Home categorieCultura Visto per voi a teatro della Regina: “Pensaci, Giacomino” con Leo Gullotta

Visto per voi a teatro della Regina: “Pensaci, Giacomino” con Leo Gullotta

da Redazione

Superba interpretazione dell’attore catanese, qui nei panni del professor Toti, elemento totemistico e soprattutto alter ego dell’autore.

Leo Gullotta p

 

di Alessandro Carli

 

CATTOLICA – A distanza di quasi 10 anni da Il piacere dell’onestà, Leo Gullotta torna a confrontarsi con la poetica di Luigi Pirandello: anche in Pensaci, Giacomino – passato sulle assi del teatro della Regina di Cattolica venerdì 15 novembre – l’attenzione è rivolta al “sentimento del contrario” e al senso di giustizia sociale, due temi cari al premio Nobel siciliano.

Il regista Fabio Grossi, che si è occupato anche dell’adattamento drammaturgico del testo, ha deciso di tradire il tempo, spostando la pièce nell’immediato dopoguerra. Nonostante la scenografia, un chiaro omaggio all’Espressionismo tedesco degli anni Cinquanta che non convince sino in fondo, la mise ne scene è pienamente pirandelliana: il merito è della superba interpretazione di Leo Gullotta, qui nei panni del professor Toti, elemento totemistico e soprattutto alter ego dell’autore, chiamato a mettere in ordine (sociale) una ingarbugliata storia d’amore tra due giovani, Giacomino appunto, e Lillina.

Il lavoro di Grossi non si limita a una regia fedele e rispettosa – va detto comunque che il testo drammaturgico è straordinario, quindi è difficile riscrivere un testo scenico sbagliato – ma ci aggiunge quello che in Pirandello manca, quella sana comicità fatta di gesti scaramantici tipicamente siciliani, di qualche battuta che “arriva” in platea e di quel pizzico di contemporaneità che ha tolto i seppur minuscoli granelli di polvere che si sono sedimentati nell’opera (l’autore l’ha scritta oltre un secolo fa, nel 1917), portando gli atti a un unico respiro di 80 minuti.

Come accade spesso nel teatro del poeta di Girgenti (il più grande drammaturgo del Novecento), la scintilla che dà il via all’intreccio di parole e al giochi delle parti è la rivalsa di un apparente umarèll verso lo Stato: il professor Toti, insegnante da 34 anni, non accetta la proposta di prepensionamento avanzatagli dal direttore del Ginnasio (che rappresenta la voce dello Stato) e decide di riscattarsi. L’occasione gli arriva direttamente da quello spazio che frequenta da quasi sette lustri: Lillina, la figlia del bidello, rimane incinta di Giacomino, un giovane studente. I genitori della fanciulla (interessanti fisicamente, meno incisivi vocalmente), attenti e preoccupati di quello che possono pensare e dire le persone, sicilianamente la ripudiano: l’onta è troppo grande per essere retta pubblicamente.

All’attento professor Toti – ma potremmo chiamarlo anche professor Gullotta – si accende il sorriso del gatto del Cheshire di Lewis Carroll, quel sorriso mentale di chi vede la luce dell’equilibrio sociale: decide di sposare Lillina in modo che lo Stato gli paghi la pensione anche dopo la sua morte. Con il matrimonio tra l’anziano professore e Lillina la “corda sociale” (quella di Ciampa de Il berretto a sonagli) della famiglia di lei è salva e Giacomino può così frequentare la casa e fare il suo dovere di padre lontano dagli sguardi pettegoli del Paese.

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