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Stiglitz, l’austerity in Italia è come un salasso che fa morire

da Redazione

 

 

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Continuare in queste politiche di austerità “E’ come togliere sangue a un paziente fino a farlo morire”. E, in Italia “qualcosa dovrà accadere”. In “democrazia bisogna ragionare per compromessi”; più difficile quello tra Pd e Pdl, ”spero in un appoggio di Beppe Grillo”. Lo afferma il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, intervenendo a un incontro alla Columbia University affermando che a cinque anni dallo scoppio della crisi l’economia italiana non è ancora tornata ai livelli precedenti, sottolineando che un compromesso fra il Pd e il Pdl sarebbe una strada difficile da perseguire.; spera in un appoggio di Beppe Grillo. L’austerity in Italia, afferma, così come a livello europeo, non funziona. Le “riforme democratiche sono più importanti di quelle economiche”.

E, soprattutto, l’Italia ha bisogno di riforme a livello europeo, senza le quali, si legge su Lettera 43, “il costo di questa continua recessione” rischia di essere «superiore al beneficio del sistema euro. E questo potrebbe mettere l’Italia davanti a una scelta difficilissima sull’opportunità o meno di restare nel sistema euro».

Tutto questo non è populismo: “Sono scelte che riguardano la democrazia. Il dovere che ha la società nel capire e ascoltare cosa vuole il popolo è l’essenza della democrazia. Anche constatare l’andamento dell’economia non è populismo”.

Mettendo in evidenza l’importanza dell’occupazione e definendo un «fallimento» il tasso di disoccupazione al 12% in Europa, Stiglitz ha osservato come l’economia italiana non è ancora tornata ai livelli pre-crisi.

Difficoltà esacerbate da un’austerity “irrazionale, che non funziona, non lo fa quasi mai. È come togliere del sangue a un paziente finché questo non muore”.

A chi gli chiede se è preoccupato per l’Italia a causa della mancanza di un governo, Stiglitz risponde: “Qualcosa dovrà accadere comunque vadano le cose. Quello che sostengo è che in qualsiasi democrazia bisogna ragionare per compromessi. Ora io mi rendo conto che ci sono alcuni aspetti fondamentali per cui nessuno vuole scendere a compromessi ma non si può fare altrimenti. Serve un accordo di maggioranza sulla riforma della governance e su alcune riforme economiche che permettano alla crescita di ripartire”.

È pur vero, ha ammesso Stiglitz, che l’Italia da sola può far poco: da quando è entrata nell’euro e nell’Unione europea ha ceduto parte della sua sovranità, ma ci sono delle cose che possono essere fatte come «far funzionare meglio il sistema finanziario e stimolare l’economia”.

Servono riforme democratiche, come quelle contro “la corruzione per riportare fiducia». Alla corruzione Stilgitz ha associato il nome di Silvio Berlusconi, il che rende, a suo avviso, difficile un compromesso con il Pd su alcuni temi.

Un’altra priorità, in Italia e non, è la piena occupazione: “È un fallimento della società e del governo quello di non mantenere la piena occupazione e se si fallisce è necessario assumersi la responsabilità, e questo», ha aggiunto a chi gli chiedeva il suo papere su un salario minimo di 1.000 euro, “include alcuni livelli di sostegno che deve misurato e funzionale alla ricchezza del Paese. Il problema non è la motivazione del lavoratore ma il fatto che non c’è lavoro”.

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