Home categorieCultura Visto per voi a teatro: “Uno, nessuno e centomila” con Enrico Lo Verso

Visto per voi a teatro: “Uno, nessuno e centomila” con Enrico Lo Verso

da Redazione

Lo spettacolo è una collezione di conferme: dalla profonda e lucida analisi che il Nobel siciliano ha tracciato sulla fragilità dell’uomo al talento dell’attore che, vestito di bianco, non “fa” Moscarda ma piuttosto “è” Moscarda.

 

di Valentina Tassinari

 

Dei potenziali nodi – di forma, di resa e di effetto – che spesso vengono al pettine quando un testo nato come romanzo diventa un copione teatrale non c’è stata traccia forse perché sia l’autore (Luigi Pirandello) che il personaggio messo in scena da Enrico Lo Verso (Vitangelo Moscarda, il protagonista di “Uno, nessuno e centomila”) è stato creato – per poetica e filosofia – anche per essere rappresentato. Lo spettacolo, passato il 1 marzo al Teatro Sociale di Novafeltria, mette le cose in chiaro sin dall’apertura quando Lo Verso ha accolto e salutato tutti gli spettatori, uno a uno, posizionandosi all’estero della porta, sulla strada.

La storia è nota, una persona ordinaria ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita. Un giorno, tuttavia, in seguito all’osservazione da parte della moglie la quale gli dice che il suo naso è leggermente storto, inizia ad avere una crisi di identità e a rendersi conto che le persone attorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa. Da quel momento ”obiettivo di Vitangelo sarà di scoprire chi è veramente. Decide quindi di cambiare vita anche a costo della propria rovina economica e contro il volere della moglie che nel frattempo è andata via di casa. In questo suo gesto c’è il desiderio di un’opera di carità, ma anche quello di non essere considerato più dalla moglie come una marionetta. Anche Anna Rosa, un’amica della moglie che lui conosce poco, gli racconta di aver fatto di tutto per far intendere a sua moglie che Vitangelo non era lo sciocco che lei immaginava e che non c’era in lui il male.

Il protagonista arriverà alla follia in un ospizio, dove però si sentirà libero da ogni regola, in quanto le sue sensazioni lo porteranno a vedere il mondo da un’altra prospettiva. Vitangelo Moscarda conclude che, per uscire dalla prigione in cui la vita rinchiude, non basta cambiare nome proprio perché la vita è una continua evoluzione, il nome rappresenta la morte. Dunque, l’unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo continuamente in modo diverso.

Anche questo “Moscarda – Lo Verso” ha la consapevolezza che l’uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Il protagonista passa dal considerarsi unico per tutti (Uno, appunto) a concepire che egli è un nulla (Nessuno), attraverso la presa di coscienza dei diversi se stesso che via via diventa nel suo rapporto con gli altri (Centomila). In questo modo la realtà perde la sua oggettività e si sgretola nell’infinito vortice del relativismo.

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