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Contratti collettivi, la rappresentatività ora si “pesa”

da Daniele Bartolucci

La ‘Piattaforma Sindacale’ è finalmente operativa e con essa entra a tutti gli effetti in vigore la rappresentatività nella contrattazione collettiva. Un elemento di chiarezza per un sistema economico così piccolo come quello di San Marino, voluto fortemente dai rappresentanti di ANIS nel corso degli anni, affinché si arrivasse al risultato (raggiunto con la Legge nr 59 del 2016) di avere un unico contratto con efficacia erga omnes per ogni singolo settore economico. Per ANIS questo significa poter dare certezze ai propri associati così come ai dipendenti delle loro aziende e, nel caso dei settori maggiormente rappresentati – in primis l’Industria – essere in prima linea nel portare avanti le istanze del mondo datoriale e imprenditoriale, evitando che le associazioni datoriali meno rappresentative possano indirizzare la contrattazione o peggio ancora, come avveniva con le vecchie norme, creare un proprio contratto. Con l’entrata in funzione della Piattaforma, di fatto, siederanno al tavolo della contrattazione solo le parti datoriali e sindacali che rappresentano davvero quel settore specifico.

La Convenzione per la validazione dello strumento elettronico denominato ‘Piattaforma Sindacale’ è stata sottoscritta venerdì scorso alla presenza del Segretario di Stato per il Lavoro Teodoro Lonfernini, di Marco Giancarlo Rossini Presidente del Comitato Garante per la Contrattazione Collettiva, dei membri del Comitato – l’avvocato Enrica Zenato e il Professor Luciano Angelini – e di tutti i rappresentanti delle organizzazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali.

COME FUNZIONA E COSA CAMBIA

La validazione unanime di questo strumento, dopo un considerevole ma necessario periodo di prova, sviluppo e monitoraggio, permetterà di dare attuazione alla Legge 59 e, in modo particolare, alle finalità di verifica e gestione dei dati sugli iscritti alle organizzazioni sindacali e datoriali, al fine del riconoscimento della rappresentatività nell’ambito della contrattazione collettiva.

Il risultato raggiunto è tanto più importante in vista dell’avvio del rinnovo dei contratti di lavoro, praticamente tutti scaduti – alcuni anche da molti anni -, tranne quello dell’Industria siglato tra ANIS e CSU, che scadrà a gennaio, dando quindi modo alle parti di concordare nei prossimi sei mesi le basi per il rinnovo. La piattaforma informatica, di cui è stata riconosciuta formalmente la piena efficacia e validità, consente infatti di attribuire, con garanzia di efficacia e trasparenza, sulla base dei dati raccolti, il corretto peso specifico riconoscibile ad ognuna delle singole realtà del processo di contrattazione, nel pieno rispetto delle prescrizioni normative, contribuendo a rendere trasparente ed immediato il processo di attribuzione della rappresentatività ai vari soggetti interessati, ai fini della rispondenza della contrattazione collettiva ai requisiti necessari per il riconoscimento dell’efficacia erga omnes.

IL COMITATO GARANTE:  “UN GIORNO IMPORTANTE”

Marco Giancarlo Rossini (Presidente del Comitato Garante per la Contrattazione Collettiva) ha commentato con entusiasmo il raggiungimento di un risultato storico per il sistema sammarinese: “Oggi è un giorno particolarmente importante, perché si giunge finalmente alla conclusione di un percorso iniziato ormai diversi anni fa, finalizzato ad individuare le migliori modalità di verifica della rappresentatività sindacale, in attuazione degli aspetti e dei principi previsti dalla legge 59/2016. L’accordo”, ha spiegato il Presidente Rossini, “a cui tutte le parti interessate, con grande senso di responsabilità, hanno deciso di aderire, è il frutto del costante confronto e del costante dialogo, che ha permesso di individuare un metodo condiviso, attraverso uno strumento informatico semplice ed efficace, che, di fatto, costituisce la base della contrattazione collettiva erga omnes. Sono davvero onorato di sottoscrivere oggi, come Presidente, un così importante accordo”.

“Al Comitato Garante”, gli ha fatto eco Teodoro Lonfernini (Segretario di Stato per il Lavoro), “vanno i miei ringraziamenti per la determinazione con cui è stato portato avanti questo lavoro e per il risultato unanime che è stato raggiunto. Mi complimento sinceramente con le realtà di carattere sindacale e di categoria per avere usato mediazione democratica. Il nostro sistema economico si arricchisce, con l’introduzione della Piattaforma Sindacale, di un nuovo strumento”.

