Home NotizieItalia Riforma Fornero: tutto cambia dall’art. 18 ai contratti flessibili. No a dimissioni in bianco e stage gratis

Riforma Fornero: tutto cambia dall’art. 18 ai contratti flessibili. No a dimissioni in bianco e stage gratis

da Redazione

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La riforma del lavoro è nell’attualità dell’agenda del Governo anche in Italia. Proprio questa settimana è previsto il rush finale, anche se la Cgil si è già messa di traverso preannunciando una prima ondata di scioperi e minacciando l’innalzamento della tensione sociale. Ecco cosa prevede la Riforma Fornero.

 

ARTICOLO 18

È la chiave di volta dello Statuto dei Lavoratori, secondo il sindacato, e in sostanza blocca i licenziamenti senza giusta causa. A partire da subito, e senza esclusioni, i lavoratori potranno essere licenziati per motivi economici. Il lavoratore sarà tutelato economicamente, con un indennizzo di 15-27 mensilità sulla base dell’ultima retribuzione. Previsto anche il licenziamento per ragioni disciplinari: in caso di provvedimento illegittimo il giudice potrà disporre il reintegro del lavoratore o una indennità fino a 27 mensilità in base all’anzianità. Il diritto al reintegro viene esteso anche ai lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti.

 

AMMORTIZZATORI SOCIALI

Qui la riforma entrerà a regime soltanto nel 2017: saranno finanziati con risorse fino a 1,8 miliardi. Il principio base è quello di allargare la platea dei soggetti tutelati (da 8 a 12 milioni di persone), ma con un costo minore per la comunità. Il nuovo sistema poggerà su due pilastri: la cassa integrazione, che non vedrà novità rilevanti, e l’assicurazione sociale per l’impiego per chi perde il lavoro. L’assegno per chi perde il lavoro sarà pari a un massimo di 1.119 euro con una durata non superiore ai 18 mesi. Capitolo Cassa integrazione, quella ordinaria non viene toccata, quella straordinaria invece sarà valida solo in caso di ristrutturazioni aziendali e non più per la chiusura delle aziende. Scompariranno la Cassa integrazione in deroga, l’indennità di mobilità e l’indennità di disoccupazione: verranno sostituiti dall’ASPI che si applicherà a tutti i lavoratori privati con contratto a tempo indeterminato e determinato e ai dipendenti della pubblica amministrazione a termine. I requisiti per accedervi sono: 2 anni di anzianità e almeno 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio. Dura 12 mesi, 18 per i lavoratori over 55 anni. Si abbatte del 15% dopo i primi 6 mesi e di un ulteriore 15% dopo altri 6. Nel complesso riduce i tempi di percezione degli attuali sussidi. Prevede un’indennità con un tetto a 1.119 euro. L’aliquota contributiva è dell’1,3% per chi lavora a tempo indeterminato e dell’1,4% per chi non lo è. È anche previsto un contributo di licenziamento da parte delle imprese da versare all’Inps per i rapporti a tempo indeterminato, che si applica anche agli apprendisti nei casi diversi dalle dimissioni.


CONTRATTI

Lo spirito della riforma è quello di razionalizzare la molteplicità di forme di contratto flessibile che esistono in Italia (sono circa 40), perseguendo la “cattiva flessibilità” e agevolando l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro. Per quello che riguarda i contratti a termine i contributi a carico delle imprese aumenteranno dell’1,4% ma 6 mesi di maggiorazione saranno restituiti a chi stabilizza il rapporto di lavoro. L’apprendistato in futuro diventerà la corsia preferenziale per i giovani, con una durata minima stabilita e con l’obbligo, da parte dell’azienda, di trasformare almeno una parte degli apprendisti in dipendenti a tempo indeterminato.
Oggi c’è un uso smodato della Partita Iva (comprese quelle fittizie). Se il rapporto con lavoratori in regime di Partita Iva supera i 6 mesi annui o vale oltre il 75% dei ricavi del lavoratore, o ancora se il lavoratore ha una postazione presso il committente, il rapporto di lavoro deve essere trasformato in collaborazione subordinata. Infine le collaborazioni e i part-time. La riforma vuole limitare gli abusi prevedendo l’obbligo di comunicazione amministrativa del part-time per ogni variazione di orario. Per i contratti a progetto sarà necessaria una definizione più stringente del progetto e aumenteranno i contributi. Gli stage non retribuiti – forma palese di sfruttamento del lavoro – saranno cancellati con un colpo di spugna, così come la riforma intende stroncare la deprecabile pratica delle dimissioni in bianco, che colpisce soprattutto le lavoratrici.

 

Da San Marino Fixing n. 12, oggi in edicola

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