Home Dal giornale Gli studenti imparano a “Vivere l’azienda”: completata la prima fase del percorso didattico

Gli studenti imparano a “Vivere l’azienda”: completata la prima fase del percorso didattico

da Daniele Bartolucci

Conclusa la prima fase di “Vivere l’azienda”, il percorso didattico dedicato agli studenti del V anno del Liceo Economico Aziendale che ha lo scopo di stimolare conoscenze, abilità, attitudini degli studenti attraverso il confronto diretto con esperti formatori e consulenti. Il progetto, giunto quest’anno alla terza edizione, è ideato e organizzato da ANIS, CSdL e CDLS, in collaborazione con la Scuola Superiore di San Marino e il Gruppo Valpharma. Per “Vivere l’azienda”, hanno prima visitato una primaria realtà industriale sammarinese (Valpharma), quindi simulato in aula, coadiuvati dai docenti e consulenti di INforma (il cui responsabile, Roberto Parma, è il coordinatore dell’iniziativa), delle vere e proprie imprese ipotizzando bilanci, processi, marketing… I ragazzi sono infatti stati divisi in quattro gruppi e ad ognuno di questi è stato affidato un progetto imprenditoriale già avviato, su cui elaborare una strategia per il presente e il futuro. Le lezioni, svolte nella sala corsi di ANIS dal 29 gennaio al 2 febbraio, consentiranno agli studenti e ai loro docenti di sviluppare quindi in classe i vari progetti, che verranno presentati il prossimo 12 febbraio ai “colleghi” del IV anno, ovvero coloro i quali saranno coinvolti nell’iniziativa nel 2025.

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La visita in Valpharma

Anche quest’anno il percorso didattico ideato per gli studenti è stato arricchito dalla visita di un’azienda industriale per comprendere il valore dell’organizzazione e la quantità dei processi che concorrono alla realizzazione di un singolo prodotto. In questo caso, avendo avuto l’opportunità di “toccare con mano” (o quasi, visti rigidissimi protocolli di sicurezza) quello che accade nello stabilimento di Valpharma San Marino, tali dinamiche sono ancora più evidenti e particolari, trattandosi di un’azienda farmaceutica che opera a livello globale e quindi soggetta a controlli serrati e test continui, al cui superamento viene di fatto dedicata la parte rilevante dell’attività. Dopo una breve introduzione alla storia e alle attività di Valpharma S.p.A. di San Marino – l’unica industria farmaceutica operante in Repubblica – e, in generale, a quelle del Gruppo (che comprende Valpharma International a Pennabilli ed Erba Vita, sempre a San Marino), gli studenti della Scuola Superiore hanno infatti visitato tutto il sito, passando dalla produzione al magazzino, vedendo all’opera la maggior parte dei 110 dipendenti e collaboratori dell’azienda (una parte del totale degli occupati a livello di Gruppo, che sono circa 430). Ad accompagnarli Roberto Giannoccaro, QP/QU Director; Elena Francini, QA Manager e Davide Marzi, QC Manager.
Al termine del tour, nella sala riunioni intitolata al fondatore Roberto Valducci, i ragazzi hanno interagito con la Presidente di Valpharma Group, Alessia Valducci, e il Direttore Generale, Alberto Vitez, trovando ulteriori spunti di approfondimento e di riflessione rispetto a ciò che avevano appena visto. Una delle immagini più interessanti, che hanno riportato i ragazzi, è stata quella del personale di produzione: “Immagino che vedere i nostri tecnici con indosso tute simili a quelle degli astronauti vi abbia incuriosito parecchio”, ha spiegato la Presidente dopo una serie di domande. “Si tratta ovviamente di precauzioni di sicurezza, in primis per le persone che lavorano in certi ambienti, perché produciamo farmaci, è vero, ma l’esposizione diretta e prolungata a certi elementi potrebbe essere comunque dannosa. Ma avete anche notato un altro aspetto, legato sempre al tema della sicurezza, ovvero il fatto che li avete spesso visti lavorare da soli. Ma non sono affatto soli. In quel momento lo sono certamente, perché bisogna evitare qualsiasi tipo di contaminazione dell’ambiente in cui vengono appunto prodotti i nostri farmaci, ma fanno comunque parte di un team e sono, tutti, fondamentali per l’azienda”. “Di più”, ha sottolineato il Direttore Generale, “c’è come un filo invisibile che unisce ciascun lavoratore della nostra azienda: senza il contributo di ognuno non avremmo quel prodotto così come l’abbiamo immaginato, i nostri farmaci semplicemente non esisterebbero”.
“Ognuno dei nostri collaboratori, qualsiasi sia il singolo livello di responsabilità”, ha poi aggiunto Alessia Valducci, “contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo comune. Sono le persone, infatti, a permettere alle aziende di crescere e avere successo sui mercati. E le persone hanno passioni diverse, per cui qualcuno di voi sceglierà Farmacia o Chimica e magari un giorno lavorerà con noi, altri sceglieranno diversi percorsi di studio o altre strade lavorative. Vi invito a seguire ciò che vi interessa fare davvero, sia esso un corso di laurea piuttosto che uno sport, e impegnarvi per raggiungere i vostri obiettivi”.

