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Guttuso e De Chirico a San Marino in mostra la frusta dell’avanguardia

da Redazione

Conoscere un’era attraverso l’arte – infilandosi dei crocevia delle sensibilità dei diversi attori – è come studiare la storia eliminando le parole: rimane l’essenza, il tratto, le emozioni. Sul rapporto tra il padre della metafisica alcuni illuminati artisti del Novecento si impernia “La Fine delle Avanguardie da De Chirico a Guttuso”, la prestigiosa mostra organizzata da Ecso a San Marino, curata da Vittorio Sgarbi. Ieri sera la vernice, alla Galleria San Marino.

di Alessandro Carli

 

Come arte della raffigurazione, la pittura può farsi mezzo per dare forma visibile a quanto esiste al di là dell’apparenza fisica, esprimendo i moti dell’inconscio attraverso le immagini e mostrando come l’esteriorità che crediamo oggettiva rivesta una realtà inconoscibile. E’ la tesi fondamentale della Metafisica, quale Giorgio De Chirico la definì nel 1909 inaugurando uno dei movimenti artistici più vitali e incisivi del ‘900. A questo concetto informatore si rifecero poco più d’un decennio dopo i Surrealisti, propugnatori di un’arte come puro automatismo psichico, i cui modelli possono soltanto essere interiori, frutto del sogno e dell’assoluta libertà del pensiero, al di là di qualsiasi vincolo estetico e morale.
Conoscere un’era attraverso l’arte – infilandosi dei crocevia delle sensibilità dei diversi attori – è come studiare la storia eliminando le parole: rimane l’essenza, il tratto, le emozioni. Sul rapporto tra il padre della metafisica alcuni illuminati artisti del Novecento si impernia “La Fine delle Avanguardie da De Chirico a Guttuso”, la prestigiosa mostra organizzata da Ecso e curata da Vittorio Sgarbi.
La Galleria San Marino (palazzo Arzilli Contrada Santa Croce 22, San Marino Città) si mette il vestito buono, quello delle grandi occasioni: in esposizione 26 opere scelte di 16 grandi artisti del secolo scorso (De Chirico, Perilli, Marini, De Pisis, Gentilini, Severini, Balla, Sironi, Rosai, Campigli, Casorati, Mafai, Dorazio, Tamburi, Pirandello, Guttuso), un viaggio a tappe tra l’arte e la cultura dell’Italia.
“La scelta di organizzare la mostra – ha raccontato il vice Presidente di Ecso Lorenzo Busignani -, vuole esprimere la nostra ferma volontà di continuare nel solco tracciato lo scorso anno e di portare nel nostro territorio importanti eventi culturali che possano dare slancio e linfa vitale a tutte quelle attività legate al turismo ed in particolare al turismo culturale. L’iniziativa nasce dall’idea di poter rivivere i momenti magici ed economicamente floridi che hanno contraddistinto gli ultimi decenni della nostra Repubblica e per fare questo abbiamo voluto ripercorrere una delle pagini più difficili dell’economia mondiale del Novecento: gli anni che vanno appunto dal 1920 al 1960, un periodo di circa quarant’anni in cui tutta l’umanità è cambiata e per certi versi migliorata, spingendosi sempre oltre nuove frontiere e scoperte. Ringraziamo coloro che hanno reso possibile questa mostra ed in particolare la Segreteria al Turismo, la Segreteria alla Cultura, la Fondazione San Marino Cassa di Risparmio, la S.U.M.S., la T.M.S., la Giochi Del Titano s.p.a., Fotonica s.p.a., Erba Vita s.p.a. e i valorosi membri di E.C.S.O. che hanno dimostrato ancora una volta la loro determinazione nel migliorare il Paese”.
Ed il titolo della mostra – che ha aperto i battenti il 29 luglio (vernice alla presenza di Sgarbi) sino al 12 settembre – sembra voler richiamare ciò che il siciliano Guttuso (citato anche in una celebre canzone di Fabrizio De André, ‘La canzone del padre’, ndr). scrisse nel 1969 sul fratello di Alberto Savinio: “La ‘metafisica’ è De Chirico; e da lui parte, dal profondo di De Chirico, questa frustata romantica che è la prima a rompere la cristallizzazione dell’avanguardia”.
Una riflessione che trova forza anche nelle parole del curatore della mostra. “Giorgio De Chirico – ha spiegato di recente Sgarbi – è il più importante pittore italiano del Novecento perché è un artista che coincide con gli anni in cui la pittura si apre a una dimensione individuale che in alcuni artisti diventa una vera e propria pittura filosofica. E’ il caso di Max Ernst, e di Salvador Dalì. Ma soprattutto di De Chirico, che è prima di tutto un uomo di pensiero: infatti, anche se fino all’ultimo vuol fare il pittore e pretende il primato della pittura, in realtà è il primo che fa capire che l’idea è più importante della pittura. Tanto che lui, negli Anni ’60 e ’70, dipingerà opere già eseguite negli Anni ’10 e ’20 sostenendo che non si tratta di falsi, ma del suo pensiero che si ripropone”.

 

Info: 329.0525772.

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