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Editoriale: Green Pass, non ci serve un altro caso

da Daniele Bartolucci

Se in Italia (e in Francia) il Green Pass è al centro delle polemiche per l’utilizzo come strumento di “ingresso” anche in bar, ristoranti, eventi e quant’altro, a San Marino c’è molta apprensione perché invece possa essere utilizzato almeno per la sua funzione essenziale, ovvero spostarsi liberamente nel mondo e, in particolare, in Europa. La situazione è infatti molto particolare, perché San Marino ha in effetti il suo certificato digitalizzato, ma non è ancora ufficialmente riconosciuto. In verità, a quanto si apprende, ha già superato tutti gli esami dal punto di vista tecnico sia con Bruxelles sia con l’Italia, ma manca il via libera “politico”. Il problema, a livello diplomatico, è che l’Europa non sembra intenzionata a fare una scelta sui vaccini, ma ha lasciato liberi i vari Paesi di riconoscere i Green Pass e quindi anche il tipo di vaccino che il viaggiatore ha avuto (a San Marino in maggioranza lo Sputnik, ndr). Diversi Paesi sembrano favorevoli ad aprire a tutti i vaccinati, qualunque “marca” abbiano scelto. Altri meno, come l’Italia, la quale però, per via di accordi precedenti e un filo diretto con le diplomazie locali, ha comunque lasciato San Marino in fascia “A” e quindi i sammarinesi non hanno bisogno di un passaporto vaccinale o altra documentazione per circolare liberamente nel Belpaese. Questo, però, non è affatto chiaro per quanto riguarda le ulteriori limitazioni che si stanno studiando in questi giorni:  come verranno gestiti gli ingressi al cinema o al ristorante, o alle fiere nel momento in cui ripartiranno? Perché è vero che è estate, ma anche imprenditori, manager, agenti e lavoratori si devono spostare. Anche loro vogliono risposte.

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