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Break Even Point: il primo passo al controllo di gestione di un’impresa

da Enrico Gaudenzi

L’attività esercitata dall’imprenditore è “l’impresa”: al fine di produrre o scambiare beni o servizi vengono svolte tutte le funzioni economiche organizzate professionalmente. Il mezzo concreto con cui si esercita l’impresa è “l’azienda” cioè i beni (ad esempio risorse, immobili, personale, attrezzature). Sono due lati della stessa medaglia che implicano visione e provocano reazioni contrastanti. In questi casi l’analista contabile, il controller e il performer finanziario ha il compito di tracciare binari il più possibile concreti che possano indicare la scelta strategica più idonea.

Un primo piano aziendale è quello indicato dal punto di pareggio che in economia aziendale è spesso nominato BEP (Break Even Point). 

Intuitivamente il suo significato si traduce nella possibilità di valutare un rischio, nel valutare un margine di sicurezza. La ricerca del BEP può avvenire con il procedimento matematico, grafico o può essere inquadrata nell’ambito del controllo di gestione. Secondo quest’ultimo procedimento il punto di pareggio è quel livello di fatturato che riesce a coprire i costi totali (costi fissi e variabili) o quel livello di prodotti da produrre o vendere che permetta di coprire i costi totali. In economia aziendale il Break Even Point è un valore che indica la quantità espressa in volume di produzione o fatturato, di prodotto venduto necessaria a coprire i costi precedentemente sostenuti, al fine di chiudere il periodo di riferimento senza profitti e senza perdite.

Un costo fisso è l’insieme dei costi il cui ammontare è indipendente dal fatturato che si contrappone al concetto di costo variabile che è direttamente proporzionale al volume d’affari.

Esempi di costi fissi sono le assicurazioni, il costo del lavoro, le utenze fisse e gli ammortamenti. Esempi di costi variabili sono i trasporti, il costo di acquisto della merce e le provvigioni.

L’identificazione dei costi fissi e variabili può essere complessa perché la loro natura può variare in base al settore. Quindi come si calcola? E’ il rapporto tra le spese fisse e il margine di contribuzione. Il margine di contribuzione non è altro che la differenza tra le entrate totali per unità di prodotto meno il costo variabile per unità di prodotto. Cosa mi dice? Se l’ammontare totale delle entrate delle vendite effettive è uguale ai costi totali di gestione dell’azienda. Serve a capire quale sia la quantità minima da produrre, e se una data quantità sia compatibile con la struttura dei costi dell’impresa e con il prezzo del prodotto.

Da informazioni utili per determinare il prezzo del prodotto. Aiuta a osservare la struttura dei costi di impresa. E’ un punto di partenza non un punto di arrivo!

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