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I respiri della foresta di Elzéard Bouffier

da Simona Bisacchi

C’è chi vorrebbe cambiare vita, ma non sa proprio da che parte iniziare.

E c’è chi ha deciso che è giunto il momento e non vuole più aspettare.

Come Alba Donati, che lascia un prestigioso lavoro da ufficio stampa per aprire la Libreria sopra la Penna a Lucignana, un paese di 180 abitanti.

Come abbia trovato le forze – e le risorse – di dar vita a un progetto tanto poetico quando difficoltoso, lo racconta ne “La libreria sulla collina” (Einaudi).

Un vero e proprio diario, che diventa cronaca di una collettività, di cui fanno parte un po’ tutti coloro che amano i libri, le storie e la natura.

Perché il mondo che Alba racconta è fatto di violoncelliste che preparano marmellate incantevoli, vedovi inglesi che abitano antichi castelli e “contrabbandano” tè letterari, sedie di legno sistemate a portata di paesaggio, e momenti passati che hanno lasciato qualcosa di rotto ma che con costanza e una pazienza perenne si può aggiustare, nel presente.

Alba si prende cura di te, lettore, non solo scegliendo libri da proporti, ma anche travasando piante, presentandoti persone, panorami, piccole luci sospese oltre un cancello verde salvia.

E ti racconta che basta uno spazio di 16 metri quadri per cambiare radicalmente vita. E condividerne un po’.

Consapevoli che – come scriveva Thoreau – “Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo”.

Perché quando senti che è arrivato il momento di modificare qualcosa nella tua vita, così radicalmente, non è solo un richiamo professionale, non è solo la ricerca di un altro stile di vita, è un vero e proprio grido, che però senti solo tu.

Un grido che ti dice che è arrivato il tempo di prendere in mano te stesso in modo nuovo, di dedicarti alle persone intorno in modo nuovo, in un modo magari non facile da comunicare, ma efficace.

Come ha fatto Elzéard Bouffier che – senza che qualcuno si accorgesse di lui – ha seminato ghiande, cento al giorno, e senza aspettarsi alcun grazie ha permesso a una foresta di nascere e proliferare, e dove c’era solo desolazione è risorto un villaggio (“L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono).

“Il rimedio è in noi, sentenziò la vecchia. Cuore, bisogna avere, null’altro” scriveva Grazia Deledda in “Canne al vento”.

Declinate la parola cuore come volete.

Amore. Amicizia. Compassione.

Empatia.

E pensate bene a tutto ciò che “cuore” non è.

Paura. Disinteresse. Separazione. Condanna.

Prima di far partire la vostra rivoluzione, valutate quanto “cuore” c’è.

E quanto non ce n’è.

Non si può andare in battaglia senza armi.

Ma in certe battaglie le armi sono tutte qui: parole.

Poche parole, che servono da scudo e spada.

E magari qualche ghianda in tasca, perché se i progetti non dovessero andare come sperato, invece di arrendersi, si può iniziare a costruire un bosco nuovo.

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