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Competenze e approcci gestionali: le nuove leve per la competitività

da Redazione

Nel mondo sta avvenendo una importante trasformazione del modello di business di molti settori e aziende, con loro si stanno trasformando le esigenze di impiego e le opportunità di lavoro. La comunità civile è in profondo fermento ovunque. La portata delle trasformazioni e la loro rapidità ricorda quella, di grande discontinuità, della prima rivoluzione industriale.

Le twin transitions, ovvero la transizione digitale (IA in primis) e la transizione energetica, sono i due driver di maggiore impatto, stimolate anche dalle dinamiche geopolitiche accelerate dalle crisi degli ultimi 15 anni, e stanno creando un contesto inedito per tutti. Di qui la necessità di cambiare nel modo di gestire Istituzioni internazionali, Paesi e imprese. È richiesto un framework normativo che guardi al futuro, sono necessari nuovi approcci gestionali, servono urgentemente nuove competenze e, di conseguenza, nuove professioni. Da studi di carattere globale è emerso che i lavori più in rapida ascesa saranno specialisti della sostenibilità, nei tre ambiti ESG (Environment, Social, Governance), e del digital che rappresenta lo strumento più trasversale e potente in assoluto. Questi dati sono stati confermati anche da una ricerca del player multinazionale Randstad che, durante un incontro promosso da Agenzia Sviluppo Economico – Camera di Commercio ha illustrato le figure professionali emergenti come, per esempio, il manager della produzione sostenibile, il broker delle tecnologie o il gestore della blockchain per la trasparenza ed efficienza lungo le filiere di produzione di beni e servizi. Un recente studio predittivo di EY-Manpower-Sanoma sul futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale evidenzia come, in generale, la domanda di lavoro si sposterà sempre di più verso profili con set di competenze ibride. La pervasività della tecnologia richiede la progettazione di nuovi modelli di lavoro e di collaborazione tra le persone.

Le aziende e i lavoratori sammarinesi sono chiamati ad affrontare subito i temi delle nuove competenze professionali e dei relativi nuovi approcci gestionali. Obiettivo? Restare al passo con questi mutamenti radicali, rimanere competitivi e sostenibili. Anche il recente questionario somministrato da ASE-CC fa emergere l’esigenza da parte dei lavoratori e delle imprese di corsi, soprattutto nell’ambito informatico e della ricerca e sviluppo, per guardare al futuro in maniera più fiduciosa.

Durante il recente webinar su “trasformazioni e competenze”, proprio in relazione alle nuove competenze richieste, il prof. Stefano Zamagni (in foto), economista Unibo, ha sollevato il problema dell’arretratezza del mondo del lavoro e dell’educazione “essi si basano ancora sul modello taylorista, ovvero sull’autorità assoluta di una figura di riferimento, mentre ad oggi si ha la necessità coinvolgere e mettere al centro la crescita della persona creando un ambiente di studio e di lavoro che sia teso alla massima realizzazione del singolo individuo”. La mancanza di questa condizione porta al basso coinvolgimento, scarsa capacità creativa e al fenomeno del silent quitting – dispersione e fuga.

Le nuove competenze si generano sul connubio di conoscenze cognitive e, in misura crescente, di abilità di carattere, che scuola e ambiente di lavoro hanno il dovere di favorire. I nuovi approcci gestionali e le nuove professioni richiedono non solo flessibilità bensì grande plasticità mentale, ovvero la capacità di coinvolgersi efficacemente in più mansioni diverse contemporaneamente, secondo il professore, vero vantaggio competitivo per le persone e le organizzazioni del prossimo futuro. Per arrivare nei tempi a venire ad un personale qualificato per le nuove necessità del mondo del lavoro, è stata evidenziata l’importanza di una vera e nuova sinergia tra i luoghi e momenti dell’educazione e quelli dell’esperienza professionale. Per evitare squilibri nel mercato del lavoro già nel breve periodo, e ridurre il gap crescente fra domanda e offerta di lavoro, a imprese, sistema dell’educazione e decisori pubblici è richiesto di intervenire per tempo su tre quarti delle professioni. Un buon orientamento, nelle fasi dello studio ed in quelle di formazione e aggiornamento continuo, ridurrà il disallineamento tra le esigenze del mercato del lavoro, l’offerta di percorsi di educazione e le inclinazioni di ogni persona.

San Marino forte di una storia economica fondata su circa sei decenni di continua crescita e sviluppo è al bivio fra una deriva di marginalizzazione e una prospettiva di innovazione volta a realizzare nuovi standard di sviluppo e sostenibilità. Imperativo: non restare escluso da questa rivoluzione globale e farne le spese. Da dove innescare la trasformazione interna? Dal mondo dell’educazione, investendo sulle persone di ogni età, dagli studenti ai lavoratori, immettendo sia nel pubblico che nel privato “professionisti nella trasformazione”. La priorità? Investire nei giovani fin da giovanissimi e nel ritorno dei migliori cervelli sammarinesi ovunque nel mondo, supportando un percorso di grande riqualificazione dei lavoratori per supportare la trasformazione dell’ecosistema nazionale. Solo così San Marino può proiettarsi in un futuro che lo veda protagonista attivo dello scenario internazionale e grazie alle sue uniche peculiarità, non passivo spettatore escluso dal cambiamento dei tempi, ma precursore di un nuovo modello di società.

Elena Ciavatta e Flavio Cecchetti, Stagisti presso Agenzia per lo Sviluppo Economico – Camera di Commercio S.p.A.

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