Simone Mosca: Strategia Aziendale
Per me è la seconda volta. Dopo lo scorso anno in cui mi sono confrontato con i giovani del liceo economico, non ho resistito, e mi sono reso disponibile ad un’altra dose di vitalità. Una relazione, quella della mia generazione con i “nativi digitali” che non può che creare qualcosa di positivo, basta aggiungere un po’ di rispetto reciproco, elemento che non è mancato. Il primo passo tocca inevitabilmente a chi ha più esperienza e qualche capello bianco in testa.
L’occasione è quella che non ti puoi far scappare. La posizione in cui è “furbo” mettersi è quella dell’ascolto di chi ha energia mentale e biologica per fare grandi cose, e se continuano così accadrà presto.
La seconda volta non è come la prima e ti senti più pronto, ed invece ti sbagli. Ti accorgi di avere delle rigidità rispetto a loro con cui ti tocca fare i conti. La prima è il ritmo. Si balla ad una velocità diversa. Ti accorgi che potrai avere ragione di loro solo sul lungo, ed anche qui una sorpresa: se riesci a prendere il passo giusto ti stanno incollati per più di 5 ore, attenti e concentrati. La seconda è la facilità con cui pensano in modo digitale. La terza neanche la vedi, ma senti che c’è, e magari la scoprirò il prossimo anno sperando che mi invitino ancora a partecipare. Nei fatti abbiamo parlato di strategia aziendale partendo dalle solide basi dei valori che ogni impresa dovrebbe aver chiarito prima di mettersi a fare qualunque cosa. I ragazzi sono d’accordo ed iniziano a lavorarci. La simulazione proposta al giovane management è quella di impersonare il direttivo di un’azienda assegnata a caso. Accettato tutti la sfida, nessuno escluso, ognuno a modo suo, con originalità. La mia prima slide è su come usare ChatGPT (l’intelligenza artificiale) per scoprire quali saranno le capacità utili del futuro e l’aula coglie subito il consiglio. Infatti, quando si è trattato di riassumere la Visione dell’azienda assegnata, qualcuno ha preso in mano lo smartphone e si è fatto “supportare” dalla tecnologia, accelerando un processo che, da consulente, non vedo applicare neanche in aziende strutturate. I ragazzi di oggi non credo abbiano una marcia in più, hanno proprio un set di marce “diverse” e molto utili alle sfide del futuro. Le capacità che inevitabilmente vedono usare alla mia generazione possono solo rappresentare una base di partenza per un domani in cui le abilità necessarie non si sono ancora definite. Allora la sfida è quella di fornirgli strumenti per pensare in modo aperto e lasciargli una domanda in testa che ancora non trova risposta: “quali saranno le capacità richieste domani?”. Ci siamo esercitati proprio in questo: quali prodotti venderemo ai nostri clienti tra 1-3-5 anni? Quali i servizi che ci renderanno “unici” nel futuro? Che esperienze far vivere ai nostri stakeholder? Che senso ha per i nostri utenti ciò che gli stiamo offrendo oggi e che gli offriremo nei prossimi anni?
Molte aziende “reali” non si pongono neanche queste domande e spesso non si accorgono di perdere il focus sul proprio mercato e sui propri clienti rischiando di mettere a repentaglio il valore economico e sociale che ogni impresa rappresenta. I ragazzi invece colgono subito l’importanza dell’esercizio strategico proposto. Giocano e scherzano si sapendo però che porsi degli obiettivi a breve, medio e lungo termine è una cosa seria. Durante la pausa si avvicinano e condividono i loro dubbi su quale percorso universitario intraprendere. Aiutarli a disegnare un futuro in cui si sentiranno utili alla comunità penso sia il nostro compito. Ritengo che esperienze come “Vivere l’azienda” siano dei passi verso questa direzione.

