Home Dal giornale “Pensioni, non si penalizzino le imprese. Tetto da rivedere”

“Pensioni, non si penalizzino le imprese. Tetto da rivedere”

da Daniele Bartolucci

La riforma delle pensioni si prepara all’ultimo round di confronti con le categorie economiche, con ben tre incontri fissati nella penultima settimana di agosto, e si appresta quindi a vedere il testo di legge depositato in prima lettura già a settembre. Insieme all’altra grande riforma annunciata in parallelo (non più a giugno come previsto, però), ovvero quella del mercato del lavoro. Iniziano dunque a delinearsi i contorni del provvedimento, che, sintetizza ANIS, “mira principalmente a trattenere i lavoratori per più anni in attività (quota 103) e a rendere strutturale la ritenuta di solidarietà riparametrata sulle diverse fasce di reddito da pensione, in attesa che gli interventi di riforma – compresi quelli precedenti – producano per intero i loro effetti. Va detto che questa scelta non dà una risposta sufficiente alla riduzione del disavanzo tra entrate contributive e uscite per il pagamento delle pensioni, per ripianare il quale il bilancio dello Stato è chiamato ogni anno ad un esborso molto rilevante che rischia di diventare insostenibile”. Basti pensare che “per l’anno 2021 il disavanzo previdenziale ammonta a 22 milioni di euro al netto del contributo dello Stato pari a 29 milioni di euro”. Quindi 41 milioni di euro di disavanzo, che nel tempo sono destinati ad aumentare se non si interverrà, considerato che ci sono già oggi circa 11mila pensionati e che c’è una classe molto corposa di lavoratori a cui mancano pochi anni per il pensionamento. Nel frattempo, nonostante i buoni numeri dell’occupazione, il rapporto tra lavoratori e pensionati resta (e probabilmente resterà ancora) di due a uno.

IL PARADOSSO: PENALIZZATE LE CARRIERE

Premesso che il sistema attuale prevede una serie di strumenti di solidarietà, “dalle proiezioni attuariali”, spiegano gli Industriali sammarinesi, “si evince poi che il tasso di sostituzione si mantiene all’incirca nella stessa misura per i redditi da pensione medio bassi, mentre invece continuano ad essere penalizzati i lavoratori che si costruiscono una crescita professionale e un percorso di carriera. Questa dinamica”, ribadiscono da ANIS, “va necessariamente corretta perché disincentiva – invece di premiare – l’impegno, il merito e l’assunzione di maggiori responsabilità”.

“MODIFICARE IL TETTO OGGI È UN OSTACOLO”

L’altro punto critico dell’attuale impianto è il cosiddetto tetto pensionistico, su cui ANIS spinge da tempo per una revisione migliorativa. “Stiamo insistendo con forza per avere una proposta migliorativa nei riguardi del trattamento previdenziale dei dirigenti, oggi ulteriormente penalizzati dal tetto pensionistico, che di fatto si traduce in un ostacolo all’attrazione di queste figure professionali e costringe sempre più spesso le imprese ad adeguamenti retributivi e/o di previdenza integrativa estremamente onerosi. Inoltre, questo meccanismo, che prevede la perdita totale dei contributi sulla parte di retribuzione eccedente il tetto (oggi fissato a 47.110,57 euro), presenta a nostro avviso forti dubbi di costituzionalità e per questo va assolutamente modificato. A tal riguardo”, spiegano gli Industriali sammarinesi, “abbiamo avanzato diverse proposte, nel rispetto del principio dell’equità, come ad esempio quella di predisporre un modello che preveda, da un alto, l’elevazione graduale del tetto pensionistico e, dall’altro, una sensibile riduzione del peso contributivo sulla parte retributiva eccedente il tetto anzidetto. Oppure quella di trasferire buona parte dei contributi versati oltre il tetto a FONDISS nella posizione individuale del dirigente. L’obiettivo deve essere quello di coniugare il principio di solidarietà con quello di equità.

“EVITARE L’AUMENTO DEI CONTRIBUTI ALLE IMPRESE”

“Altro punto su cui abbiamo posto l’attenzione”, avvertono quindi da ANIS, “è quello di evitare l’aumento dei contributi a carico delle imprese per non perdere competitività in termini di costo del lavoro. Prima di aumentare le aliquote, considerato che già oggi i fondi assegni familiari e malattia registrano residui attivi significativi, riteniamo opportuno trasferire tali risorse al fondo pensioni. Vi sono poi una serie di altri argomenti importanti sui quali si sta ancora ricercando un punto di equilibrio come ad esempio il secondo pilastro (FONDISS) che necessita di essere rafforzato, la gestione dei fondi ai fini di una maggiore redditività (il testo dell’articolo in questione non è ancora stato presentato, mentre entro il 31 dicembre il Governo è impegnato a presentare la riforma del FONDISS, ndr), la cumulabilità del reddito da lavoro con quello da pensione, gli incentivi all’occupazione dei giovani, ecc. Una riflessione in termini di equità, infine, va fatta anche per altre categorie per le quali lo Stato ogni anno è chiamato a un cospicuo esborso per il ripianamento del relativo disavanzo. L’auspicio”, concordano infine gli Industriali, “è che entro i prossimi mesi si possa trovare una sintesi affinché la riforma possa entrare in vigore dal 1° gennaio 2023 coniugando equità e sostenibilità del sistema pensionistico”.

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