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La pandemia ha frenato l’interscambio, ma non l’ha affossato

da Redazione

L’effetto del lockdown sulle importazione ed esportazioni sammarinesi si è visto ma non è così marcato come nelle peggiori previsioni. A livello di volumi le differenze sono minime, ma con notevoli differenze a seconda dei settori economici, come già dimostrato dalle analisi dell’Osservatorio ANIS a fine 2020 che aveva analizzato i bilanci e le proiezioni semestrali delle aziende associate.

INTERROTTO IL TREND POSITIVO DECENNALE

Analizzando l’andamento relativo all’Import/Export sammarinese possiamo notare che il calo repentino subito dal sistema economico dal 2008 al 2013, con volumi ridotti di quasi la metà, si era sostanzialmente stabilizzato e, anzi, nel corso del decennio successivo la dinamica aveva assunto un andamento positivo, seppure ancora poco marcato. Il totale dell’interscambio, per dare un riferimento, si è attestato attorno ai 4 miliardi di euro, mentre negli anni precedenti la grande crisi finanziaria internazionale del 2008, si aggirava attorno ai 6-7,5 miliardi di euro.

Se consideriamo la linea grafica dell’andamento dell’export, si può notare che questo ha avuto un picco positivo durante l’anno 2011, ma, ignorando questo periodo, l’andamento delle due linee – l’altra è ovviamente l’import – è molto simile. Più o meno equidistanti, infatti, frenano la tendenza discendente durante il 2013 e riescono a salire lievemente fino al 2019 per poi tornare in calo nel 2020, come anticipato sopra.

L’EFFETTO LOCKDOWN SU DOMANDA E OFFERTA

La causa principale dovrebbe essere appunto la pandemia da COVID-19, soprattutto per quanto riguarda i lockdown che sono stati imposti nei Paesi verso cui San Marino esporta o dai quali importa merci e soprattutto materie prime. Questo dipende infatti dalla scelta delle istituzioni sammarinesi che non hanno imposto un vero e proprio lockdown generalizzato, ma hanno permesso alle attività produttive (e non solo) di continuare a svolgere le loro attività seppur limitando al 50% i lavoratori in presenza. Oltre al fatto che diverse filiere non hanno subito nessuna restrizione di orari/presenze, ma anzi hanno in certi casi anche aumentato le loro produzioni, supportate da una domanda aumentata in maniera sostanziosa, come nel settore farmaceutico e agroalimentare.

Ovviamente, molti settori hanno subito delle riduzioni a livello di domanda, in particolare come detto dai Paesi dell’Unione Europea (e ancora più specificatamente dall’Italia), che rappresentano storicamente il mercato di riferimento, con oltre il 90% dell’interscambio commerciale.

Nonostante ciò, come ipotizzato da Fixing già a marzo, i dati dimostrano che, nonostante la pandemia, i risultati negativi del 2020 non sono così drammatici, stante un calo dell’export di circa 238milioni di euro su 2,42 miliardi di euro del 2019. Un dato in linea, se non migliore, con quel -10% ipotizzato nel corso del 2020 come calo del PIL nazionale. In ogni caso, la perdita verificatasi, non ha comunque portato le esportazioni sotto al livello di quello generato durante la crisi finanziaria globale del 2008.

LA MANIFATTURA TRAINA LE ESPORTAZIONI

A livello settoriale, invece, i due “volani” delle esportazioni restano per volumi anche nel 2020 la manifattura e il commercio, con la prima che si conferma il vero traino dell’economia sammarinese con oltre 1,366 miliardi di euro (-93,4 milioni di euro rispetto al 2019). Per il commercio, invece, il totale delle esportazioni si è attestato a 412 milioni di euro (-9 milioni di euro rispetto al 2019).

Interessante il dato del settore “Trasporti e Stoccaggio”, che al contrario dei principali settori economici, è in rialzo di circa 10 milioni di euro rispetto al 2019 per quanto riguarda le esportazioni (il totale è di 119 milioni di euro nel 2020). Mentre, al contrario, spiccano le “Attività amministrative e di Servizi di supporto” che hanno subito un calo impressionante, passando dai 161 milioni del 2019 ai 40 milioni di euro del 2020.

Emanuele Zonzini

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