerre e di violazioni di diritti. In questo senso il principio della neutralità attiva si discosta da quello della neutralità passiva assunta dalla maggioranza dei piccoli Stati e Principati d’Europa. (…). In occasione del conferimento, nel maggio 1991, all’Università di Trieste, della Laurea Honoris causa, proponevo l’idea (ispiratami da articoli vari e da conversazioni con il professar Roger W. Sperry, premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1981), di formulare una Magna Carta dei Doveri dell’Uomo basata sul concetto della sacralità della vita. Preparare una Magna Carta dei Doveri è un compito molto arduo.

La Magna Carta dei Doveri non intende in alcun modo contrapporsi alla Carta dei Diritti dell’Uomo, ma si propone di affrontare con la massima urgenza i pericoli che minacciano il globo, la biosfera e tutte le specie viventi. “Noi abbiamo bisogno di pensare in modo diverso se vogliamo che l’umanità si salvi” disse Albert Einstein.

Scopo di questo documento è di porre in risalto il concetto dei Doveri dell’uomo in contrapposizione a quello dei Diritti. Nel discorso pronunciato il 16 novembre 1988 all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo, in occasione della solenne ammissione a membro a pieno titolo della Repubblica di San Marino a questa prestigiosa Istituzione, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri esprimeva la gratitudine sua e dei suoi concittadini per questo riconoscimento. Con l’inserimento al Consiglio d’Europa di questa Repubblica, la più piccola ed una delle più antiche del mondo, si esprimeva da parte del Consiglio d’Europa la fiducia nel contributo che avrebbe potuto portare – come disse il Segretario di Stato – alla costruzione di un’Europa che si proietta verso una dimensione sovranazionale e verso nuove forme di cooperazione internazionale.

San Marino, che in occasioni precedenti ha dimostrato una viva e diretta partecipazione alla soluzione di problemi che gravano sull’intero genere umano, gli squilibri tra Paesi ricchi e poveri, gli armamenti e il disarmo, potrà svolgere un ruolo preminente nella attuazione di questo progetto che ripropone, con maggiore urgenza e in modo globale, gli stessi problemi. Questo ruolo le è conferito sia da un suo naturale privilegio, e cioè quello di godere di uno splendido isolamento geografico che la mette al riparo dai cicloni che periodicamente sconvolgono i rapporti tra gli uomini e le nazioni, che dalla saggezza dei suoi governanti. L’isolamento le permette di contemplare con distacco, “sub specie aetemitatis”, le vicende umane.

La saggezza le deriva da un’esperienza acquisita nel corso dei secoli, da quando l 700 anni fa il suo fondatore scelse la vetta del monte Titano come sede ideale per esercitare la sua professione di spaccapietre, meditare e gestire la piccola comunità di uomini che si era rifugiata con lui sul monte Titano. Da questi discepoli si accomiatò – secondo la leggenda – ricordando loro il bene inestimabile della libertà della quale godevano e della quale era stato l’artefice: “Relinquo vos liberos”.

Ai lontani discendenti di questo esiguo numero di uomini liberi l’augurio di continuare a gioire della libertà e allo stesso tempo di far uso della saggezza ereditata dai loro antenati.

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