Leonardo Cospito: Sviluppo Organizzativo
L’entusiasmo dimostrato da questi ragazzi rafforza un convincimento che ho da molti anni: ogni azienda, anche se piccola, dovrebbe avere un suo vivaio. Non per coltivare piante da giardino evidentemente, ma per “coltivare” Persone, le Persone che in futuro lavoreranno per l’azienda. Un “vivaio aziendale” è una unità organizzativa fissa, composta da un Mentore e da un certo numero di Persone (il numero dipende dalle dimensioni dell’azienda), appena usciti dal percorso scolastico. Ogni Persona del vivaio aziendale è in costante formazione e apprendimento, coinvolta in piani di affiancamento e in progetti (come osservatore), è di aiuto nello svolgimento dei compiti più adeguati alle sue competenze. L’obiettivo è renderla pronta, nei tempi giusti, a ricoprire un ruolo nella struttura organizzativa dell’azienda. Nelle aziende in cui ho sviluppato un vivaio, parlo per esperienza personale, il clima aziendale era completamente diverso, l’ambiente più informale, più aperto, lavorare era per tutti più divertente, ne beneficiavano anche i processi creativi. Questo è uno dei motivi per cui, sia con gli imprenditori che con i ragazzi, mi piace lavorare sulla Consapevolezza Organizzativa, una competenza poco conosciuta, che ritengo però fondamentale. Per sviluppare questa competenza parto dai processi di business, col principio che sono loro il “principio di realtà” dell’azienda. Quando una Persona impara a vedere e a gestire i processi, sa interpretare accuratamente le situazioni e comprendere a fondo i problemi organizzativi. Diviene “consapevole dell’organizzazione” in cui lavora e quindi la aiuta a crescere. Con i ragazzi abbiamo riletto in maniera critica il modello di business: “perché” e “cosa” l’azienda vuole diventare nei prossimi anni (“quando”). Poi abbiamo disegnato i processi delle loro aziende, tenendo presente che i processi rappresentano il “come” fare le cose che si è definito di voler fare. Successivamente siamo entrati in ogni singola azienda, ne abbiamo osservato tutti i processi, abbiamo condiviso le differenze che ci sono nel lavorare nel Marketing, o in Produzione, nello Sviluppo Prodotto o in Amministrazione. Quindi ci siamo concentrati sul “chi”, partendo dai processi stessi abbiamo potuto disegnare le strutture organizzative (funzioni, reparti, uffici, ruoli) delle loro aziende. Questo è quello che mi sono proposto di condividere con loro, volevo che i ragazzi iniziassero a conoscere come funziona veramente un’azienda condividendo con loro che ogni azienda, per funzionare, deve mettere in moto e tenere sotto controllo processi molto differenti tra loro. Perché, quando un giorno faranno parte di un vivaio aziendale, abbiano la Consapevolezza Organizzativa che serve per poter “coltivare” a loro volta le loro attitudini e trasferirle adeguatamente nella vita professionale.

Alessandro Ormesi: Operations Management
Per il secondo anno consecutivo ho avuto la possibilità di partecipare come docente a Vivere l’Azienda. Un’iniziativa estremamente interessante, che avvicina i ragazzi di V superiore alle modalità operative effettive delle aziende industriali e non. Sono state simulate, partendo da dati ed aziende reali, 4 tipologie di organizzazioni industriali, dal mondo delle commesse al mondo dei media. Il mio compito era quello di costruire assieme ai ragazzi, dei modelli di organizzazione in ambito Operations, spiegando loro le dinamiche interne ed i principali compiti che i vari dipartimenti hanno all’interno delle organizzazioni industriali.
Sono state “costruite” le organizzazioni di queste 4 aziende, valutandone gli impatti sul personale operativo e sui processi caratteristici di ogni tipologia di azienda, facendo anche alcune considerazioni da un punto di vista di investimenti industriali. Il compito non era facile visto la distanza che i ragazzi hanno rispetto il mondo produttivo, ma i ragazzi, come lo scorso anno, mi hanno sorpreso per aperura mentale, idee, visioni. Tutte cose che a volte si fanno fatica a riscontrare in persone che lavorano da decenni in azienda e che magari ricoprono anche ruoli importanti Ho fatto loro una domanda però prima di iniziare il percorso; quanti di loro avevano preso in considerazione un futuro lavorativo, e quindi una scelta universitaria, finalizzata poi ad un impiego all’interno di un’organizzazione industriale (in qualsiasi dipartimento). Nessuno di loro aveva preso in considerazione tale strada, e mi sono reso conto che non lo avevano fatto in quanto non conoscevano le attività e le funzioni all’interno delle aziende. In area Operations vi sono moltissime attività, dall’ambito tecnico di progettazione, alla parte tecnica di ingegneria di produzione oltre che a tutte le funzioni legate alla Supply Chain, al controllo ed alla gestione delle risorse. Le aziende oggi faticano a trovare nuovi ragazzi da inserire in tali funzioni e vi è quindi una forte carenza ed una elevata ricerca di profili tecnici e gestionali. Dal mio punto di vista è quindi estremamente importante proseguire questi percorsi, che dovrebbero essere estesi a tutte le scuole superiori e magari anticipandoli in modo che i ragazzi abbiano degli strumenti in più per individuare il proprio percorso di carriera.