VAGNINI (ANIS): “C’ERA UN EQUILIBRIO SULL’OCCASIONALE, LE MODIFICHE LO HANNO ROVINATO”

Il lavoro occasionale entra in vigore, ma costerà di più. Come previsto, infatti, è entrato in vigore il Decreto Delegato 30 giugno 2021 n. 123 “interventi riguardanti il lavoro occasionale l’armonizzazione e l’efficientamento dell’ingresso nel modo del lavoro”, ma in sede di ratifica (ovvero con il Decreto Delegato 15 luglio 2021 n. 130) sono stati modificati diversi articoli, tra cui l’Art. 7 riguardante la “Retribuzione e versamento dei contributi”, con cui viene aumentato del 5% il costo delle prestazioni di lavoro occasionale, prevedendo da un lato che il lavoratore, oltre a tutte le differite, abbia diritto ad un extracompenso del 4% della tariffa oraria e, dall’altro, che il datore di lavoro versi un contributo ulteriore dell’1% da destinarsi alla Cassa Ammortizzatori Sociali. In pratica un aggravio di costi a carico delle aziende, che ha fatto arrabbiare non poco le associazioni di categoria. Ma  i costi aumentati non sono l’aspetto principale: “La prima reazione è stata di stupore”, spiega il Segretario Generale di ANIS William Vagnini, “perché a parte alcune modifiche e chiarimenti che potevamo anche immaginare, sono stati presentati degli emendamenti che per impatto e modalità non ci saremmo aspettati. Il percorso che ha portato alla stesura del primo Decreto Delegato, il numero 123, è partito da lontano ed è il frutto di un confronto tra le parti datoriali e sindacali sedute entrambe al tavolo della Segreteria al Lavoro, a cui spettava il compito di elaborare una sintesi delle proposte e delle richieste di ambedue le parti. C’era quindi un accordo, frutto di una mediazione, un equilibrio che è stato compromesso dalle modifiche apportate e non condivise”. Sul fronte della retribuzione , ad esempio, “va specificato che rispetto al passato si era già fatto un grande passo in avanti a favore dei lavoratori, allineandoli in tutto e per tutto ai possibili colleghi, sia come retribuzione base sia per quanto riguarda le differite. Questo è stato il punto di equilibrio trovato al tavolo di confronto”, ribadisce Vagnini, “ma l’emendamento proposto e approvato ha spostato di fatto la bilancia verso una parte, caricando le aziende di maggiori costi”. Il risultato fa arrabbiare , ma ancora di più il metodo utilizzato: “E’ a nostro avviso molto grave quello che è successo, che va oltre al mero aggravio di costi, perché ci sono stati diversi incontri ufficiali, bozze e proposte migliorative che si sono susseguite nel corso di settimane, a riprova del grande lavoro portato avanti dai rappresentanti dei datori di lavoro così come dei sindacati. Un lavoro che poi è stato svilito da un intervento inopportuno della politica, che avrebbe invece potuto, se non dovuto, certificare con l’approvazione senza modifiche un accordo tra gli attori protagonisti di queste dinamiche. Il provvedimento iniziale comprendeva già dei grossi limiti operativi, ma si apriva una strada nuova, soprattutto per il settore manifatturiero”, chiosa Vagnini, “una strada che ora si fa davvero in salita e probabilmente scoraggerà molte aziende nell’utilizzare questo strumento”.

Tra le altre modifiche considerate peggiorative c’è quella alla lettera a) dell’Art. 6: in prima battuta, la norma infatti richiedeva per i lavoratori assunti a tempo pieno la necessaria previa autorizzazione da parte del datore di lavoro per poter rendere prestazioni occasionali. La nuova formulazione consente invece ai lavoratori a tempo pieno di poter svolgere lavoro occasionale con la sola possibilità per il datore di lavoro di comunicare entro le 48 ore successive un diniego motivato. Il problema è la necessità di salvaguardare il riposo dei propri dipendenti per evitare che l’eccessivo affaticamento possa compromettere la dovuta attenzione e possa causare infortuni sul lavoro,  i cui costi – compresi quelli durante la prestazione di lavoro occasionale, – ricadrebbero comunque sul datore di lavoro presso il quale il dipendente è occupato a tempo pieno.

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