Home categorieCultura Viste per voi: le tre mostre fotografiche su Rimini ospitate al Museo della Città

Viste per voi: le tre mostre fotografiche su Rimini ospitate al Museo della Città

da Redazione

L’elemento acquatico di Anna Wei, la filologia del viaggio “68 Alleanza dei corpi – Ragazze nel ’68”, la pluralità (con qualche stonatura delle voci di Daniele Bacchi, Flavio Ricci e Valerio Zanotti.

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di Alessandro Carli

 

In equilibro di un eterno rapporto di amore e odio, quello cioè che si incocca in tutte le persone che non sono nate in un luogo ma che in quel luogo, per qualche strano motivo, ci capitano. Attrazione e distanza quindi, necessità di “partecipare” per sentirsi un po’ più all’interno di in quel senso, rigorosamente tradito dall’accento, di “appartenenza” a una città che oscilla – perché oscilla, ovviamente – tra un passato più o meno celebre e un futuro pieno di perché. Domande – per le risposte c’è tempo – che si agglutinano all’interno del Museo della Città, “palcoscenico” di un crocevia di poetiche fotografiche che hanno, quale meta finale, la necessità di “fermare”, grazie al cielo in formato materico quindi “stampato” – non tanto Rimini quanto i luoghi e le persone di Rimini.

Anna Wei, occhi azzurri e cappello in testa, mosaicizza la propria ricerca (sono sei i contesti che ha analizzato con la sua macchina digitale: “Life”, “Light”, “Impressions”, The guardian angel”, “The buoy swin” e “The waterfront”) soffermandosi sull’elemento acquatico: il mare ovviamente, ma anche il liquido che avvolge i bimbi nella pancia della madre. È uno sguardo “femminile” il suo, fatto di dolcezza e silenzi, una ragazza incinta su una tavola da surf, un’altra immersa nel mare, poi le luci dell’alba, gli incontri, il passeggio. Un progetto che rilascia, un senso di pulizia, tecnica, occhio e quiete.

Ha invece un valore più “storico-filologico” il viaggio ne “68 Alleanza dei corpi – Ragazze nel ’68”, curato da Raffaella Baldelli, Fabio Bruschi e Piero Delucca e che riporta alla luce il movimento studentesco di 50 anni fa. Protagonisti non sono i sessantottini o le avanguardie ma il fiume di studenti che scesero lungo il Corso o che sostarono davanti all’Arco di Augusto. Allestimento a fisarmonica – foto grandi e foto piccole – che zooma non tanto i ragazzi ma l’altra metà del cielo: giovani fanciulle che oggi sono diventate donne e che forse, tra le rughe di oggi, hanno anche il segno di quelle giornate di “vibrante protesta”. Un’operazione di “scansione” delle pellicole, dall’impronta in parte nostalgica e soprattutto documentaristica, che contiene qualche imprecisione tecnica di poco conto, quasi irrilevante: qualche immagine è stata stampata in un formato troppo grande rispetto alla risoluzione dell’immagine originale, facendo emergere quei “famosi” (e fastidiosi) pixel. Sarebbe bastato stamparla più in piccolo, insomma. Un neo che però non toglie lo smalto e la luce del progetto, il suo messaggio di “appartenenza” e di “discesa in campo” di una forza giovanile che, esattamente 50 anni fa, voleva partecipare alla rivoluzione.

“Rimini secondo tre”, lì dove i tre sono Daniele Bacchi, Flavio Ricci e Valerio Zanotti, ha tutti i pro e i contro di un progetto a più voci: un lavoro allestito pensando più a operare in “aggiunta” che in “sottrazione”, con il risultato – fermo restando l’ottima qualità di stampa e la professionalità dei “tagli” – di un “Instagram” in formato materico. Molto, tanto, forse troppo entra negli occhi del visitatore, complice anche un allestimento da metropolitana cinese, con le persone (e quindi le foto) che sembrano (in realtà non sempre lo sono) schiacciate l’una all’altra. Al di là di qualche sbavatura da matita blu (uno su tutti, la firma del fotografo su un particolare delle immagini, sia esso una panchina o un sasso o un mattone: è un attentato all’arte fotografica. Passi nella pittura, ma non qui: gli scatti vogliono pulizia e non attestati di paternità), un po’ di “Amarcord” pop-trash” anni Settanta e soprattutto Ottanta (le cartoline con la scritta “Saluti da Rimini”), forte è la riconoscibilità – ovviamente – dei luoghi, così come interessanti sono particolari che hanno catturato l’attenzione di Daniele Bacchi, Flavio Ricci e Valerio Zanotti, abili a far emergere qualche “taglio” desueto della città.

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