Simone Selva: Sostenibilità Aziendale
L’esperienza di VIVERE L’AZIENDA con le classi V del Liceo Economico di San Marino è stata unica come ogni anno grazie alla presenza degli studenti che ogni anno ti stupiscono. Ho trovato studenti preparati, molto disponibili al lavoro e all’approfondimento delle tematiche affrontate. Il lavoro è iniziato proprio dai ragazzi che, vinto un primo imbarazzo, hanno presentato il lavoro svolto nei giorni precedenti con i colleghi. Ho notato un’ottima la padronanza nel presentare il “progetto di azienda” che avevano disegnato nei giorni precedenti. Le osservazioni di business e le iniziative di sviluppo o rilancio erano quasi sempre coerenti e nonostante fossero ovviamente da raffinare. Ho notato in effetti un senso “pratico” degli studenti da non sottovalutare. Mi ha particolarmente stupito la consapevolezza delle dinamiche di mercato e la sensibilità direi “operativa” degli studenti. Nessuna iniziativa proposta in sede di budgeting e nessuna osservazione sulle performance economiche dei casi presentati era meramente teorica. Ho trovato ragazzi realmente implicati in quello che stavano facendo, attenti alle osservazioni e ricettivi agli stimoli e ai suggerimenti che introducevo. Per usare uno slogan ho trovato “ragazzi di mondo” e questo mi ha piacevolmente colpito. Un ulteriore elemento interessante, più umano che tecnico, è stata la risposta alla domanda “vi piacciono queste aziende?”. Onestamente, avendo partecipato direttamente, assieme ai colleghi, alla selezione dei casi mi sarei aspettato delle risposte afferenti alla sfera del gusto per il settore, il prodotto, il tipo di attività. Le risposte, positive o negative, sono state invece in primo luogo relative alle performance economiche delle aziende simulate (“si ha un bell’utile” oppure “no è in perdita”). Sono rimasto un po’ stupito appunto in quanto sembrava che il tema della passione per ciò che fa l’azienda, che per esperienza viene prima e fonda la performance economica, non fosse un tema rilevante. Nei dialoghi successivi questa impressione si è in parte confermata. Il tema del lavoro pareva c’entrasse poco con ciò che appassiona. Le passioni sono da una parte mentre il lavoro (necessario) è dall’altra. Mi ha colpito l’osservazione di questo fenomeno che si rintraccia anche quale criticità aziendale oggi nel mondo del lavoro. Viene in mente la famosa “conciliazione vita-lavoro”, termine che presuppone inevitabilmente una “lotta”, una “guerra” tra i due ambiti, che invece dovrebbero (conciliazione) essere riappacificati. Se devo individuare un elemento che credo possa portare molti frutti per le nuove generazioni credo che sia proprio quella di far incontrare, in occasioni come Vivere l’azienda, soggetti adulti (oltre agli insegnanti ovviamente che sono insostituibili in questo instancabile lavoro) che rilanciano, con quello che fanno tutti i giorni per vivere, una passione per il lavoro che svolgono. Allora Vivere l’Azienda può davvero rappresentare uno spunto per rilanciare i ragazzi nel contesto reale (seppur ovviamente simulato) per riaccendere l’ipotesi che le tue passioni non debbano esser messe da parte in ufficio ma che il lavoro sia un ambito in cui poterle giocare.

Alex Alessandrini: Comunicazione & Marketing
Nel mio percorso universitario avevo seguito un percorso simile a “Vivere l’Azienda” ed è stato molto interessante trovarmi dall’altra parte della “barricata”, al cospetto di ragazzi attenti, pieni di curiosità e completamente “puri” dal punto di vista del marketing. Terreno fertile e plasmabile, a cui cercare di offrire le nozioni base utili a stimolare un percorso verso la propria occupazione di domani. Senza alcun timore e con tanta disponibilità, ci siamo immersi in realtà aziendali concrete, sviluppando basi strategiche reali che i ragazzi hanno potuto toccare con mano ed inserire nel loro bagaglio di esperienze e competenze. Una situazione nuova per me, un vero e proprio confronto tra due diverse generazioni, da cui sono emersi spunti ed idee piuttosto interessanti. Una diversa visione che potrebbe riscrivere la storia di molte realtà aziendali, svolta in un contesto confortevole e adatto a creare una realtà che punta tutto su collaborazione ed interazione per raggiungere i suoi obiettivi. Un’esperienza bella, bella davvero, che spero di poter ripetere in futuro come docente e consulente di marketing e come persona.

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