Home NotizieSan Marino San Marino, frontalieri: rimborsi fiscali nella Smac card

San Marino, frontalieri: rimborsi fiscali nella Smac card

da Redazione

I Segretari Federazione Industria della CSU, Enzo Merlini e Giorgio Felici, tengono il punto sulla proposta già lanciata un anno fa.

 

Nel mirino il capitolo della finanziaria che prevede un parziale recupero del pesante taglio in busta paga causato dall’articolo 56. Recupero destinato ai redditi più bassi, fino a 30mila euro, a partire dall’anno 2011.

Sono soprattutto le modalità di restituzione a “sollevare forti perplessità”, dal momento che si scarica l’impegno fiscale ai datori di lavoro. “E’ un meccanismo – osservano i segretari della Federazione industria – che non solo appesantisce di nuova burocrazia le aziende, ma che presenta serie difficoltà di applicazione. Molti frontalieri hanno infatti cambiato lavoro e a centinaia l’hanno perso, quindi non è difficile immaginare gli ostacoli tecnici e pratici per far fronte a tale rimborso”.

Per questo, anche in vista del decreto applicativo previsto a fine marzo, la proposta della FLI-CSU è chiara: “Gli sgravi fiscali vanno ricaricati sulla Smac Card, una soluzione semplice, che offre maggiori garanzie a chi è stato ingiustamente penalizzato e che aiuta a dare un impulso ai consumi interni alla Repubblica”. Da rivedere anche il tetto dei 30 mila euro: “Il rischio di un tetto così basso – affermano Merlini e Felici – è quello di penalizzare redditi anche superiori di pochi euro, tagliando fuori dagli sgravi fiscali frontalieri con famiglie numerose”.

Ma nella finanziaria c’è un altro articolo che, secondo i segretari FLI-CSU, solleva non pochi dubbi. Si tratta di quello che introduce il “contributo di solidarietà” da destinare ai disoccupati e ai lavoratori che stanno usufruendo degli ammortizzatori sociali. Anche in questo caso il meccanismo adottato appare “problematico e aleatorio”, perché prevede un prelievo sui redditi dello 0,1% esclusivamente dentro il perimetro del lavoro dipendente. Così come altre proposte che stanno circolando in queste settimane.

In pratica, fanno presente Merlini e Felici, “il campo di azione è troppo ristretto e limitato, perché reperire le risorse solo con prelievi mensili dalle buste paga dei lavoratori dipendenti significa rimandare la realizzazione del fondo di solidarietà di almeno un anno, un anno mezzo. In realtà, l’emergenza occupazionale è grave e non abbiamo molto tempo: serve invece un intervento straordinario, che coinvolga l’intera collettività, con effetti concreti e immediati nel giro di due tre mesi”.

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